Il tuo team non riesce a lavorare se non ci sei tu? Chiedi frequentemente aggiornamenti? Il tuo team non prende l’iniziativa o tituba nel prendere le decisioni? Ti piace avere tutto sotto controllo? Ti capita di rifare il lavoro degli altri perché non rispetta i tuoi standard? Se hai risposto sì anche solo ad una di queste domande è perché probabilmente stai facendo “micromanagement”.Questo stile di management – in cui si controlla ogni aspetto di una situazione, inclusi i minimi dettagli del lavoro dei propri collaboratori – ha effetti negativi sia sul team sia su di te: stress, dimissioni, relazioni negative, morale basso, minore produttiva e creatività, frustrazione. Come interrompere il micromanagement?

Riconoscere quando e come stai facendo micromanaging

Il primo passo per poter interrompere il micromanagement è riconoscere di farlo. 

Le domande qui sopra possono aiutarti a prendere consapevolezza, se hai risposto sì anche solo a qualcuna è probabile che tu stia facendo micromanagement: lo fai solo in quelle occasioni? Quando accentri tutto nelle tue mani? Con tutti i membri del team? In quali situazioni ti sembra di voler aver maggiore controllo? Perché? 

Sapere che fare micromanaging conduce a risultati negativi

Ti senti responsabile di ogni risultato e ti adoperi in prima persona affinché ciascuna cosa venga risolta in fretta, ma così facendo ti concentri solo sugli obiettivi a breve termine. 

Così facendo, però, incrementi gli sprechi di tempo attraverso una sequenza infinita di approvazioni, pianificazioni ripetitive, revisioni aggiuntive, e-mail superflue e riunioni inutili.

Non lasciando spazio ai tuoi collaboratori crei un senso di inadeguatezza e insicurezza che nel medio lungo periodo porta a perdite di fatturato.

interrompere il micromanagement

Delegare in modo chiaro e credibile al team

La delega non è dare qualcosa a qualcuno, quanto piuttosto una relazione di responsabilità che si instaura tra le parti.

Affinché essa sia sana è fondamentale avere chiaro:

  • quanta delega dare: spesso si pensa che si debba delegare tutto, altrimenti non è una vera e propria delega, essendo una relazione, però, ha infinite sfumature che dipendono dagli attori coinvolti e dal livello di fiducia che li unisce ed anche dall’obiettivo della delega, e quindi cosa è chiamata a fare la persona che riceve la delega. Tutto o niente è una delle trappole più insidiose nelle quali si può cadere.
  • a chi delegare: la delega dovrebbe essere un percorso che ha una buona probabilità di successo e non un tentativo. Quindi conviene valutare se la persona a cui si delega ha le competenze tecniche, e autonomia, responsabilità e capacità di gestione delle stress per portare a termine il suo compito. La persona deve essere sicura di avere tutte le informazioni e gli strumenti per poter operare correttamente, e questo è un passaggio che deve esser condiviso con l’altra persona.

Se la utilizzi nel modo corretto la delega è uno strumento di crescita per chi la riceve e un atto di empowerment e fiducia da parte di chi la conferisce.

Dare obiettivi concedendo la flessibilità di raggiungerli

“Se i tuoi dipendenti fanno qualcosa di sciocco, non prendertela con loro. Chiediti invece quale contesto hai mancato di fissare. Sei abbastanza eloquente e motivante nell’esprimere i tuoi obiettivi e la tua strategia? Hai spiegato chiaramente tutti i presupposti e i rischi che aiuteranno il tuo team a prevedere valide decisioni? Tu e i tuoi dipendenti siete altamente allineati su visione e obiettivi?”

“L’unica regola è che non ci sono regole”

Queste sono le parole del fondatore di Netflix – Reed Hastings- nel suo libro

Contesto vuol dire un ecosistema all’interno dell’azienda grazie al quale il team può esprimere il suo potenziale e prendere buone decisioni. Un perimetro di valori e direzioni che permette alle persone di muoversi con responsabilità verso gli obiettivi aziendali. 

Come leader hai il compito di dare obiettivi al tuo team, mostrando la direzione che intendi perseguire, di condividere la tua visione del fare impresa per poi lasciare che loro la flessibilità affinché il contesto fiorisca grazie alle persone che hai portato a bordo in azienda.

Concentrarsi sui risultati più che sui processi

L’attuale cultura pone un’attenzione maniacale ai risultati economico finanziari di breve periodo.

