ARTICOLO DEL BLOG:

COME AFFRONTARE
LA GREAT RESIGNATION

In questo articolo andremo a vedere come affrontare la Great Resignation

Nelle settimane passate, abbiamo parlato più volte del fenomeno della Great Resignation, ovvero delle “Grandi Dimissioni”.
La pandemia ha radicalmente cambiato il paradigma del mondo lavorativo, portando milioni di persone a riconsiderare le proprie priorità e abbandonare la propria posizione. In questo articolo andremo a vedere come affrontare la Great Resignation.

Un po’ di numeri

Secondo uno studio di McKinsey, il 40% dei lavoratori a livello mondiale è intenzionato a cambiare lavoro nei prossimi 4-6 mesi, il 53% dei datori di lavoro ha affermato di avere un turnover volontario maggiore rispetto agli anni precedenti e il 64% si aspetta che il problema continui, o peggiori, nei prossimi sei mesi.

L’Associazione Italiana Direzione Personale (AIDP) ha pubblicato i dati secondo cui le dimissioni volontarie fra i giovani in Italia toccano il 60% delle aziende. I settori più coinvolti sono quello Informatico e Digitale (32%), Produzione (28%) e Marketing e Commerciale (27%). A scegliere di cambiare lavoro sono soprattutto le persone nella fascia d’età compresa fra i 26 e i 35 anni, che costituisce il 70% del campione analizzato; perlopiù impiegati in aziende del Nord Italia.

Le cause che portano a questa decisione sono diverse e non ancora ben definite, ma vanno dal burnout, alla ricerca di un posto che preservi il benessere, al desiderio di poter avere la possibilità di gestire le giornate di lavoro in modo flessibile difendendo il work-life balance.

In generale, è presente un clima di insoddisfazione tra la popolazione lavorativa.

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COME SI PUÒ FARE PER AUMENTARE LA RETENTION E DIMINUIRE IL TURNOVER?

Le aziende che vogliono contrastare questo fenomeno dovranno puntare sulla cura delle persone. I lavoratori sono alla ricerca di posizioni lavorative che tengano conto del proprio benessere, sono stanche di essere considerate ingranaggi sostituibili di un macchinario. È necessario aumentare il loro coinvolgimento con l’azienda.

IL FLOW AUMENTA LA RETENTION

Un modo per far stare bene le persone al lavoro è aiutarle a raggiungere lo stato di Flow, ovvero quello stato mentale in cui, mentre svolge un’attività, la persona è completamente immersa in una sensazione di concentrazione energica, pieno coinvolgimento e godimento.

La teoria del Flow è stata ideata dal Prof. Csikszentmihalyi e prevede nove elementi fondamentali per riuscire a raggiungere questo stato. Esaminando questi elementi è possibile capire come poter affrontare lo “strisciante disimpegno” che caratterizza la situazione attuale.

  1. Obiettivi chiari: è necessario avere degli obiettivi definiti e precisi da portare a termine. Spesso le persone non sono attratte dall’azienda perché i propri obiettivi non sono chiari, molte volte vengono dati obiettivi numerici e non legati al processo. Aiutare i collaboratori nell’individuazione di obiettivi chiari, precisi, misurabili e condivisi migliora le loro aspettative e gli permette di concentrare il focus su un bersaglio concreto.
  2.  
  3. Bilanciamento sfide e abilità: deve esserci un equilibrio tra le proprie competenze e il livello di difficoltà del compito. Quando questo non avviene si può sperimentare uno stato di noia (le proprie abilità sono maggiori della difficoltà del compito) o in uno stato di ansia (le proprie abilità sono inferiori alla difficoltà del compito). Chi dà le proprie dimissioni solitamente si trova in uno di questi due stati mentali. In caso di noia sarà necessario aumentare sul livello di sfida percepita dal collaboratore in modo da poterlo ingaggiare maggiormente, al contrario in caso di ansia sarà necessario lavorare su un miglioramento delle competenze e delle capacità che comporti un senso di adeguatezza alle sfide lavorative.

  4. Feedback: deve essere specifico e immediato. Spesso il feedback non viene dato o viene dato in modo scorretto, questo può creare delle situazioni di malessere lavorativo che portano la persona ad allontanarsi dall’azienda. La tempestività e la qualità del feedback sono molto importanti perchè ci permettono di capire quanto siamo lontani dai nostri obiettivi. Un collaboratore che riceve un feedback di qualità si sente al centro dell’attenzione e indirizzato nella giusta direzione.

  5. Attenzione focalizzata: quando sono in Flow la mia attenzione è diretta solo a quello che sto facendo, tutte le distrazioni spariscono. Molte volte, purtroppo, mentre si lavora sono presenti molte distrazioni che portano le persone ad interrompere la propria attività. In contesti VUCA (volatili, incerti, complessi e ambigui) i lavoratori sono spesso impegnati in modalità multitasking e hanno difficoltà nel concentrarsi sull’attività del momento, anche per le continue distrazioni derivanti da smartphone e quant’altro. Bisogna aiutare i collaboratori a trovare dei momenti di focus-time privi di distrazioni e di indicazioni contrastanti.

  6. Unione tra azione e consapevolezza: non solo bisogna avere le idee giuste, bisogna anche riuscire a metterle in pratica con coerenza. A volte in azienda manca la coerenza tra ciò che si fa e ciò che si dice dal punto di vista culturale. Da questo punto di vista è importantissimo il ruolo giocato dal management, il leader deve dare esempio con il suo comportamento di allineamento tra strategia e operatività.

  7. Senso di controllo: quando sono in Flow ho il controllo del processo e non sono controllato da esso. Spesso viene a mancare il coinvolgimento dei collaboratori perché non sentono di avere il controllo necessario nel compimento del proprio ruolo e quindi non riescono ad esprimersi liberamente. La modalità del micro-management deve lasciare spazio ad un approccio più fattivo alla delega e all’empowerment.

