Oggi andiamo ad analizzare il quinto pilastro della “nuova” leadership, ovvero la gestione del tempo.
La gestione del tempo è l’abilità di pianificare e organizzare le attività in modo efficiente al fine di massimizzare la produttività e ottenere risultati soddisfacenti. Una buona gestione del tempo è essenziale per evitare lo stress, completare i compiti in modo tempestivo e raggiungere gli obiettivi personali e professionali.

Come possiamo imparare a pianificare correttamente il nostro tempo?
Possiamo utilizzare la Matrice di Eisenhower, uno strumento di gestione del tempo e di pianificazione delle attività in base all’urgenza e all’importanza di ciascuna.
Incrociando queste due dimensioni otteniamo quattro quadranti:

gestione del tempo

  1. Urgente e Importante: all’interno del primo quadrante andranno inserite le attività prioritarie, che necessitano di essere svolte immediatamente e che non sono delegabili
  2. Non Urgente e Importante: questo quadrante comprende le attività che sono importanti ma non richiedono un’azione immediata. Sono le attività che contribuiscono agli obiettivi a lungo termine, come la pianificazione strategica, l’apprendimento, la pianificazione delle attività future o il miglioramento delle competenze.
  3. Urgente e Non Importante: comprende le attività che sono urgenti ma non contribuiscono direttamente ai propri obiettivi principali. Sono spesso attività di routine, richieste degli altri o interruzioni che possono distoglierti dai compiti importanti.
  4. Non Urgente e Non Importante: questo quadrante comprende le attività che non sono né urgenti né importanti. Sono attività di svago, distrazioni o compiti che non contribuiscono in modo significativo ai propri obiettivi.

Capire in quale quadrante inserire ciascuna attività o compito è fondamentale per poter pianificare correttamente le nostre giornate. Quando invece il tempo non viene gestito in modo adeguato, si può andare incontro alla:

  • mancanza di completamento delle attività
  • procrastinazione
  • sensazione di sovraccarico e stress
  • difficoltà nel concentrarsi
  • mancanza di equilibrio tra vita e lavoro

Quante volte capita di incontrare per i corridoi della propria azienda persone di corsa, in perenne ritardo e agitazione? Questo capita soprattutto quando si passa molto tempo nel quadrante Urgente e Importante della Matrice di Eisenhower. La sensazione che proviamo è quella di non riuscire a stare dietro agli eventi, siamo sempre di corsa e affannati. Proprio come il Bianconiglio, il personaggio della storia di “Alice nel Paese delle Meraviglie”.

La strategia più utile per una gestione gestire efficace è quella di passare la maggior parte del nostro tempo nel quadrante Non Urgente e Importante, lavorando in modo preventivo sui compiti, in modo da evitare che diventino urgenze.
E’ anche molto importante svolgere un solo compito alla volta, dedicandogli la nostra completa attenzione. Questo faciliterà l’ingresso nello stato di Flow e di conseguenza ogni distrazione sparirà, la qualità del nostro lavoro migliorerà e le nostre energie non saranno disperse.
Inoltre, prendersi delle pause tra un compito ed un altro per poter ricaricare le energie diventa fondamentale per il proprio benessere fisico e mentale, ma non solo. Investire in momenti di riposo contribuisce a migliorare la produttività, la qualità, la creatività, la chiarezza mentale e a ridurre lo stress, portando a una maggiore soddisfazione e successo nel lavoro.

Vuoi capire come gestire il tuo tempo in modo efficace? Manda una mail a contatta@capoleader.com per avere più informazioni sui nostri percorsi.

Nello scorso articolo abbiamo introdotto il concetto della consapevolezza relazionale e di quanto sia importante per poter creare un clima di lavoro sano e basato sulla collaborazione. Oggi facciamo un passo in più e andiamo ad analizzare il motivo per cui sia fondamentale lavorare sulla creazione di un network di leader.

