ARTICOLO DEL BLOG:

LA RICERCA
DEL COINVOLGIMENTO

I sette fattori che guidano il coinvolgimento dei dipendenti.

All’interno della letteratura di consulenza, e in una certa misura la letteratura accademica, viene suggerita una moltitudine di diversi fattori del coinvolgimento. Questi includono avere uno stile di gestione collaborativa, dimostrare un impegno per la responsabilità sociale, creare una cultura ricca di significato e garantire ai dipendenti buoni rapporti con i loro colleghi e i manager. In collaborazione con una ricerca condotta dall’Università dell’Hertfordshire – Thomas international ha identificato sette fattori che guidano il coinvolgimento dei dipendenti.

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I FATTORI DEL COINVOLGIMENTO

Sfida: assegnare compiti impegnativi ma raggiungibili ai dipendenti, consentendo loro di esercitare i loro punti di forza e consentendo loro di sentire un maggiore senso di realizzazione al termine dei compiti.

 Libertà – garantire ai dipendenti la flessibilità di scegliere e prendere decisioni su come svolgere il loro ruolo. I manager dovrebbero autorizzare i loro subordinati a incoraggiare l’autonomia a creare una cultura della fiducia.

Chiarezza: chiarire ai dipendenti quali sono i loro obiettivi e garantire che i questi comprendano i loro ruoli individuali e il modo in cui questi si inseriscono nello scopo più ampio dell’organizzazione.

Riconoscimento – garantire che vi siano meccanismi formali e informali attraverso i quali sia i manager che i colleghi possono riconoscere e apprezzare il contributo degli altri.

Insieme – promuovere lo sviluppo di relazioni interpersonali positive tra i manager e i loro collaboratori nonché garantire l’esistenza di positive condizioni di lavoro. Si dovrebbe promuovere una cultura solidale.

Voce– consentire ai dipendenti di parlare e di essere ascoltati quando hanno qualcosa da dire. Le idee e le opinioni dei dipendenti devono essere rispettate. Ognuno dovrebbero avere la possibilità di apportare modifiche al proprio ambiente di lavoro attraverso questi canali di comunicazione.

Crescita – garantire che i dipendenti siano dotati di adeguate opportunità di sviluppo all’interno del loro ruolo. I dipendenti devono essere consapevoli che stanno migliorando continuamente e capire come stanno procedendo nelle loro carriere.

#traintheleadership #imparadivertendoti #capoleader

Scarica qui la guida al coinvolgimento tramite i valori

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Attraverso esempi concreti e consigli pratici, imparerai a raggiungere il massimo rendimento in ogni ambito della tua vita.

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EVENTO GRATUITO LA PALESTRA DEL FLOW: LA MOTIVAZIONE

Questo riscontro positivo ci ha portato a riflettere su come poter rendere l’esperienza del Flow ancora più accessibile e concreta. Così è nata l’idea delle “Pillole di Flow”: eventi online mensili, gratuiti, pratici e partecipativi, in cui approfondiremo i temi del Flow attraverso attività interattive, discussioni e strumenti applicabili fin da subito.

Ogni sessione delle “Pillole di Flow” sarà un’occasione per esplorare e applicare i concetti del Flow nella vita di tutti i giorni, rendendo il percorso non solo teorico ma soprattutto pratico e coinvolgente. Lavoreremo in piccoli gruppi e coppie, creando uno spazio di confronto diretto e stimolante, ideale per approfondire nuove abilità e applicare immediatamente quanto appreso. Al termine di ogni incontro, sarete voi a scegliere il tema successivo, così da costruire insieme un percorso che risponda concretamente alle vostre necessità.

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NAVIGARE CON CONSAPEVOLEZZA: RIPRENDERE IL CONTROLLO

Nell’articolo della scorsa settimana abbiamo esplorato la metafora del capitano della barca come guida della nostra vita, immaginandolo dotato di quattro abilità fondamentali che gli permettono di governare il viaggio: azione, attenzione, pensieri e motivazione. 
Queste abilità sono come ancore che lo aiutano a mantenere il controllo sulla navigazione, affrontando sia i mari calmi che le tempeste. 
Oggi vogliamo concentrarci su una di queste abilità, quella che forse più di tutte determina la qualità della rotta e la sicurezza del viaggio: l’attenzione.

