Pubblicati da Giuseppe Montanari

I 7 BIAS DELL’APPRENDIMENTO MANAGERIALE- PARTE 1

ARTICOLO DEL BLOG:

I 7 BIAS DELL’APPRENDIMENTO MANAGERIALE

PARTE 1

 7 possibili bias dell’apprendimento manageriale, che possono causare resistenze, bloccando lo sviluppo delle aziende.

Nell’articolo della scorsa settimana abbiamo parlato delle Learning Organization, ovvero quelle organizzazioni che promuovono e facilitano l’apprendimento continuo tra i propri membri, adattandosi con flessibilità ai rapidi cambiamenti dell’ambiente. Oggi ci concentriamo sui 7 possibili bias dell’apprendimento manageriale, che possono causare resistenze, bloccando lo sviluppo delle aziende.

Peter Senge, nel suo libro La Quinta Disciplina, affronta un argomento molto importante, ossia i motivi che portano alla crisi dell’azienda. Molto spesso, prima di arrivare al fallimento, emergono segnali premonitori di problemi imminenti. Tuttavia, questi segnali spesso vengono trascurati. L’organizzazione nel suo complesso sembra incapace di riconoscere le minacce, comprendere le loro implicazioni o trovare alternative valide. Nel libro vengono affrontati i 7 bias dell’apprendimento manageriale, ovvero quegli atteggiamenti, comportamenti e schemi mentali che limitano l’individuo nella sfera professionale e di conseguenza l’organizzazione stessa. Riconoscere quali sono è il primo passo per poterli superare:

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1 – IO SONO LA MIA POSIZIONE

Questo atteggiamento porta le persone ad identificare la propria identità con il proprio ruolo. Quando chiediamo a qualcuno che cosa fa per vivere, molto probabilmente ci risponderà elencando i compiti che svolge e non con lo scopo o la mission dell’organizzazione a cui appartiene. Questa tendenza comune può essere spiegata da vari fattori, uno dei quali è la sensazione di far parte di un “sistema” più grande su cui pensiamo di avere scarso o nessun controllo diretto. Immaginiamo noi stessi come ingranaggi di questa macchina, limitandoci a “fare il nostro lavoro”, cercando di destreggiarci tra le sfide quotidiane e le forze esterne che sembrano al di là della nostra influenza. La convinzione di avere poca o nessuna influenza sul “sistema” più ampio può portare a una visione ristretta delle nostre responsabilità, mantenendoci nei confini specifici del nostro ruolo e ostacolando la collaborazione con le altre persone.

Un chiaro esempio di questa mentalità è riportato nel libro: quando, all’inizio degli anni ottanta, una rilevante azienda siderurgica statunitense iniziò a chiudere i suoi impianti, propose un programma di formazione per preparare i dipendenti licenziati a nuove opportunità lavorative. Tuttavia, questa iniziativa formativa non si materializzò mai completamente: i lavoratori preferirono rimanere senza lavoro o dedicarsi a occupazioni occasionali. La situazione suscitò l’interesse di psicologi incaricati di indagare sul motivo di tale rifiuto, trovarono che i lavoratori siderurgici soffrivano di acute crisi di identità – «Come potrei fare qualcos’altro?» chiesero i lavoratori, «Io sono un tornitore.»

L’idea di dover abbandonare la propria identità consolidata per intraprendere una nuova strada lavorativa ha generato resistenza nei confronti del cambiamento proposto dall’azienda, anche se avrebbe potuto portare vantaggi e benefici da entrambe le parti. Il ruolo diventa una gabbia che impedisce di ampliare le nostre esperienze e limita le possibilità di crescita professionale.

2 -IL NEMICO È LA FUORI

Il secondo ostacolo è strettamente correlato con il primo. Ci riferiamo alla tendenza di trovare sempre un colpevole al di fuori noi a cui attribuire la causa dei nostri insuccessi o errori. Potrebbe essere il nostro capo, il collega, il management e così via. Questa tendenza ci porta a costruire delle barriere tra noi e gli altri membri dell’azienda. Gli altri sono il nemico e noi siamo le vittime. Quando ci concentriamo soltanto sulla nostra posizione, non vediamo in che modo le nostre azioni si estendono al di là dei limiti di quella posizione.

Peter Senge porta l’esempio di un’organizzazione in cui il marketing rimprovera la produzione: «Il motivo per cui non riusciamo a raggiungere gli obiettivi di vendita è che la nostra qualità non è competitiva». La produzione rimprovera la progettazione. La progettazione rimprovera il marketing: «Se soltanto la smettessero di smontare i nostri progetti e ci lasciassero progettare i prodotti che siamo in grado di fare, saremmo leader di settore». Cercare un colpevole senza fare una riflessione sulle interconnessioni tra le varie parti, può portare ad alimentare la mentalità a silos, dove ciascun reparto pensa solo al proprio orticello. Ritornando all’idea che “siamo la nostra posizione” e non abbiamo la responsabilità del successo o dell’insuccesso dell’organizzazione.

L’incapacità di mettersi in discussione impedisce l’innovazione, lo sguardo critico verso lo status quo e alimenta la cultura della lamentela.