La capacità di fare networking sta diventando una delle competenze essenziali per affrontare la realtà attuale. Nel suo Tedx, Alberto Bezzi, ci racconta quali devono essere i 5 presupposti per far funzionare il networking:

  1. Volontà: la forza del network sta nel desiderio di voler aiutare gli altri
  2. Confronto: per ampliare gli orizzonti e vedere punti di vista diversi
  3. Autorevolezza: accresce il nostro know how e quindi la nostra autostima
  4. Feedback: il network per essere efficace ha bisogno di attenzioni e deve essere nutrito
  5. Relazioni: conoscere meglio le persone con cui lavoriamo

I vantaggi del network di leader

Creare un network di leader in azienda può portare moltissimi vantaggi:

  • Scambio di conoscenze: un network di leader permette lo scambio di conoscenze e competenze tra individui con lo stesso ruolo ma in reparti diversi. Questo scambio può portare a un arricchimento reciproco e favorire l’apprendimento continuo. I leader possono condividere strategie di successo, affrontare sfide comuni e discutere soluzioni efficaci, contribuendo così alla crescita collettiva dell’azienda.
  • Supporto: se un leader sta affrontando una situazione problematica o non riesce a superare un ostacolo, può chiedere aiuto agli altri leader. Molto probabilmente alcuni di loro avranno già affrontato una situazione simile e saranno in grado di raccontare quali strategie hanno funzionato e quali meno per gestire la situazione. L’ascolto delle esperienze degli altri può accelerare il percorso di apprendimento, fornendo una prospettiva più ampia e nuove idee per affrontare situazioni simili.
  • Opportunità di collaborazione: attraverso il network, i leader possono identificare sinergie, condividere risorse e lavorare insieme per affrontare sfide comuni o perseguire obiettivi condivisi. Questa collaborazione può portare a risultati più significativi e ad un impatto più ampio rispetto a quanto sarebbe possibile raggiungere individualmente.
  • Ampliamento delle prospettive: interagire con leader provenienti da contesti diversi può aprire la mente e fornire nuove prospettive. Lavorare con persone che hanno background e esperienze diverse può aiutare a superare i limiti delle proprie conoscenze e i preconcetti. Ciò può portare a soluzioni innovative e creative per le sfide attuali e future.
  • Crescita personale e professionale: Essere parte di un network di leader offre opportunità di crescita personale e professionale. Attraverso le interazioni con altri leader, si può sviluppare la propria leadership, migliorare le abilità di comunicazione, acquisire fiducia e costruire una rete di contatti preziosa. Questo può aprire porte per nuove opportunità di carriera e sviluppo personale.

La potenza di creare un network di leader si vede bene nel video qui sotto:

Il gruppo è più della somma delle singole parti. Questo vuol dire che collaborando si genererà qualche cosa che vada oltre il contributo dei singoli. Proprio come fanno i pinguini per cacciare l’orca, le formiche con il formichiere o i granchi con il gabbiano. Ogni membro del gruppo è essenziale ed importante, ma per funzionare è necessario che tutti condividano lo stesso obiettivo e che sappiano qual è il loro ruolo.

Uno degli obiettivi dei nostri percorsi è quello di aiutare i leader a potenziare il network con i propri peer. Grazie alle condivisioni di esperienze e strategie, si mettono le basi per creare un team di colleghi pronti a supportarsi, in caso di bisogno. Queste relazioni possono essere preziose per il futuro, sia a livello professionale che personale.

network di leader

Nell’articolo della scorsa settimana abbiamo parlato del secondo pilastro da allenare, ovvero la comunicazione. Con la cultura dello Speak Up le persone imparano a dire quello che pensano senza timore. Il feedback è lo strumento più efficace per farlo. Oggi facciamo un passo in più e andiamo a vedere l’impatto di una buona comunicazione sulla consapevolezza personale, emotiva e relazionale.