Però viviamo in un’epoca VUCA, volatile incerta complessa e ambigua, conviene quindi cercare di creare un sistema all’interno dell’azienda che sia in grado di creare valore, in senso ampio e in un orizzonte temporale di ampio respiro.

Dare feedback

Nell’ambito delle organizzazioni, spesso si trascura la cultura del feedback, limitando i momenti di confronto ai soli risultati conseguiti o all’assegnazione di nuovi compiti.

Invece il feedback è un processo di comunicazione e di scambio in cui le parti scambiano informazioni, valutazioni e osservazioni sulle performance e sul comportamento, con l’obiettivo di porre le condizioni affinché la persona possa migliorare, crescere, aggiornare le competenze.

Utilizza il feedback, fidati, è uno strumento potentissimo e costruttivo, contribuisce alla motivazione, all’engagement e al miglioramento continuo delle performance.

Fermati e prenderti cura di trovare il tuo modo di interrompere il micromanagement, è il miglior investimento per la performance, tua e dell’azienda.

Spesso, durante i nostri corsi sulla delega, constatiamo che alcuni partecipanti pensano di saper delegare in modo efficace, ma poi approfondendo meglio scopriamo che molte volte ciò che delegano sono compiti come fare il caffè o le fotocopie. Questo atteggiamento può essere un campanello d’allarme per un problema più grande: il micromanagement. Ma come possiamo capire se stiamo cadendo in questa trappola e quali sono gli effetti negativi che questo può comportare? In questo articolo andiamo ad esplorare il lato oscuro della delega.

Per capire se stai adottando un approccio di micromanagement, puoi porti alcune domande chiave:

  1. Il tuo team riesce a lavorare senza di te? Se il tuo team sembra dipendere costantemente dalla tua presenza e non riesce ad operare autonomamente, potresti essere coinvolto in una forma di micromanagement.
  2. Chiedi aggiornamenti ogni giorno o più volte al giorno? Se senti il bisogno costante di ricevere aggiornamenti dettagliati, potrebbe essere un segno di una mancanza di fiducia nel team e un desiderio di controllo eccessivo.
  3. Il tuo team non prende mai iniziativa? Se i membri del tuo team sembrano titubanti nel prendere iniziative o nel assumersi responsabilità, potrebbe essere un segno che stai limitando la loro autonomia.
  4. Esitano sempre prima di prendere una decisione? Se noti che i membri del tuo team sono insicuri nel prendere decisioni senza il tuo input costante, potrebbe essere un segno che non si fidano delle proprie capacità.
  5. Non ti senti a posto se non hai il controllo della situazione? Se provi ansia o disagio quando non sei al comando di ogni dettaglio, potrebbe essere un segnale che stai affrontando il micromanagement.
  6. Ti capita di rifare il lavoro che avevi delegato? Se ti ritrovi costantemente a rivedere e a rifare il lavoro dei tuoi dipendenti perché non corrisponde esattamente alle tue aspettative, potrebbe voler dire che devi risolvere qualche tematica legata al micromanagement.
  7. Ti concentri di più su come il lavoro viene fatto rispetto ai risultati? Se il tuo focus principale è sul controllo dei processi piuttosto che sul raggiungimento degli obiettivi e dei risultati, potrebbe essere un altro segnale del micromanagement.

micromanagement

Se hai risposto sì a una o più di queste domande, è probabile che tu stia facendo micromanagement. È importante fermarsi e fare un’analisi critica del motivo che ti porta a comportarti in questo modo. Il micromanagement, sebbene possa sembrare un approccio di gestione dettagliato e diligente, può avere effetti negativi significativi sull’efficacia e il benessere complessivo del team. Questa pratica spesso porta a una serie di conseguenze dannose che vanno oltre il controllo eccessivo dei processi:

  • Stress elevato: La necessità di controllare ogni dettaglio può causare stress sia per te che per i membri del tuo team.
  • Mancanza di fiducia: Il micromanagement comunica ai tuoi dipendenti che non hai fiducia nelle loro capacità, compromettendo così la fiducia reciproca.
  • Relazioni deboli: La mancanza di fiducia e autonomia può danneggiare le relazioni tra manager e collaboratori, creando un ambiente lavorativo poco armonioso.
  • Dimissioni: Le risorse potrebbero sentirsi frustrate e sottovalutate e potrebbero essere portate a cercare nuove opportunità di lavoro altrove.
  • Basso morale del team: La mancanza di fiducia e autonomia può portare a un calo della motivazione e del morale del team.
  • Bassa spinta alla crescita: Quando i membri del team non hanno l’opportunità di prendere iniziative e sviluppare le proprie competenze, la crescita e lo sviluppo possono essere compromessi.
  • Frustrazione crescente: Le persone possono sentirsi frustrate e demotivate quando non hanno la libertà di fare il proprio lavoro in modo efficace e autonomo.
  • Poca creatività: Il micromanagement può soffocare la creatività e l’innovazione, limitando così il potenziale del team. I collaboratori saranno spinti ad uniformarsi allo status quo.
  • Ridotta produttività: Contrariamente all’intenzione, il micromanagement spesso porta a una riduzione dell’efficienza e della produttività, poiché i collaboratori non percepiscono il proprio valore e la propria autoefficacia.

