ARTICOLO DEL BLOG:

ESSERE CREATIVI
CON IL FLOW

Quando la collaborazione vera crea spazio per idee innovative e concrete

Negli scorsi articoli ci siamo immersi nel mondo della collaborazione: abbiamo visto com’è fatta, cosa la nutre, come si distingue da quella versione “tutti amici in pausa caffè” che spesso viene confusa con il vero lavoro di squadra.

Abbiamo parlato di ascolto, fiducia, confronto autentico.
Ma oggi facciamo un salto in avanti: cosa succede quando questa collaborazione funziona davvero?


Succede che si crea spazio. Spazio per dire cose nuove, per provare strade non battute, per giocare con le idee.
In una parola: creatività.

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LA CREATIVITÀ NON È UN MOMENTO DI GENIO SOLITARIO

Dimentichiamoci la scena dell’inventore che urla “Eureka!” da solo nella vasca da bagno. La creatività, nel mondo reale (e soprattutto in quello del lavoro), non è un colpo di fortuna isolato, ma il risultato di un ecosistema che la rende possibile.

E quest’ecosistema è fatto di tre elementi fondamentali:

🔹 Una cultura che incoraggia
Ogni contesto ha i suoi simboli, valori e messaggi impliciti. Se l’ambiente dice, anche senza parole: “qui puoi osare, qui l’errore è parte del gioco”, le persone iniziano a portare contributi veri, non solo cose “già approvate”.
Una cultura che valorizza la curiosità, l’originalità e la sperimentazione è come un fertilizzante naturale per le idee.

🔹 Una persona che rompe il ritmo
Che sia un’idea, un’intuizione o una provocazione, serve qualcuno che metta sul tavolo qualcosa di nuovo. Qualcuno che dica: “Lo so che facciamo così da anni, ma se provassimo quest’altra via?”.
La persona creativa è quella che si prende il rischio di stonare per trovare una nuova melodia.

🔹 Una comunità che riconosce il valore
La creatività senza riconoscimento resta nel cassetto. Ecco perché servono persone competenti (gli “esperti” del dominio) che siano pronte a dire: “Ehi, questa cosa qui ha senso. Proviamola.”
È così che un’idea diventa innovazione, non solo fantasia.

FLOW: IL TERRENO IDEALE PER IDEE BRILLANTI

Oltre all’ambiente giusto, la creatività ha bisogno di due alleati fondamentali: tempo e attenzione.

Viviamo in un’epoca in cui l’idea di “avere tempo per pensare” è diventata quasi un lusso. Ma per creare davvero, non bastano dieci minuti rubati tra due riunioni.
Serve tempo di qualità.
E soprattutto, serve focus: quell’attenzione profonda e non frammentata che oggi viene regolarmente presa in ostaggio da email, notifiche e chat urgenti.

Ed è qui che entra in scena il famoso Flow: quello stato in cui siamo completamente immersi in un’attività, con il giusto livello di sfida, pienamente concentrati, e con una strana sensazione di “spinta naturale”.
Nel Flow, la mente smette di correre in tutte le direzioni e si focalizza. Il tempo sembra dilatarsi, la produttività aumenta e – magia delle magie – la creatività si accende.

Per attivare il Flow servono contesti che lo permettano: poche interruzioni, obiettivi chiari, libertà di esplorare, e collaborazione autentica. In pratica, non solo serve il tempo per pensare, ma anche lo spazio mentale per farlo bene.

LA CREATIVITÀ È COME UN’ORCHIDEA

Immagina la creatività come un’orchidea tropicale.
Non puoi trattarla come una piantina da balcone qualsiasi. Non basta annaffiarla una volta ogni tanto e sperare che sbocci. Ha bisogno di luce giusta, umidità controllata, niente sbalzi di temperatura e un po’ di sana dedizione.

Allo stesso modo, le idee nuove hanno bisogno di tempo, attenzione, ascolto e validazione. E tutto questo arriva quando la collaborazione funziona per davvero.

Quindi, se vuoi che nel tuo team sboccino idee brillanti, non partire dai post-it colorati o dalle sessioni di brainstorming forzate.
Parti da lì: dalla qualità delle relazioni, dalla cultura che le sostiene, e dalla libertà di pensare senza dover chiedere scusa.

METTITI ALL’OPERA

La creatività non è sempre inventare da zero. A volte è guardare con occhi nuovi qualcosa che già conosci.

Come funziona:

  1. Scegli una cosa che fai spesso.
    Può essere una riunione, scrivere un’email, fare una presentazione, prendere appunti, risolvere un problema…

  2. Individua una “regola implicita”.
    Cosa fai sempre nello stesso modo, quasi senza pensarci? Ad esempio: “le slide devono avere titoli seri” o “i meeting iniziano sempre con l’ordine del giorno”.

  3. Rompi quella regola.
    Prova a fare la stessa cosa… ma al contrario, con un twist, in modo assurdo o solo diverso dal solito.
    Esempi:

    • Inizia la riunione con una domanda bizzarra.

    • Scrivi un’email come se fosse un post su Instagram.

    • Prendi appunti disegnando.

  4. Osserva cosa succede.
    Come cambia la tua energia? E la reazione degli altri? Hai notato qualcosa di nuovo?


🧠 Perché funziona:
Quando cambiamo le abitudini mentali, il cervello attiva circuiti alternativi. E lì, spesso, troviamo soluzioni nuove. O almeno… qualche buona idea fuori dagli schemi.

✨ Provalo oggi stesso. Bastano 5 minuti per innescare qualcosa di diverso.

 

La creatività non si può ordinare come un caffè al bar. Non arriva su richiesta, non si accende con un pulsante, e non risponde a “entro venerdì alle 17”.
Le idee – quelle buone, quelle che cambiano le cose – non si impongono, si coltivano.

Servono relazioni autentiche, un contesto che ascolta davvero, una cultura che non punisce il pensiero divergente ma lo applaude.
Serve spazio mentale, tempo di qualità e un pizzico di fiducia nel fatto che, se crei le condizioni giuste, prima o poi qualcosa di bello fiorisce.

Collaborare per creare non è questione di fortuna.
È una scelta intenzionale, quotidiana, che parte dal modo in cui ci parliamo, ci ascoltiamo e ci diamo il permesso di provare.

E quando questa scelta diventa abitudine, l’innovazione non è più un obiettivo da raggiungere… ma una conseguenza naturale.

E se vuoi continuare a coltivare il terreno giusto per far fiorire le tue idee…
📅 Segna in agenda: il 26 giugno alle 18 ti aspettiamo con una nuova puntata di Pillole di Flow, dove parleremo proprio di Flow e Creatività.
Un’occasione per approfondire, confrontarsi e – perché no – uscire dagli schemi insieme.

🌱 Perché le idee migliori non arrivano da sole. Si fanno invitare.
Ti unisci a noi?

Vuoi approfondire il tema della creatività e come potenziarla attraverso il Flow? Iscriviti per partecipare alle Pillole di Gamification martedì 8 luglio ore 12.30-13.15

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IL FLOW PER LA FELICITA' E IL SUCCESSO

LA LEADERSHIP NELLA VITA E NEL LAVORO.

IL LIBRO DI STEFANO SELVINI

“Si legge in un soffio: è un romanzo, ma è anche una guida assistita al lavoro per arrivare a padroneggiarlo.”

“Questo romanzo unisce la teoria alla pratica, invitandoci a rispondere a una questione di fondo: quando il lavoro vale la pena di essere vissuto?”

“Pagina dopo pagina familiarizzerete – passo al voi, avendole già lette in anteprima – con Marco Riva, il protagonista, rispecchiandovi nella sua costante ricerca di felicità. Perché tutti, nessuno escluso, cerchiamo la piena realizzazione.”