Il feedback, se dato correttamente, rappresenta un prezioso regalo per chi lo riceve, perchè permette di scoprire delle informazioni su noi stessi che fino a quel momento facevano parte della nostra “zona cieca”. Con il termine zona cieca ci riferiamo al quadrante della La finestra di Johari rappresentante ciò che è noto agli altri, ma non è noto per la persona stessa. L’unico modo per acquisire le informazioni in questa area cieca è attraverso il feedback diretto. Questo ci consente di ottenere una maggiore consapevolezza di come siamo percepiti dagli altri e di come il nostro comportamento influenzi le relazioni e l’ambiente circostante. Il feedback, quindi,  ci permette di avere una visione più oggettiva di noi stessi e delle nostre azioni, evidenziando gli aspetti che potrebbero non essere subito evidenti.

consapevolezza

La consapevolezza personale

Grazie al feedback e ad una costante osservazione di se stessi possiamo accrescere per prima cosa la consapevolezza legata alle nostre competenze. Questo risulta più facile per le hard skill, ovvero quelle competenze tecniche, misurabili e valutabili che si acquisiscono attraverso l’apprendimento formale o l’esperienza pratica. Queste competenze sono spesso specifiche del settore o del lavoro e richiedono una formazione specifica o una conoscenza specialistica. Ad esempio, per un informatico sarà facile capire il proprio livello di competenza rispetto alla programmazione, la gestione dei database e la sicurezza informatica. Più difficile risulterà valutare le proprie soft skill, ovvero, le abilità personali, sociali e comportamentali che influenzano la nostra capacità di interagire efficacemente con gli altri, di adattarci all’ambiente lavorativo e di raggiungere i nostri obiettivi personali e professionali. Alcuni esempi di soft skill possono essere il problem solving, la creatività e la collaborazione. Avere qualcuno che ci dia informazioni oggettive e dettagliate sulla nostra capacità di gestire un conflitto ci permetterà di avere una visione dall’esterno del nostro comportamento molto utile, dato che probabilmente noi non saremo in grado di valutarci in modo efficace. Un modo per farlo può essere predisporre degli assessment che vadano a valutare le proprie soft skill in modo obiettivo. Invece che utilizzare assessment formati da domande chiuse e molto strutturati, risultano molto più vantaggiosi delle valutazioni coinvolgenti come i role play. Un esempio di assessment di questo tipo è il report di Fligby. Dopo ogni partita viene rilasciato un report dettagliato su 29 abilità di leadership del giocatore, fornendo una fotografia del momento attuale in base alle decisioni e alle interazioni fatte.

La consapevolezza emotiva

La consapevolezza emotiva riguarda la capacità di riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni e quelle delle altre persone. Alla base di una corretta comprensione emotiva c’è l’ascolto empatico. Un buon leader sa ascoltare le proprie persone e in particolare sa accogliere l’emozione che stanno provando. Così come fa Tristezza con Bing Bong nel video qui sotto. A volte è necessario vivere l’emozione che si sta provando senza cercare di reprimerla o cambiarla, come invece tenta di fare Gioia. L’accoglienza delle emozioni degli altri da parte di un leader non significa necessariamente risolvere tutti i problemi o soddisfare tutte le richieste, ma piuttosto dimostrare comprensione, empatia e supporto. Questo crea un ambiente di lavoro più inclusivo, collaborativo e resiliente, in cui le persone si sentono valorizzate e supportate nel loro benessere emotivo.

La consapevolezza relazionale

La consapevolezza relazionale si riferisce alla capacità di essere consapevoli delle dinamiche interpersonali, delle relazioni e degli effetti che i nostri comportamenti e le nostre azioni hanno sugli altri. E’ essenziale per poter costruire delle relazioni solide e collaborative. Un buon leader riconosce l’importanza di ogni membro del suo team e sa che solo lavorando insieme si riusciranno a raggiungere gli obiettivi desiderati. Un leader consapevole delle relazioni è attento all’impatto che i suoi comportamenti e le sue azioni hanno sugli altri. È consapevole dell’importanza di essere un modello positivo e di agire in modo coerente con i valori e gli obiettivi del team. Questo crea un ambiente di lavoro armonioso e ispiratore, in cui tutti sono motivati a dare il massimo. Se creiamo dei network, ad esempio di leader, che siano funzionali a percorsi di sviluppo manageriali riusciamo a convogliare le esperienze dei vari peer e accelerare il percorso di apprendimento. Non vogliamo anticiparvi troppo l’argomento perchè lo tratteremo nell’articolo della prossima settimana.

