Il tema della leadership è sempre più sulla bocca di tutti, vengono scritti migliaia di libri ogni anno, esistono corsi di tutti i tipi, centinaia di guru popolano il web e i budget delle aziende sono ricchi di interventi e aspettative per miglioramenti della leadership manageriale.

Come tutte le mode il rischio è di svalutarne il significato e ricondurlo a stereotipi e luoghi comuni. Questa ossessività e stereotipazione induce la massa a pensare che, per apprendere la leadership, basti citare leader famosi o prendere episodi della loro vita come spunto della nostra. Avere dei modelli è utile, ma semplifica troppo il discorso, come se sapere tutto di Steve Jobs, Nelson Mandela o Gandhi possa indurre un manager ad essere un leader migliore. Questo è semplicemente un modo per sentirsi alla moda, non è la realtà, questa è Leadership-porn!

Il porno è l’idealizzazione del sesso ed è per questo che ha successo; nel porno:

  • Tutti gli attori sono bellissimi.
  • Le prestazioni sono sempre al massimo
  • Le location sono sempre super
  • C’è tutto il tempo e la tranquillità per consumare

La vita non è così! La vita normale prevede anche:

  • Partner non fotomodelli
  • Fare cilecca
  • Incontri in auto o in sistemazioni di fortuna
  • Dei pargoli che compaiono sul più bello…

Questa è la differenza che c’è tra la leadership che si legge nei libri e la vita manageriale di tutti i giorni. Ed è per questo che diventa difficile trasformare degli ottimi spunti di leadership in azioni concrete da fare nel quotidiano.

Prepararsi ad essere un buon leader non è qualcosa per essere alla moda del momento, non è un fine esercizio di idealismo, non è replicare lo stile di un personaggio famoso, né tantomeno ripetere slogan e citazioni.

Prepararsi ad essere un buon leader ha a che fare con la volontà di sporcarsi le mani, con l’aprire la mente, con il contenimento dell’Ego, con il focus ossessivo rivolto al lavoro, con l’instaurare proficue relazioni umane con chi abbiamo intorno a noi, con la gestione della propria emotività e della complessità e soprattutto con la generazione di un clima di fiducia. Insomma prepararsi alla leadership è lavorare sul proprio settaggio mentale e predisporlo ad agire in modo efficace in un contesto turbolento.

Cambiare la propria mentalità non è semplice, perché richiede esperienza in ciò per cui siamo meno portati. Se non ci avvaliamo di un approccio “dall’esterno verso l’interno”, l’immagine che abbiamo di noi stessi e quindi i nostri schemi abituali di pensiero e azione resteranno limitati alle nostre esperienze passate. Nessuno è più bravo di noi stessi ad affibbiarci un’etichetta.

Il paradosso del cambiamento è che l’unico modo per imparare a pensare diversamente consiste nel fare proprio le cose che la nostra mentalità abituale ci impedisce di fare.

Questo è il fulcro della filosofia di CapoLeader, per iniziare a pensare come un leader occorre agire.

  • Tuffati in nuovi progetti;
  • Confrontati con una vasta gamma di persone;
  • Sperimenta nuovi modi di fare le cose;
  • Dai la possibilità a chi collabora con te di esprimersi
  • Chiedi aiuto e apprezza il supporto che ricevi dagli altri.

Soprattutto, non rimanere fermo e inattivo, prendi decisioni e fai il primo passo nel tuo percorso di Leadership.

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Diventare CapoLeader attraverso il gioco

Nella comune concezione il gioco e il lavoro sono in antitesi: il primo è un’attività che non porta a risultati concreti, il secondo ha il fine di raggiungere obiettivi e profitto.

E’ utile però ribadire che il gioco non è una perdita di tempo,  anzi esso ha sempre una finalità e offre a chi lo pratica molti benefici. Quali? Di seguito passiamo in rassegna i maggiori.

Benefici sul piano biologico. Il gioco ha influenza sullo sviluppo celebrale, il cervello controlla il gioco e ne stabilisce le regole. All’aumentare della complessità del gioco si formano reti neurali per mettere il cervello in condizioni di gestirla. “Il gioco è come un fertilizzante che favorisce la crescita del cervello. E’ sciocco non farne uso!” (Stuart Brown)

Benefici sul piano sociale. Il gioco aiuta a regolare le risposte emotive agli stimoli che arrivano dall’esterno. Ci prepara a gestire avvenimenti improvvisi e a sviluppare capacità di reazione, migliorando le relazioni sociali. Si assumono diversi ruoli, si coopera con altri individui, si contestano decisioni, si risolvono problemi. “Il gioco ci apporta l’ironia con la quale gestire il paradosso, l’ambiguità, e il fatalismo. Nutre le radici della fiducia, dell’empatia, della sollecitudine e della condivisione” (Stuart Brown).

Benefici sul piano dello sviluppo personale. Il gioco ci aiuta a mettere alla prova le nostre abilità, a esercitare i nostri talenti, che in tal modo si affinano. Attraverso il gioco, l’apprendimento e la memoria si sviluppano in modo più stabile e duraturo. In un contesto sicuro possiamo più facilmente correre rischi senza averne paura, possiamo immaginare al di fuori degli schemi e realizzare ciò che appare possibile. “Quando smettiamo di giocare, smettiamo di crescere e in quel momento prendono il sopravvento le leggi dell’entropia….  tutto si sfalda”.