Se gli otto elementi rappresentano i fattori chiave del benessere umano, il capitano simboleggia l’individuo stesso, colui che, consapevole delle dinamiche della propria vita, prende decisioni e guida il proprio percorso. 
In questo articolo, ci concentreremo sulle caratteristiche del capitano, sulla sua capacità di gestire la rotta e di interagire con gli elementi che compongono la barca.

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ROMPERE LA MENTALITA’
A SILOS

In questo articolo andremo a vedere come rompere la mentalità a silos in azienda sostituendola con il pensiero sistemico.

Un’organizzazione a silos è un modello di gestione aziendale in cui le informazioni e le attività sono suddivise in compartimenti separati e isolati tra loro. In questo modello, ogni reparto o funzione dell’organizzazione lavora in modo indipendente e non comunica in modo efficace con gli altri.
In questo articolo andremo a vedere come rompere la mentalità a silos in azienda sostituendola con il pensiero sistemico.

Un silo è un sistema che separa le diverse tipologie di dipendenti, solitamente in base al reparto in cui lavorano. Ne conseguono barriere che ostacolano la collaborazione e la comunicazione tra i membri del team, riducono l’efficienza e ostruiscono il flusso delle informazioni. Un esempio di mentalità a silos potrebbe essere una grande azienda con diversi dipartimenti, ognuno dei quali lavora in modo indipendente dagli altri. Il dipartimento vendite potrebbe concentrarsi solo sulla vendita di prodotti, senza considerare la qualità dei prodotti stessi o il servizio post-vendita. Allo stesso modo, il dipartimento marketing potrebbe concentrarsi solo sulla promozione dei prodotti, senza considerare le esigenze dei clienti o il feedback dei dipartimenti vendite o servizio clienti.

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GLI SVANTAGGI DI UNA MODALITÀ A SILOS

Quando i confini tra i vari reparti sono impenetrabili possono nascere alcuni rischi per l’azienda. I principali svantaggi possono essere:

  • La mancanza di comunicazione: la mentalità a silos può creare un clima in cui i dipendenti non comunicano con gli altri reparti dell’organizzazione. Ciò può comportare problemi di collaborazione, coordinamento e condivisione delle informazioni tra gli uffici, il che può rallentare la velocità e l’efficacia dell’organizzazione nel raggiungere i propri obiettivi.

     Inoltre, può portare a una mancanza di trasparenza e di responsabilità, poiché ogni dipartimento lavora in modo isolato e non è consapevole di ciò che accade in altre parti dell’organizzazione.


  • La perdita di innovazione: la mancanza di comunicazione tra i dipartimenti può portare a una perdita di innovazione e creatività all’interno dell’organizzazione. Quando i dipartimenti lavorano in modo isolato, la condivisione di informazioni, idee e risorse diventa difficile.
    Ciò può portare a una mancanza di collaborazione e coordinamento tra i reparti, rallentando i processi e limitando l’efficacia dell’organizzazione.


  • La riduzione dell’efficacia: la mentalità a silos può anche portare a una riduzione dell’efficacia complessiva dell’organizzazione. Quando ogni dipartimento si concentra solo sui propri obiettivi, senza considerare l’impatto delle proprie attività su altri reparti, possono sorgere conflitti di interesse.
    Ad esempio, se il reparto produzione si concentra solo sulla produzione di quantità elevate, senza considerare la qualità, il reparto controllo qualità potrebbe essere costretto a rifiutare molte di queste produzioni, creando in questo modo una situazione di conflitto tra i due reparti.


  • La mancanza di efficienza: la mentalità a silos può compromettere la capacità dell’organizzazione di raggiungere i propri obiettivi. Quando ogni ufficio lavora in modo isolato, possono sorgere attività ripetitive o sovrapposte che non solo aumentano i costi, ma anche rallentano i processi.
    Ad esempio, se il reparto contabilità e il reparto acquisti hanno procedure separate per la gestione delle fatture, ci può essere una sovrapposizione di attività che rallenta il processo e aumenta i costi complessivi dell’organizzazione.


  • Mancanza di trasparenza: la mancanza di comunicazione tra i reparti può portare a una mancanza di trasparenza all’interno dell’organizzazione. I dipendenti potrebbero non essere consapevoli delle attività e delle informazioni che si verificano in altri reparti, il che può portare a malintesi, conflitti e problemi di coordinamento.

