Lo Smart Leadership Program è stato ideato in base alle richieste sempre più frequenti che CapoLeader ha ricevuto dal mondo manageriale. Gli ultimi due anni hanno costretto i manager a rivedere il modo di gestire i propri team, molti di loro si sono ritrovati spiazzati dalle mutate condizioni lavorative, gestire le persone a distanza, convivere con l’incertezza, bilanciare vita lavorativa con quella personale, percepire e assecondare i nuovi bisogni dei collaboratori, creare un network di risorse capaci di sostenere la figura del leader nella complessità del mutato contesto lavorativo. Queste sono diventate le nuove priorità della Smart Leadership.

La Teoria del Flow ci insegna che il bilanciamento tra abilità e sfide permette di trovare equilibrio e bilanciamento e di vivere il proprio ruolo con soddisfazione, coinvolgimento e alte prestazioni. In presenza di un deficit nelle abilità sopracitate riusciranno i leader a sostenere le sfide attuali e sperimentare lo stato di Flow?

Il percorso ambisce proprio a colmare questo gap e rendere più agevoli le sfide dei people leader. E’ prevista una modalità che accompagni i partecipanti nell’esplorazione delle nuove modalità di esercizio del proprio ruolo e li supporti nella riflessione sulle principali novità in atto nel sistema aziendale. Non si tratta di lezioni frontali perché i protagonisti sono proprio i discenti. Spazi di riflessione individuale si susseguono a momenti di condivisione delle proprie esperienza prima in piccoli gruppi poi insieme all’intera classe.

7 appuntamenti tematici su base bisettimanale con possibilità di mettere in pratica e sperimentare gli argomenti discussi in classe. Le principali tematiche trattate sono:

  • Il lavoro e le riunioni a distanza. Panoramica sulle nuove modalità di gestione del lavoro a distanza e utilizzo consapevole della tecnologia. Cosa cambia, cosa invece rimane invariato.
  • Nuovi approcci comunicativi. Dati i principi della comunicazione efficace tradizionale, va ripensato il modello comunicativo alla luce delle nuove regole di ingaggio.
  • Empatia ed ascolto attivo. In un contesto lavorativo dove stimoli e distrazioni sono in costante aumento, i people manager devono riuscire ad entrare in modalità ascolto sia a livello verbale che emotivo.
  • I nuovi bisogni lavorativi e l’equilibrio vita/lavoro. Il fenomeno della great resignation ci insegna che le persone hanno mutato le necessità e i fabbisogni in ambito lavorativo, partendo dalla piramide dei bisogni è necessario comprendere e aggiornare le priorità dei collaboratori.
  • I nuovi stili di leadership – La leadership gentile. Gli ultimi 3 anni ci hanno insegnato che il modello di leadership command & control non è più vincente nel contesto attuale. E’ necessario sviluppare un approccio più human centered e prendersi cura dei propri interlocutori.
  • Come coinvolgere ed ispirare oggi. Anche alla luce delle nuove generazione che sono entrate nel mondo lavorativo è necessario un cambio di paradigma per sviluppare engagement e ispirare i collaboratori. Quale storytelling è necessario?
  • La paura del giudizio e la cultura del lamento. I retaggi dei modelli tradizionali di management sono un ostacolo alla piena soddisfazione e alla produttività. Lo smart leader deve introdurre nuove strategie per eliminare questi due ostacoli alla piena realizzazione del potenziale umano.

 

Una viva esigenza del mondo lavorativo attuale è quella di costruire dei network di sostegno per i manager dove i vari membri possano contare sul supporto reciproco dei colleghi anche su situazioni meno tecniche ma più relative alla gestione del personale. Il percorso prevede l’introduzione dello strumento del peer coaching e fornisce un frame alla creazione del lavoro di squadra.

Smart Leadership Program

 

Vuoi introdurre lo Smart Leadership Program nella tua azienda? manda la tua richiesta a contatta@capoleader.com sarai ricontattato per una breve call introduttiva.

Investi tempo per guadagnare tempo… con tanto di interessi!

Ogni giorno ti vengono accreditati 86.400 secondi. A mezzanotte perdi qualsiasi ammo

ntare non investito saggiamente durante la giornata. Impossibile andare in rosso ma anche accumulare questo bene.

Siamo sicuri che spendere tutto questo tempo nel mero inseguimento di task da completare, impegni e scadenze da rispettare, obiettivi da raggiungere… senza sosta, senza avere mai tempo per te, sia la strada giusta? Correndo il rischio, che, proprio nell’atteso momento in cui ti fermi, sopraggiunga la noia e il non sapere cosa fare?

Credere che l’ozio sia il padre dei vizi o il totale abbandono al far nulla è un’aberrazione. Per gli antichi romani, l’otium era cura di sé e della propria saggezza, che passava per la contemplazione spirituale e lo studio. L’ozio libera la fantasia e l’incanto, la meraviglia e il gioco, ti conduce a riscoprire il piacere in ciò che fai e ad attivare il pensiero creativo. Tutto questo ha bisogno di spazio. Uno spazio che non si può trovare in un’agenda piena di cose da fare per “dovere”.

 

Porta attenzione al tuo dialogo interiore

Quando ti alzi al mattino, quando inizi le tue attività, mentre le organizzi mentalmente, cosa dici a te stesso?

“Devo fare…” oppure “desidero, voglio fare” quella cosa?

Ecco che, tra un dovere e un volere, ci sono notevoli differenze.

 

Se la tua giornata è fatta esclusivamente da doveri è molto probabile che tu conviva con una sorta di peso, con sensi di frustrazione e colpa, nonché con bassa autostima, soprattutto quando non riesci a portarli a compimento.