  8. Perdita della coscienza del sé: quando sono in Flow difficilmente mi occupo dell’opinione degli altri. Tipicamente molti collaboratori nutrono quotidianamente il proprio ego e mettono in atto forme di protezione della propria immagine nei confronti di terzi. Eliminare queste protezioni vuol dire togliere un freno al proprio potenziale e garantire la necessaria tranquillità nel compimento del proprio compito. L’apprezzamento verso i propri collaboratori si deve dimostrare per il raggiungimento di obiettivi concreti piuttosto che per la difesa della propria immagine.

  9. Distorsione del tempo: quando si è concentrati su un’attività, si perde la percezione del passaggio del tempo. Molte persone hanno un carico troppo elevato di lavoro che non gli consente di dedicare l’attenzione necessaria ad ogni compito, oppure non hanno abbastanza attività e quindi si annoiano. Risulta importante lavorare per garantire ambienti lavorativi dove le persone possano far fluire liberamente il proprio impegno e la propria attenzione.

  10. Motivazione intrinseca: quando siamo in Flow apprezziamo quello che stiamo facendo semplicemente per il fatto stesso di svolgere la nostra attività. La ricompensa per il raggiungimento degli obiettivi diventa una mera conseguenza. Spesso nelle aziende non si apprezza il proprio lavoro perchè manca il senso di scopo, le persone si sentono solamente degli ingranaggi e dei numeri. Il periodo attuale ci sta dicendo che l’aspetto economico non è sufficiente a motivare e fare apprezzare l’attività lavorativa, serve di più. Una corretta strategia di retention deve puntare su un allineamento tra valori aziendali e individuali.

Come si evidenzia da questi nove elementi, un approccio basato sul Flow consente di affrontare la forte demotivazione e il disimpegno che sono alla base del fenomeno della Great Resignation. Come introdurre una cultura aziendale basata sul Flow? Noi di CapoLeader abbiamo la soluzione vincente.

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FLIGBY E IL FLOW

Per creare un ambiente lavorativo coinvolgente e stimolante, in cui le persone riescano a raggiungere facilmente lo stato di Flow, serve impegno e allenamento: FLIGBY è lo strumento adatto!
FLIGBY è il primo simulatore di leadership pensato per aiutare i manager a creare un ambiente lavorativo che promuova il Flow. Il vantaggio di un simulatore di leadership è quello di poter sperimentare situazioni reali, che solitamente capiterebbero in molti anni di lavoro, in poche ore di gioco. Nella simulazione ogni giocatore assumerà il ruolo di Direttore Generale di un’azienda, dovrà prendere decisioni difficili, gestire un team di persone, dare e ricevere feedback e sviluppare un modello di leadership basato sul Flow in un contesto simile alla realtà, dove però è possibile sbagliare ed imparare dai propri errori.
Allenarsi a creare un ambiente in cui le persone entrino facilmente in Flow, lavorando sui nove elementi presentati sopra, è utile per riuscire a ricreare nella propria realtà quelle condizioni che aiuteranno le persone a sentirsi coinvolte e motivate, evitando alti tassi di turnover e aumentando la retention aziendale.

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EVENTO GRATUITO LA PALESTRA DEL FLOW: LA MOTIVAZIONE

Questo riscontro positivo ci ha portato a riflettere su come poter rendere l’esperienza del Flow ancora più accessibile e concreta. Così è nata l’idea delle “Pillole di Flow”: eventi online mensili, gratuiti, pratici e partecipativi, in cui approfondiremo i temi del Flow attraverso attività interattive, discussioni e strumenti applicabili fin da subito.

Ogni sessione delle “Pillole di Flow” sarà un’occasione per esplorare e applicare i concetti del Flow nella vita di tutti i giorni, rendendo il percorso non solo teorico ma soprattutto pratico e coinvolgente. Lavoreremo in piccoli gruppi e coppie, creando uno spazio di confronto diretto e stimolante, ideale per approfondire nuove abilità e applicare immediatamente quanto appreso. Al termine di ogni incontro, sarete voi a scegliere il tema successivo, così da costruire insieme un percorso che risponda concretamente alle vostre necessità.

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NAVIGARE CON CONSAPEVOLEZZA: RIPRENDERE IL CONTROLLO

Nell’articolo della scorsa settimana abbiamo esplorato la metafora del capitano della barca come guida della nostra vita, immaginandolo dotato di quattro abilità fondamentali che gli permettono di governare il viaggio: azione, attenzione, pensieri e motivazione. 
Queste abilità sono come ancore che lo aiutano a mantenere il controllo sulla navigazione, affrontando sia i mari calmi che le tempeste. 
Oggi vogliamo concentrarci su una di queste abilità, quella che forse più di tutte determina la qualità della rotta e la sicurezza del viaggio: l’attenzione.

Se gli otto elementi rappresentano i fattori chiave del benessere umano, il capitano simboleggia l’individuo stesso, colui che, consapevole delle dinamiche della propria vita, prende decisioni e guida il proprio percorso. 
In questo articolo, ci concentreremo sulle caratteristiche del capitano, sulla sua capacità di gestire la rotta e di interagire con gli elementi che compongono la barca.

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IL FEEDBACK:
COSA IMPARIAMO DAGLI ATLETI OLIMPICI

Il feedback, elemento chiave per il successo degli atleti olimpici,
può diventare un alleato prezioso anche nel mondo aziendale.

Le Olimpiadi sono alle porte e gli atleti di tutto il mondo si stanno preparando intensamente, sia fisicamente che mentalmente, per affrontare la competizione più prestigiosa.