    Ad esempio, se il reparto risorse umane assume un dipendente senza informare il reparto operativo, potrebbe crearsi una situazione in cui il nuovo dipendente non dispone delle informazioni necessarie per svolgere il proprio lavoro.

Per rompere la mentalità a silos è necessario cambiare prospettiva focalizzandosi sul pensiero sistemico.
Il pensiero sistemico è un modo di pensare che si concentra sulla comprensione dei sistemi complessi e delle interazioni tra i vari elementi dell’organizzazione.

Si basa sulla comprensione del fatto che ogni funzione e ogni attività aziendale sia interdipendente e che qualsiasi cambiamento in un’area dell’organizzazione possa influenzare l’intero sistema.

L’obiettivo è quello di creare un ambiente di lavoro collaborativo, dove tutti i dipartimenti lavorino insieme per il successo dell’organizzazione. Ciò richiede una cultura aziendale aperta e trasparente, dove la comunicazione e la collaborazione siano incoraggiate e incentivate per il raggiungimento degli obiettivi comuni.

Il pensiero sistemico consente all’azienda di rimanere competitiva sul mercato e di raggiungere i propri obiettivi a lungo termine grazie a:

  • una miglior comprensione dei processi aziendali nella loro interezza,
  • aiutando a individuare eventuali inefficienze o problemi e a trovare soluzioni più efficaci, riducendo gli sprechi, i costi e i colli di bottiglia,
  • incoraggiando l’innovazione e la creatività e portando a nuove soluzioni, promuovendo la comunicazione e la collaborazione tra le diverse funzioni e team dell’azienda, creando un ambiente di lavoro più collaborativo e produttivo,permettendo di valutare l’intera catena di valore dell’azienda, compresa l’esperienza del cliente.

    Questo aiuta a individuare eventuali punti deboli e a migliorare l’esperienza complessiva del cliente
  • aiutando a gestire il cambiamento all’interno dell’azienda in modo più efficace, identificando le interazioni tra le diverse funzioni e valutando gli effetti del cambiamento sull’intero sistema

In CapoLeader incontriamo sempre più aziende alla ricerca di strumenti utili per efficientare i propri processi e rompere la mentalità a silos, in cui ogni reparto si interessa solo “al proprio orticello”, passando ad un approccio sistemico, in cui ogni funzione è strettamente interconnessa con le altre.


Per questo motivo stiamo stiamo lavorando ad una novità molto interessante, ovviamente utilizzando la gamification.

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NAVIGARE CON CONSAPEVOLEZZA: RIPRENDERE IL CONTROLLO

Nell’articolo della scorsa settimana abbiamo esplorato la metafora del capitano della barca come guida della nostra vita, immaginandolo dotato di quattro abilità fondamentali che gli permettono di governare il viaggio: azione, attenzione, pensieri e motivazione. 
Queste abilità sono come ancore che lo aiutano a mantenere il controllo sulla navigazione, affrontando sia i mari calmi che le tempeste. 
Oggi vogliamo concentrarci su una di queste abilità, quella che forse più di tutte determina la qualità della rotta e la sicurezza del viaggio: l’attenzione.

Se gli otto elementi rappresentano i fattori chiave del benessere umano, il capitano simboleggia l’individuo stesso, colui che, consapevole delle dinamiche della propria vita, prende decisioni e guida il proprio percorso. 
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COME CAPIRE SE LE PERSONE
SONO DEMOTIVATE

Come facciamo a capire se le persone sono demotivate al lavoro?

Ci troviamo nel periodo delle Grandi Dimissioni, o Great Resignation, in cui il 45% degli occupati dichiara di aver cambiato lavoro nell’ultimo anno o di avere intenzione di farlo da qui a 18 mesi. Molte persone hanno deciso di lasciare il proprio posto di lavoro perché non rispecchia più i propri valori, non si sentono più motivati e di conseguenza non sono felici. Come facciamo a capire se le persone sono demotivate al lavoro?

Il ruolo degli HR è fondamentale in questi casi, perché si trovano nella posizione privilegiata di poter aiutare le persone a capire cosa manca e cosa modificare per ritrovare la motivazione e la soddisfazione persa con il tempo.