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ARTICOLI DEL BLOG

ANTIFRAGILITÀ IN AZIONE: SCOPRI QUANTO SEI PRONTO PER IL MONDO VUCA

Nel precedente articolo abbiamo visto come il mondo VUCA – volatile, incerto, complesso e ambiguo – sia una vera palestra per l’antifragilità: non un nemico da combattere, ma un allenatore esigente che ci spinge a crescere.
Perché oggi non basta più resistere: serve saper trasformare l’imprevisto in opportunità.

Abbiamo parlato delle cinque capacità chiave che rendono antifragili: gestione del rischio, sperimentazione, consapevolezza di sé, apprendimento rapido e definizione delle priorità.
Ma la domanda è:
💭 Come si fa a capire quanto queste abilità siano davvero presenti nella nostra quotidianità professionale?

E soprattutto… si può farlo in modo coinvolgente e concreto?
Oggi entriamo nel vivo: perché è così importante allenare l’antifragilità per vivere — e non solo sopravvivere — nel mondo in cui ci troviamo immersi ogni giorno.
Quel mondo che tutti ormai chiamiamo VUCA, e che potremmo tranquillamente definire anche il regno dell’imprevisto:
Volatile, perché tutto cambia in un lampo.
Incerto, perché nessuno ha la sfera di cristallo.
Complesso, perché ogni scelta ne muove dieci altre.
Ambiguo, perché niente è mai solo bianco o nero.

Leggi l'articolo »

ANTIFRAGILITA’: COME ALLENARLA PER CRESCERE NEL MONDO VUCA

Negli articoli delle scorse settimane abbiamo capito cos’è l’antifragilità, abbiamo visto le differenze con resilienza e fragilità, e disegnato l’identikit della persona antifragile: quella che non si limita a incassare i colpi, ma li usa per diventare più forte.

Oggi entriamo nel vivo: perché è così importante allenare l’antifragilità per vivere — e non solo sopravvivere — nel mondo in cui ci troviamo immersi ogni giorno.
Quel mondo che tutti ormai chiamiamo VUCA, e che potremmo tranquillamente definire anche il regno dell’imprevisto:
Volatile, perché tutto cambia in un lampo.
Incerto, perché nessuno ha la sfera di cristallo.
Complesso, perché ogni scelta ne muove dieci altre.
Ambiguo, perché niente è mai solo bianco o nero.

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L’IDENTIKIT DELLA PERSONA ANTIFRAGILE

Ti è mai capitato di pensare: “Non ce la faccio più”?
E poi, dopo qualche giorno, accorgerti che proprio da quella situazione difficile hai tirato fuori una forza nuova?

Ecco, quella è una piccola forma di antifragilità in azione.
Non è solo resilienza. È qualcosa di più profondo: la capacità non solo di resistere agli urti, ma di crescere grazie a essi.

Nel primo articolo abbiamo visto la differenza tra fragile, resiliente e antifragile.
Oggi andiamo oltre: com’è fatta una persona antifragile?
Come pensa, come reagisce, e cosa fa di diverso dagli altri?
Spoiler: ha molto a che fare con il flow, quello stato di concentrazione fluida e naturale in cui tutto sembra scorrere al ritmo giusto.
Eppure, c’è un passo oltre. Un modo di stare nelle sfide che non si limita a resistere, ma che trasforma l’imprevisto in occasione di crescita. Questo livello ha un nome affascinante: antifragilità.

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ANTIFRAGILITÀ E FLOW: IL CORAGGIO DI CRESCERE ATTRAVERSO LE SFIDE

Si parla spesso di resilienza come della qualità fondamentale per affrontare le difficoltà: la capacità di non spezzarsi, di resistere agli urti della vita e tornare al proprio equilibrio. È una dote preziosa, che ci aiuta a sentirci stabili anche nei momenti complessi.

Eppure, c’è un passo oltre. Un modo di stare nelle sfide che non si limita a resistere, ma che trasforma l’imprevisto in occasione di crescita. Questo livello ha un nome affascinante: antifragilità.

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METTITI NEI PANNI DI UN DIRETTORE GENERALE: LA SFIDA CHE OGNI HR DOVREBBE PROVARE

Negli ultimi anni il ruolo delle Risorse Umane è stato rivoluzionato.
Non si tratta più soltanto di gestire selezione, contratti o pratiche amministrative: oggi gli HR sono chiamati a essere protagonisti del cambiamento all’interno delle organizzazioni.

Questo significa avere la responsabilità non solo di gestire le persone, ma di guidare processi trasformativi che toccano la cultura aziendale, l’engagement, la leadership e persino il benessere individuale.
Sono difficoltà reali, che un HR conosce bene: incidono sulla motivazione, sulla collaborazione e, alla fine, anche sui risultati.

La domanda è: come si possono affrontare in modo efficace e duraturo?

La nostra risposta è un percorso di change management con realtà virtuale.
Per ciascuna delle 9 sfide abbiamo creato un’esperienza immersiva: metafore potenti che permettono di allenare la competenza necessaria a superare quella specifica difficoltà. Non teoria, non slide: esperienze che rimangono impresse e che portano i partecipanti a riflettere su sé stessi in modo autentico.

E per capire meglio come funziona questo approccio, vogliamo raccontarti un esempio concreto con dei recenti clienti.

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BUSINESS CASE: LAVORARE SU INADEGUATEZZA E SOLITUDINE CON LA REALTA’ VIRTUALE

Nel nostro ultimo articolo abbiamo parlato delle 9 sfide della leadership: quei momenti che ogni manager si trova ad affrontare e che spesso diventano veri e propri blocchi. Tra queste: il senso di inadeguatezza, la solitudine professionale, raggiungere gli obiettivi, i conflitti gonfiati, il peso sulle spalle, il buco nero del tempo, il cuore congelato, le strade che si dividono, la diversità che arricchisce.

Sono difficoltà reali, che un HR conosce bene: incidono sulla motivazione, sulla collaborazione e, alla fine, anche sui risultati.

La domanda è: come si possono affrontare in modo efficace e duraturo?

La nostra risposta è un percorso di change management con realtà virtuale.
Per ciascuna delle 9 sfide abbiamo creato un’esperienza immersiva: metafore potenti che permettono di allenare la competenza necessaria a superare quella specifica difficoltà. Non teoria, non slide: esperienze che rimangono impresse e che portano i partecipanti a riflettere su sé stessi in modo autentico.

E per capire meglio come funziona questo approccio, vogliamo raccontarti un esempio concreto con dei recenti clienti.

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ARTICOLO DEL BLOG:

I 5 NEMICI INVISIBILI
DELLA COLLABORAZIONE

Come riconoscere (e non sottovalutare) gli ostacoli nascosti che sabotano il lavoro di squadra

Tutti parlano di collaborazione. È sulla bocca dei manager, sulle pareti degli open space, nei valori aziendali e perfino nei badge dei convegni: “teamwork”, “co-creazione”, “insieme si va più lontano”.

Poi entri davvero in azienda, e spesso scopri che si lavora affiancati, ma non insieme. Che la comunicazione è un ping pong di mail in copia conoscenza. Che si fa prima a farsi le cose da soli che coinvolgere altri. E che le “riunioni collaborative” assomigliano a un monologo sotto anestesia.

La verità è che la collaborazione – quella vera – è fragile.
E ci sono nemici invisibili che, giorno dopo giorno, la logorano. Non si presentano alla porta, ma agiscono in silenzio, in profondità.
Ecco i cinque più pericolosi.

