ARTICOLO DEL BLOG:

TRATTATO SEMISERIO SULLE
SOFT SKILLS

Ovvero: tutto quello che non c’è scritto nel tuo contratto… ma fa la differenza tra “capo” e “leader”

C’erano una volta due manager: uno sapeva tutto di budget, forecasting e KPI.
L’altro… anche.
Ma il secondo aveva una dote speciale: le persone volevano lavorare con lui.

Il motivo? Le soft skills.
Quelle abilità misteriose, non misurabili in Excel, non certificate da master altisonanti, ma assolutamente decisive per non farsi odiare durante una riunione su Teams.

Ti interessa questo argomento?

Cosa sono, dunque, queste soft skills?

Immagina un manager che comunica bene, ascolta sul serio, sa motivare un team e affronta i problemi senza lanciare penne (o peggio).
Ecco, non è un unicorno. È solo uno che ha sviluppato quelle competenze “soft” che rendono la convivenza lavorativa un po’ più… umana.

Quali sono le principali soft skills?

🧠 Intelligenza emotiva
Capire le emozioni altrui, senza dover leggere i sottotitoli.
(Es: se ti guardano con odio mentre parli, forse c’è un problema.)

🗣️ Comunicazione efficace
Dire cose complicate in modo semplice, senza far addormentare la platea.
(Es: “ristrutturazione agile dei processi interfunzionali” può diventare: “ci parliamo meglio e ci capiamo di più”.)

👂 Ascolto attivo
Annuisce. Ripete l’ultima frase detta. Fa una domanda. No, non è un attore. È un collega che ti ascolta davvero.

🔥 Gestione dello stress
Quando il progetto va in fiamme e lui/lei ha ancora il coraggio di sorridere (senza sembrare pazzo).

🧩 Problem solving
Traduzione: trova soluzioni, senza citare sempre la frase “si è sempre fatto così”.

🚀Motivazione
Non guida solo un team. Lo accende, lo ispira, lo fa crescere. E magari offre anche un caffè ogni tanto.

Ma servono davvero?

Domanda legittima.
Risposta semplice: Se lavori da solo in un faro, forse no. Ma se hai anche solo un collega (o un cliente)… sì, servono eccome.

In un mondo dove la tecnologia cambia ogni sei mesi, le soft skills sono la vera costante. Quelle che ti aiutano a navigare nel cambiamento, a motivare chi ti sta intorno, e a non rovinarti lo stomaco ogni volta che apri Outlook.

E qui entra in scena Capoleader (e FLIGBY)

Noi di Capoleader crediamo che le soft skills non si insegnino con le slide
ma si scoprano, si sperimentino e si allenino ogni giorno, proprio come si fa nello sport (ma con meno sudore e più flow).

Ecco perché abbiamo scelto di portare in Italia FLIGBY – la Leadership Simulation Experience: l’unico strumento al mondo che ti fa allenare 29 soft skills… giocando.

Sì, giocando. Ma mica per finta:

  • -Alla fine riceverai un report dettagliatissimo sulle tue competenze, confrontate con un benchmark di oltre 30.000 giocatori Fligby nel mondo,

  • -E sessioni di coaching con i nostri coach per fare un vero salto di qualità.

👉 Se vuoi lavorare sulla leadership con un team, abbiamo un percorso dedicato: clicca qui
👉 Se vuoi farlo individualmente, c’è la FLE – Fligby Leadership Experience: clicca qui 

Le 4 soft skills fondamentali per entrare in Flow (e aiutare gli altri a farlo)

Fligby allena tante competenze, ma ce ne sono 4 che fanno davvero la differenza quando si parla di Flow:

⚖️ Bilanciamento sfide-abilità
La magica arte di trovare il livello giusto di difficoltà: non troppo facile da annoiarti, non troppo difficile da farti venire voglia di cambiare mestiere. Quando le sfide incontrano le tue abilità al punto giusto… entra il Flow, esce il panico.

🧠 Pensiero strategico
Vedere il quadro generale senza perdersi nei post-it. Pensare un passo avanti, come se giocassi a scacchi… ma al lavoro.

💡 Riconoscimento dei punti di forza
Accorgersi che nel team c’è chi è un mago dell’ascolto, chi ha il radar per i dettagli, e smettere di trattarli tutti come cloni.

📣 Feedback
Dire le cose. Bene. Anche quelle scomode. (Es: “Questo progetto è migliorabile” suona meglio di “È una ciofeca totale”.)