3 – L’ILLUSIONE DI FARSI CARICO DI QUALCOSA

Spesso il leader vive nella costante gestione dell’urgenza, nel prendersi in carico problemi e situazioni molto urgenti e importanti. In molti casi semplicemente per una questione di immagine, per farsi vedere pronto a gestire la situazione.

Questo tipo di approccio si contrappone a quello di investire nel medio e lungo termine in soluzioni strutturali che impediscano il verificarsi di urgenze e problematiche spinose. Questo atteggiamento è legato al concetto di proattività, ovvero contribuire ad affrontare questioni complesse, generalmente prima che diventino davvero dei problemi, senza aspettare che siano altri a farlo. In particolare, essere proattivi viene frequentemente visto come un antidoto all’essere «reattivi».

Quello che però spesso capita è legato al secondo ostacolo: una volta individuato il nemico, si parte alla carica in modo aggressivo per cercare di contrastarlo. Questo non è essere proattivi, si sta semplicemente reagendo. Secondo Senge, l’essere veramente proattivi deriva dal vedere come contribuiamo a risolvere i nostri problemi. È un prodotto del nostro modo di pensare, non della nostra condizione emotiva.
Per fare un esempio, immaginiamo un’azienda che abbia subito un calo delle vendite nei suoi prodotti.

La direzione, preoccupata dalla situazione, decide di adottare un’approccio che sembra proattivo, cioè decide di lanciare una serie di sconti e promozioni al fine di stimolare immediatamente le vendite. Le promozioni e gli sconti vengono introdotti solo dopo che le vendite hanno già subito un notevole declino. In questo caso, l’azienda sta reagendo a una crisi già in corso anziché adottare una strategia proattiva volta a prevenire il calo delle vendite in anticipo. Un’azienda autenticamente proattiva si sforza di anticipare le sfide e di implementare cambiamenti preventivi, mentre un approccio reattivo risponde alle situazioni che si sono già verificate.

 

Abbiamo visto 3 dei 7 bias dell’apprendimento manageriale, i quali, se non presi in considerazione, possono impedire di creare learning organization efficaci.

La prossima settimana parleremo dell’”eccesso di concentrazione sugli eventi”, “La parabola della rana bollita”, “L’illusione di apprendere dall’esperienza” e “Il mito del management team”. Sei curioso di scoprirli? Non perderti il nostro prossimo articolo!

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NAVIGA VERSO IL TUO BENESSERE: LA METAFORA DELLA BARCA A VELA

Negli articoli precedenti, abbiamo esplorato il vasto campo della psicologia positiva e la ricerca del benessere, analizzando strategie e approcci per migliorare la qualità della vita.

Oggi, desideriamo approfondire ulteriormente questo argomento attraverso una metafora evocativa: la  barca a vela. Questa rappresentazione ci offre un modo innovativo per comprendere come diversi elementi della nostra vita interagiscano e influenzino il nostro benessere complessivo, permettendoci di navigare con maggiore consapevolezza e

Oggi, desideriamo approfondire ulteriormente questo argomento attraverso una metafora evocativa: la  barca a vela. Questa rappresentazione ci offre un modo innovativo per comprendere come diversi elementi della nostra vita interagiscano e influenzino il nostro benessere complessivo, permettendoci di navigare con maggiore consapevolezza e determinazione verso una vita più soddisfacente.


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UN VIAGGIO VERSO LA FELICITA’: IN RICORDO DI MIHALY CSIKSZENTMIHALY

Il 20 ottobre ricorre l’anniversario della scomparsa del professor Mihaly Csikszentmihalyi, uno dei più grandi psicologi del nostro tempo e il padre della Teoria del Flow.

In occasione di questo importante momento di riflessione, nella nostra newsletter di mercoledì vogliamo celebrare il suo straordinario lavoro con una selezione di contenuti speciali. Condivideremo alcuni video che affrontano i temi cardine dei suoi studi.

Sarà un’occasione per rivivere il suo pensiero rivoluzionario e riscoprire l’impatto profondo delle sue idee su come viviamo, lavoriamo e creiamo significato nella nostra vita.

Oggi, desideriamo approfondire ulteriormente questo argomento attraverso una metafora evocativa: la  barca a vela. Questa rappresentazione ci offre un modo innovativo per comprendere come diversi elementi della nostra vita interagiscano e influenzino il nostro benessere complessivo, permettendoci di navigare con maggiore consapevolezza e

Oggi, desideriamo approfondire ulteriormente questo argomento attraverso una metafora evocativa: la  barca a vela. Questa rappresentazione ci offre un modo innovativo per comprendere come diversi elementi della nostra vita interagiscano e influenzino il nostro benessere complessivo, permettendoci di navigare con maggiore consapevolezza e determinazione verso una vita più soddisfacente.


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COSTRUISCI IL TUO BENESSERE CON IL MODELLO PERMA

Nell’articolo di questa settimana andremo ad approfondire alcuni aspetti della psicologia positiva che abbiamo già anticipato nell’articolo della scorsa settimana. Abbiamo visto come questo approccio cerchi di potenziare il benessere delle persone, aiutandole a vivere una vita piena e significativa. Ma come possiamo trasformare queste idee in pratiche concrete nella nostra quotidianità?