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1. L’EGO INDIVIDUALE

È lui il primo, silenzioso nemico della collaborazione: l’ego.
Non serve essere egocentrici dichiarati per sabotare il lavoro di squadra. Basta anche solo voler avere l’ultima parola. O credere di sapere sempre cosa è meglio per tutti.
L’ego si insinua in modo subdolo: con un commento passivo-aggressivo, con una mail in cui ci si prende il merito del lavoro condiviso, con la tendenza a “correggere” sempre gli altri anche quando non serve.

🎯 Esempio:
Durante una riunione di team, Giulia presenta una proposta su cui ha lavorato con Marco per due settimane. Marco ascolta in silenzio. Poi prende la parola e dice: “In effetti, quando ci ho pensato, ho trovato questa soluzione…”, e snocciola esattamente le idee condivise da Giulia, ma riscritte come se fossero sue.
Nessuno lo ferma. Giulia abbozza un sorriso tirato, annuisce.
Da quel giorno, smette di proporre. Non per dispetto. Ma perché capisce che nel “gioco” interno, chi collabora perde visibilità, mentre chi primeggia viene premiato.

Il danno? Non è solo personale. È sistemico.
L’ego non spezza solo una relazione, ma rallenta la fiducia. E senza fiducia, la collaborazione si riduce a una parola da slide.

2. I SILOS ORGANIZZATIVI

Sembrano un problema architettonico, invece sono una questione culturale.
I silos sono quei muri invisibili che separano reparti e persone, anche quando sono seduti a dieci metri l’uno dall’altro.
Ognuno parla la propria lingua, usa i propri strumenti, si fida solo dei “suoi”. Il resto? Rumore di fondo.

🎯 Esempio:
Un’azienda lancia una campagna pubblicitaria importante. Il marketing la pubblica ovunque: social, spot, sito.
Peccato che il team customer care scopra tutto leggendo… LinkedIn.
Nel giro di due giorni arrivano richieste a raffica da clienti incuriositi. Gli operatori, ignari, rispondono con un onesto “non ne sappiamo nulla”.


L’effetto? Un boomerang di figuracce, escalation interne e il classico “ci sarà stato un problema di comunicazione”.
Ma la verità è che non si è parlato. E nei silos, il silenzio è sempre costoso.

3. LA LEADERSHIP DEBOLE

Quando chi guida non guida, il gruppo si disorienta. Non ci sono direzioni chiare, i conflitti vengono evitati, le responsabilità si disperdono.
Sembra democrazia, ma è confusione.

🎯 Esempio:
In un team cross-funzionale, il referente progetto dice: “Sentitevi liberi di organizzarvi come meglio credete, io ci sono se serve.”
Apparentemente un atto di fiducia. Nei fatti, un’assenza.
Dopo due settimane, i task sono raddoppiati, i file si accavallano, le riunioni si moltiplicano. Ognuno ha capito una cosa diversa. E quando le scadenze saltano, iniziano i mormorii: “Io pensavo che toccasse a te…”.
Il progetto si trascina. Il clima si irrigidisce. E nessuno si prende la responsabilità di dire che manca una guida.

4. LA PAURA DEL GIUDIZIO

Collaborare significa esporsi. Mettere sul tavolo un’idea, fare una domanda, dire “non ho capito”.
Ma in molte aziende si respira una sottile ansia da prestazione. Dove ogni frase deve essere perfetta, ogni proposta già validata, ogni dubbio… meglio non dirlo.

🎯 Esempio:
Laura ha un’idea interessante per snellire un processo. Ma teme che i colleghi la considerino “ingenua”. Non la propone. Due mesi dopo, un consulente esterno propone esattamente la stessa cosa. E viene applaudito.

5. LA MANCANZA DI UN OBIETTIVO CONDIVISO

Sembra banale, ma è devastante: se non sappiamo dove stiamo andando, ognuno prende una strada diversa. Anche i team più brillanti si perdono… se manca una mappa.

🎯 Esempio:
Durante un kickoff di progetto, il coordinatore dice con entusiasmo: “Quest’anno dobbiamo innovare!”.
Silenzio in sala. Tutti annuiscono.
Ma “innovare” significa tutto e niente.
Il team tecnico pensa a introdurre un nuovo software. Il marketing si lancia in una campagna audace con meme e GIF animate. Il commerciale inizia a proporre ai clienti pacchetti personalizzati.
Tre mesi dopo, arriva il momento del check-point.
Il CEO guarda i risultati e dice: “Ma questa non è innovazione! Io intendevo rinnovare il nostro modello di business, non fare grafiche simpatiche!”
E lì cala il gelo.
Perché sì, tutti stavano lavorando con impegno. Ma su obiettivi diversi.
Manca un “perché” comune. E senza quello, non c’è collaborazione che tenga. Solo confusione ben organizzata.

METTITI ALL’OPERA

Il Radar della collaborazione

Ora è il tuo turno.

 Valuta su una scala da 1 a 5 quanto ciascun “nemico” è presente nella tua organizzazione:

  • Istinto di autoconservazione

  • Silos organizzativi

  • Leadership debole

  • Paura del giudizio

  • Obiettivi disallineati

📊 Confronta il tuo radar con quello di altri colleghi.
Ci sono percezioni diverse? Dove siete più fragili?

🤝 Scegli uno o due nemici e, insieme, pensate a 3 azioni concrete per iniziare a disinnescarli.

✍️ Fissa un impegno personale – anche piccolo – che puoi mettere in pratica già da domani per creare un terreno più collaborativo.

Perché la collaborazione non si dichiara. Si costruisce. E a volte, serve solo un primo passo onesto per cambiare il gioco.

Collaborare significa mettersi in gioco, fidarsi, trovare un ritmo comune, anche quando la pressione sale e le opinioni divergono.

Eppure, troppo spesso ci muoviamo con il freno a mano tirato, rallentati da piccoli sabotatori quotidiani: l’ego che s’impunta, i silos che isolano, la leadership che non guida, la paura che zittisce, gli obiettivi che nessuno ha davvero chiarito.

La buona notizia?
Possiamo allenare la collaborazione. Ma non con un’altra teoria o l’ennesima slide. Serve esperienza, serve azione, serve un contesto che faccia emergere il meglio (e il peggio) delle dinamiche di gruppo.

Ecco perchè non puoi perderti il nostro evento Pillole di Gamification.

📅 Mercoledì 18 giugno, dalle 12:30 alle 13:15 ti presentiamo Friday Night at the ER, un serious game che simula decisioni in tempo reale, pressioni impreviste e… il vero volto della collaborazione.

Se vuoi scoprire un modo nuovo e potente per lavorare meglio insieme, ti aspettiamo.
Spoiler: potresti divertirti, ma anche sorprenderti.

Ci sarai? 😉

Vuoi approfondire il tema della creatività e come potenziarla attraverso il Flow? Iscriviti per partecipare alle Pillole di Flow giovedì 26 giugno ore 18-19.

L’argomento è Flow e creatività

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IL FLOW PER LA FELICITA' E IL SUCCESSO

LA LEADERSHIP NELLA VITA E NEL LAVORO.

IL LIBRO DI STEFANO SELVINI

“Si legge in un soffio: è un romanzo, ma è anche una guida assistita al lavoro per arrivare a padroneggiarlo.”

“Questo romanzo unisce la teoria alla pratica, invitandoci a rispondere a una questione di fondo: quando il lavoro vale la pena di essere vissuto?”

“Pagina dopo pagina familiarizzerete – passo al voi, avendole già lette in anteprima – con Marco Riva, il protagonista, rispecchiandovi nella sua costante ricerca di felicità. Perché tutti, nessuno escluso, cerchiamo la piena realizzazione.”

