ARTICOLO DEL BLOG:

TROVARE IL FLOW NELLE RELAZIONI:
L'EQUILIBRIO TRA SFIDA E CRESCITA

Le relazioni, siano esse personali o lavorative, sono il cuore pulsante della nostra esistenza. 

Le relazioni, siano esse personali o lavorative, sono il cuore pulsante della nostra esistenza. 

Ogni giorno interagiamo con colleghi, amici, familiari, e partner, creando una rete di connessioni che dà forma alla nostra vita. 

Ma cosa rende una relazione davvero buona? E come possiamo applicare il concetto di flow nelle nostre interazioni quotidiane?

Scopriamolo insieme in questo nuovo articolo della Palestra del Flow.

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I PILASTRI DI UNA BUONA RELAZIONE

Una relazione solida si basa su quattro pilastri fondamentali: fiducia, rispetto reciproco, comunicazione aperta e comprensione empatica. Questi elementi sono indispensabili sia nei rapporti personali che in quelli professionali, anche se assumono forme diverse a seconda del contesto.

La fiducia è alla base di ogni rapporto duraturo. Senza di essa, le relazioni si deteriorano rapidamente. 

Il rispetto reciproco, d’altra parte, implica riconoscere l’autonomia e il valore dell’altra persona, evitando giudizi e pregiudizi. 

La comunicazione aperta è il canale attraverso il quale le relazioni si sviluppano e si rafforzano, permettendo di affrontare i conflitti e trovare soluzioni condivise. 

Infine, la comprensione crea empatia, permettendoci di vedere le cose dalla prospettiva dell’altro.

IL FLOW NELLE RELAZIONI

Nelle relazioni, il Flow emerge quando c’è un perfetto equilibrio tra le sfide che affrontiamo e le nostre capacità di gestirle. Questo equilibrio è dinamico e può variare nel tempo e nelle circostanze. Quando siamo in uno stato di flow relazionale, le interazioni con l’altro fluiscono senza sforzo, alimentando una sensazione di sintonia e cooperazione.

La sfida relazionale può presentarsi in molte forme: risolvere conflitti, affrontare divergenze di opinione, gestire emozioni complesse o trovare compromessi. Se queste sfide sono troppo facili, la relazione può diventare monotona e priva di stimoli. D’altro canto, se le sfide sono troppo grandi rispetto alle nostre abilità, rischiamo di sentirci sopraffatti, portando a frustrazione e, in alcuni casi, alla rottura del rapporto.

Le abilità relazionali comprendono una vasta gamma di competenze, come la capacità di ascoltare attivamente, di comunicare in modo efficace, di gestire lo stress e di essere empatici. Queste abilità possono essere apprese e sviluppate nel tempo, permettendo di affrontare sfide sempre più complesse e di mantenere la relazione in uno stato di flow.

Ogni relazione, per quanto forte, incontrerà inevitabilmente delle sfide. Queste difficoltà, se affrontate in modo costruttivo, possono diventare opportunità di crescita personale e relazionale. L’importante è riconoscere le sfide come parte integrante del percorso, piuttosto che come ostacoli insormontabili.

Riconoscere le proprie abilità è il primo passo per affrontare con successo le sfide relazionali. Se ci troviamo in difficoltà, può essere utile riflettere su quali competenze possiamo sviluppare per gestire meglio la situazione. Ad esempio, se un conflitto con un collega ci mette in difficoltà, potremmo dover lavorare sulla nostra capacità di negoziare o di gestire lo stress. In una relazione personale, potremmo dover migliorare la nostra capacità di esprimere i sentimenti in modo chiaro e assertivo.

Accettare le sfide come opportunità di crescita ci permette di trasformare ogni ostacolo in un passo avanti verso una relazione più forte e più autentica. Questo atteggiamento di apertura ci consente di mantenere il flow anche nei momenti di difficoltà, facendo sì che la relazione evolva in una direzione positiva.

METTITI ALL’OPERA

Prenditi un momento per te, in un luogo tranquillo dove puoi riflettere senza distrazioni. Porta con te un quaderno e una penna, perché ciò che scriverai ti aiuterà a fare chiarezza sulle dinamiche delle tue relazioni.

Passo 1: Identifica una Relazione Significativa

Pensa a una relazione importante nella tua vita. Potrebbe essere con un amico, un collega, un partner, o un familiare. Prendi nota del nome della persona e del tipo di relazione che avete. Questo ti aiuterà a focalizzarti mentre esplori le sfide e le abilità coinvolte.

Passo 2: Rifletti sulle Sfide

Ora, prenditi un attimo per pensare alle difficoltà che affronti in questa relazione. Ci sono problemi di comunicazione? Divergenze di opinione che causano tensioni? Forse ci sono emozioni difficili da gestire o situazioni in cui non riesci a trovare un compromesso. Scrivi tutte queste sfide. Non c’è bisogno di giudicare o di cercare soluzioni in questo momento; semplicemente prendi nota di ciò che emerge.

Passo 3: Analizza le Tue Abilità

Dopo aver elencato le sfide, pensa alle abilità che metti in campo per affrontarle. Sei bravo ad ascoltare? Riesci a mantenere la calma durante i conflitti? Sei empatico o abile nel trovare soluzioni creative? Scrivi tutte le abilità che ritieni di possedere e che ti aiutano a gestire queste situazioni difficili.

Passo 4: Identifica le Aree di Crescita

Ora, considera le sfide che ti risultano più impegnative. C’è qualcosa che fatichi a superare? Potrebbe essere un segnale che ti manca qualche abilità specifica o che c’è spazio per migliorare. Pensa a quali competenze potresti sviluppare per affrontare meglio queste difficoltà. Scrivi quali abilità vorresti rafforzare.