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CONCENTRARSI SULLA POSITIVITA’

La psicologia positiva è un ramo della psicologia relativamente giovane, che ha rivoluzionato il modo in cui pensiamo al benessere e alla felicità. 

Fondata ufficialmente negli anni ’90 dallo psicologo Martin Seligman, e successivamente arricchita dal Professor Mihály Csíkszentmihályi, con il concetto di Flow, si è sviluppata come una risposta all’approccio tradizionale della psicologia, che fino ad allora si era concentrata soprattutto sulla malattia mentale e sulla sofferenza. Ma la psicologia positiva propone una nuova domanda: perché limitarci a curare ciò che non va quando possiamo coltivare ciò che funziona?


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REGOLARE L’ENERGIA PER ENTRARE IN FLOW

Nell’articolo di questa settimana della Palestra del Flow, ci concentreremo su una strategia particolarmente efficace per entrare in uno stato di Flow: la regolazione dell’energia, uno dei pilastri del modello SFERA.

Qualche mese fa abbiamo introdotto il modello SFERA, spiegando come possa essere utilizzato per facilitare l’ingresso nel Flow. Per ricapitolare brevemente, SFERA è un acronimo che racchiude i cinque fattori essenziali per massimizzare la performance: Sincronia, Punti di Forza, Energia, Ritmo e Attivazione. 

Questi elementi, lavorando insieme, aiutano a raggiungere il nostro pieno potenziale.


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LA LEADERSHIP CHE PROMUOVE IL FLOW

ARTICOLO DEL BLOG:

LA LEADERSHIP CHE

PROMUOVE IL FLOW

La leadership che promuove il Flow e l’idea di Csikszentmihalyi di “Good Business

Sebbene la maggior parte delle persone si diverta a lavorare quando entra in Flow, sono troppo pochi i lavori progettati per rendere possibile Flow. È qui che la gestione può fare davvero la differenza. Per un manager o un leader che si preoccupa veramente dei profitti nel senso più ampio del termine, la prima priorità è eliminare gli ostacoli al flow a tutti i livelli dell’organizzazione e sostituire pratiche e politiche progettate per rendere piacevole il lavoro. Nasce così un modello di leadership che promuove il Flow.

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COSA È LA LEADERSHIP CHE PROMUOVE IL FLOW?

I nostri lavori determinano in misura maggiore come sono le nostre vite. Un’organizzazione aziendale i cui dipendenti sono felici è più produttiva e ha una morale più alto. Qualsiasi manager che vuole che la sua organizzazione prosperi dovrebbe capire cosa rende felici le persone e implementare tale conoscenza nel modo più efficace possibile. Il modo migliore in cui il management può aiutare a motivare i lavoratori a perseguire obiettivi comuni e a crescere nel processo di attuazione è fornire opportunità per entrare in Flow sul posto di lavoro. Le condizioni essenziali per il flow sono:

– Obiettivi chiari che possono essere adattati per soddisfare le mutevoli condizioni
– Feedback immediato alle proprie azioni
– Una corrispondenza delle sfide del lavoro con le competenze del lavoratore.

Csikszentmihalyi, Good Business, 2003

Le numerose pubblicazioni di Csikszentmihalyi relative a Flow includono sempre dichiarazioni e discussioni sul suo insieme di valori. I valori che promuove riflettono la sua filosofia fondamentale di vita e il suo significato e scopo. Allo stesso tempo, i valori da lui sostenuti sono anche del tipo che, se ben attuati, aumenterebbero la soddisfazione degli individui (nella loro vita privata e come dipendenti), migliorerebbero le prestazioni organizzative (in senso lato) e commuoverebbero anche le persone verso una maggiore armonia sociale all’interno dell’organizzazione, della nazione e forse oltre.

Le prove mostrano che l’adozione di valori e pratiche di leadership che promuovono il flow producono due tipi di vantaggi sostanziali e collegati, indipendentemente dal fatto che il contesto sia la gestione di se stessi, l’interazione con gli altri o la guida di un team o di un’organizzazione.

  1. Il primo beneficio deriva dal miglioramento della soddisfazione di vita di sé, così come di quegli individui che sono esposti, direttamente o indirettamente, ad altri che si comportano in sintonia con i semplici precetti della teoria del Flusso.

  2. Il secondo vantaggio complementare di un ambiente di lavoro che promuove il flow è che migliora le prestazioni multidimensionali della squadra, dell’unità o dell’organizzazione, rispetto a una situazione ipotetica in cui non viene prestata attenzione al flow -promuovere pratiche o (e soprattutto) se il gruppo viene gestito in modo disfunzionale dal punto di vista del flusso. Performance multidimensionale significa misurare i risultati non solo attraverso i profitti (nel caso di enti senza scopo di lucro, “surplus”), ma anche tenendo conto di altri aspetti della performance come la soddisfazione e l’impegno dei dipendenti, la sostenibilità delle operazioni e la protezione l’ambiente.

“Good Busines” indica un ambiente di lavoro piacevole e favorevole al flow per i lavoratori di un’organizzazione, attraverso il quale la “scheda di valutazione del bilancio” di un’azienda (o di qualsiasi organizzazione) migliora, contribuendo così a società più sane e più sostenibili in generale.