🎯 Queste quattro soft skills sono il cuore pulsante del Flow, e fanno davvero la differenza tra un leader che guida… e uno che guida bene.


Nei prossimi articoli le esploreremo una ad una, con esempi pratici, riflessioni semiserie e qualche dritta per allenarle anche nel caos quotidiano da ufficio.
Spoiler: niente teorie astratte, solo cose che ti fanno dire “Ah, ecco perché ogni lunedì mi viene l’orticaria!”

Conclusione (seria, stavolta)

Le soft skills non sono un “di più”. Non sono il contorno. Non sono opzionali. Sono la differenza tra sopravvivere e prosperare nel mondo del lavoro (e nella vita, diciamolo).

Puoi avere tutte le competenze tecniche del mondo, conoscere ogni singola funzione di Excel,
ma se non sai comunicare, ascoltare, gestire lo stress o motivare chi ti circonda… rischi di restare solo un bravo tecnico.
E non un vero leader.

La buona notizia?
Le soft skills si possono allenare. E si possono allenare senza annoiarsi a morte, senza corsi infiniti o slide con font minuscoli.

Con gli strumenti giusti – come FLIGBY – e il supporto di chi ha fatto della formazione un’esperienza viva, concreta e anche un po’ divertente, puoi fare davvero un salto di qualità.

🎮 Vieni a scoprire cosa possiamo fare insieme: che tu sia un team, un’organizzazione o un singolo leader in evoluzione, il percorso giusto esiste. E può iniziare anche oggi.

Perché anche la leadership, quando scorre in stato di Flow, è tutta un’altra storia. Una storia in cui si lavora meglio. Insieme. E con un bel po’ di soddisfazione in più. 

Il 2 Aprile abbiamo fatto una puntata speciale delle Pillole di Gamification dedicata proprio a Fligby. Vuoi scoprire come è andata?

Vuoi approfondire il tema della collaborazione e come potenziarla meglio attraverso il Flow? Partecipa alle Pillole di Flow mercoledì 21 Maggio ore 18-19.

L’argomento è Quando il Team suona all’unisono: Flow e Collaborazione

Vuoi avere più informazioni? Chatta con Mr. Fligby il nostro Assistente Virtuale

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IL FLOW PER LA FELICITA' E IL SUCCESSO

LA LEADERSHIP NELLA VITA E NEL LAVORO.

IL LIBRO DI STEFANO SELVINI

“Si legge in un soffio: è un romanzo, ma è anche una guida assistita al lavoro per arrivare a padroneggiarlo.”

“Questo romanzo unisce la teoria alla pratica, invitandoci a rispondere a una questione di fondo: quando il lavoro vale la pena di essere vissuto?”

“Pagina dopo pagina familiarizzerete – passo al voi, avendole già lette in anteprima – con Marco Riva, il protagonista, rispecchiandovi nella sua costante ricerca di felicità. Perché tutti, nessuno escluso, cerchiamo la piena realizzazione.”

FILIPPO POLETTITop Voice Linkedin e influencer del benessere al lavoro

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ARTICOLI DEL BLOG

TRATTATO SEMISERIO SULLA CONSAPEVOLEZZA

La consapevolezza è una di quelle parole che fanno un figurone nei workshop, su LinkedIn e nelle frasi motivazionali con tramonti di sfondo.
Poi però ti ritrovi a rispondere “tutto bene!” mentre nella tua testa si scatena l’apocalisse, e ti rendi conto che forse… non sei proprio così consapevole.

Nel lavoro, succede spesso: vai in automatico, macini attività, partecipi a riunioni, dici “sì certo, ci penso io” anche quando vorresti solo scappare in Alaska a fare il pastore di renne. Eppure non ti fermi.
Perché “c’è da fare”.
Perché “è così che si lavora”.
Perché “ormai ci siamo dentro”.

Ma fermarsi (anche solo un minuto) per capire dove sei, come stai, e cosa stai facendo davvero… è già un atto rivoluzionario.
E sì, si chiama consapevolezza.
Perché diciamocelo: non si può guidare davvero gli altri se prima non si è consapevoli di come si guida se stessi.

Essere consapevoli significa fermarsi un attimo e chiedersi:

Come sto?

Perché sto reagendo così?

Che impatto ha il mio comportamento sugli altri?