Benefici sul piano linguistico. Il gioco ci aiuta a migliorare il nostro lessico e ad inserire e affinare il linguaggio per meglio descrivere le interazioni che avvengono nel suo contesto. Si sta diffondendo sempre di più nelle nostre scuole l’approccio glottodidattico ludico per imparare nuovo lingue.

Insomma il gioco è in grado di dar vita a diverse dinamiche di miglioramento. Pertanto il suo utilizzo nella formazione permette l’ottenimento di risultati insperati  rispetto ai metodi tradizionali. La teoria del gioco serio, cioè l’utilizzo del gioco in contesti non ludici è pertanto un volano per la facilitazione del pensiero, dell’emersione di nuove idee e per l’approccio al problem solving. La metodologia LEGO® SERIOUS PLAY® ne è un esempio.

Il workshop LEGO® SERIOUS PLAY® è una riunione volontaria di più persone finalizzata all’applicazione dell’immaginazione, con schemi ludici, in un contesto non ludico. Esso riguarda l’esplorazione e la predisposizione, non l’implementazione. I mattoncini LEGO® diventano il linguaggio comune per esprimere e condividere le proprie idee.

Una delle possibili applicazioni della metodologia è associata alla costruzione di nuove identità o l’evoluzione di quelle preesistenti. L’esecutore individuale nel suo processo di transizione alla figura di CapoLeader ha proprio bisogno di supporto, di scoprire dentro di sé le risorse necessarie a ispirare, guidare e sviluppare il proprio team.

I mattoncini Lego® diventano così una nuova forma di linguaggio per esprimere le proprie emozioni, liberare il pensiero e concretizzare i passaggi principali dell’evoluzione del ruolo di capo.

Il CapoLeader ha tanti follower

Cos’è Capoleader? o più propriamente chi è un Capoleader?

Con questa parola che ho inventato voglio racchiudere un’entità innovativa, che diventerà per te e per molte altre persone come te, un obiettivo da raggiungere. Non è semplice nella tua carriera professionale all’interno della tua organizzazione quel passaggio da esecutore individuale a capo. Ci sono studi che ci dicono che l’80% dei manager alla prima esperienza in un ruolo di responsabilità non sono stati abbastanza preparati. Lo stesso studio dice che il 60% di loro fallirà entro i due anni dalla promozione, molti dei sopravvissuti non avranno performance esaltati proprio per le cattive abitudini apprese in questi primi 2 anni. Solo il 25% del totale riuscirà ad eccellere e ad uscire irrobustito dal processo di transizione. Ecco questi valorosi hanno percorso con successo il loro cammino per diventare CapoLeader. Obiettivo di CapoLeader.com è di aiutare le circa 20.000 persone che ogni anno in Italia diventano capi per la prima volta nel loro cammino verso il successo Manageriale.

Cosa vuol dire CapoLeader?

E’ l’unione di due parole che rappresentano due distinte entità che devono essere presenti nei nuovi capi di successo:

  • CAPO. In questa accezione il capo è sinonimo di Management;
  • LEADER. Sinonimo di Leadership

Che differenza c’è tra l’una e l’altra di queste caratteristiche? A questo proposito ci viene in aiuto una definizione di Peter Drucker:

“Management è fare le cose bene; Leadership è fare le cose giuste”

La prima caratteristica rappresenta l’efficienza nel salire le scala del successo, la seconda pone il suo focus nel comprendere se la scala è appoggiata al muro giusto. Per chiarire è opportuno introdurre una metafora densa di significato. Immaginiamo una barca a vela con tre tipi di membri dell’equipaggio, il primo sono le braccia e i muscoli che muovono le cime e alzano e abbassano le vele (forza lavoro), il secondo è il cervello che organizza il lavoro delle braccia (management), il terzo è colui che sta sopra all’albero maestro e controlla se la rotta è corretta e vede l’obiettivo finale (strategia).

Succede, specialmente nelle aziende, che se dall’alto arriva l’ordine “Cambiamo rotta stiamo andando dritti su una secca!”, dal basso arrivi la risposta “Zitto che qui stiamo trovando un bel vento favorevole”. Si è così occupanti nella ricerca dell’efficienza a tutti i costi che ci si dimentica dell’aspetto fondamentale: l’efficacia

Insomma il contrasto è tra azione e visione o efficienza ed efficacia.

Essere visionario e ispirare gli altri con il proprio atteggiamento è il tuo fine ultimo in qualità di leader. Su CapoLeader.com potrai identificare quali cambiamenti d’atteggiamento mentale è corretto affrontare e potrai allenarti per aggiungere alle doti che ti porteranno a passare da esecutore individuale ( affidabilità, impegno, competenza e capacità di lavorare duramente) a CapoLeader.

Perché ora, che sei da poco capo, è così complesso esser CapoLeader? La risposta è molto semplice molto spesso Mangement e Leadership sono i due estremi possibili delle scelte a disposizione. L’una esclude o complica l’altra. Il CapoLeader ha successo perché ha sviluppato la sensibilità necessaria per scegliere correttamente il compromesso tra i due estremi a seconda della situazione contingente.