La simulazione FLIGBY è la “gamification” del processo di crescita della leadership che promuove il flow. Durante il gioco, i giocatori ricevono feedback continui e personalizzati, progettati per guidarli verso pratiche manageriali basate sul flow.

FLIGBY COME PROGRAMMA PER LA LEADERSHIP BASATO SUL VALORE

Oggi, FLIGBY e i suoi big data in rapida crescita ispirano progressi nella ricerca accademica in modi mai pensati all’inizio. Con la partecipazione attiva del Prof. Csikszentmihalyi al lavoro di ricerca, il progetto FLIGBY ha identificato e classificato le competenze di leadership che sono le più utili nella pratica della leadership che promuove il flow. Oggi FLIGBY sta generando un’enorme banca dati disponibile per supportare quasi ogni tipo di ricerca sulle competenze manageriali.

Un contributo concettuale chiave del design di FLIGBY allo sviluppo della leadership è l’identificazione di quelle competenze che sono particolarmente importanti per aiutare a generare e mantenere Flow sul posto di lavoro.

La leadership inizia da te: chi sei, cosa ti interessa e cosa vuoi che accada. FLIGBY è stato creato sulla base dei seguenti valori:

  1. Crediamo nel potere del flow– il flow è lo stato mentale di funzionamento in cui una persona in un’attività è completamente immersa in una sensazione di concentrazione energica, pieno coinvolgimento e successo nel processo dell’attività. L’organizzazione basata sul flow promuove il coinvolgimento dei dipendenti e atteggiamenti positivi sul posto di lavoro. Fatto bene, aiuta a ridurre i costi, i reclami dei dipendenti e rende l’azienda un luogo di cui le persone amano far parte. Il flusso ha la capacità di migliorare la qualità della vita.

  2. Visionare oltre il Sé – Non vale la pena fare affari che non contribuiscono alla crescita e al benessere umano, non importa quanto profitto generi nel breve periodo. Il tratto distintivo più importante dei leader visionari è che credono in un obiettivo che avvantaggia non solo se stessi ma anche gli altri. La gente vuole lavorare per una causa, non solo per vivere. Dobbiamo avere la convinzione che la nostra esistenza serva a uno scopo utile e abbia valore.

  3. Tu sei la chiave del successo – Contrariamente a ciò che la maggior parte di noi crede, la felicità non accade semplicemente a noi. È qualcosa che facciamo accadere e deriva dal nostro fare del nostro meglio. Più opportunità sei disposto a esplorare, maggiori sono le possibilità che hai di scoprire i tuoi punti di forza. Per sperimentare il Flow devi continuare a coltivare interesse e curiosità, rispondere a una vasta gamma di opportunità e sviluppare quante più abilità possibili.

  4. La leadership è una funzione delle domande – La gestione ha molto a che fare con le risposte. Ma la leadership è una funzione delle domande. E la prima domanda per un leader è sempre: “Chi intendiamo essere?” e non “Cosa faremo?” La tua creatività dipende in gran parte dalla capacità di porre le domande giuste. La ricerca dei problemi è piuttosto cruciale per la creatività rispetto alla risoluzione dei problemi.

  5. Far crescere le persone – il compito principale di un manager è far sì che le persone lavorino insieme in modo efficiente per una causa comune. Il modo migliore per raggiungere questo obiettivo è creare un ambiente in cui i dipendenti si divertano davvero con il loro lavoro e crescano nel corso del loro svolgimento. Far sì che i dipendenti diano il meglio di sé è un modo per consentire loro di crescere come individui. Un’organizzazione ideale è quella in cui le potenzialità di ciascun lavoratore trovano spazio di espressione.

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ALLENARE LA “NUOVA” LEADERSHIP

ARTICOLO DEL BLOG:

ALLENARE LA “NUOVA”

LEADERSHIP

In questo articolo vedremo quali sono i nuovi bisogni dei lavoratori 

Il momento storico nel quale ci troviamo è caratterizzato da grandi cambiamenti che hanno una forte influenza sulla nostra attività lavorativa: tecnologie innovative, nuovi modelli organizzativi ed evoluzione delle aspettative stanno ridefinendo il concetto stesso di lavoro. Per far fronte a questa situazione è necessario rivedere il modello classico di leadership, adattandolo alle nuove esigenze e necessità.
In questo articolo vedremo quali sono i nuovi bisogni dei lavoratori per poterli soddisfare attraverso strumenti e azioni adeguate e come allenare la “nuova” leadership attraverso le seguenti 5 aree di lavoro:

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LE 5 AREE DI LAVORO:

  1. Wellbeing: il benessere organizzativo è ormai diventato una priorità. Questa tendenza riflette un cambiamento culturale e un riconoscimento crescente dell’importanza di un ambiente lavorativo sano e sostenibile. Il wellbeing promuove un benessere non solo finanziario, ma anche fisico, mentale ed emotivo, ponendo al centro dell’organizzazione la persona.
    Le persone sono sempre più orientate verso la ricerca di un senso di realizzazione e soddisfazione personale nel proprio lavoro. Desiderano avere un impatto significativo, sviluppare le proprie competenze e avere opportunità di crescita professionale.