Quali sono le domande che ogni HR dovrebbe farsi per valutare la situazione e intercettare i sintomi che facciano capire che le persone sono demotivate?

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COME FACCIAMO A CAPIRE CHE LE PERSONE SONO DEMOTIVATE?

Quali sono le domande che ogni HR dovrebbe farsi per valutare la situazione e intercettare i sintomi che facciano capire che le persone sono demotivate?

  • La persona ha obiettivi chiari?

È fondamentale per ogni lavoratore avere chiara la direzione da prendere. Questo non vuol solo dire sapere quale sia la meta, ma anche quali strumenti utilizzare durante il percorso.

Una persona che non sente di aver chiaro il proprio obiettivo lavorativo risulterà demotivata e sarà più incline a diventare inefficace e poco produttiva.

  • Le sue abilità sono bilanciate al livello di sfida del compito?

Quando viene assegnato un compito è importante capire se le competenze della persona siano superiori, inferiori o in equilibrio con il livello di difficoltà. Se il lavoratore avrà competenze superiori al livello di sfida percepita probabilmente si annoierà e quindi non troverà soddisfazione in quello che fa. Al contrario, se la sfida è superiore alle sue abilità proverà uno stato di ansia e di stress. Quando c’è equilibrio tra abilità e difficoltà la persona entrerà in Flow, sarà quindi piacevolmente assorto in quello che sta facendo e la sua motivazione e soddisfazione lavorativa aumenteranno.

  • Riceve feedback adeguati?

Il feedback è uno strumento prezioso per capire se si sta andando nella giusta direzione. Per essere efficace deve essere dato subito dopo aver svolto un compito e deve essere molto specifico. Se le persone non ricevono un feedback rischiano di allontanarsi dalla meta desiderata senza accorgersene. È importante anche dare feedback di apprezzamento, per riconoscere l’impegno e celebrare un successo al fine di creare un buon clima lavorativo.

  • Ci sono troppe distrazioni?

Il principale ostacolo per entrare in Flow riguarda le distrazioni. Assicurarsi che le persone lavorino in ambienti tranquilli in cui non ci siano troppi rumori e continue interruzioni può facilitare la concentrazione. Se la mia attenzione viene continuamente dirottata verso elementi di disturbo come le mail e le notifiche del cellulare sarà difficile mantenere alta la concentrazione. Silenziare lo smartphone o programmare un orario per rispondere a tutte le mail può essere una semplice soluzione per rimanere focalizzati sul compito.

  • Lavora in multitasking?

Il multitasking non esiste! Se la persona svolge più compiti contemporaneamente vuole semplicemente dire che il suo cervello passerà continuamente da un compito all’altro a ritmi sostenuti, in questo modo la qualità del lavoro sarà inferiore perché non si riuscirà ad entrare nel flow, si impiegherà più tempo per terminare i compiti e la persona, alla fine, sarà molto più stanca e demotivata.

Se la persona non si identifica nel suo lavoro o se i suoi valori non sono gli stessi dell’azienda, difficilmente riuscirà ad essere motivata. Trovare un senso, uno scopo più grande al proprio lavoro è importante per entrare in Flow. Ognuno di noi lavora molto meglio quando sa che quello che sta facendo è utile e farà la differenza nel mondo. Il senso di significato che attribuiamo al nostro lavoro è uno dei presupposti per provare grande coinvolgimento, benessere e alta produttività nella propria attività.

 

Queste semplici domande possono aiutare, chi gestisce le persone dell’azienda, a capire se ci sono degli ostacoli al benessere lavorativo. Il passo successivo sarà quello costruire percorsi di sviluppo in grado di restituire motivazione e coinvolgimento ai lavoratori. Inserire nel piano formativo annuale iniziative legate al Flow e alla gamification aiuta i dipendenti a sviluppare un approccio basato sul connubio di apprendimento e divertimento.

Noi di CapoLeader proponiamo la soluzione che permette di approfondire gli interrogativi generati dalle precedenti domande e capire quando le persone sono demotivate. Ogni partecipante imparerà a lavorare su obiettivi chiari, bilanciamento abilità sfida, feedback, attenzione focalizzata e senso di significato. Come?