I nostri percorsi hanno come obiettivo quello di aiutare le persone ad aumentare la propria consapevolezza personale, emotiva e relazionale, al fine di creare un ambiente di lavoro in cui le persone si sentano bene e siano soddisfatte. Vuoi avere più informazioni sulla nostra metodologia?
Manda una mail a contatta@capoleader.com

consapevolezza personale, emotiva e relazionale

La scorsa settimana abbiamo parlato dell’importanza del wellbeing e dell’attenzione verso il benessere dei lavoratori, al fine di creare degli ambienti di lavoro sani, sostenibili e produttivi. Il secondo step per poter creare un buon clima lavorativo è incentivare una comunicazione aperta e trasparente. In particolare, sempre più aziende stanno cercando di diffondere la cultura dello Speak Up. Vediamo di cosa si tratta.

La cultura dello Speak Up è un concetto che descrive l’ambiente lavorativo in cui i dipendenti si sentono incoraggiati e supportati a parlare apertamente, condividere le loro preoccupazioni e segnalare eventuali comportamenti inappropriati o irregolarità all’interno dell’organizzazione.
È una cultura in cui la comunicazione aperta è valorizzata e considerata un’importante componente del successo aziendale.

La cultura dello Speak Up promuove la fiducia e la trasparenza. I dipendenti si sentono sicuri nel sollevare problemi o segnalare situazioni che potrebbero danneggiare l’azienda o violare i valori etici dell’organizzazione e delle altre persone. Nelle grandi aziende spesso è proprio la paura di subire ritorsioni a far sì che i dipendenti decidano di non segnalare anche casi evidenti di cattive condotte, abusi o altro.

Quando la cultura dello Speak Up è assente, le persone tendono a non ammettere i propri errori per paura delle reazioni degli altri, preferiscono nasconderli o incolpare i colleghi. Spesso non vengono fatte proposte e non si prendono iniziative, proprio per paura di sbagliare. Ma mantenere lo status quo senza cercare di migliorare e abbracciare le novità non ci permette di evolvere. Le aziende che non si rinnovano e rimangono ancorate a vecchi principi rischiano di non sopravvivere.

Il messaggio che vuole trasmettere questo video è che tutti hanno vissuto dei momenti in cui “la vocina nella loro testa” diceva di tacere davanti a comportamenti scorretti, ingiusti o non inclusivi. Allenare la cultura dello Speak Up vuol dire non ascoltare quella vocina, ma trovare le proprie parole per cambiare la situazione. Anche quando le cose da dire sono considerate “scomode” o ci sentiamo a disagio nel dirle. Un buon leader deve cercare di creare un clima in cui le persone si sentano a proprio agio e libere di esprimersi. Uno strumento utile per questo è il feedback, ovvero imparare a trasmettere in modo chiaro e oggettivo quello che pensiamo o abbiamo visto. Se notiamo che il feedback non ci viene dato, possiamo sempre essere noi a richiederlo.

Una buona comunicazione impatta in modo significativo sul benessere delle persone. Sapere che che in caso di errore, qualcuno ci dirà apertamente cosa e come migliorare, o sentirsi liberi di esprimere il proprio pensiero senza venir giudicati o sminuiti sta diventando essenziale per molte aziende. Questo ha una ricaduta importante sulla retention aziendale. Le persone, infatti, rimangono più a lungo in un ambiente di lavoro in cui si sentono apprezzate e hanno la certezza che le loro idee saranno prese sul serio.

Per costruire una solida cultura dello Speak Up ci vuole del tempo, alcune pratiche per iniziare possono essere:

  • allenare l’ascolto attivo
  • istituire dei momenti di feedback di qualità
  • favorire un cambiamento culturale attraverso percorsi formativi specifici

I percorsi di CapoLeader hanno come obiettivo quello di aiutare le aziende ad incrementare il benessere organizzativo attraverso modalità gamificate e innovative. Vuoi avere più informazioni? Manda una mail a contatta@capoleader.com

La scorsa settimana abbiamo visto i cinque pilastri utili per sviluppare la “nuova leadership”. Oggi ci soffermeremo sul primo di questi, ovvero il Wellbeing, facendo alcune riflessione e mettendovi a disposizione alcuni contributi interessanti incontrati nel web.