     L’obiettivo di una buona leadership è quello di promuovere lo sviluppo personale e professionale, offrire sfide stimolanti e valorizzare il contributo dei dipendenti. Inoltre, deve occuparsi di garantire un equilibrio sano tra le responsabilità lavorative e la vita personale. Le organizzazioni che pongono il benessere dei dipendenti al centro delle loro strategie possono attrarre e trattenere talentimigliorare la performance aziendale e creare un ambiente di lavoro sostenibile e di successo.

  2. Comunicazione: E’ fondamentale riuscire a passare dalla cultura del lamento, in cui le persone riportano i problemi in modo passivo, al problem solving, passando attraverso la cultura del feedback e della condivisione, in cui invece assumono un ruolo attivo e comunicano i messaggi in modo strutturato ed efficace.

    Il feedback è uno strumento molto potente se usato correttamente, poichè consente di capire se si sta percorrendo la giusta strada verso il raggiungimento dei propri obiettivi. Alla base del feedback deve essere presente l’ascolto attivo, ovvero una tipologia di ascolto priva di giudizio e aspettativa che consente di trasmettere in modo chiaro il messaggio comunicativo.

  3. Consapevolezza (personale, emotiva e relazionale): Per riuscire a comunicare correttamente è essenziale lavorare sulla propria consapevolezza. La consapevolezza personale consente alle persone di comprendere meglio le proprie capacità, i punti di forza e le aree di miglioramento.

     Esse diventano consapevoli delle proprie modalità lavorative, delle abitudini e dei comportamenti che possono influenzare la loro produttività. Ciò consente loro di adottare misure per sviluppare le competenze necessarie, affrontare le sfide in modo più efficace e massimizzare il proprio potenziale lavorativo.

    La consapevolezza emotiva riguarda le proprie emozioni.  Quando le persone sono consapevoli dei propri pensieri, emozioni e reazioni, possono comunicare in modo più chiaro ed empatico. Infine, la consapevolezza relazionale promuove la comprensione degli altri, consentendo di ascoltare attentamente e rispondere in modo appropriato. Ciò contribuisce a costruire relazioni più solide e collaborative sul posto di lavoro.

  4. Network di leader: Il networking con altri leader è un’area spesso trascurata ma di grande valore per il successo del leader. Creare una rete di peer consente lo scambio di conoscenze ed esperienze tra professionisti di diversi settori e contesti, permettendo di apprendere gli uni dagli altri, di acquisire nuove prospettive, di sviluppare soluzioni innovative e arricchire le proprie conoscenze. Questa condivisione reciproca crea un ambiente di collaborazione in cui tutti possono beneficiare delle conoscenze e delle esperienze degli altri. Attraverso lo scambio di best practice, si possono identificare nuovi modelli di gestione, strategie vincenti e approcci innovativi che possono essere adattati al proprio contesto lavorativo.

  5. Gestione del tempo: il tempo è una delle poche risorse che non possiamo rigenerare, quindi è molto importante organizzarlo in modo da evitare di sprecarlo. La gestione del tempo è cruciale per i leader che devono affrontare molteplici responsabilità e scadenze. Imparare a pianificare in modo strategico, stabilire priorità e delegare compiti consente ai leader di massimizzare la produttività e raggiungere gli obiettivi.

    Un buon leader delega ai propri collaboratori i compiti in base alle loro competenze e ai loro punti di forza, offrendogli l’opportunità di sviluppare nuove competenze e assumere maggiori responsabilità. Questo favorisce la crescita e l’avanzamento professionale dei membri del team.
    Inoltre, una corretta gestione del tempo aiuta a ridurre lo stress e consente di stabilire un sano equilibrio tra vita personale e professionale.

GUIDA CON SAGGEZZA

Investire nella crescita personale e professionale in queste aree permetterà ai leader di guidare con saggezza, ispirare il loro team e ottenere risultati di qualità.
I Percorsi di CapoLeader hanno come obiettivo quello di aiutare i manager ad allenare la “nuova” leadership lavorando sulle cinque aree descritte sopra. Vuoi avere maggiori informazioni sulle modalità utilizzate per allenare ciascuna area? Manda una mail a contatta@capoleader.com per fissare un incontro di approfondimento.

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LA RICETTA PER LA FELICITÀ AL LAVORO

ARTICOLO DEL BLOG:

LA RICETTA PER LA

FELICITÀ AL LAVORO

Ma cosa rende davvero felici i lavoratori? 

La ricerca della felicità sul posto di lavoro è diventata un argomento sempre più rilevante negli ultimi anni, supportata da una serie di studi scientifici che analizzano i fattori che contribuiscono al benessere lavorativo dei dipendenti.

Un’indagine condotta da Gallup ha rivelato che il 85% dei dipendenti in tutto il mondo non si sente impegnato o è attivamente disimpegnato dal proprio lavoro. Tuttavia, uno studio dell’Università di Oxford ha scoperto che i lavoratori felici sono il 13% più produttivi rispetto ai loro colleghi meno soddisfatti. Questo dimostra che investire nella felicità dei dipendenti può portare a benefici tangibili per le aziende.

Ma cosa rende davvero felici i lavoratori? Uno studio dell’Università della California, Riverside, ha scoperto che i dipendenti che si sentono apprezzati e riconosciuti sono più propensi a essere felici sul lavoro. Inoltre, la ricerca condotta dall’Università del Texas ha evidenziato che le aziende che promuovono una cultura basata sulla fiducia e sulla collaborazione vedono un aumento del 50% nella soddisfazione dei dipendenti.