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ANTIFRAGILITÀ IN AZIONE: SCOPRI QUANTO SEI PRONTO PER IL MONDO VUCA

Nel precedente articolo abbiamo visto come il mondo VUCA – volatile, incerto, complesso e ambiguo – sia una vera palestra per l’antifragilità: non un nemico da combattere, ma un allenatore esigente che ci spinge a crescere.
Perché oggi non basta più resistere: serve saper trasformare l’imprevisto in opportunità.

Abbiamo parlato delle cinque capacità chiave che rendono antifragili: gestione del rischio, sperimentazione, consapevolezza di sé, apprendimento rapido e definizione delle priorità.
Ma la domanda è:
💭 Come si fa a capire quanto queste abilità siano davvero presenti nella nostra quotidianità professionale?

E soprattutto… si può farlo in modo coinvolgente e concreto?
Oggi entriamo nel vivo: perché è così importante allenare l’antifragilità per vivere — e non solo sopravvivere — nel mondo in cui ci troviamo immersi ogni giorno.
Quel mondo che tutti ormai chiamiamo VUCA, e che potremmo tranquillamente definire anche il regno dell’imprevisto:
Volatile, perché tutto cambia in un lampo.
Incerto, perché nessuno ha la sfera di cristallo.
Complesso, perché ogni scelta ne muove dieci altre.
Ambiguo, perché niente è mai solo bianco o nero.

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Negli articoli delle scorse settimane abbiamo capito cos’è l’antifragilità, abbiamo visto le differenze con resilienza e fragilità, e disegnato l’identikit della persona antifragile: quella che non si limita a incassare i colpi, ma li usa per diventare più forte.

Oggi entriamo nel vivo: perché è così importante allenare l’antifragilità per vivere — e non solo sopravvivere — nel mondo in cui ci troviamo immersi ogni giorno.
Quel mondo che tutti ormai chiamiamo VUCA, e che potremmo tranquillamente definire anche il regno dell’imprevisto:
Volatile, perché tutto cambia in un lampo.
Incerto, perché nessuno ha la sfera di cristallo.
Complesso, perché ogni scelta ne muove dieci altre.
Ambiguo, perché niente è mai solo bianco o nero.

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L’IDENTIKIT DELLA PERSONA ANTIFRAGILE

Ti è mai capitato di pensare: “Non ce la faccio più”?
E poi, dopo qualche giorno, accorgerti che proprio da quella situazione difficile hai tirato fuori una forza nuova?

Ecco, quella è una piccola forma di antifragilità in azione.
Non è solo resilienza. È qualcosa di più profondo: la capacità non solo di resistere agli urti, ma di crescere grazie a essi.

Nel primo articolo abbiamo visto la differenza tra fragile, resiliente e antifragile.
Oggi andiamo oltre: com’è fatta una persona antifragile?
Come pensa, come reagisce, e cosa fa di diverso dagli altri?
Spoiler: ha molto a che fare con il flow, quello stato di concentrazione fluida e naturale in cui tutto sembra scorrere al ritmo giusto.
Eppure, c’è un passo oltre. Un modo di stare nelle sfide che non si limita a resistere, ma che trasforma l’imprevisto in occasione di crescita. Questo livello ha un nome affascinante: antifragilità.

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ANTIFRAGILITÀ E FLOW: IL CORAGGIO DI CRESCERE ATTRAVERSO LE SFIDE

Si parla spesso di resilienza come della qualità fondamentale per affrontare le difficoltà: la capacità di non spezzarsi, di resistere agli urti della vita e tornare al proprio equilibrio. È una dote preziosa, che ci aiuta a sentirci stabili anche nei momenti complessi.

Eppure, c’è un passo oltre. Un modo di stare nelle sfide che non si limita a resistere, ma che trasforma l’imprevisto in occasione di crescita. Questo livello ha un nome affascinante: antifragilità.

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METTITI NEI PANNI DI UN DIRETTORE GENERALE: LA SFIDA CHE OGNI HR DOVREBBE PROVARE

Negli ultimi anni il ruolo delle Risorse Umane è stato rivoluzionato.
Non si tratta più soltanto di gestire selezione, contratti o pratiche amministrative: oggi gli HR sono chiamati a essere protagonisti del cambiamento all’interno delle organizzazioni.

Questo significa avere la responsabilità non solo di gestire le persone, ma di guidare processi trasformativi che toccano la cultura aziendale, l’engagement, la leadership e persino il benessere individuale.
Sono difficoltà reali, che un HR conosce bene: incidono sulla motivazione, sulla collaborazione e, alla fine, anche sui risultati.

La domanda è: come si possono affrontare in modo efficace e duraturo?

La nostra risposta è un percorso di change management con realtà virtuale.
Per ciascuna delle 9 sfide abbiamo creato un’esperienza immersiva: metafore potenti che permettono di allenare la competenza necessaria a superare quella specifica difficoltà. Non teoria, non slide: esperienze che rimangono impresse e che portano i partecipanti a riflettere su sé stessi in modo autentico.

E per capire meglio come funziona questo approccio, vogliamo raccontarti un esempio concreto con dei recenti clienti.

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BUSINESS CASE: LAVORARE SU INADEGUATEZZA E SOLITUDINE CON LA REALTA’ VIRTUALE

Nel nostro ultimo articolo abbiamo parlato delle 9 sfide della leadership: quei momenti che ogni manager si trova ad affrontare e che spesso diventano veri e propri blocchi. Tra queste: il senso di inadeguatezza, la solitudine professionale, raggiungere gli obiettivi, i conflitti gonfiati, il peso sulle spalle, il buco nero del tempo, il cuore congelato, le strade che si dividono, la diversità che arricchisce.

Sono difficoltà reali, che un HR conosce bene: incidono sulla motivazione, sulla collaborazione e, alla fine, anche sui risultati.

La domanda è: come si possono affrontare in modo efficace e duraturo?

La nostra risposta è un percorso di change management con realtà virtuale.
Per ciascuna delle 9 sfide abbiamo creato un’esperienza immersiva: metafore potenti che permettono di allenare la competenza necessaria a superare quella specifica difficoltà. Non teoria, non slide: esperienze che rimangono impresse e che portano i partecipanti a riflettere su sé stessi in modo autentico.

E per capire meglio come funziona questo approccio, vogliamo raccontarti un esempio concreto con dei recenti clienti.

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ARTICOLO DEL BLOG:

COLLABORAZIONE ASSENTE?
ECCO IL SUO COSTO

I costi nascosti della mancata collaborazione: perché investire nella squadra conviene più di quanto pensi.

Parlare di collaborazione può sembrare una questione “soft”. Una di quelle cose belle da avere, ma non proprio vitali, come la ciliegina sulla torta.
Eppure… quando manca, non è solo la ciliegina a saltare, ma tutta la torta rischia di sbriciolarsi.

Perché quando un team non collabora, l’azienda comincia a perdere. Soldi veri.
E la cosa peggiore è che non si vede subito. Non c’è una fattura con scritto:

“Mese di maggio: -3.000€ per conflitti e silenzi in riunione”
ma il costo c’è. Eccome se c’è.

Vediamo i principali danni che si innescano quando la collaborazione va in crisi, con qualche dato preso da ricerche e fonti autorevoli.

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🔻 Perdita di produttività

Se non ci si parla, non ci si capisce. E se non ci si capisce, si fanno errori, si lavora due volte, ci si rallenta.
Studi indicano che i dipendenti non coinvolti sono fino al 18% meno produttivi rispetto a chi lavora in un clima positivo e collaborativo.

📉 Aumento dell’assenteismo

In un ambiente stressante, le persone si stancano prima. Si ammalano più spesso. Alcuni studi riportano un aumento fino al 69% delle assenze tra i dipendenti non coinvolti .

🚪 Turnover elevato

Le persone non lasciano solo l’azienda. A volte lasciano i colleghi, il clima, l’aria pesante.
Quando se ne va una persona valida, la sostituzione può arrivare a costare dai 9.000 ai 18.000 euro.