Con wellbeing intendiamo la capacità di un’organizzazione di promuovere e mantenere il benessere fisico, psicologico e sociale di tutti i lavoratori dell’azienda. Lavorare sulla cultura del benessere ha come conseguenza l’aumento della soddisfazione, della motivazione e della produttività dei dipendenti.

Un’azienda attenta al wellbeing pone al centro del suo interesse la persona.
Nel suo Tedx, Federico Vione, racconta molto bene il suo obiettivo di creare delle aziende che mettano al primo posto i propri lavoratori.
Le persone fanno la differenza perchè rappresentano il principale patrimonio organizzativo.

I prerequisiti per focalizzarsi sul benessere aziendale devono essere:
– creare un clima di fiducia tra i dipendenti
– celebrare gli errori e non nasconderli
– umiltà e disponibilità ad ascoltare i bisogni e le necessità delle persone.

wellbeing

Le aziende che vogliono migliorare e aumentare il proprio wellbeing devono partire dalla domanda “cosa possiamo fare per aiutare le nostre persone?”
Alcuni esempi di aziende che hanno implementato delle importanti strategie di wellbeing e welfare sono:

  • Nestlè: per favorire l’equilibrio vita-lavoro ha creato gli asili nido aziendali disponibili dalle 7.30 del mattino alle 19.30 di sera, anche sei giorni a settimana se necessario, e per 12 mesi all’anno. In questo modo i lavoratori/genitori possono ridurre lo stress e l’ansia dovuti alla ricerca di soluzioni di assistenza alternativa, focalizzandosi serenamente sulle proprie responsabilità lavorative, sapendo che i propri figli sono a poca distanza da loro.
  • Luxottica: le tre iniziative che fanno parte del welfare di Luxottica sono il carrello della spesa del valore di 110 euro per tutti i dipendenti; la cassa di assistenza sanitaria, ovvero una polizza che include oltre alle visite odontoiatriche, un “pacchetto maternità”; e le borse di studio e rimborso libri di testo per i figli dei dipendenti dalle scuole inferiori all’università.
  • OneDay Group: ha introdotto benefit all’avanguardia come il bonus matrimonio e unioni civili di mille euro, il bonus bebè di 10.800 euro (300 al mese per tre anni). In caso di malattia l’azienda offre non solo la sanità integrativa, ma anche la possibilità di stare liberamente a casa per tre giorni: il certificato medico è richiesto solo a partire dal quarto. Per il compleanno si ha diritto a mezza giornata libera e ogni anno si può usufruire di un viaggio gratis del valore di 1700 euro con WeRoad e ScuolaZoo. Inoltre, si può lavorare da dove si vuole, quanto si vuole e le ferie sono illimitate.
  • Google: la cultura di questa grande azienda è orientata nel cercare di rendere felici le persone. Come? Oltre a numerosi benefit come colazione, pranzo e cena gratuiti, visite mediche, dentista e tagli di capelli gratuiti, massaggi sovvenzionati e sussidi per auto ibride, viene posta molta attenzione all’architettura e alla struttura fisica degli uffici. Gli spazi di lavoro sono pieni di individualità e presentano elementi specifici che favoriscono il lavoro, il relax, l’esercizio, la lettura e la visione di film.
  • Patagonia: da sempre pioniera nel wellbeing, Patagonia nella reception della sua sede in California, mette a disposizione tavole da surf e quando l’onda è quella giusta, suona una campanella che avvisa i dipendenti che possono interrompere l’attività lavorativa per dedicarsi al loro hobby preferito.


Questi sono solo alcuni esempi di aziende che hanno dimostrato di porre sempre più attenzione alle esigenze dei propri lavoratori, trovando soluzioni e strategie specifiche create su misura per loro.

La tua azienda che iniziative di wellbeing propone? Cosa ti piacerebbe venisse introdotto? Siamo curiosi di sapere la tua opinione, compila questo breve sondaggio:
https://forms.gle/fisSzK7ACVbfCYF56


I nostri percorsi hanno come obiettivo quello di aiutare le persone ad essere soddisfatte e motivate durante le loro giornate lavorative. Uno strumento molto efficace per raggiungere questo risultato è il Flow.
Vuoi avere più informazioni?
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