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AFFRONTARE L’INFELICITÀ AL LAVORO

Nonostante gli sforzi per promuovere la felicità sul posto di lavoro, l’infelicità rimane purtroppo diffusa in molte organizzazioni. Uno studio condotto dall’Università di Warwick ha rivelato che i lavoratori stressati sono più propensi a prendersi dei giorni di malattia e hanno una probabilità maggiore del 27% di voler lasciare il proprio lavoro.

Le principali cause di infelicità sul lavoro includono:

  1. Mancanza di Supporto: Uno studio condotto dall’Università di Harvard ha scoperto che i dipendenti che hanno rapporti sociali positivi sul posto di lavoro sono più felici e più produttivi. Quando questa forma di supporto manca, si osserva un aumento del tasso di infelicità tra i lavoratori.
  2. Assenza di pause e recupero: Ricerche condotte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno evidenziato che lunghe ore lavorative e scarso riposo influenzano negativamente la salute mentale e fisica dei dipendenti.
  3. Mancaza di Crescita Professionale: Uno studio dell’Università di Manchester ha rilevato che la mancanza di opportunità di sviluppo professionale è una delle principali cause di insoddisfazione lavorativa.
  4. Scarso Adattamento Culturale: Ricerche condotte dall’Università di Yale hanno dimostrato che i dipendenti che si sentono incompatibili con la cultura aziendale sono più inclini a essere infelici e a lasciare il proprio lavoro.
 

GLI INGREDIENTI PER LA FELICITÀ AL LAVORO

Investire nella felicità dei dipendenti non è solo un’opzione etica, ma anche una mossa strategica per le aziende che desiderano massimizzare la produttività e la soddisfazione dei propri dipendenti. Quali sono i tre ingredienti per la felicità lavorativa?
  1. Rendere la felicità un obiettivo aziendale: La ricerca dimostra che la felicità dei dipendenti non è solo un desiderio, ma una necessità per il successo e il benessere aziendale. Un’organizzazione che valorizza la felicità dei suoi dipendenti gode di maggior produttività, maggiore retention e una cultura aziendale più positiva. La felicità deve trovare posto nei KPI monitorati dalle organizzazioni.
  2. Equilibrio vita-lavoro: Un elemento fondamentale per la felicità sul lavoro è il corretto equilibrio tra vita personale e professionale. Trovare tempo per hobby, famiglia e relax non solo migliora il benessere generale, ma aumenta anche la soddisfazione e l’impegno sul posto di lavoro.
  3. Job crafting: Questo concetto, sviluppato dagli psicologi Amy Wrzesniewski e Jane Dutton, si concentra sulla capacità dei dipendenti di ridefinire e riconfigurare i propri compiti e responsabilità per adattarli meglio alle proprie preferenze, abilità e valori. Sperimentare il job crafting può aumentare il senso di significato e realizzazione sul lavoro, contribuendo così alla felicità lavorativa.

Incorporare questi elementi all’interno della cultura aziendale può portare a una maggiore felicità e soddisfazione tra i dipendenti, promuovendo nel contempo il successo a lungo termine dell’organizzazione. Nelle prossime settimane approfondiremo questi tre ingredienti, per scoprire la ricetta perfetta della felicità lavorativa.

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L’ebook “Scopri il Flow” di CapoLeader offre un’introduzione dettagliata a questo stato di immersione totale, con strategie pratiche per coltivarlo nelle attività quotidiane.
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ARTICOLI DEL BLOG


NAVIGA VERSO IL TUO BENESSERE: LA METAFORA DELLA BARCA A VELA

Negli articoli precedenti, abbiamo esplorato il vasto campo della psicologia positiva e la ricerca del benessere, analizzando strategie e approcci per migliorare la qualità della vita.

Oggi, desideriamo approfondire ulteriormente questo argomento attraverso una metafora evocativa: la  barca a vela. Questa rappresentazione ci offre un modo innovativo per comprendere come diversi elementi della nostra vita interagiscano e influenzino il nostro benessere complessivo, permettendoci di navigare con maggiore consapevolezza e

Oggi, desideriamo approfondire ulteriormente questo argomento attraverso una metafora evocativa: la  barca a vela. Questa rappresentazione ci offre un modo innovativo per comprendere come diversi elementi della nostra vita interagiscano e influenzino il nostro benessere complessivo, permettendoci di navigare con maggiore consapevolezza e determinazione verso una vita più soddisfacente.


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UN VIAGGIO VERSO LA FELICITA’: IN RICORDO DI MIHALY CSIKSZENTMIHALY

Il 20 ottobre ricorre l’anniversario della scomparsa del professor Mihaly Csikszentmihalyi, uno dei più grandi psicologi del nostro tempo e il padre della Teoria del Flow.

In occasione di questo importante momento di riflessione, nella nostra newsletter di mercoledì vogliamo celebrare il suo straordinario lavoro con una selezione di contenuti speciali. Condivideremo alcuni video che affrontano i temi cardine dei suoi studi.

Sarà un’occasione per rivivere il suo pensiero rivoluzionario e riscoprire l’impatto profondo delle sue idee su come viviamo, lavoriamo e creiamo significato nella nostra vita.