Passo 5: Pianifica un’Azione Concreta

Scegli una delle abilità che hai identificato come area di crescita e pensa a un’azione concreta che puoi intraprendere per svilupparla. Forse potresti leggere un libro sulla comunicazione assertiva, partecipare a un workshop, o semplicemente fare un piccolo sforzo quotidiano per ascoltare più attentamente l’altra persona. Scrivi un piccolo obiettivo su cui puoi iniziare a lavorare subito.

 

Il segreto per mantenere una relazione sana e appagante sta nella capacità di accogliere le sfide come opportunità di crescita, sviluppando continuamente le proprie abilità e mantenendo vivo lo stato di flow. Così facendo, possiamo costruire legami profondi e duraturi, che ci accompagnano nel nostro percorso di vita, rendendolo più ricco e significativo.

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LA CONSAPEVOLEZZA NON RISOLVE TUTTO, MA QUASI

Hai presente quei momenti in cui ti sembra di sbattere sempre contro lo stesso muro?

Cambiano i contesti, cambiano le persone, ma certi problemi tornano puntuali come le pubblicità su YouTube.

👉 Sei sempre di corsa e finisci stremato.
👉 Provi a comunicare bene, ma ti capiscono peggio del correttore automatico.
👉 Cerchi di restare zen, ma ti parte l’embolo con la facilità di una notifica WhatsApp.

Quando succede, spesso scatta la missione: “devo trovare una soluzione”.
Spoiler: a volte non ti serve una soluzione, ma una lente di ingrandimento.
E quella lente si chiama consapevolezza.

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GUIDA- Progettare la Formazione Manageriale che Fa la Differenza

La consapevolezza è una di quelle parole che fanno un figurone nei workshop, su LinkedIn e nelle frasi motivazionali con tramonti di sfondo.
Poi però ti ritrovi a rispondere “tutto bene!” mentre nella tua testa si scatena l’apocalisse, e ti rendi conto che forse… non sei proprio così consapevole.

Nel lavoro, succede spesso: vai in automatico, macini attività, partecipi a riunioni, dici “sì certo, ci penso io” anche quando vorresti solo scappare in Alaska a fare il pastore di renne. Eppure non ti fermi.
Perché “c’è da fare”.
Perché “è così che si lavora”.
Perché “ormai ci siamo dentro”.

Ma fermarsi (anche solo un minuto) per capire dove sei, come stai, e cosa stai facendo davvero… è già un atto rivoluzionario.
E sì, si chiama consapevolezza.
Perché diciamocelo: non si può guidare davvero gli altri se prima non si è consapevoli di come si guida se stessi.

Essere consapevoli significa fermarsi un attimo e chiedersi:

Come sto?

Perché sto reagendo così?

Che impatto ha il mio comportamento sugli altri?

Non è introspezione fine a sé stessa. È la base invisibile di ogni buona leadership.
Un leader consapevole sa quando è centrato e quando è fuori fase. Sa cosa lo motiva, cosa lo fa perdere la bussola, e cosa lo riporta al timone. E solo da lì, può davvero mettersi al servizio del team.
Abbiamo parlato di ascolto, fiducia, confronto autentico.
Ma oggi facciamo un salto in avanti: cosa succede quando questa collaborazione funziona davvero?
Succede che si crea spazio. Spazio per dire cose nuove, per provare strade non battute, per giocare con le idee.
In una parola: creatività.

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TRATTATO SEMISERIO SULLA CONSAPEVOLEZZA

La consapevolezza è una di quelle parole che fanno un figurone nei workshop, su LinkedIn e nelle frasi motivazionali con tramonti di sfondo.
Poi però ti ritrovi a rispondere “tutto bene!” mentre nella tua testa si scatena l’apocalisse, e ti rendi conto che forse… non sei proprio così consapevole.

Nel lavoro, succede spesso: vai in automatico, macini attività, partecipi a riunioni, dici “sì certo, ci penso io” anche quando vorresti solo scappare in Alaska a fare il pastore di renne. Eppure non ti fermi.
Perché “c’è da fare”.
Perché “è così che si lavora”.
Perché “ormai ci siamo dentro”.

Ma fermarsi (anche solo un minuto) per capire dove sei, come stai, e cosa stai facendo davvero… è già un atto rivoluzionario.
E sì, si chiama consapevolezza.
Perché diciamocelo: non si può guidare davvero gli altri se prima non si è consapevoli di come si guida se stessi.

Essere consapevoli significa fermarsi un attimo e chiedersi:

Come sto?

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Non è introspezione fine a sé stessa. È la base invisibile di ogni buona leadership.
Un leader consapevole sa quando è centrato e quando è fuori fase. Sa cosa lo motiva, cosa lo fa perdere la bussola, e cosa lo riporta al timone. E solo da lì, può davvero mettersi al servizio del team.
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ESSERE CREATIVI CON IL FLOW

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I 5 NEMICI INVISIBILI DELLA COLLABORAZIONE

Tutti parlano di collaborazione. È sulla bocca dei manager, sulle pareti degli open space, nei valori aziendali e perfino nei badge dei convegni: “teamwork”, “co-creazione”, “insieme si va più lontano”.

Poi entri davvero in azienda, e spesso scopri che si lavora affiancati, ma non insieme. Che la comunicazione è un ping pong di mail in copia conoscenza. Che si fa prima a farsi le cose da soli che coinvolgere altri. E che le “riunioni collaborative” assomigliano a un monologo sotto anestesia.

La verità è che la collaborazione – quella vera – è fragile.
E ci sono nemici invisibili che, giorno dopo giorno, la logorano. Non si presentano alla porta, ma agiscono in silenzio, in profondità.
Ecco i cinque più pericolosi.

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