⏱ Tempo sprecato in conflitti

I manager, invece di guidare, spesso passano le giornate a “fare da cuscinetto” tra colleghi che non si sopportano o che non si parlano.
Secondo una ricerca della PMI, si arriva anche a 6 ore a settimana spese solo per gestire conflitti.

💔 Danno reputazionale

Un ambiente tossico si sente. E fa danni anche fuori. I clienti lo percepiscono. I candidati lo fiutano. E spesso… scappano.
Risultato? Talenti difficili da attrarre, clienti che cambiano fornitore, progetti rallentati.

Quindi, quanto costa non collaborare?

Torniamo coi piedi per terra.

Immagina un team classico, come tanti:
– 8 impiegati amministrativi o tecnici
– 1 quadro che li coordina

Totale? Circa 400.000 euro l’anno, tra stipendi, contributi, benefit, strumenti di lavoro.

Secondo le stime più prudenti, un team che non collabora può far perdere all’azienda fino al 20% di questo valore in costi indiretti.
Quindi:
circa 80.000 euro buttati via ogni anno, senza che nessuno li metta mai a budget.

Ottantamila euro che se ne vanno in lentezza, malintesi, burnout, assenze e persone valide che se ne vanno.
E parliamo di una stima prudente. Senza considerare i clienti persi, i ritardi di progetto, la reputazione che si sgretola.

🧠 Il paradosso: spendere poco per risparmiare molto

Adesso pensa a questo scenario: investire in un percorso formativo che insegni al team a collaborare meglio, a comunicare senza conflitti, a gestire insieme le difficoltà. Un percorso che può costare, per esempio, 8.000 euro all’anno.

Otto mila. Non ottanta mila.

Con meno del 10% di quello che già stai perdendo, potresti risolvere una parte importante del problema.

Ti sembra ancora un lusso? Forse è il miglior investimento che potresti fare.

Perché la collaborazione non è una moda.
È la base di tutto: di produttività, benessere, fidelizzazione, reputazione.

Senza collaborazione, perdiamo tutti: l’azienda, il team, i clienti.
Con la collaborazione, invece, apriamo la porta a nuove opportunità, a un ambiente di lavoro più sereno e a risultati concreti.

Pensare insieme, lavorare meglio: il valore della collaborazione

Il nostro lavoro è proprio questo: sviluppare percorsi che aiutano le persone a superare il pensiero a silos, a lavorare sulle connessioni tra i diversi ruoli e a potenziare il system thinking — quella capacità fondamentale di vedere l’insieme, comprendere le relazioni e far funzionare meglio tutto il sistema.

Se vuoi approfondire, ti invitiamo a partecipare gratuitamente a Pillole di Gamification, mercoledì 18 giugno, dalle 12:30 alle 13:15.
Parleremo proprio di questo percorso, attraverso Friday Night at the ER, un gioco serio che fa riflettere e mette alla prova la collaborazione all’interno del team.

Non perdere questa opportunità per trasformare la collaborazione da un costo nascosto a un vero vantaggio competitivo.

Cosa aspetti? Prenota ora il tuo posto.

Vuoi approfondire il tema della creatività e come potenziarla attraverso il Flow? Iscriviti per partecipare alle Pillole di Flow giovedì 26 giugno ore 18-19.

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IL FLOW PER LA FELICITA' E IL SUCCESSO

LA LEADERSHIP NELLA VITA E NEL LAVORO.

IL LIBRO DI STEFANO SELVINI

“Si legge in un soffio: è un romanzo, ma è anche una guida assistita al lavoro per arrivare a padroneggiarlo.”

“Questo romanzo unisce la teoria alla pratica, invitandoci a rispondere a una questione di fondo: quando il lavoro vale la pena di essere vissuto?”

“Pagina dopo pagina familiarizzerete – passo al voi, avendole già lette in anteprima – con Marco Riva, il protagonista, rispecchiandovi nella sua costante ricerca di felicità. Perché tutti, nessuno escluso, cerchiamo la piena realizzazione.”

FILIPPO POLETTITop Voice Linkedin e influencer del benessere al lavoro

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ARTICOLI DEL BLOG

ANTIFRAGILITÀ IN AZIONE: SCOPRI QUANTO SEI PRONTO PER IL MONDO VUCA

Nel precedente articolo abbiamo visto come il mondo VUCA – volatile, incerto, complesso e ambiguo – sia una vera palestra per l’antifragilità: non un nemico da combattere, ma un allenatore esigente che ci spinge a crescere.
Perché oggi non basta più resistere: serve saper trasformare l’imprevisto in opportunità.

Abbiamo parlato delle cinque capacità chiave che rendono antifragili: gestione del rischio, sperimentazione, consapevolezza di sé, apprendimento rapido e definizione delle priorità.
Ma la domanda è:
💭 Come si fa a capire quanto queste abilità siano davvero presenti nella nostra quotidianità professionale?

E soprattutto… si può farlo in modo coinvolgente e concreto?
Oggi entriamo nel vivo: perché è così importante allenare l’antifragilità per vivere — e non solo sopravvivere — nel mondo in cui ci troviamo immersi ogni giorno.
Quel mondo che tutti ormai chiamiamo VUCA, e che potremmo tranquillamente definire anche il regno dell’imprevisto:
Volatile, perché tutto cambia in un lampo.
Incerto, perché nessuno ha la sfera di cristallo.
Complesso, perché ogni scelta ne muove dieci altre.
Ambiguo, perché niente è mai solo bianco o nero.

Leggi l'articolo »

ANTIFRAGILITA’: COME ALLENARLA PER CRESCERE NEL MONDO VUCA

Negli articoli delle scorse settimane abbiamo capito cos’è l’antifragilità, abbiamo visto le differenze con resilienza e fragilità, e disegnato l’identikit della persona antifragile: quella che non si limita a incassare i colpi, ma li usa per diventare più forte.

Oggi entriamo nel vivo: perché è così importante allenare l’antifragilità per vivere — e non solo sopravvivere — nel mondo in cui ci troviamo immersi ogni giorno.
Quel mondo che tutti ormai chiamiamo VUCA, e che potremmo tranquillamente definire anche il regno dell’imprevisto:
Volatile, perché tutto cambia in un lampo.
Incerto, perché nessuno ha la sfera di cristallo.
Complesso, perché ogni scelta ne muove dieci altre.
Ambiguo, perché niente è mai solo bianco o nero.

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L’IDENTIKIT DELLA PERSONA ANTIFRAGILE

Ti è mai capitato di pensare: “Non ce la faccio più”?
E poi, dopo qualche giorno, accorgerti che proprio da quella situazione difficile hai tirato fuori una forza nuova?

Ecco, quella è una piccola forma di antifragilità in azione.
Non è solo resilienza. È qualcosa di più profondo: la capacità non solo di resistere agli urti, ma di crescere grazie a essi.

Nel primo articolo abbiamo visto la differenza tra fragile, resiliente e antifragile.
Oggi andiamo oltre: com’è fatta una persona antifragile?
Come pensa, come reagisce, e cosa fa di diverso dagli altri?
Spoiler: ha molto a che fare con il flow, quello stato di concentrazione fluida e naturale in cui tutto sembra scorrere al ritmo giusto.
Eppure, c’è un passo oltre. Un modo di stare nelle sfide che non si limita a resistere, ma che trasforma l’imprevisto in occasione di crescita. Questo livello ha un nome affascinante: antifragilità.