Oggi, desideriamo approfondire ulteriormente questo argomento attraverso una metafora evocativa: la  barca a vela. Questa rappresentazione ci offre un modo innovativo per comprendere come diversi elementi della nostra vita interagiscano e influenzino il nostro benessere complessivo, permettendoci di navigare con maggiore consapevolezza e

Oggi, desideriamo approfondire ulteriormente questo argomento attraverso una metafora evocativa: la  barca a vela. Questa rappresentazione ci offre un modo innovativo per comprendere come diversi elementi della nostra vita interagiscano e influenzino il nostro benessere complessivo, permettendoci di navigare con maggiore consapevolezza e determinazione verso una vita più soddisfacente.


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COSTRUISCI IL TUO BENESSERE CON IL MODELLO PERMA

Nell’articolo di questa settimana andremo ad approfondire alcuni aspetti della psicologia positiva che abbiamo già anticipato nell’articolo della scorsa settimana. Abbiamo visto come questo approccio cerchi di potenziare il benessere delle persone, aiutandole a vivere una vita piena e significativa. Ma come possiamo trasformare queste idee in pratiche concrete nella nostra quotidianità?


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CONCENTRARSI SULLA POSITIVITA’

La psicologia positiva è un ramo della psicologia relativamente giovane, che ha rivoluzionato il modo in cui pensiamo al benessere e alla felicità. 

Fondata ufficialmente negli anni ’90 dallo psicologo Martin Seligman, e successivamente arricchita dal Professor Mihály Csíkszentmihályi, con il concetto di Flow, si è sviluppata come una risposta all’approccio tradizionale della psicologia, che fino ad allora si era concentrata soprattutto sulla malattia mentale e sulla sofferenza. Ma la psicologia positiva propone una nuova domanda: perché limitarci a curare ciò che non va quando possiamo coltivare ciò che funziona?


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REGOLARE L’ENERGIA PER ENTRARE IN FLOW

Nell’articolo di questa settimana della Palestra del Flow, ci concentreremo su una strategia particolarmente efficace per entrare in uno stato di Flow: la regolazione dell’energia, uno dei pilastri del modello SFERA.

Qualche mese fa abbiamo introdotto il modello SFERA, spiegando come possa essere utilizzato per facilitare l’ingresso nel Flow. Per ricapitolare brevemente, SFERA è un acronimo che racchiude i cinque fattori essenziali per massimizzare la performance: Sincronia, Punti di Forza, Energia, Ritmo e Attivazione. 

Questi elementi, lavorando insieme, aiutano a raggiungere il nostro pieno potenziale.


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LE TENDENZE HR PER IL 2023

ARTICOLO DEL BLOG:

LE TENDENZE

HR PER IL 2023

Quali sono le tendenze HR per il 2023?

Quali sono le tendenze HR per il 2023? Il 2022 è stato l’anno delle Grandi Dimissioni, dei leader con competenze emotive e della gestione dell’incertezza post pandemia. Questi temi rimangono di grande interesse e ancora attuali, ma in queste prime settimane del 2023 stiamo assistendo alla comparsa di nuovi trend significativi. Vediamo quali sono:

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VEDIAMO QUALI SONO:

  1. Quiet recruiting: sta avvenendo un passaggio dal “licenziamento silenzioso” che ha caratterizzato la seconda metà del 2022 all’“assunzione silenziosa”. Il Quiet recruiting è un fenomeno di reclutamento di talenti che avviene in modo discreto e privato, senza pubblicizzare o divulgare le posizioni lavorative disponibili attraverso canali di comunicazione tradizionali come annunci di lavoro o siti di recruiting. Più che nuove assunzioni,  si punta maggiormente alla mobilità interna dei talenti, un potenziamento delle skills e approcci alternativi, fatti di networking e ricorso a gig workers. L’idea di base è acquisire nuove competenze e capacità senza aggiungere nuovi dipendenti a tempo pieno.

  2. Supporto ai manager: i manager rappresentano il collegamento diretto tra i lavoratori e la cultura aziendale. Ricoprono un ruolo importante e per questo hanno bisogno di supporto. Spesso si trovano a dover gestire la pressione dall’alto e dal basso: devono attuare la strategia aziendale, ma allo stesso tempo fornire un significato al lavoro svolto, flessibilità e opportunità di carriera.

  3. Ricerca di candidati non tradizionali: le organizzazioni dovranno cercare di valutare i candidati esclusivamente in base alla loro capacità di svolgere il ruolo, non alle loro credenziali ed esperienza precedente. Il ruolo della qualifica passerà in secondo piano, lasciando il posto alla diversificazione dei talenti. Sempre più persone, infatti, dichiarano di candidarsi per lavori al di fuori della loro attuale area di competenza e questo sarà sempre più frequente.

  4. Prestazioni sostenibili: la maggior parte dei lavoratori sta ancora affrontando problemi di salute mentale a causa delle turbolenze sociali, economiche e politiche degli ultimi tempi. Questo può ridurre la produttività e le prestazioni, nonché aumentare gli scoppi di rabbia, le dimissioni senza preavviso e i conflitti sul posto di lavoro. Molte organizzazioni stanno implementando delle strategie volte a sostenere i propri lavoratori, considerandoli non solo come dipendenti, ma come persone complete.