Ora che hai capito quali sono i sintomi e gli effetti negativi di un sistema di delega poco efficace, è venuto il momento di analizzare attentamente il tuo approccio alla delega. Sei in grado di promuovere un ambiente di lavoro sano e produttivo? Il tuo team è in grado di agire autonomamente e prendersi le responsabilità per i risultati?  Se senti che ci sono ancora miglioramenti da poter fare, l’appuntamento è la prossima settimana, in cui andremo ad approfondire come poter evitare il micromanagement nel nostro contesto… stay tuned!

Vivere e prosperare in un ambiente di lavoro sano è cruciale per il benessere dei dipendenti e il successo complessivo di un’organizzazione. Tuttavia, in molti casi, gli ambienti di lavoro tossici possono minare la produttività e causare disagi significativi. In questo contesto, la Comunicazione Non Violenta (CNV) si presenta come una potentissima arma per trasformare radicalmente il modo in cui le persone comunicano nei contesti professionali.

Riconoscere il Problema: Ambienti di Lavoro Tossici

Gli ambienti di lavoro tossici sono caratterizzati da comunicazioni negative, conflitti non gestiti, e un clima generale di sfiducia e tensione. Queste dinamiche dannose possono avere conseguenze significative sulla salute mentale e fisica dei dipendenti, oltre a impattare negativamente sulla produttività complessiva dell’azienda.

La Comunicazione Non Violenta, sviluppata dallo psicologo Marshall Rosenberg, offre un approccio strutturato e compassionevole per migliorare la comunicazione. L’essenza della CNV risiede nell’abilità di esprimere i propri bisogni e sentimenti in modo chiaro, senza ricorrere a giudizi o aggressioni verbali.

I Pilastri della CNV

  1. Osservare senza Giudicare: Il primo passo consiste nell’osservare i comportamenti senza emettere giudizi. Questo permette una valutazione oggettiva della situazione.
  2. Esprimere Sentimenti: La CNV incoraggia ad esprimere i sentimenti collegati alle osservazioni. Questa apertura emotiva facilita la comprensione reciproca.
  3. Comunicare Bisogni: Identificare e comunicare chiaramente i bisogni aiuta a creare un terreno comune e a trovare soluzioni che soddisfino le esigenze di tutte le parti coinvolte.
  4. Formulare Richieste Chiare: Le richieste chiare basate sui bisogni individuati costituiscono la fase finale. Queste richieste guidano il dialogo verso la risoluzione costruttiva dei conflitti.

Vantaggi Tangibili della CNV negli Ambienti di Lavoro

  1. Riduzione dei Conflitti: La CNV riduce la probabilità di conflitti distruttivi, promuovendo invece il dialogo costruttivo.
  2. Clima di Lavoro Positivo: L’adozione della CNV crea un clima di lavoro positivo basato sulla comprensione reciproca e sul rispetto.
  3. Aumento della Produttività: Migliorare la comunicazione porta a una maggiore collaborazione e, di conseguenza, a un aumento della produttività.
  4. Soddisfazione dei Dipendenti: Gli ambienti di lavoro che adottano la CNV vedono spesso un aumento della soddisfazione dei dipendenti e una riduzione del turnover.

I leader, in quanto figure di riferimento nell’organizzazione, svolgono un ruolo cruciale nell’implementazione della CNV. Devono svolgere la funzione di catalizzatori della comunicazione, incoraggiando la consapevolezza emotiva, l’ascolto attivo e la gestione costruttiva dei conflitti. La loro guida nell’applicare i principi della CNV contribuisce all’instaurazione di un clima lavorativo salutare e produttivo.