Probabilmente la tua giornata è costituita da attività che ti svuotano e arrivi alla sera senza più un minimo di energia.

 

Sei anche tu, come molti, talmente assuefatto dallo stile di vita contemporaneo, da esserti scordato quali sono le attività che ti nutrono? Ricordi cosa ti piace fare? Cosa desideri veramente fare? Quali sono quelle attività al termine delle quali ti senti pieno, ricaricato di energie?

Non è che senti – per caso – una vocina, proprio nel momento in cui vorresti fare qualcosa che ti piace, che ti sussurra “prima il dovere e poi il piacere”?

Se ti accade, sappi che sei vittima di una vecchia programmazione che hai il potere di modificare, se lo vuoi.

È assurdo pensare di dividere il dovere dal piacere, perché il piacere è una energia, una pulsione naturale su cui si fonda la vita stessa.

E il tuo lavoro non dovrebbe essere solo un dovere ma anche, almeno in parte, un piacere; dovrebbe essere il tuo “gioco”.

“La chiave del successo è sentire che il tuo ‘lavoro’ è un ‘gioco.’ Tu non lavori per ‘guadagnarti da vivere‘, o per riempire il tuo tempo, o perché la società, la tua famiglia o i tuoi genitori si aspettano che tu lo faccia. Tu lavori perché è il miglior gioco che ci sia, l’unico nel quale puoi venire pagato per fare ciò che è divertente.”
MICHAEL KORDA

Come fare, quindi, ad accorgerti dei tuoi pensieri, di quali parole e frasi usi con te stesso prima ancora che con gli altri? Di quali automatismi metti in atto, anche se sono lesivi per te? Ad accorgerti se stai facendo una attività che ti nutre oppure che ti svuota?

 

“Medita ogni giorno per 20 minuti.
A meno che tu non sia troppo occupato.
In questo caso medita un’ora.”
Proverbio zen

 

Chiariamo alcune questioni fondamentali:

  • meditare non significa affatto sopprimere i propri pensieri – sarebbe impossibile poiché la mente ne produce una infinità – piuttosto diventarne consapevole;
  • meditare non è soltanto roba da monaci tibetani ma è sviluppare presenza e attitudine, ormai alla portata di tutti;
  • Il verbo “meditare” ha molto in comune con la parola “medicare” e suggerisce un “prendersi cura” di sé, in un senso “olistico” che considera tutti gli aspetti legati all’Essere (fisico, emozionale, mentale e spirituale);
  • molte tecniche sono state adattate per l’occidente e sperimentate anche nel mondo del lavoro e ignorarle equivale a perdere un treno per il cambiamento e l’innovazione.

 

In realtà, bastano pochi minuti al giorno, da introdurre come nuova abitudine, per iniziare ad apprezzare dei miglioramenti. Se non lo fai, rischi di continuare a correre inconsapevole sulla ruota del criceto. Se lo fai, all’inizio ti scontrerai con l’inerzia e lo scetticismo della tua mente, che odia i cambiamenti; successivamente, godrai di questo tempo che attenderai con trepidazione.

 

Puoi iniziare con una semplice auto-osservazione

 

  • Fermati e porta attenzione volontaria al momento presente
  • Immaginati osservatore di te stesso, meticoloso, distaccato e amorevole, privo di giudizi e pregiudizi, che non si aspetta nulla ed è disposto ad accogliere e prendere nota di qualsiasi cosa emerga; perché nulla è giusto o sbagliato, tutto, semplicemente, è
  • Divieni consapevole del tuo respiro e prova a renderlo più tranquillo e profondo
  • Prendi atto dei segnali che giungono dal corpo fisico, dai tuoi 5 sensi
  • Osserva emozioni e pensieri che emergono, senza aggrapparti a nulla, ma lasciandoli semplicemente fluire

 

Quali “interessi” ottieni investendo tempo nell’auto-osservazione?

 

  • Consapevolezza: di te stesso, di come funzioni, di quali emozioni ti guidano nelle relazioni, al lavoro e in famiglia, di come reagisci agli eventi
  • Centratura, lucidità e resilienza: anche se attorno a te imperversa l’uragano, tu sei flessibile al vento, ancorato nelle tue radici, sai gestire efficacemente tutte le informazioni, sai elaborare le migliori soluzioni possibili ai problemi, sei in grado di rialzarti dopo momenti difficili
  • Senso di sicurezza: ti garantisce maggiore libertà e fiducia
  • Senso di valore: tu vali per quello che sei, non sei determinato da quello che fai; puoi anche sbagliare e accogliere l’errore come un insegnamento
  • Capacità di osservazione, gentile e priva di giudizio, nella consapevolezza che tutto è opportunità ed esperienza
  • Migliore qualità dei pensieri, che determina il tuo livello di felicità

 

Nel business come nella vita privata, una persona che sa auto-osservarsi impara a conoscere i propri punti di forza e le aree di miglioramento, sa mettersi in discussione, diventa cosciente delle leve che lo fanno andare avanti o rinunciare.

Sulla base della conoscenza di sé, impara ad ascoltare gli altri, a individuarne i meccanismi, a fornire feedback assertivi, ad avere maggiore fiducia e a riconoscere come delegare specifiche attività, rispettando il valore di ciascuno, che è indipendente dal lavoro che si fa.

Il clima che si crea all’interno di un gruppo di persone capaci di fermarsi, di respirare e ascoltare, in grado di portare alla luce il piacere in ciò che fanno, ha un’aria molto più leggera. Quel tipo di leggerezza che non ha nulla a che vedere con la superficialità e, anzi, è segno di profondità e di valore.

 

Elena Biazzi