Attraverso un simulatore di leadership, Fligby, ogni persona diventa Direttore Generale di un’azienda e si allena a gestire un team di 7 persone sfiduciate e poco motivate, aiutandole a ritrovare la motivazione, la soddisfazione lavorativa e il Flow. Ogni persona può mettersi alla prova, testare le proprie emozioni, fare scelte diverse e vedere come reagiscono i propri collaboratori virtuali.

Il vantaggio di un simulatore di leadership è quello di poter sperimentare situazioni reali senza fare danni, perché ci troviamo in un contesto sicuro dove dall’errore si può imparare. I partecipanti potranno capire se le proprie persone sono demotivate e avranno strategie pronte per accompagnarle verso il pieno coinvolgimento e soddisfazione.

 

Vuoi avere qualche informazione in più su Fligby? Manda una mail a contatta@capoleader.com

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SEI INSODDISFATTO
DEL TUO LAVORO?

Secondo un sondaggio condotto da Gallup solo il 4% degli italiani si sente appagato e felice del proprio lavoro

Secondo un sondaggio condotto da Gallup solo il 4% degli italiani si sente appagato e felice del proprio lavoro. Questo vuol dire che 96 persone su 100 si sentono insoddisfatte, demotivate o infelici al lavoro. Infatti, se ci guardiamo intorno il mattino in metropolitana o in treno, possiamo notare che la maggior parte delle persone non sembrano felici o entusiaste per la giornata lavorativa che li aspetta. Spesso non è facile definire i fattori precisi che ci rendono infelici, così abbiamo preparato un elenco di possibili cause di insoddisfazione.
E tu sei insoddisfatto del tuo lavoro?

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insoddisfatto al lavoro

E TU SEI INSODDISFATTO DEL TUO LAVORO?

  1. Mancanza di sfide: le persone possono sentirsi annoiate e sotto-utilizzate se il lavoro diventa monotono e privo di sfide, il che può portare a una perdita di interesse e motivazione.

  2. Assenza di riconoscimento: La mancanza di feedback positivo e di ricompense per i risultati ottenuti può far sentire ai dipendenti che i loro sforzi non sono apprezzati o riconosciuti.

  3. Scarso equilibrio tra sforzo e ricompensa: Se i dipendenti sentono di investire più energia e impegno di quanto ricevano in termini di salario, opportunità di crescita o riconoscimento, possono diventare demotivati.

  4. Assenza di significato: se i lavoratori non riescono a vedere il significato o l’importanza della loro attività all’interno dell’organizzazione, possono perdere la motivazione a impegnarsi.

  5. Ambiente di lavoro tossico: Un ambiente di lavoro caratterizzato da conflitti, discriminazione, bullismo o mancanza di collaborazione può avere un impatto negativo sulla motivazione e sul benessere dei dipendenti.

  6. Mancanza di controllo: quando i dipendenti non hanno la possibilità di influenzare le decisioni che riguardano il proprio lavoro o non possono prendere decisioni autonome, possono sentirsi privi di potere e poco motivati.

  7. Difficoltà nella gestione vita-lavoro: una delle cause di demotivazione può essere la difficoltà nel definire i confini tra il lavoro e la vita personale o una corretta pianificazione delle proprie attività.

  8. Obiettivi irraggiungibili: L’assegnazione di obiettivi troppo ambiziosi o irrealistici può portare a sensazioni di frustrazione e demotivazione quando i dipendenti non riescono a raggiungerli.

  9. Paura del fallimento: spesso nelle aziende è diffusa una cultura di non tolleranza del fallimento e dell’errore, considerandoli come insuccesso invece che come opportunità di apprendimento e crescita.

  10. Paura del cambiamento: il lavoro è spesso considerato come una delle fonti principali di sicurezza, poichè garantisce una stabilità economica e un riconoscimento sociale. Ma quando non ci sentiamo più allineati ad esso, a volte, può risultare difficile prendere coraggio e lasciarlo per trovarne uno che ci appaghi maggiormente. Rimaniamo ancorati ad una situazione che non ci fa stare bene solo per paura di quello che potrebbe succedere cambiando.
insoddisfatto del proprio lavoro

PER RIASSUMERE

Per riassumere, possiamo dire che queste 10 cause di insoddisfazione lavorativa possono essere categorizzate in tre aree:

  • Cause personali: comprendono tutte le situazioni in cui siamo noi stessi che ci sabotiamo o interpretiamo in un certo modo quello che capita in base alle nostre convinzioni.
  • Cause relazionali: rappresentano tutte quelle situazioni in cui il problema nasce dalla relazione diretta con i colleghi o con i superiori
  • Cause culturali: ovvero quelle dinamiche disfunzionali che fanno parte della cultura dell’azienda da molto tempo e che diventano difficili da modificare.

