Equilibrio fra opportunità e capacità

Continuiamo il nostro percorso nell’esame degli elementi distintivi del Flow, dopo aver affrontato i primi due (obiettivi chiari e feedback) nell’articolo di oggi approfondiremo un’altro presupposto per vivere l’esperienza di Flow : L’equilibrio fra opportunità e capacità.

È più facile venire coinvolti completamente da un compito se si pensa di riuscire a farlo. Se un compito appare al di là della nostra portata, tendiamo a reagire con ansia; se, viceversa, è troppo facile, ci annoia. In entrambi i casi l’attenzione si sposta da ciò che si deve fare: l’ansioso viene distratto dalle preoccupazioni per l’esito , mentre chi si annoia comincia a cercare qualcos’altro da fare. La condizione ideale può essere espressa da questa semplice formula: “il Flow si manifesta quando le sfide e le capacità sono elevate e le une sono all’altezza delle altre”.

Occorre però tenere presente che il giudizio “ideale” circa l’esistenza della condizione suddetta dipende dal contesto:ciò che rappresenta una sfida per una persona può non essere tale per chiunque altro. Poche persone vedono un’opportunità in una nuda parete di roccia, quasi tutti l’ignoreranno. Probabilmente i chirurghi non trovano esaltante la psichiatria (può darsi, pensano, che un analista debba trattare un paziente per anni con uno scarso miglioramento apparente) e, viceversa, uno psichiatra può ritenere che la chirurgia non richieda molta riflessione ma soprattutto abilità manuale, lo stesso tipo di abilità che serve per riparare il motore di un’automobile. Così, purtroppo, molti genitori non colgono l’opportunità di capire i figli, o si sentono scoraggiati dal farlo. Il fatto che una persona sia in grado di cogliere un’opportunità dipende in parte dalle capacità che ha ereditato o appreso. Un bambino atletico, ben coordinato, sarà attratto dallo sport, mentre il figlo di genitori che seguono attivamente una vita sociale e a tavola discutono dei fatti del giorno potrà, crescendo, sviluppare un interesse per il giornalismo e la politica.

Un’attività particolarmente favorevole al Flow è quella che offre sfide a diversi livelli di complessità. Un rocciatore osserva al riguardo: “Ci sono giorni in cui non ci si sente in forma perfetta, in cui si vorrebbe scalare una parete facile; altri giorni, invece, si è disposti a rischiare l’osso del collo”. Analogamente, non è facile esaurire le opportunità offerte dalle attività che sono propizie al Flow, poiché il limite superiore della loro complessità è molto alto: “Naturalmente, non si raggiunge mai la perfezione nella scalata, perché la mente è sempre una mossa avanti (…) Si può sempre pensare a una mossa più perfetta di quella che si sta facendo (…) è una sorta di rincorsa senza fine”.

La complessità delle sfide da affrontare è una delle ragioni per cui i chirurgi amano il loro lavoro: “è molto gratificante, e se è piuttosto difficile, è anche esaltante (…) I casi insoliti sono quelli che danno maggiori soddisfazioni, specialmente quando il paziente reagisce bene”. Il corsivo sottolinea un sentimento degno di nota: ciò che è più gratificante per questo chirurgo – e per quasi tutti gli altri intervistati – è eseguire bene un’operazione difficile. Il recupero del paziente riveste un’importanza quasi secondaria. Questo atteggiamento può essere interpretato come un segno di insensibilità da un osservatore esterno, ma è molto logico: un chirurgo non può controllare le reazioni fisiche del paziente, ma soltanto i dettagli dell’intervento. Da questo punto di vista, è nell’interesse di tutti che il chirurgo cerchi in primo luogo di fare il lavoro nel miglior modo possibile, con la speranza che l’organismo del paziente collabori.

Aumentando la propria abilità, si è in grado di rispondere a sfide più impegnative. Anzi, è quello che si deve fare per prevenire che i compiti divengano una monotona routine. La stessa esperienza del Flow diviene dunque di per se stessa un incentivo a salire a livelli più alti di complessità. Questo meccanismo viene descritto bene dai Pardey, due marinai che amano navigare nei mari del mondo da soli o in coppia:

            “Non è facile descrivere la soddisfazione che si prova quando si impara a fare qualcosa di nuovo. La prima volta che riesci a fermare la barca a vela esattamente a un metro dall’ormeggio senza che tocchi il molo, la prima volta che sistemi il portello del boccaporto senza che entri una goccia d’acqua, la prima volta che ripari perfettamente qualcosa a bordo: ognuno di questi momenti è un trionfo che riempie di gioia. Alla fine, questa autosufficienza diventa una sorta di gara con te stesso. Ti dai sempre nuovi traguardi e li superi.

In genere, nella vita quotidiana è difficile ottenere simili “trionfi”. Il lavoro è troppo limitativo, la vita familiare è troppo prevedibile o assillante. Si reagisce cercando un compenso nelle sfide e nelle prove di abilità richieste da altre attività, come lo sport, gli hobby o i viaggi – o forse si trovano altri sbocchi, quali le relazioni extraconiugali o le droghe. Sta però di fatto che ogni attività può dar luogo al Flow, poiché anche i compiti apparentemente più banali – lavorare a una catena di montaggio, parlare ai propri figli o lavare i piatti – offrono l’opportunità di utilizzare le proprie capacità.

Alcuni sono in grado di trovare anche nei peggiori frangenti l’opportunità di esplicare le proprie capacità ed entrare nel Flow. Abbandonati alle loro proprie risorse, alcuni detenuti in condizioni di isolamento hanno imparato a elaborare dei giochi mentali per evitare di sprofondare nel vuoto, Solzenicyn ne descrive uno che preservò la sua salute mentale immaginando di viaggiare da Mosca all’America: egli aveva misurato la lunghezza della cella e ogni giorno camminava per qualche chilometro da una parete all’altra, immaginando di guardare il paesaggio lungo la strada; quando fu trasferito in un’altra prigione aveva attraversato mezzo Atlantico. Se evadere materialmente è impossibile, ci si deve affidare alle proprie risorse per crearsi un mondo migliore virtuale, frutto della propria immaginazione.

Una delle capacità umane più preziose è quella di ravvisare delle opportunità dove altri non vedono che il vuoto. In una data situazione qualcuno dirà “non c’è nulla da fare”, mentre altri troveranno una gran quantità di cose da fare e di cui godere. L’individuo che è veramente impegnato nel mondo – interessato, curioso, stimolato – trova sempre il modo di sperimentare il Flow.

#traintheleadership #imparadivertendoti #capoleader

2 commenti
  1. Antonietta
    Antonietta dice:

    Trovo l’articolo interessante e credo che non sia così facile e scontato trovare l’equilibrio tra capacità e opportunità; poiché le variabili sono tante e il carattere e la stima in se stessi possa fare la differenza. Grazie

    Rispondi
    • Stefano Selvini
      Stefano Selvini dice:

      Grazie Antonietta, sono contento di aver suscitato il tuo interesse. Concordo bilanciare capacità e opportunità richiede impegno, curiosità, coraggio e volontà di migliorarsi. Ovviamente l’autostima permette di affrontare attività particolarmente sfidanti in modo più convinto.

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