Leggi l'articolo »

ANTIFRAGILITÀ E FLOW: IL CORAGGIO DI CRESCERE ATTRAVERSO LE SFIDE

Si parla spesso di resilienza come della qualità fondamentale per affrontare le difficoltà: la capacità di non spezzarsi, di resistere agli urti della vita e tornare al proprio equilibrio. È una dote preziosa, che ci aiuta a sentirci stabili anche nei momenti complessi.

Eppure, c’è un passo oltre. Un modo di stare nelle sfide che non si limita a resistere, ma che trasforma l’imprevisto in occasione di crescita. Questo livello ha un nome affascinante: antifragilità.

Leggi l'articolo »

METTITI NEI PANNI DI UN DIRETTORE GENERALE: LA SFIDA CHE OGNI HR DOVREBBE PROVARE

Negli ultimi anni il ruolo delle Risorse Umane è stato rivoluzionato.
Non si tratta più soltanto di gestire selezione, contratti o pratiche amministrative: oggi gli HR sono chiamati a essere protagonisti del cambiamento all’interno delle organizzazioni.

Questo significa avere la responsabilità non solo di gestire le persone, ma di guidare processi trasformativi che toccano la cultura aziendale, l’engagement, la leadership e persino il benessere individuale.
Sono difficoltà reali, che un HR conosce bene: incidono sulla motivazione, sulla collaborazione e, alla fine, anche sui risultati.

La domanda è: come si possono affrontare in modo efficace e duraturo?

La nostra risposta è un percorso di change management con realtà virtuale.
Per ciascuna delle 9 sfide abbiamo creato un’esperienza immersiva: metafore potenti che permettono di allenare la competenza necessaria a superare quella specifica difficoltà. Non teoria, non slide: esperienze che rimangono impresse e che portano i partecipanti a riflettere su sé stessi in modo autentico.

E per capire meglio come funziona questo approccio, vogliamo raccontarti un esempio concreto con dei recenti clienti.

Leggi l'articolo »

BUSINESS CASE: LAVORARE SU INADEGUATEZZA E SOLITUDINE CON LA REALTA’ VIRTUALE

Nel nostro ultimo articolo abbiamo parlato delle 9 sfide della leadership: quei momenti che ogni manager si trova ad affrontare e che spesso diventano veri e propri blocchi. Tra queste: il senso di inadeguatezza, la solitudine professionale, raggiungere gli obiettivi, i conflitti gonfiati, il peso sulle spalle, il buco nero del tempo, il cuore congelato, le strade che si dividono, la diversità che arricchisce.

Sono difficoltà reali, che un HR conosce bene: incidono sulla motivazione, sulla collaborazione e, alla fine, anche sui risultati.

La domanda è: come si possono affrontare in modo efficace e duraturo?

La nostra risposta è un percorso di change management con realtà virtuale.
Per ciascuna delle 9 sfide abbiamo creato un’esperienza immersiva: metafore potenti che permettono di allenare la competenza necessaria a superare quella specifica difficoltà. Non teoria, non slide: esperienze che rimangono impresse e che portano i partecipanti a riflettere su sé stessi in modo autentico.

E per capire meglio come funziona questo approccio, vogliamo raccontarti un esempio concreto con dei recenti clienti.

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ARTICOLO DEL BLOG:

CAPOLEADER SOSTIENE
MAKE-A-WISH ITALIA

Regaliamo il Flow ai bambini che ne hanno più bisogno

CapoLeader crede che il benessere, la motivazione e il senso profondo di realizzazione – ciò che chiamiamo Flow – non debbano essere un privilegio per pochi.


Per questo abbiamo deciso di donare l’1% del nostro fatturato a Make-A-Wish Italia, l’organizzazione che ogni giorno realizza i desideri di bambini gravemente malati (3-17 anni) per aiutarli a guardare avanti con speranza, rendendoli più forti nella battaglia contro la malattia.

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Per noi, il Flow non è solo una teoria. È una missione.
È ciò che guida il nostro lavoro con manager, team e aziende.


Il Flow è quello stato in cui siamo completamente assorbiti da ciò che facciamo, motivati, felici, presenti.
È l’energia che si sprigiona quando le persone fanno ciò che amano, con ciò che serve, in un ambiente che li supporta.

E quando un bambino riesce finalmente a realizzare un desiderio profondo, qualcosa che sogna da tanto, vive proprio questo: un momento di puro coinvolgimento e gioia, in cui la malattia lascia spazio alla speranza.

In altre parole, gli viene regalato un momento di Flow.

E se possiamo contribuire anche solo un po’ a far vivere momenti di Flow a chi sta affrontando una battaglia difficile, vogliamo farlo.

Questa scelta è nata da un gesto semplice: una sfida interna tra i coach di Capoleader, nata per gioco e trasformata in qualcosa di più. Con il cuore leggero e lo spirito unito, abbiamo contribuito a sostenere il desiderio di Asia, una bambina che sogna di toccare la barba di Babbo Natale. Un desiderio che ci ha mostrato quanto poco basti, a volte, per creare qualcosa di grande. Perché il Flow può nascere ovunque: anche nel sorriso di chi torna a credere che tutto sia possibile.

Un piccolo gesto, un grande impatto.
Il nostro contributo è un seme. Voi potete aiutarci a farlo crescere.
Con una donazione, una condivisione o semplicemente scegliendo partner che credono nel valore umano prima che economico.

Noi ci mettiamo l’1% del nostro fatturato. E voi?
Vi invitiamo a far parte di questo movimento.
Perché un desiderio che si realizza può cambiare tutto.
E un Flow donato può accendere una scintilla di speranza.

Insieme, facciamo scorrere il bene.

Fai subito la tua donazione qui, non aspettare.

https://dona.makeawish.it/dona

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Quel mondo che tutti ormai chiamiamo VUCA, e che potremmo tranquillamente definire anche il regno dell’imprevisto:
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Ti è mai capitato di pensare: “Non ce la faccio più”?
E poi, dopo qualche giorno, accorgerti che proprio da quella situazione difficile hai tirato fuori una forza nuova?

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Non è solo resilienza. È qualcosa di più profondo: la capacità non solo di resistere agli urti, ma di crescere grazie a essi.

Nel primo articolo abbiamo visto la differenza tra fragile, resiliente e antifragile.
Oggi andiamo oltre: com’è fatta una persona antifragile?
Come pensa, come reagisce, e cosa fa di diverso dagli altri?
Spoiler: ha molto a che fare con il flow, quello stato di concentrazione fluida e naturale in cui tutto sembra scorrere al ritmo giusto.
Eppure, c’è un passo oltre. Un modo di stare nelle sfide che non si limita a resistere, ma che trasforma l’imprevisto in occasione di crescita. Questo livello ha un nome affascinante: antifragilità.

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ANTIFRAGILITÀ E FLOW: IL CORAGGIO DI CRESCERE ATTRAVERSO LE SFIDE

Si parla spesso di resilienza come della qualità fondamentale per affrontare le difficoltà: la capacità di non spezzarsi, di resistere agli urti della vita e tornare al proprio equilibrio. È una dote preziosa, che ci aiuta a sentirci stabili anche nei momenti complessi.

Eppure, c’è un passo oltre. Un modo di stare nelle sfide che non si limita a resistere, ma che trasforma l’imprevisto in occasione di crescita. Questo livello ha un nome affascinante: antifragilità.

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METTITI NEI PANNI DI UN DIRETTORE GENERALE: LA SFIDA CHE OGNI HR DOVREBBE PROVARE

Negli ultimi anni il ruolo delle Risorse Umane è stato rivoluzionato.
Non si tratta più soltanto di gestire selezione, contratti o pratiche amministrative: oggi gli HR sono chiamati a essere protagonisti del cambiamento all’interno delle organizzazioni.