Oggi, nella Palestra del Flow, esploreremo come il feedback, elemento chiave per il successo degli atleti olimpici, possa diventare un alleato prezioso anche nel mondo aziendale.

Nel mondo dello sport di alto livello, il feedback è un elemento essenziale per il miglioramento continuo.

Gli atleti olimpici si allenano con dedizione estrema, accogliendo e cercando costantemente il feedback dei loro allenatori per affinare le loro abilità, correggere errori e raggiungere l’eccellenza.

Questo atteggiamento contrasta nettamente con quello prevalente in molte aziende, dove spesso le persone non cercano attivamente feedback per migliorare le loro performance.

Esploriamo cosa gli atleti fanno bene e perché le aziende dovrebbero prendere spunto da questo approccio.

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LA RICERCA COSTANTE DEL FEEDBACK NEGLI ATLETI OLIMPICI

Gli atleti olimpici sono noti per la loro disciplina e il loro impegno.

Ogni aspetto della loro preparazione è meticolosamente pianificato, ma ciò che distingue veramente un atleta di élite è la sua costante ricerca di feedback. Ecco come e perché questo avviene:

  1. Precisione tecnica: Gli allenatori forniscono feedback dettagliato e immediato su ogni movimento, permettendo agli atleti di fare aggiustamenti in tempo reale. Questo livello di precisione è fondamentale per correggere errori tecnici che potrebbero compromettere la performance.

  2. Adattamento e miglioramento: Il feedback continuo consente agli atleti di adattarsi e migliorare costantemente. Ogni sessione di allenamento diventa un’opportunità per apprendere e crescere, grazie alle indicazioni ricevute.

  3. Motivazione e confidenza: Un feedback positivo rafforza la fiducia dell’atleta nelle proprie capacità, mentre un feedback di miglioramento lo motiva a superare i propri limiti. Questo ciclo di rinforzo positivo è essenziale per mantenere alta la motivazione e l’impegno.

IL FEEDBACK NELLE AZIENDE

A differenza degli atleti olimpici, molte persone nelle aziende non cercano attivamente feedback.

Diverse ragioni contribuiscono a questa situazione: la paura del giudizio e della critica è spesso prevalente nel contesto aziendale, dove un feedback negativo può essere percepito come una minaccia alla propria posizione o reputazione. Inoltre, la mancanza di una cultura aziendale che valorizzi il feedback può rendere le persone riluttanti a richiederlo, temendo che le osservazioni ricevute siano inutili o addirittura dannose.

La carenza di tempo e la pressione costante per raggiungere obiettivi immediati spesso distoglie l’attenzione dall’automiglioramento, rendendo il feedback una priorità secondaria. Infine, la convinzione di sapere già abbastanza, unita a un certo livello di compiacimento professionale, può ridurre la percezione del feedback come uno strumento essenziale per la crescita personale e professionale.

Questi fattori, combinati, creano un ambiente dove il feedback non è adeguatamente cercato o valorizzato, a differenza del mondo sportivo dove è visto come cruciale per il successo.

APPRENDERE DAGLI ATLETI OLIMPICI: VERSO UNA CULTURA DI FEEDBACK

Le aziende possono trarre insegnamenti preziosi dall’approccio degli atleti olimpici al feedback. Ecco alcune strategie chiave:

  1. Promuovere un ambiente di fiducia: creare un ambiente in cui il feedback sia visto come un’opportunità di crescita piuttosto che come una critica. Questo richiede una leadership che promuova trasparenza e rispetto reciproco, modellando comportamenti aperti.

  2. Strutturare il feedback: Implementare processi che garantiscano un feedback regolare e costruttivo. Questo può includere revisioni delle performance periodiche, sessioni di coaching individuali e utilizzo di metodologie consolidate per fornire feedback specifico e tempestivo.

  3. Incentivare la mentalità di crescita: incentivare i dipendenti a vedere il feedback come uno strumento di sviluppo personale e professionale. Questo può essere fatto integrando il feedback nelle pratiche quotidiane e riconoscendo formalmente chi dimostra un impegno nel miglioramento continuo.
feedback

METTITI ALL’OPERA

Per comprendere a fondo l’importanza del feedback e iniziare a integrarlo nella tua routine professionale, ti propongo un semplice esercizio pratico. Prendi un progetto su cui stai lavorando o un compito che hai recentemente completato.

Segui questi passaggi:

  1. Rifletti sull’attività: dedica 5-10 minuti a riflettere su come hai affrontato il progetto. Prendi nota dei punti in cui ti sei sentito sicuro e di quelli in cui hai avuto difficoltà.

  2. Identifica i Feedback provider: elenca almeno tre persone che possono darti un feedback costruttivo su questo progetto. Possono essere colleghi, supervisori o membri del team con cui hai collaborato.

  3. Richiedi feedback specifico: contatta queste persone e chiedi un feedback specifico su aspetti chiave del progetto. Ad esempio, puoi chiedere loro di valutare la tua capacità di gestione del tempo, la qualità del lavoro svolto o la tua collaborazione con il team.

  4. Analizza il feedback: quando ricevi il feedback, analizzalo attentamente. Cerca di identificare i punti di forza e le aree di miglioramento. Prendi nota dei suggerimenti pratici che puoi applicare in futuro.

  5. Pianifica azioni migliorative: sulla base del feedback ricevuto, elabora un piano d’azione per migliorare le tue competenze. Stabilisci obiettivi specifici e misurabili che puoi raggiungere nel breve e medio termine.

  6. Fai un Follow-up: dopo aver implementato le azioni migliorative, torna dalle persone che ti hanno fornito il feedback iniziale e chiedi un riscontro sul tuo progresso. Questo ciclo continuo di feedback e miglioramento è fondamentale per crescere professionalmente.