Non è introspezione fine a sé stessa. È la base invisibile di ogni buona leadership.
Un leader consapevole sa quando è centrato e quando è fuori fase. Sa cosa lo motiva, cosa lo fa perdere la bussola, e cosa lo riporta al timone. E solo da lì, può davvero mettersi al servizio del team.
Abbiamo parlato di ascolto, fiducia, confronto autentico.
Ma oggi facciamo un salto in avanti: cosa succede quando questa collaborazione funziona davvero?
Succede che si crea spazio. Spazio per dire cose nuove, per provare strade non battute, per giocare con le idee.
In una parola: creatività.

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QUANDO LA CONSAPEVOLEZZA INCONTRA IL FLOW

Ci sono leader che sanno tutto: strategie, numeri, strumenti. Ma quando si tratta di guidare le persone, spesso inciampano su qualcosa di molto più semplice — e molto più profondo: la consapevolezza di sé.

Perché diciamocelo: non si può guidare davvero gli altri se prima non si è consapevoli di come si guida se stessi.

Essere consapevoli significa fermarsi un attimo e chiedersi:

Come sto?

Perché sto reagendo così?

Che impatto ha il mio comportamento sugli altri?

Non è introspezione fine a sé stessa. È la base invisibile di ogni buona leadership.
Un leader consapevole sa quando è centrato e quando è fuori fase. Sa cosa lo motiva, cosa lo fa perdere la bussola, e cosa lo riporta al timone. E solo da lì, può davvero mettersi al servizio del team.
Abbiamo parlato di ascolto, fiducia, confronto autentico.
Ma oggi facciamo un salto in avanti: cosa succede quando questa collaborazione funziona davvero?
Succede che si crea spazio. Spazio per dire cose nuove, per provare strade non battute, per giocare con le idee.
In una parola: creatività.

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ESSERE CREATIVI CON IL FLOW

Negli scorsi articoli ci siamo immersi nel mondo della collaborazione: abbiamo visto com’è fatta, cosa la nutre, come si distingue da quella versione “tutti amici in pausa caffè” che spesso viene confusa con il vero lavoro di squadra.

Abbiamo parlato di ascolto, fiducia, confronto autentico.
Ma oggi facciamo un salto in avanti: cosa succede quando questa collaborazione funziona davvero?
Succede che si crea spazio. Spazio per dire cose nuove, per provare strade non battute, per giocare con le idee.
In una parola: creatività.

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I 5 NEMICI INVISIBILI DELLA COLLABORAZIONE

Tutti parlano di collaborazione. È sulla bocca dei manager, sulle pareti degli open space, nei valori aziendali e perfino nei badge dei convegni: “teamwork”, “co-creazione”, “insieme si va più lontano”.

Poi entri davvero in azienda, e spesso scopri che si lavora affiancati, ma non insieme. Che la comunicazione è un ping pong di mail in copia conoscenza. Che si fa prima a farsi le cose da soli che coinvolgere altri. E che le “riunioni collaborative” assomigliano a un monologo sotto anestesia.

La verità è che la collaborazione – quella vera – è fragile.
E ci sono nemici invisibili che, giorno dopo giorno, la logorano. Non si presentano alla porta, ma agiscono in silenzio, in profondità.
Ecco i cinque più pericolosi.

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COLLABORAZIONE ASSENTE? ECCO IL SUO COSTO

Parlare di collaborazione può sembrare una questione “soft”. Una di quelle cose belle da avere, ma non proprio vitali, come la ciliegina sulla torta.
Eppure… quando manca, non è solo la ciliegina a saltare, ma tutta la torta rischia di sbriciolarsi.

Perché quando un team non collabora, l’azienda comincia a perdere. Soldi veri.
E la cosa peggiore è che non si vede subito. Non c’è una fattura con scritto:

“Mese di maggio: -3.000€ per conflitti e silenzi in riunione”
ma il costo c’è. Eccome se c’è.

Vediamo i principali danni che si innescano quando la collaborazione va in crisi, con qualche dato preso da ricerche e fonti autorevoli.

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CAPOLEADER SOSTIENE MAKE-A-WISH

CapoLeader crede che il benessere, la motivazione e il senso profondo di realizzazione – ciò che chiamiamo Flow – non debbano essere un privilegio per pochi.

Per questo abbiamo deciso di donare l’1% del nostro fatturato a Make-A-Wish Italia, l’organizzazione che ogni giorno realizza i desideri di bambini affetti da gravi malattie, restituendo loro speranza, forza e gioia.

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