Alla luce di quanto emerso, sei insoddisfatto del tuo lavoro? Ti rivedi in alcune di queste situazioni?

La domanda che sorge spontanea è “C’è una responsabilità della leadership dietro queste cause di insoddisfazione?“.
Ovviamente la risposta è si!

Probabilmente ci sono delle abilità necessarie per andare incontro a questi gap che non sono state abbastanza sviluppate (le abbiamo viste nel nostro articolo sulla “nuova leadership“) e che necessitano di uno specifico allenamento. Insomma capi “incompetenti” sono causa di molte delle insoddisfazioni dei collaboratori. Approfondiremo alcune interessanti riflessioni su questo punto nelle prossime puntate della newsletter… quindi stay tuned!

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IL LATO OSCURO DELLA DELEGA:
MICROMANAGEMENT

Ma come possiamo capire se stiamo cadendo in questa trappola e quali sono gli effetti negativi che questo può comportare?

Spesso, durante i nostri corsi sulla delega, constatiamo che alcuni partecipanti pensano di saper delegare in modo efficace, ma poi approfondendo meglio scopriamo che molte volte ciò che delegano sono compiti come fare il caffè o le fotocopie.

Questo atteggiamento può essere un campanello d’allarme per un problema più grande: il micromanagement. Ma come possiamo capire se stiamo cadendo in questa trappola e quali sono gli effetti negativi che questo può comportare?

In questo articolo andiamo ad esplorare il lato oscuro della delega.

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PONITI QUESTE DOMANDE PER CAPIRE SE STAI ADOTTANDO QUESTO COMPORTAMENTO

Per capire se stai adottando un approccio di micromanagement, puoi porti alcune domande chiave:

  1. Il tuo team riesce a lavorare senza di te? 
    Se il tuo team sembra dipendere costantemente dalla tua presenza e non riesce ad operare autonomamente, potresti essere coinvolto in una forma di micromanagement.

  2. Chiedi aggiornamenti ogni giorno o più volte al giorno?
     Se senti il bisogno costante di ricevere aggiornamenti dettagliati, potrebbe essere un segno di una mancanza di fiducia nel team e un desiderio di controllo eccessivo.

  3. Il tuo team non prende mai iniziativa?
     Se i membri del tuo team sembrano titubanti nel prendere iniziative o nel assumersi responsabilità, potrebbe essere un segno che stai limitando la loro autonomia.

  4. Esitano sempre prima di prendere una decisione?
     Se noti che i membri del tuo team sono insicuri nel prendere decisioni senza il tuo input costante, potrebbe essere un segno che non si fidano delle proprie capacità.

  5. Non ti senti a posto se non hai il controllo della situazione?
     Se provi ansia o disagio quando non sei al comando di ogni dettaglio, potrebbe essere un segnale che stai affrontando il micromanagement.

  6. Ti capita di rifare il lavoro che avevi delegato? 
    Se ti ritrovi costantemente a rivedere e a rifare il lavoro dei tuoi dipendenti perché non corrisponde esattamente alle tue aspettative, potrebbe voler dire che devi risolvere qualche tematica legata al micromanagement.

  7. Ti concentri di più su come il lavoro viene fatto rispetto ai risultati? 
    Se il tuo focus principale è sul controllo dei processi piuttosto che sul raggiungimento degli obiettivi e dei risultati, potrebbe essere un altro segnale del micromanagement.
micromanagement

SE HAI RISPOSTO ALMENO CON UN SI È POSSIBILE CHE TU STIA FACENDO MICROMANAGEMENT

Se hai risposto sì a una o più di queste domande, è probabile che tu stia facendo micromanagement. È importante fermarsi e fare un’analisi critica del motivo che ti porta a comportarti in questo modo. Il micromanagement, sebbene possa sembrare un approccio di gestione dettagliato e diligente, può avere effetti negativi significativi sull’efficacia e il benessere complessivo del team. Questa pratica spesso porta a una serie di conseguenze dannose che vanno oltre il controllo eccessivo dei processi:

  • Stress elevato: La necessità di controllare ogni dettaglio può causare stress sia per te che per i membri del tuo team.