Questo significa avere la responsabilità non solo di gestire le persone, ma di guidare processi trasformativi che toccano la cultura aziendale, l’engagement, la leadership e persino il benessere individuale.
Sono difficoltà reali, che un HR conosce bene: incidono sulla motivazione, sulla collaborazione e, alla fine, anche sui risultati.

La domanda è: come si possono affrontare in modo efficace e duraturo?

La nostra risposta è un percorso di change management con realtà virtuale.
Per ciascuna delle 9 sfide abbiamo creato un’esperienza immersiva: metafore potenti che permettono di allenare la competenza necessaria a superare quella specifica difficoltà. Non teoria, non slide: esperienze che rimangono impresse e che portano i partecipanti a riflettere su sé stessi in modo autentico.

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BUSINESS CASE: LAVORARE SU INADEGUATEZZA E SOLITUDINE CON LA REALTA’ VIRTUALE

Nel nostro ultimo articolo abbiamo parlato delle 9 sfide della leadership: quei momenti che ogni manager si trova ad affrontare e che spesso diventano veri e propri blocchi. Tra queste: il senso di inadeguatezza, la solitudine professionale, raggiungere gli obiettivi, i conflitti gonfiati, il peso sulle spalle, il buco nero del tempo, il cuore congelato, le strade che si dividono, la diversità che arricchisce.

Sono difficoltà reali, che un HR conosce bene: incidono sulla motivazione, sulla collaborazione e, alla fine, anche sui risultati.

La domanda è: come si possono affrontare in modo efficace e duraturo?

La nostra risposta è un percorso di change management con realtà virtuale.
Per ciascuna delle 9 sfide abbiamo creato un’esperienza immersiva: metafore potenti che permettono di allenare la competenza necessaria a superare quella specifica difficoltà. Non teoria, non slide: esperienze che rimangono impresse e che portano i partecipanti a riflettere su sé stessi in modo autentico.

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ARTICOLO DEL BLOG:

TEAM FLOW:
L'ARMONIA CHE FA LA DIFFERENZA

Quando la collaborazione diventa la chiave per un team in perfetto flow

Hai mai vissuto un momento sul lavoro in cui nessuno controlla l’orologio, la chat aziendale è stranamente silenziosa (ma non perché siete tutti su LinkedIn), e le idee viaggiano come palline di ping pong tra colleghi sorridenti?


Ecco: benvenuto nel Team Flow, quel raro ma potentissimo stato in cui il tuo gruppo lavora così bene che potrebbe tranquillamente scrivere un album da Grammy… anche se state facendo una relazione su Excel.

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Ma cos’è davvero il Team Flow (senza Wikipedia)

Immagina una jam session. Non c’è un solista che fa tutto: ognuno suona il proprio strumento, ascolta gli altri, si adatta al ritmo e insieme nasce qualcosa di più grande della somma delle parti.
Non ci sono stecche, non c’è ego, c’è solo… flow. Collettivo. E senza dover accordare 7 volte la stampante.

Il Team Flow è quella condizione in cui tutti i membri di un gruppo sono completamente immersi, sincronizzati e gratificati dall’attività comune. E no, non succede per caso. Ma si può creare, se si conoscono gli ingredienti giusti.

E adesso… vai di checklist! 🎸

I 10 Ingredienti del Flow (versione “Team Edition”)

1. Obiettivi chiari come l’acqua (frizzante)
In team flow, tutti sanno dove si va.
Se uno punta a fare una presentazione, un altro a scalare l’Everest, e un terzo a ordinare la pizza… non funziona.
Serve una direzione condivisa, concreta, motivante.
E sì: “Dare il massimo” non è un obiettivo. “Consegnare il report senza fare nottata” lo è.

2. Feedback immediato (e umano)
Il bello del team flow è che non servono riunioni post-mortem.
Ci si parla mentre si lavora, ci si corregge al volo, ci si aiuta.
Tipo: “Ehi, questa slide è un po’ un labirinto… la semplifichiamo?”
(Tono amichevole obbligatorio. No caps lock. No sarcasmo passivo-aggressivo.)

3. Sfida giusta, non un tentativo di sopravvivenza
Se il compito è troppo semplice, si sbadiglia. Se è troppo difficile, si finge un guasto al Wi-Fi.
Nel team flow, invece, la sfida è stimolante, ma gestibile.
Tutti si sentono all’altezza, ma non seduti sul divano.
È quel “brivido positivo” che ti fa pensare: “Dai, ce la facciamo… insieme!”

4. Concentrazione totale (e niente multitasking selvaggio)
Niente notifiche, niente mille tab aperti, niente “intanto rispondo a questa mail”.
Nel team flow, si è dentro al compito, con testa e cuore.
È come una danza: se uno si distrae, si pesta i piedi.
Ma se tutti sono presenti… si vola.

5. Unione tra azione e consapevolezza (quella magia del “sono proprio qui”)
In flow, non stai solo facendo qualcosa: sei consapevole di farla bene, proprio mentre la fai.
È come suonare in orchestra: ogni musicista sa cosa fa, lo fa con precisione, e percepisce in tempo reale l’effetto di ogni nota sull’insieme.
Non è automatismo, non è controllo forzato: è presenza.
Una sincronia tra “ciò che sto facendo” e “io che lo sto vivendo”, senza sforzo.

6. Fusione tra sé e il gruppo
La magia vera accade quando non c’è più “io ho fatto” e “tu non hai fatto”, ma solo un grande, armonico “abbiamo fatto”.
Non si lavora “insieme”, si è insieme.
Tipo quei momenti in cui uno inizia una frase e l’altro la finisce (senza essere una coppia sposata).

7. Perdita della consapevolezza di sé (niente pose, niente ansie)
In flow, non stai pensando a come appari, a se stai facendo bella figura, o se la tua voce è troppo acuta in riunione.
Sei dentro al compito, e basta.
E vale anche per i gruppi: niente giochi di potere, niente gare a chi parla di più.
Solo il lavoro, l’obiettivo… e magari qualche battuta tra un task e l’altro.

8. Alterazione della percezione del tempo (sì, anche in ufficio)
Mai capitato di dire “Ma sono già le sei??”
In team flow, il tempo… scivola.
Non perché il lavoro non sia intenso, ma perché la mente è talmente impegnata e appagata da dimenticare l’orologio.
Spoiler: a volte vi scordate anche la pausa caffè.
(Ok, raramente.)

9. Gratificazione intrinseca (cioè, ve lo godete)
Il premio non è solo il risultato finale.
È proprio fare la cosa insieme.
Quando il gruppo è in flow, c’è soddisfazione a ogni passo. Anche se ci si arrovella. Anche se si riformatta la tabella per la settima volta.
Perché c’è senso. E perché, anche se non c’è una medaglia alla fine, vi sentite dei campioni.

10. Collaborazione: il superpotere del Team Flow
Se nel flow individuale puoi anche fare il solista, nel Team Flow senza collaborazione sei come un’orchestra senza direttore: confusione totale! Scambiarsi idee, darsi una mano, costruire insieme… è questo il segreto per far partire il flow di squadra. Senza collaborazione vera, il flow non parte neanche col turbo. Meglio mettersi in sintonia e suonare all’unisono!

Il Team Flow è serio. Ma non serioso.

La bellezza del team flow è che porta risultati concreti: più efficienza, più creatività, più benessere.
Ma lo fa in modo leggero. Non perché il lavoro sia facile, ma perché ci si sente parte di qualcosa che funziona.

E – diciamolo – quando tutto gira, quando si ride anche un po’, quando si alza lo sguardo e si pensa “che figata lavorare con queste persone”…
… è lì che succede la magia.

 METTITI ALL’OPERA

Prendi il tuo team (anche virtualmente), un caffè (facoltativo ma consigliato) e fate questo mini-check insieme. Serve solo una mezz’oretta, sincerità, e voglia di migliorare senza prendersi troppo sul serio.