    Alcuni esempi sono: il riposo proattivo, prima di periodi di lavoro ad alta richiesta, come il venerdì senza riunioni o del tempo da dedicare al proprio benessere; opportunità di discussione per affrontare sfide e argomenti difficili senza giudizio o conseguenze; consulenti traumatologici per fornire consulenza in loco e formare i manager su come gestire i conflitti sul posto di lavoro e su come avere conversazioni difficili con i dipendenti.

  5. Diversità, equità e inclusione ( DEI ): le organizzazioni continueranno ad investire su diversità, equità e inclusione (DEI), nonostante qualche resistenze. Alcuni dipendenti ritiengono che gli sforzi della DEI della propria organizzazione creino divisioni. A pesare su questa percezione sono le tendenze politiche e ideologiche che valutano la diversity come una forma di discriminazione contro gruppi storicamente favoriti. Parliamo di reazioni e pregiudizi, anche non intenzionali o molto sottili, che spesso però, rendono difficile il percorso lavorativo.
  6. Colmare le lacune della Generazione Z: l’isolamento sociale provocato dalla pandemia ha colpito soprattutto i giovani, rendendo più difficile il perseguimento dei loro obiettivi educativi o di carriera. La Generazione Z ha perso lo sviluppo di competenze trasversali, come negoziare, fare rete, parlare con sicurezza di fronte alla folla e sviluppare la resistenza sociale e l’attenzione necessarie per lavorare per lunghe ore, in un ambiente in presenza.

    Questo disequilibrio tra sfide troppo elevate e scarse competenze tradizionali, porta a due condizioni: affidare ai giovani lavori troppo difficili, senza un supporto su cui poter contare per imparare, creando in loro uno stato di ansia e preoccupazione; oppure affidargli dei compiti troppo semplici e poco sfidanti che generando noia e poca motivazione.

APPROCCIO HUMAN CREATED E FLOW

Le tendenze hr del 2023 hanno come obiettivo quello di investire sul benessere delle persone, portando avanti tematiche importanti come la diversity e l’inclusività, supportando manager e figure chiave, investendo sulle competenze piuttosto che sull’esperienza e sui titoli delle persone, in particolare dei giovani.

Queste tematiche sono sempre più dirette verso un approccio “human-centered”, in cui viene messa al centro la persona nella sua interezza. La priorità è diventata quella di adattare il lavoro alle necessità della persona e non viceversa, come qualche anno fa in cui doveva essere il lavoratore ad adattarsi all’ambiente.

L’approccio “human-centered” viene teorizzato molto bene nel libro Buon Business, del Prof. Csikszentmihalyi, in cui viene spiegato come riuscire a creare un ambiente lavorativo in cui le persone siano felici, stiano bene, siano concentrate solo su quello che conta e soprattutto che riescano a sperimentare lo stato di Flow al lavoro.

Il Flow è uno stato mentale che permette alle persone di  trasformare il proprio lavoro nella propria passione, ricercando un equilibrio tra le sfide del compito e le abilità della persona, migliorando la soddisfazione e la produttività.
L’approccio di CapoLeader, basato sulla Teoria del Flow, ha come obiettivo quello di creare percorsi per le figure apicali e manageriali, in modo da produrre un effetto a cascata che porti il cambiamento dall’alto verso il basso.

La nostra idea è aiutare sempre più aziende a portare il Flow nelle loro attività lavorative, migliorando la produttività, la motivazione e soprattutto aiutando le persone ad essere felici durante le loro attività lavorative.

Vuoi introdurre un percorso per i tuoi manager? Manda una mail a contatt@capoleader.com

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UN VIAGGIO VERSO LA FELICITA’: IN RICORDO DI MIHALY CSIKSZENTMIHALY

Il 20 ottobre ricorre l’anniversario della scomparsa del professor Mihaly Csikszentmihalyi, uno dei più grandi psicologi del nostro tempo e il padre della Teoria del Flow.

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La psicologia positiva è un ramo della psicologia relativamente giovane, che ha rivoluzionato il modo in cui pensiamo al benessere e alla felicità. 

Fondata ufficialmente negli anni ’90 dallo psicologo Martin Seligman, e successivamente arricchita dal Professor Mihály Csíkszentmihályi, con il concetto di Flow, si è sviluppata come una risposta all’approccio tradizionale della psicologia, che fino ad allora si era concentrata soprattutto sulla malattia mentale e sulla sofferenza. Ma la psicologia positiva propone una nuova domanda: perché limitarci a curare ciò che non va quando possiamo coltivare ciò che funziona?


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Nell’articolo di questa settimana della Palestra del Flow, ci concentreremo su una strategia particolarmente efficace per entrare in uno stato di Flow: la regolazione dell’energia, uno dei pilastri del modello SFERA.

Qualche mese fa abbiamo introdotto il modello SFERA, spiegando come possa essere utilizzato per facilitare l’ingresso nel Flow. Per ricapitolare brevemente, SFERA è un acronimo che racchiude i cinque fattori essenziali per massimizzare la performance: Sincronia, Punti di Forza, Energia, Ritmo e Attivazione. 

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