La comunicazione Non Violenta rappresenta, quindi, un potente strumento per trasformare gli ambienti di lavoro tossici in spazi di crescita e collaborazione. Le organizzazioni che investono nella promozione della Comunicazione Non Violenta sperimentano miglioramenti significativi, sia dal punto di vista umano che professionale. La via verso ambienti di lavoro più sani e produttivi inizia con la consapevole adozione di questa metodologia di comunicazione efficace.

comunicazione non violenta

CapoLeader offre programmi formativi focalizzati sullo sviluppo delle capacità di leadership, con particolare attenzione alla promozione di un dialogo aperto e rispettoso. Grazie a Fligby, una piattaforma di apprendimento e simulazione manageriale, i leader possono acquisire competenze pratiche nell’affrontare situazioni complesse e implementare strategie di comunicazione efficace. I giocatori hanno la possibilità, durante la partita, di segnalare comportamenti aggressivi, violenti o non adeguati all’ambiente lavorativo, allenando la propria capacità di riconoscimento.

Attraverso l’app Qomprendo, invece, viene data la possibilità ai lavoratori di segnalare i comportamenti scorretti all’interno della propria azienda, anche in maniera anonima, grazie ad un feedback giornaliero di poche domande.

L’obiettivo è creare una cultura aziendale in cui sia incoraggiata sia la Comunicazione Non Violenta, sia lo “Speak Up“, ovvero la promozione della comunicazione aperta, l’espressione di opinioni o preoccupazioni, e l’incoraggiamento a far sentire la propria voce. Questi investimenti mirati non solo promuovono un ambiente di lavoro più sano e collaborativo ma contribuiscono anche a coltivare leader consapevoli che guidano il cambiamento positivo all’interno delle loro organizzazioni.

Nell’articolo della scorsa settimana abbiamo parlato degli elementi che caratterizzano gli ambienti tossici, oggi ci soffermiamo su uno in particolare: criticare qualcuno di nascosto.
Questo comportamento può avere un impatto significativo sulla dinamica dell’ufficio, contribuendo a trasformare gli ambiente professionali in ambienti tossici, poichè la sua natura insidiosa può intaccare la fiducia, compromettere la comunicazione e generare un clima lavorativo negativo. La trasmissione di informazioni imprecise o il coinvolgimento in chiacchiere dannose può creare tensioni, alimentare incomprensioni e minare la collaborazione tra team.

Uno degli aspetti più pericolosi del criticare qualcuno di nascosto è la sottile linea tra fatti e interpretazioni soggettive. Le informazioni possono essere distorte durante il passaggio da una persona all’altra, dando luogo a malintesi che potrebbero avere conseguenze negative sulla percezione che i colleghi hanno l’uno dell’altro. Per spiegare meglio questo concetto, nel video qui sotto, Glenn D. Rolfsen racconta il simpatico aneddoto di Socrate e il Test del Triplo Filtro.

La storia ruota attorno a tre filtri attraverso i quali dovremmo passare prima di parlare di qualcuno o qualcosa. Questi filtri sono spesso formulati con le seguenti domande:

  1. È vero? Prima di condividere qualsiasi informazione, dobbiamo chiederci se sia effettivamente vera. Socrate sottolineava l’importanza di evitare la diffusione di notizie false o inattendibili.
  2. È buono? Anche se un’affermazione è veritiera, dobbiamo considerare se sia qualcosa di buono o costruttivo. Socrate credeva che non avesse senso diffondere informazioni dannose o distruttive.
  3. È utile? Infine, dovremmo chiederci se è davvero necessario condividere tale informazione. Anche se qualcosa è vero e positivo, potrebbe non essere utile o necessario condividerlo in determinate circostanze

Se un’informazione non supera questi tre filtri, la saggezza di Socrate suggerisce di astenersi dal diffonderla.

Nel video vengono suggerite delle interessanti soluzioni pratiche per risolvere questo problema, al fine di costruire un ambiente di lavoro sano e produttivo. Coltivare una cultura aziendale basata sulla fiducia, il rispetto reciproco e la comunicazione trasparente crea le fondamenta per il successo collettivo.

Utilizzare uno strumento come Fligby con la versione Leadwell, può aiutare ad allenare la propria capacità di riconoscere e segnalare questi comportamenti, fornendo ai partecipanti un quadro chiaro del numero di segnalazioni effettuate e delle strategie adottate per affrontare le problematiche. L’approccio tempestivo ed efficace a queste situazioni critiche contribuisce significativamente alla creazione di un ambiente lavorativo più sano e coeso.