Step 1 – Accendiamo la musica (ma metaforicamente)

Stampate o proiettate i 10 ingredienti del team flow. Leggeteli uno a uno e, per ciascuno, fatevi queste domande:

  • Da 1 a 5, quanto ci riconosciamo in questo punto?

  • In quale occasione recente abbiamo vissuto davvero questo elemento?

  • Cosa potremmo fare per viverlo più spesso?

Annotate spunti, battute, esempi. No giudizio, solo osservazione.

Step 2 – Scegliete uno strumento da accordare

Scegliete 1 solo ingrediente su cui lavorare insieme nelle prossime 2 settimane. Non tutto, non subito: basta un piccolo accordo per suonare meglio insieme.
Può essere: “Diamo feedback al volo ogni giorno” oppure “Definiamo meglio i ruoli nei progetti” o anche solo “Evitiamo le riunioni con 87 obiettivi”.

Step 3 – Fate il bis

Dopo due settimane, ripetete il check.
Notate differenze? Qualcosa è cambiato nel ritmo? C’è stato più flow?
Festeggiate i passi avanti, anche piccoli. Come ogni buona orchestra, si migliora suonando… insieme.


🎵 Bonus Track:
Se siete già a un buon livello e volete osare, chiedetevi:

“Quando ci capita di perdere la cognizione del tempo, lavorando insieme?”
Spesso lì si nasconde il vostro flow signature: quel modo tutto vostro, unico, di funzionare bene come team.

Morale della storia?

Il Team Flow non è una formula magica.
Ma si può favorire, a patto che ci si ascolti, ci si rispetti e si condivida un vero obiettivo.
Un po’ come una band senza frontman: ognuno suona al meglio, ma nessuno suona da solo.

E quando accade… il lavoro non sembra più solo lavoro.
Sembra quasi… musica.

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IL FLOW PER LA FELICITA' E IL SUCCESSO

LA LEADERSHIP NELLA VITA E NEL LAVORO.

IL LIBRO DI STEFANO SELVINI

“Si legge in un soffio: è un romanzo, ma è anche una guida assistita al lavoro per arrivare a padroneggiarlo.”

“Questo romanzo unisce la teoria alla pratica, invitandoci a rispondere a una questione di fondo: quando il lavoro vale la pena di essere vissuto?”

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ANTIFRAGILITÀ IN AZIONE: SCOPRI QUANTO SEI PRONTO PER IL MONDO VUCA

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Ma la domanda è:
💭 Come si fa a capire quanto queste abilità siano davvero presenti nella nostra quotidianità professionale?

E soprattutto… si può farlo in modo coinvolgente e concreto?
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Quel mondo che tutti ormai chiamiamo VUCA, e che potremmo tranquillamente definire anche il regno dell’imprevisto:
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ANTIFRAGILITA’: COME ALLENARLA PER CRESCERE NEL MONDO VUCA

Negli articoli delle scorse settimane abbiamo capito cos’è l’antifragilità, abbiamo visto le differenze con resilienza e fragilità, e disegnato l’identikit della persona antifragile: quella che non si limita a incassare i colpi, ma li usa per diventare più forte.

Oggi entriamo nel vivo: perché è così importante allenare l’antifragilità per vivere — e non solo sopravvivere — nel mondo in cui ci troviamo immersi ogni giorno.
Quel mondo che tutti ormai chiamiamo VUCA, e che potremmo tranquillamente definire anche il regno dell’imprevisto:
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Complesso, perché ogni scelta ne muove dieci altre.
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L’IDENTIKIT DELLA PERSONA ANTIFRAGILE

Ti è mai capitato di pensare: “Non ce la faccio più”?
E poi, dopo qualche giorno, accorgerti che proprio da quella situazione difficile hai tirato fuori una forza nuova?

Ecco, quella è una piccola forma di antifragilità in azione.
Non è solo resilienza. È qualcosa di più profondo: la capacità non solo di resistere agli urti, ma di crescere grazie a essi.

Nel primo articolo abbiamo visto la differenza tra fragile, resiliente e antifragile.
Oggi andiamo oltre: com’è fatta una persona antifragile?
Come pensa, come reagisce, e cosa fa di diverso dagli altri?
Spoiler: ha molto a che fare con il flow, quello stato di concentrazione fluida e naturale in cui tutto sembra scorrere al ritmo giusto.
Eppure, c’è un passo oltre. Un modo di stare nelle sfide che non si limita a resistere, ma che trasforma l’imprevisto in occasione di crescita. Questo livello ha un nome affascinante: antifragilità.

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ANTIFRAGILITÀ E FLOW: IL CORAGGIO DI CRESCERE ATTRAVERSO LE SFIDE

Si parla spesso di resilienza come della qualità fondamentale per affrontare le difficoltà: la capacità di non spezzarsi, di resistere agli urti della vita e tornare al proprio equilibrio. È una dote preziosa, che ci aiuta a sentirci stabili anche nei momenti complessi.

Eppure, c’è un passo oltre. Un modo di stare nelle sfide che non si limita a resistere, ma che trasforma l’imprevisto in occasione di crescita. Questo livello ha un nome affascinante: antifragilità.

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METTITI NEI PANNI DI UN DIRETTORE GENERALE: LA SFIDA CHE OGNI HR DOVREBBE PROVARE

Negli ultimi anni il ruolo delle Risorse Umane è stato rivoluzionato.
Non si tratta più soltanto di gestire selezione, contratti o pratiche amministrative: oggi gli HR sono chiamati a essere protagonisti del cambiamento all’interno delle organizzazioni.

Questo significa avere la responsabilità non solo di gestire le persone, ma di guidare processi trasformativi che toccano la cultura aziendale, l’engagement, la leadership e persino il benessere individuale.
Sono difficoltà reali, che un HR conosce bene: incidono sulla motivazione, sulla collaborazione e, alla fine, anche sui risultati.

La domanda è: come si possono affrontare in modo efficace e duraturo?

La nostra risposta è un percorso di change management con realtà virtuale.
Per ciascuna delle 9 sfide abbiamo creato un’esperienza immersiva: metafore potenti che permettono di allenare la competenza necessaria a superare quella specifica difficoltà. Non teoria, non slide: esperienze che rimangono impresse e che portano i partecipanti a riflettere su sé stessi in modo autentico.

E per capire meglio come funziona questo approccio, vogliamo raccontarti un esempio concreto con dei recenti clienti.

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BUSINESS CASE: LAVORARE SU INADEGUATEZZA E SOLITUDINE CON LA REALTA’ VIRTUALE

Nel nostro ultimo articolo abbiamo parlato delle 9 sfide della leadership: quei momenti che ogni manager si trova ad affrontare e che spesso diventano veri e propri blocchi. Tra queste: il senso di inadeguatezza, la solitudine professionale, raggiungere gli obiettivi, i conflitti gonfiati, il peso sulle spalle, il buco nero del tempo, il cuore congelato, le strade che si dividono, la diversità che arricchisce.

Sono difficoltà reali, che un HR conosce bene: incidono sulla motivazione, sulla collaborazione e, alla fine, anche sui risultati.

La domanda è: come si possono affrontare in modo efficace e duraturo?

La nostra risposta è un percorso di change management con realtà virtuale.
Per ciascuna delle 9 sfide abbiamo creato un’esperienza immersiva: metafore potenti che permettono di allenare la competenza necessaria a superare quella specifica difficoltà. Non teoria, non slide: esperienze che rimangono impresse e che portano i partecipanti a riflettere su sé stessi in modo autentico.

E per capire meglio come funziona questo approccio, vogliamo raccontarti un esempio concreto con dei recenti clienti.

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