Questo esercizio ti aiuterà a sviluppare una mentalità di crescita e a migliorare costantemente le tue performance, proprio come fanno gli atleti olimpici.

Gli atleti olimpici dimostrano l’importanza del feedback come strumento di miglioramento continuo. La loro costante ricerca di feedback e la capacità di utilizzarlo per migliorare le loro performance rappresentano un modello di eccellenza. Le aziende che adottano una cultura simile possono beneficiare di dipendenti più competenti, motivati e fiduciosi. Promuovere un ambiente dove il feedback è valorizzato e strutturato può trasformare le performance aziendali, portando l’organizzazione a nuovi livelli di successo.

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Nell’articolo della scorsa settimana abbiamo esplorato la metafora del capitano della barca come guida della nostra vita, immaginandolo dotato di quattro abilità fondamentali che gli permettono di governare il viaggio: azione, attenzione, pensieri e motivazione. 
Queste abilità sono come ancore che lo aiutano a mantenere il controllo sulla navigazione, affrontando sia i mari calmi che le tempeste. 
Oggi vogliamo concentrarci su una di queste abilità, quella che forse più di tutte determina la qualità della rotta e la sicurezza del viaggio: l’attenzione.

Se gli otto elementi rappresentano i fattori chiave del benessere umano, il capitano simboleggia l’individuo stesso, colui che, consapevole delle dinamiche della propria vita, prende decisioni e guida il proprio percorso. 
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PERFEZIONISMO:
UNA LAMA A DOPPIO TAGLIO

Scopriamo quanto può essere positivo o negativo il perfezionismo.

Oggi nella rubrica “La Palestra del Flow” vogliamo parlare di un tema molto comune: il perfezionismo.

Il perfezionismo, nella sua essenza, rappresenta il desiderio di raggiungere la massima qualità e accuratezza in ciò che si fa.

 Tuttavia, nel contesto lavorativo, questa caratteristica può manifestarsi in modi diversi, con impatti profondamente differenti sulla produttività e sul benessere personale. 

Esistono due principali tipologie di perfezionismo: quello tossico e quello sano. Capire la differenza tra i due è fondamentale per mantenere un equilibrio positivo tra l’eccellenza professionale e la salute mentale.

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IL PERFEZIONISMO TOSSICO, UNA TRAPPOLA DA EVITARE

Il perfezionismo tossico è un comportamento paralizzante. Si manifesta attraverso una costante insoddisfazione per il proprio lavoro, una paura eccessiva di fare errori e una critica interna estremamente severa. Chi soffre di perfezionismo tossico tende a fissarsi su dettagli minimi, a procrastinare per paura di non fare abbastanza bene e a sentirsi inadeguato anche di fronte a successi evidenti. Questo tipo di perfezionismo non solo limita la produttività, ma può anche avere gravi conseguenze sulla salute mentale, portando a stress cronico, ansia e burnout.

Caratteristiche del perfezionismo tossico:

  • – Critica interna severa: Una voce interiore che non è mai soddisfatta, indipendentemente dal livello di successo raggiunto.

  • – Procrastinazione: La paura di non essere perfetti porta a ritardare il completamento delle attività.
  •  
  • – Paralisi da analisi: Eccessivo tempo speso su dettagli insignificanti.
  •  
  • – Paura del fallimento: Una costante preoccupazione di sbagliare, che ostacola la sperimentazione e l’innovazione.
  •  
  • – Insoddisfazione cronica: Sentimenti persistenti di inadeguatezza, indipendentemente dai risultati ottenuti.

Quando si parla di perfezionismo, vengono subito in mente esempi legati al mondo sportivo, dove la ricerca della perfezione è spesso evidente e le pressioni per eccellere possono essere estreme.

Il perfezionismo tossico nello sport si manifesta quando gli atleti sentono una pressione costante per essere perfetti, spesso sacrificando la loro salute fisica e mentale. Questo può portare a problemi seri come il burnout, infortuni frequenti e ansia da prestazione.

Un esempio è la ginnasta statunitense Simone Biles, che alle Olimpiadi di Tokyo 2020 ha deciso di ritirarsi da alcune competizioni per proteggere la sua salute mentale, parlando apertamente della pressione enorme e delle aspettative che sentiva.

Un altro esempio è il nuotatore Michael Phelps, il più decorato nella storia delle Olimpiadi, che ha condiviso le sue esperienze di depressione e ansia, spesso aggravate dal bisogno incessante di essere perfetto.

Per combattere il perfezionismo tossico, è cruciale adottare strategie che favoriscano una mentalità più equilibrata e costruttiva. Ad esempio, stabilire obiettivi realistici, accettare che gli errori fanno parte del processo di apprendimento e imparare a celebrare i piccoli successi può aiutare a ridurre la pressione interna e a promuovere un ambiente lavorativo più sano.

IL RUOLO DEL FEEDBACK DEL CAPO

Il feedback del capo gioca un ruolo cruciale nel modellare il comportamento dei collaboratori e nel influenzare la loro percezione del proprio lavoro.

Purtroppo, in molte realtà lavorative, si tende a considerare il lavoro ben fatto come un’aspettativa minima, non degna di riconoscimento.

Al contrario, gli errori vengono sempre puntualizzati e criticati.

Questo tipo di dinamica può alimentare il perfezionismo tossico, poiché i lavoratori si sentono continuamente sotto pressione e mai all’altezza delle aspettative.


Impatto del feedback negativo:

  • – Motivazione ridotta: Sentirsi criticati costantemente può erodere la motivazione.
  • – Ansia e stress: La paura di commettere errori può portare a elevati livelli di ansia.
  • – Autostima bassa: La mancanza di riconoscimento positivo può minare la fiducia in sé stessi.