Vuoi avere più informazioni? Manda una mail a contatta@capoleader.com

Per preservare il benessere e la produttività lavorativa è fondamentale capire quando il luogo di lavoro si trasforma in un ambiente tossico. Gli ambienti tossici si manifestano attraverso la diffusione di negatività, mancanza di collaborazione tra colleghi, assenza di sostegno e feedback da parte dei manager e carico di lavoro eccessivo. Non di rado, in ambienti lavorativi problematici, si assiste a episodi di bullismo o mobbing, provenienti sia dai superiori che dai colleghi. Operare in queste condizioni può generare insicurezza psicologica, scatenando ansia costante o, nei casi più gravi, depressione.

In un programma di sviluppo manageriale questi argomenti devono essere trattati. Da oggi abbiamo una grande opportunità, legata al nostro simulatore di leadership Fligby, per trasformare gli ambienti lavorativi tossici, riconoscere i comportamenti inadeguati e sviluppare tolleranza ed empatia. E’ da poco disponibile una nuova versione del gioco chiamata Lead Well (leadership + wellness).
LeadWell ha come obiettivo quello di fronteggiare la diffusa problematica del disimpegno dei dipendenti e degli ambienti lavorativi tossici spesso derivati da una leadership inefficace e decisioni poco chiare. Questa nuova versione del gioco rappresenta un passo avanti significativo, concentrando la sua attenzione sulla valutazione e il miglioramento delle competenze chiave di leadership. Un aspetto fondamentale di LeadWell è la sua enfasi su caratteristiche cruciali come empatia, tolleranza e promozione di luoghi di lavoro collaborativi e psicologicamente sicuri.

Questa modalità di gioco è stata sviluppata in stretta collaborazione con la Commissione per la salute mentale del Canada e si sta dimostrando come una preziosa risorsa per identificare e colmare le lacune nella gestione manageriale, promuovendo un ambiente lavorativo sano e sostenibile.

ambienti tossici

Ciascun giocatore, durante la partita, avrà la possibilità di segnalare i comportamenti ritenuti inappropriati come ad esempio situazioni di mobbing, bossing, molestie e comportamenti aggressivi, cliccando su un’apposita icona. Questo permette di stimolare la riflessione su cosa sia o non sia un comportamento appropriato sul luogo di lavoro, creare uno spazio per ciascun giocatore per esaminare il proprio livello di tolleranza riguardo i comportamenti borderline ed eclatanti, e testare la capacità di discernere quando un comportamento è chiaramente diventato molesto e tossico. Una volta individuato il comportamento verrà data la possibilità di indicare la gravità della sanzione, scegliendo tra tre diverse opzioni:

  1. Raccogliere ulteriori informazioni e/o fornire consulenze al dipendente.
  2. Notificare e consigliare il dipendente, cercando il suo impegno a interrompere il comportamento offensivo.
  3. Applicare sanzioni al dipendente, inclusa la possibile rimozione dall’incarico.

Riconoscere gli ambienti tossici: il report

Alla fine della partita verrà generato un report indicante il proprio LeadWell Index™. Questo indice analizza le decisioni di gioco e valuta la capacità di infondere relazioni sane e psicologicamente sicure e luoghi di lavoro collaborativi rispettosi. Tratto dalle competenze chiave di leadership di FLIGBY, l’indice si concentra sull’empatia e la tolleranza insieme ad altre competenze chiave che  promuovono il benessere. Per ciascuna di queste competenze viene mostrato il punteggio ottenuto dal giocatore insieme ad una breve spiegazione.

leadwell

Nel report viene, inoltre, riportato il numero di episodi riconosciuti dal giocatore come inappropriati e quelli che invece non sono stati individuati, attraverso il valore della Bonus Conduct Challenge.

Investire nella salute mentale dei lavoratori non solo migliora la qualità della vita professionale, ma riflette anche la consapevolezza che il successo aziendale sia inestricabilmente legato al benessere dei suoi membri. Il riconoscimento e l’affronto di comportamenti inappropriati degli ambienti tossici, uniti a una leadership empatica e tollerante, non solo promuovono un clima di rispetto e collaborazione, ma rappresentano anche un investimento diretto nella salute mentale dei dipendenti.

Creare un contesto lavorativo che metta al centro la persona, non solo migliora la lealtà e la produttività, ma contribuisce anche a una maggiore redditività a lungo termine. Per questo motivo, LeadWell si presenta come uno strumento innovativo per stimolare la riflessione sulla condotta sul luogo di lavoro, aprendo spazi di dialogo e incoraggiando cambiamenti positivi.

Vuoi provare questa versione di Fligby? Manda una mail a contatta@capoleader.com