  • Mancanza di fiducia: Il micromanagement comunica ai tuoi dipendenti che non hai fiducia nelle loro capacità, compromettendo così la fiducia reciproca.

  • Relazioni deboli: La mancanza di fiducia e autonomia può danneggiare le relazioni tra manager e collaboratori, creando un ambiente lavorativo poco armonioso.

  • Dimissioni: Le risorse potrebbero sentirsi frustrate e sottovalutate e potrebbero essere portate a cercare nuove opportunità di lavoro altrove.

  • Basso morale del team:
     La mancanza di fiducia e autonomia può portare a un calo della motivazione e del morale del team.

  • Bassa spinta alla crescita: Quando i membri del team non hanno l’opportunità di prendere iniziative e sviluppare le proprie competenze, la crescita e lo sviluppo possono essere compromessi.

  • Frustrazione crescente: Le persone possono sentirsi frustrate e demotivate quando non hanno la libertà di fare il proprio lavoro in modo efficace e autonomo.

  • Poca creatività: Il micromanagement può soffocare la creatività e l’innovazione, limitando così il potenziale del team. I collaboratori saranno spinti ad uniformarsi allo status quo.

  • Ridotta produttività: Contrariamente all’intenzione, il micromanagement spesso porta a una riduzione dell’efficienza e della produttività, poiché i collaboratori non percepiscono il proprio valore e la propria autoefficacia.

Ora che hai capito quali sono i sintomi e gli effetti negativi di un sistema di delega poco efficace, è venuto il momento di analizzare attentamente il tuo approccio alla delega. Sei in grado di promuovere un ambiente di lavoro sano e produttivo? Il tuo team è in grado di agire autonomamente e prendersi le responsabilità per i risultati?  Se senti che ci sono ancora miglioramenti da poter fare, l’appuntamento è la prossima settimana, in cui andremo ad approfondire come poter evitare il micromanagement nel nostro contesto… stay tuned!

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ARTICOLI DEL BLOG

EVENTO GRATUITO LA PALESTRA DEL FLOW: LA MOTIVAZIONE

Questo riscontro positivo ci ha portato a riflettere su come poter rendere l’esperienza del Flow ancora più accessibile e concreta. Così è nata l’idea delle “Pillole di Flow”: eventi online mensili, gratuiti, pratici e partecipativi, in cui approfondiremo i temi del Flow attraverso attività interattive, discussioni e strumenti applicabili fin da subito.

Ogni sessione delle “Pillole di Flow” sarà un’occasione per esplorare e applicare i concetti del Flow nella vita di tutti i giorni, rendendo il percorso non solo teorico ma soprattutto pratico e coinvolgente. Lavoreremo in piccoli gruppi e coppie, creando uno spazio di confronto diretto e stimolante, ideale per approfondire nuove abilità e applicare immediatamente quanto appreso. Al termine di ogni incontro, sarete voi a scegliere il tema successivo, così da costruire insieme un percorso che risponda concretamente alle vostre necessità.

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NAVIGARE CON CONSAPEVOLEZZA: RIPRENDERE IL CONTROLLO

Nell’articolo della scorsa settimana abbiamo esplorato la metafora del capitano della barca come guida della nostra vita, immaginandolo dotato di quattro abilità fondamentali che gli permettono di governare il viaggio: azione, attenzione, pensieri e motivazione. 
Queste abilità sono come ancore che lo aiutano a mantenere il controllo sulla navigazione, affrontando sia i mari calmi che le tempeste. 
Oggi vogliamo concentrarci su una di queste abilità, quella che forse più di tutte determina la qualità della rotta e la sicurezza del viaggio: l’attenzione.

Se gli otto elementi rappresentano i fattori chiave del benessere umano, il capitano simboleggia l’individuo stesso, colui che, consapevole delle dinamiche della propria vita, prende decisioni e guida il proprio percorso. 
In questo articolo, ci concentreremo sulle caratteristiche del capitano, sulla sua capacità di gestire la rotta e di interagire con gli elementi che compongono la barca.

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