D’altra parte, un responsabile che fornisce feedback equilibrati e costruttivi può aiutare a coltivare un ambiente lavorativo più positivo e produttivo. Il riconoscimento dei successi, insieme a critiche costruttive e supporto, può promuovere il perfezionismo sano.

PERFEZIONISMO SANO, MOTIVO DI CRESCITA

Diversamente, il perfezionismo sano è caratterizzato dal desiderio di migliorare continuamente senza cadere nella trappola dell’autocritica distruttiva. Le persone con un perfezionismo sano tendono a fissare standard elevati ma raggiungibili, e vedono gli errori come opportunità di crescita piuttosto che come fallimenti personali. Questo tipo di perfezionismo è spesso associato a una maggiore produttività, soddisfazione lavorativa e benessere psicologico.

Caratteristiche del perfezionismo sano:

  • – Obiettivi realistici: Fissare traguardi ambiziosi ma raggiungibili.

  • – Feedback di miglioramento: Utilizzare le critiche costruttive come strumento di crescita.
  •  
  • – Resilienza agli errori: Vedere gli errori come parte integrante del processo di apprendimento.
  •  
  • – Senso di realizzazione: Provare soddisfazione per i progressi fatti, anche se il risultato finale non è perfetto.

  • – Crescita continua: Impegno costante nel miglioramento personale e professionale.

Per coltivare il perfezionismo sano, è utile sviluppare una mentalità orientata alla crescita. Questo approccio enfatizza l’importanza dell’apprendimento continuo e dell’adattabilità. Inoltre, incoraggiare la collaborazione e il feedback positivo tra colleghi può creare un ambiente lavorativo dove il miglioramento è visto come un processo collettivo, piuttosto che una sfida individuale.

perfezionismo

L’IMPATTO SULLE DONNE: UNA DOPPIA SFIDA

Per le donne, il perfezionismo al lavoro può essere particolarmente impattante.

Nonostante i progressi fatti verso l’uguaglianza di genere, le donne spesso devono dimostrare di più per essere paragonate ai loro colleghi uomini.

Questo bisogno costante di eccellere può intensificare il perfezionismo tossico, portando a livelli ancora più elevati di stress e ansia.

Sfide aggiuntive per le donne:

  • – Stereotipi di genere: La necessità di combattere contro pregiudizi e aspettative basate sul genere.
  • – Pressione sociale: L’equilibrio tra carriera e responsabilità familiari può aumentare il carico mentale.
  • – Minore riconoscimento: Le donne possono ricevere meno riconoscimenti per i loro successi rispetto agli uomini.

Per superare queste sfide, è fondamentale che le organizzazioni promuovano un ambiente inclusivo e di supporto, dove il merito viene riconosciuto indipendentemente dal genere.

Questo include l’adozione di pratiche di feedback equo e costruttivo, che riconosca e celebri i successi delle donne tanto quanto quelli degli uomini.

UN ESEMPIO DI DIFFERENTI IMPATTI DI FEEDBACK

Immaginiamo due scenari con una lavoratrice che si trova di fronte a una nuova sfida professionale:

Scenario 1: Capo critico e non supportivo

Laura ha ricevuto un incarico complesso. Il suo capo tende a concentrarsi solo sugli errori e raramente offre riconoscimento per il lavoro ben fatto. Ogni volta che Laura commette un errore, il capo lo sottolinea con durezza e senza offrire suggerimenti costruttivi. Laura, già consapevole delle maggiori aspettative che la società impone alle donne, inizia a dubitare delle sue competenze, sviluppa ansia e, temendo di fallire, inizia a procrastinare. Alla fine, l’incarico non viene completato in modo soddisfacente, alimentando ulteriormente il senso di inadeguatezza di Laura.

Scenario 2: Capo supportivo e incoraggiante

Monica ha ricevuto un incarico altrettanto complesso. Il suo capo è noto per offrire feedback costruttivi e per riconoscere gli sforzi del team. Quando Monica commette un errore, il capo la affronta con comprensione, fornendo suggerimenti su come migliorare e complimentandosi per ciò che è stato fatto bene. Monica sente di avere il supporto necessario per crescere e affrontare la sfida con fiducia. L’incarico viene completato con successo, e Monica si sente realizzata e motivata per affrontare nuove sfide.

METTITI ALL’OPERA

Per mettere in pratica quanto discusso nell’articolo, prova questo esercizio:

  1. Riflettiti sul feedback: Pensa agli ultimi tre feedback che hai ricevuto al lavoro. Scrivili e rifletti su come ciascuno di essi ti abbia fatto sentire e su come ha influenzato il tuo lavoro successivo.
  2. Valuta il tuo perfezionismo: Analizza se tendi verso un perfezionismo tossico o sano. Identifica almeno due situazioni recenti in cui hai sentito la pressione di essere perfetto. Chiediti se questa pressione ti ha aiutato o ostacolato, e in che modo.
  3. Obiettivi realistici: Stabilisci due obiettivi realistici e raggiungibili per il tuo prossimo progetto lavorativo. Assicurati che siano specifici, misurabili, raggiungibili, rilevanti e con una scadenza precisa (SMART).
  4. Cerca feedback costruttivo: Chiedi un feedback al tuo capo o ai tuoi colleghi su un recente lavoro svolto. Focalizzati su come puoi migliorare piuttosto che sul risultato perfetto. Prendi nota dei complimenti ricevuti e delle aree di miglioramento suggerite.
  5. Celebra i successi: Annota tre successi che hai ottenuto nell’ultimo mese, anche piccoli. Riconosci il tuo progresso e la tua crescita, e permettiti di sentirti soddisfatto del tuo lavoro.

Ripetere questo esercizio periodicamente ti aiuterà a sviluppare un perfezionismo sano, a migliorare la tua resilienza agli errori e a promuovere una mentalità di crescita continua.

