leadership gentile

LA LEADERSHIP GENTILE

In un articolo di Forbes, Alessandro Zollo, amministratore delegato di Great Place to Work Italia, azienda di consulenza e leader nell’analisi del clima aziendale, spiega cosa voglia dire essere leader al giorno d’oggi: “Essere leader significa essere una fonte d’ispirazione e, soprattutto, un grande ascoltatore […] Emerge la figura del leader gentile, ovvero colui che motiva i propri collaboratori, invitandoli a dare il meglio”.
La leadership gentile è uno stile manageriale fondato sul valore della gentilezza e dell’ascolto attivo, capace di creare relazioni efficaci attraverso atteggiamenti di fiducia reciproca, sensibilità ed empatia. Al giorno d’oggi è il modello di leadership più efficace in azienda perché è l’unico in grado di valorizzare le persone migliorando il benessere lavorativo.

In un articolo del Sole 24 Ore viene evidenziato come gli stili di leadership evolvano di pari passo con i cambiamenti dei modelli organizzativi.
Ad esempio negli anni ‘60 la funzione del leader era quella di pianificare e controllare, poiché la necessità del momento era quella di aumentare il profitto. Le persone lavoravano essenzialmente per ricevere un salario e il loro valore veniva attribuito in quanto fattore produttivo.
Negli anni ‘90 nasce la “leadership collaborativa”, caratterizzata da stili di relazione orizzontali e improntati al networking per far fronte al passaggio da un approccio gerarchico ad un approccio focalizzato sulla collaborazione fra soggetti adulti.
Da quel momento in avanti l’evoluzione dello stile di leadership prevalente nelle aziende di successo ha avuto un andamento lineare fino ad arrivare a parlare, ai nostri giorni, di leadership gentile.

Quali sono le 10 skill imprescindibili per un leader gentile?

  1. Ascolto attivo: un buon leader deve dare importanza alle opinioni di tutti coloro che compongono l’azienda.
  2. Motivational speaking: è importante che sappia motivare i collaboratori ispirando positività e fiducia
  3. Empatia: necessaria per comprendere le esigenze dell’azienda e dei colleghi
  4. Interpersonal skill: ovvero la gentilezza per sviluppare buone relazioni in ufficio.
  5. Gestione dei conflitti: saper gestire e valutare le cause dei conflitti favorisce uno scambio di opinioni più efficace
  6. Leadership collettiva: un buon leader deve far sentire importanti i propri collaboratori, rendendoli un punto di riferimento per attività aziendali di rilievo, ad esempio delegando compiti e attività specifiche
  7. Comunicazione efficace: deve essere in grado di comunicare in maniera efficace e chiara con i suoi collaboratori e clienti.
  8. Time management: è la capacità di saper gestire e organizzare il lavoro rispettando le scadenze previste
  9. Feedback: i giudizi altrui sono fondamentali per aiutare le persone che ci circondano a migliorare sia dal punto di vista professionale che personale
  10. Flessibilità: un buon leader deve sapere adattarsi alle diverse situazioni lavorative e trovare soluzioni ad eventuali problemi di percorso.

Qualcuno potrebbe pensare che una leadership basata sulla gentilezza si discosti troppo dall’ideale collettivo di imprenditore di successo e che la gentilezza sia un sintomo di debolezza in un mondo lavorativo basato sulla spietatezza e competitività. Nella ricerca condotta da InfoJobs è stato dimostrato che il 65% degli intervistati considera la gentilezza sul lavoro un punto di forza, per il 20% circa è addirittura un elemento imprescindibile. In netta minoranza chi ne evidenzia gli aspetti negativi identificando la gentilezza come illusione (6,2%), debolezza (1,5%) o una tattica per trarne vantaggi (7,4%). La gentilezza non è un segnale di debolezza, ma esattamente il contrario, per comprenderlo meglio pensiamo ad una metafora tratta dalla natura. Guido Stratta, nel suo libro Ri-evoluzione. Il potere della leadership gentile, prende come esempio l’acacia.

“L’acacia è una pianta che, quando nasce, sembra un cactus: un piccolo filamento di tronco pieno di spine. Ce le ha perché è debole: quando è così snella, sarebbe divorata dai ruminanti. Poi, questa pianta cresce, mette un tronco nodoso, diventa molto accogliente, e non ha più una spina. Ecco, questa è una metafora dell’animo umano: gli animi deboli, critici curano le proprie debolezze e paure con l’aggressività verso gli altri; la persona molto forte, molto capace, molto realizzata, invece, è assolutamente garbata verso gli altri. La debolezza interiore si trasforma in aggressività, la forza interiore in gentilezza.”

Possiamo riassumere dicendo che la leadership gentile si poggia sui tre pilastri:

  1. Ascoltare chi ci circonda, facendogli le domande giuste e dedicandogli il tempo necessario;
  2. Accogliere le persone creando rapporti basati sulla fiducia e ambienti in cui ciascuno si senta libero di condividere pensieri, emozioni e paure;
  3. Accompagnare le proprie persone in un percorso di crescita, sostenendole, aiutandole ad imparare dai propri errori ed incoraggiandole ad uscire dalla propria zona di comfort.

 

La leadership gentile e il Flowflow e leadership gentile

I tre pilastri della leadership gentile possono essere allenati e sviluppati applicando i principi della Teoria del Flow. Secondo il Prof. Csikszentmihalyi un buon leader è colui che riesce a creare un ambiente lavorativo in cui le persone stiano bene, si divertano lavorando e raggiungano risultati ambiziosi.

Il leader gentile è la persona più appropriata per accompagnare le persone nel percorso emotivo verso lo stato di Flow. Come possiamo vedere dal grafico delle emozioni, il Flow si trova in alto a destra, all’opposto dell’apatia. Per raggiungere questa situazione ottimale un buon leader dovrà aiutare le persone a bilanciare alti livelli di sfida del proprio compito con alti livelli delle proprie competenze. Se il livello di sfida rimane alto, ma le capacità del lavoratore sono più basse, potrà sperimentare uno stato di eccitazione (arousal), per poi passare ad uno stato di ansia e di preoccupazione, man mano che il livello di competenze diminuisce, fino a raggiungere l’apatia. Se al contrario le competenze delle persone rimangono alte, ma quello che diminuisce è il livello di sfida del compito, il lavoratore passerà da uno stato di controllo della situazione, ad uno stato di noia, fino ad arrivare al rilassamento e all’apatia.
Il ruolo del leader gentile, quindi, è quello di ascoltare attivamente le proprie persone, accogliere le emozioni che provano, senza giudicare e accompagnarle in un percorso di crescita verso lo stato di Flow, dosando sfida e apprendimento, dando un senso e un significato a quello che fanno e aiutandole ad uscire dalla propria zona di comfort e allargarla sempre di più.

La leadership che promuove il Flow ha come obiettivo principale quello di creare un clima di benessere in cui ogni persona svolga un’attività che gli piace e che l’appassioni.
I percorsi di CapoLeader sono pensati per aiutare i leader a comprendere come applicare nel loro contesto la Teoria del Flow, aiutando le proprie persone a crescere, stare bene e raggiungere obiettivi di performance elevati.

 

Sara Cascio

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