Il perfezionismo al lavoro può essere una lama a doppio taglio: se gestito correttamente, può essere una forza positiva che spinge verso l’eccellenza, ma se lasciato incontrollato, può diventare un fardello che ostacola il progresso e compromette il benessere. Riconoscere e distinguere tra perfezionismo tossico e sano è il primo passo per utilizzare questa caratteristica a proprio vantaggio, creando un equilibrio che permette di raggiungere i propri obiettivi professionali senza sacrificare la salute mentale.

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ARTICOLO DEL BLOG:

IL SEGRETO DEL SUCCESSO
DI JANNIK SINNER

Esploriamo tutti i segreti del campione del mondo del Tennis.

Nel mondo del tennis, pochi nomi stanno emergendo con tanto impeto quanto quello di Jannik Sinner, il giovane talento italiano che sta rapidamente scalando le classifiche mondiali. 

Ma cosa rende così straordinario questo atleta di soli vent’anni?

Oggi ci immergeremo nell’analisi di come Sinner applichi il concetto di Flow, uno stato mentale di massima concentrazione e prestazioni ottimali, per eccellere nel tennis.

In particolare, ci soffermeremo su tre elementi chiave che caratterizzano il suo approccio al gioco: la sua capacità di mantenere un’attenzione focalizzata, la consapevolezza nel bilanciare le sfide con le sue abilità e la sua mancanza di ego.

Questi aspetti non solo delineano il suo stile di gioco distintivo, ma sono anche fondamentali per comprendere il suo costante e impressionante sviluppo come atleta di livello mondiale.

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1 – ATTENZIONE FOCALIZZATA A CAPACITÀ DI VIVERE NEL PRESENTE

L’attenzione focalizzata e la capacità di vivere nel presente sono essenziali per entrare nello stato di flow. 

Jannik Sinner dimostra una straordinaria abilità nel mantenere una concentrazione totale durante le partite, che gli permette di eseguire colpi con precisione e di reagire rapidamente alle mosse dell’avversario.

Gestione delle Distrazioni

Sinner è noto per la sua capacità di ignorare le distrazioni esterne, come il rumore del pubblico o le interruzioni del gioco. Allo stesso modo, è in grado di gestire le distrazioni interne, come i pensieri negativi o la pressione psicologica. Questo controllo mentale gli permette di rimanere concentrato sul compito a portata di mano.

Routine Mentali e Fisiche

Sinner utilizza routine mentali e fisiche per prepararsi alle partite e per mantenere la concentrazione durante il gioco. Prima della partita, segue una serie di rituali che lo aiutano a entrare nello stato mentale giusto. Durante la partita, tra un punto e l’altro, si prende il tempo per respirare profondamente, riposizionarsi e concentrarsi sul prossimo punto. Queste routine aiutano a mantenere la mente chiara e focalizzata.

Recupero dopo Errori

La capacità di recuperare rapidamente dopo un errore è un altro esempio di attenzione focalizzata. Sinner non si lascia abbattere dagli errori; invece, riesce a reindirizzare immediatamente la sua attenzione sul punto successivo.

2 – CONSAPEVOLEZZA DEL BILANCIAMENTO TRA SFIDE E ABILITÀ

Jannik Sinner incarna in modo eccezionale il concetto di bilanciamento consapevole tra sfide e abilità. 

Questo equilibrio non solo gli consente di esprimere il suo massimo potenziale sul campo, ma anche di continuare a crescere sia come atleta che come individuo.

Autovalutazione Continua

Sinner è costantemente impegnato a valutare le proprie abilità, riconoscendo sia i punti di forza che le aree di miglioramento. 

Questo processo di autovalutazione gli permette di capire quali sfide sono alla sua portata e quali richiedono un ulteriore sviluppo delle sue capacità.

Progressione Graduale delle Sfide

Sinner adotta un approccio di progressione graduale, aumentando il livello di difficoltà delle sfide man mano che sviluppa nuove competenze. 

Questo metodo gli permette di rimanere costantemente motivato e di sperimentare successi regolari, garantendo che le sfide siano sempre bilanciate con le sue abilità.

Adattabilità e Flessibilità

Una delle chiavi del successo di Sinner è la sua adattabilità. 

Egli è in grado di adattare il suo stile di gioco e le sue strategie in base alle diverse situazioni e agli avversari che incontra. 

Questa flessibilità gli permette di affrontare una vasta gamma di sfide, utilizzando le sue abilità in modi diversi a seconda delle circostanze. 

L’adattabilità è un segno di una mente aperta e pronta a imparare, un tratto essenziale per il bilanciamento consapevole tra sfide e abilità.

3 – MANCANZA DI EGO

La mancanza di ego è forse l’elemento più distintivo di Sinner, che contribuisce significativamente alla sua capacità di entrare nel flow. 

L’assenza di ego permette di concentrarsi completamente sull’attività senza essere distratti da considerazioni personali o dall’ansia di dover dimostrare qualcosa a sé stessi o agli altri.

Umiltà e apertura al Feedback

Sinner è conosciuto per la sua umiltà e la sua capacità di accettare il feedback senza sentirsi attaccato personalmente. 

Questo atteggiamento gli permette di migliorare continuamente. 

Accetta i consigli e le critiche costruttive, vedendole come opportunità di crescita piuttosto che come minacce.

Non dare importanza ai successi passati

Nonostante le numerose vittorie e i traguardi raggiunti in giovane età, Sinner non si crogiola nei successi passati. 

È sempre focalizzato sul miglioramento continuo e su ciò che può fare meglio in futuro. 

Questa mentalità lo protegge dall’arroganza e dall’autocompiacimento, permettendogli di rimanere motivato e concentrato sul lavoro quotidiano.

Analisi obiettiva e Crescita

Quando Sinner subisce una sconfitta, non si lascia abbattere dall’orgoglio ferito. Invece, analizza la partita con obiettività, identificando le aree in cui può migliorare. 

Questo approccio riflette una notevole mancanza di ego, poiché richiede la capacità di accettare le proprie debolezze e di lavorarci sopra senza negare o sminuire i propri errori.

Niente Scuse

Sinner è noto per non cercare scuse quando perde. 

Non attribuisce mai le sue sconfitte a fattori esterni come le condizioni del campo o l’arbitraggio. 

Questo comportamento dimostra una grande responsabilità personale e una mancanza di ego, poiché riconosce che il controllo delle sue prestazioni dipende principalmente da lui stesso.

Rispetto per gli avversari

Un altro segno della mancanza di ego di Sinner è il suo rispetto per gli avversari.

Parla sempre in termini rispettosi dei suoi competitori, riconoscendo i loro talenti e le loro capacità senza sminuirli. 

Questo rispetto per gli altri dimostra una consapevolezza delle proprie abilità che non necessita di sminuire gli altri per sentirsi validato.

METTITI ALL’OPERA COME JANNIK SINNER

L’esercizio che ti proponiamo oggi nella Palestra del Flow è utile se vuoi allenarti, come Jannik Sinner, sui tre elementi del flow:

  1. Attenzione focalizzata e vivere nel presente: Ogni giorno, dedica 15 minuti alla pratica della visualizzazione. Trova un luogo tranquillo, chiudi gli occhi e immagina una situazione specifica in cui desideri migliorare (ad esempio, una partita di tennis o una presentazione lavorativa). Visualizza te stesso mentre esegui ogni mossa o azione con precisione e successo, concentrandoti sui dettagli sensoriali e sulle emozioni positive. Questo esercizio aiuta a migliorare la concentrazione e a vivere nel momento presente.


  2. Bilanciamento tra sfide e abilità: Identifica una sfida settimanale che sia leggermente al di sopra del tuo attuale livello di abilità. Può trattarsi di un nuovo progetto lavorativo, un esercizio fisico più impegnativo, o una competenza da sviluppare. Ogni giorno, dedica del tempo a lavorare su questa sfida, monitorando i tuoi progressi e adattando il tuo approccio se necessario. Questo ti aiuterà a trovare il giusto equilibrio tra sfide e abilità, mantenendo alta la motivazione.


  3. Mancanza di ego: Alla fine di ogni giornata, riflettici sopra e scrivi nel tuo diario tre cose che hai imparato grazie agli altri. Questo potrebbe includere consigli ricevuti, feedback costruttivi, o semplicemente osservazioni utili. Ringrazia mentalmente chi ti ha aiutato e pensa a come applicare questi insegnamenti. Questo esercizio ti aiuterà a ridurre l’ego, valorizzando l’apprendimento e la crescita personale sopra l’autocompiacimento.


Integrando questi esercizi nella tua routine quotidiana, potrai affinare la tua capacità di rimanere concentrato, trovare il giusto equilibrio tra sfide e abilità, e mantenere un atteggiamento umile e aperto al miglioramento, proprio come Jannik Sinner.

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ARTICOLI DEL BLOG

EVENTO GRATUITO LA PALESTRA DEL FLOW: LA MOTIVAZIONE

Questo riscontro positivo ci ha portato a riflettere su come poter rendere l’esperienza del Flow ancora più accessibile e concreta. Così è nata l’idea delle “Pillole di Flow”: eventi online mensili, gratuiti, pratici e partecipativi, in cui approfondiremo i temi del Flow attraverso attività interattive, discussioni e strumenti applicabili fin da subito.

Ogni sessione delle “Pillole di Flow” sarà un’occasione per esplorare e applicare i concetti del Flow nella vita di tutti i giorni, rendendo il percorso non solo teorico ma soprattutto pratico e coinvolgente. Lavoreremo in piccoli gruppi e coppie, creando uno spazio di confronto diretto e stimolante, ideale per approfondire nuove abilità e applicare immediatamente quanto appreso. Al termine di ogni incontro, sarete voi a scegliere il tema successivo, così da costruire insieme un percorso che risponda concretamente alle vostre necessità.

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NAVIGARE CON CONSAPEVOLEZZA: RIPRENDERE IL CONTROLLO

Nell’articolo della scorsa settimana abbiamo esplorato la metafora del capitano della barca come guida della nostra vita, immaginandolo dotato di quattro abilità fondamentali che gli permettono di governare il viaggio: azione, attenzione, pensieri e motivazione. 
Queste abilità sono come ancore che lo aiutano a mantenere il controllo sulla navigazione, affrontando sia i mari calmi che le tempeste. 
Oggi vogliamo concentrarci su una di queste abilità, quella che forse più di tutte determina la qualità della rotta e la sicurezza del viaggio: l’attenzione.

Se gli otto elementi rappresentano i fattori chiave del benessere umano, il capitano simboleggia l’individuo stesso, colui che, consapevole delle dinamiche della propria vita, prende decisioni e guida il proprio percorso. 
In questo articolo, ci concentreremo sulle caratteristiche del capitano, sulla sua capacità di gestire la rotta e di interagire con gli elementi che compongono la barca.

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palestra del flow

Continuiamo il nostro allenamento mentale nella “Palestra del Flow“, lavorando sul ristrutturare le esperienze negative o spiacevoli.
Immagina questa situazione: dopo una splendida giornata al mare, prendi il treno per tornare a casa. L’orario di arrivo previsto è alle 20:30, ma dopo qualche minuto il treno inizia ad accumulare ritardo e sembra fermarsi troppo a lungo in ogni stazione. Alle 20:30 ti rendi conto di non essere neanche a metà del tragitto. Questa è una tipica situazione che può sembrare spiacevole, ed è esattamente ciò che mi è successo qualche settimana fa.
Mi trovavo di fronte a un bivio: potevo decidere di arrabbiarmi, provare emozioni negative, sbuffare e lamentarmi, oppure, invece di lasciarmi sopraffare dalla frustrazione e dallo stress, potevo provare a concentrarmi sulle cose positive che quest’esperienza mi stava regalando. Ho scelto la seconda opzione. Può sembrare difficile, ma con un po’ di pratica, è possibile trasformare anche un fastidioso ritardo in un’opportunità di arricchimento personale.

Trasformare l’inconveniente in opportunità

Invece di focalizzarmi sul ritardo e sulla perdita di tempo, ho deciso di vedere questa situazione come un’opportunità. Ecco alcune cose che ho fatto per rendere il viaggio più piacevole:

  • Leggere un libro: Portare sempre con sé un libro può trasformare un ritardo inaspettato in un’opportunità per immergersi nella lettura. Questo non solo aiuta a passare il tempo, ma arricchisce anche la nostra mente.
  • Ascoltare un podcast: I ritardi possono essere un’ottima occasione per ascoltare un podcast interessante o ispirante. Questo può essere un momento di apprendimento o di svago, trasformando un’esperienza negativa in un’opportunità positiva.
  • Meditare o riflettere: Utilizzare questo tempo per praticare la meditazione o semplicemente riflettere sulla giornata può aiutare a ridurre lo stress e a migliorare il nostro benessere mentale
  • Fare un quiz sulle città in cui mi trovavo fermo: Ho cercato curiosità e fatti storici interessanti sulle città in cui il treno si fermava e ho sfidato i miei compagni di viaggio a scoprire qualcosa di nuovo.
  • Parlare con gli altri passeggeri: Ho conosciuto nuove persone, condiviso esperienze e storie. Questo mi ha permesso di fare amicizie interessanti e di godermi delle buone conversazioni.
  • Ho apprezzato il panorama: Ho ammirato il paesaggio che mi circondava, prendendomi un momento per rilassarmi e apprezzare la bellezza della natura e delle città che stavo attraversando.

Piuttosto che concentrarmi sul fatto che il treno stava accumulando ritardo, ho scelto di concentrarmi su ciò che potevo fare per rendere il viaggio più piacevole e significativo. Questo approccio mi ha permesso di mantenere una mentalità aperta e flessibile, adattandomi alle circostanze invece di lasciarmi sopraffare dalle emozioni negative.
Questo episodio mi ha fatto riflettere sull’importanza di coltivare la motivazione intrinseca in ogni aspetto della vita. Quando ci concentriamo sul “voler fare le cose”, anziché sul “doverle fare”, diventiamo più resilienti di fronte alle sfide e più inclini a cogliere le opportunità che si presentano lungo il cammino. Invece di essere vittime delle circostanze, diventiamo protagonisti attivi della nostra vita, trovando il significato e la soddisfazione anche nelle situazioni più difficili.
La capacità di trasformare un inconveniente in un’opportunità è una dimostrazione tangibile di quanto possiamo influenzare la nostra esperienza attraverso la nostra prospettiva e la nostra motivazione intrinseca. Anche nelle situazioni più sfavorevoli, possiamo trovare spunti di crescita personale, apprendimento e gratificazione, semplicemente cambiando il modo in cui scegliamo di interpretare gli eventi che ci accadono.

Mettiti all’opera: ristrutturare le esperienze

Ora tocca a te:

  1. Identifica la situazione spiacevole: Prendi un momento per riflettere su una situazione recente che hai vissuto e che hai trovato spiacevole o frustrante. Potrebbe essere un ritardo, un imprevisto sul lavoro o una discussione con un amico.
  2. Riconosci le tue emozioni: Fai attenzione alle emozioni che hai provato durante quella situazione. Erano rabbia, frustrazione, tristezza o stress? Accetta queste emozioni e comprendi che è normale sentirsi così di fronte a una situazione spiacevole.
  3. Rifletti sulle possibilità di ristrutturazione: Chiediti: “Come potrei vedere questa situazione da un’altra prospettiva? Ci sono modi per trovare aspetti positivi anche in questa esperienza?”.
  4. Identifica gli aspetti positivi: Cerca di individuare almeno tre aspetti positivi o opportunità che questa situazione spiacevole potrebbe offrirti. Potrebbero essere occasioni di apprendimento, momenti per praticare la pazienza o l’opportunità di connetterti con gli altri.
  5. Crea un piano d’azione: Una volta identificati gli aspetti positivi, pensa a come puoi integrarli nella tua situazione attuale. Ad esempio, se hai avuto una discussione, potresti scegliere di riflettere sugli insegnamenti che hai tratto da quella conversazione e su come puoi migliorare le tue interazioni future.
  6. Pratica la ristrutturazione: Metti in pratica il tuo piano d’azione la prossima volta che ti trovi in una situazione simile. Concentrati sugli aspetti positivi e sfrutta le opportunità che ti offre, anche se inizialmente potrebbe sembrarti difficile.

Ristrutturare le nostre esperienze quotidiane per concentrarci sulle emozioni positive è una pratica potente che può trasformare il nostro modo di vivere e lavorare. Invece di vedere le sfide come ostacoli insormontabili, possiamo imparare a riconoscere e valorizzare le opportunità di crescita, soddisfazione e connessione che ogni situazione può offrirci. Questo esercizio può aiutarti a sviluppare una prospettiva più positiva e resiliente di fronte alle situazioni spiacevoli, trasformandole in opportunità di crescita e benessere personale.

 

Sara Cascio