Divertimento a lavoro è possibile

Io penso di essere, come tanti altri, una persona che ama divertirsi. Ricercare un modo per provare divertimento, sia che sia attraverso lo sport, una lettura, una camminata o altri hobby, è la strada per arricchire la nostra vita. Capire come funziona il meccanismo che regola il divertimento ci consentirebbe di accrescere enormemente la nostra felicità. Immaginiamo dunque di vivere una vita in costante sensazione di divertimento, quanto paghereste per farlo?

Un ulteriore implicazione positiva sta nel fatto che quando ci divertiamo e siamo coinvolti in quello che facciamo, siamo anche più efficaci e otteniamo più facilmente i nostri obiettivi.

Questa sensazione “magica” di puro coinvolgimento e massima attenzione è stata studiata molto in profondità nel corso del tempo, il più importante accademico che ha analizzato l’origine della felicità e del divertimento è il Prof. Csikszentmihalyi e lo ha chiamato stato di Flow.

Il Flow è uno stato di coscienza in cui la persona è completamente immersa in un’attività caratterizzata da focus, attenzione e consapevolezza dei propri mezzi.

I requisiti per entrare in questo stato sono:

  1. Gli obiettivi sono chiari. Avere un ardente desiderio chiaro e nitido di quello che vogliamo raggiungere. Aver determinato qual è lo stato ideale che si vuole raggiungere.
  2. Il feedback è immediato. Nel momento stesso in cui si compie l’azione possiamo valutarne l’esito. Il feedback non arriva dopo minuti, ore o settimane, ma immediatamente: “ho superato un avversario”, “ho riprodotto la variazione del brano x”, e così via.
  3. Concentrazione esclusiva sulla situazione in atto. Non ci sono distrazioni, si è al 100% immersi nella prestazione.
  4. Assenza di auto-osservazione. Nel preciso momento in cui si compie l’azione, l’individuo non si chiede come stia andando. Non esiste il “dovrei fare così”, “sarebbe meglio se”, ma solo la pura presa di coscienza di ciò che è già passato.
  5. Rapporto fluido e continuo tra l’azione e la consapevolezza. Non vi sono momenti per pensare e momenti per agire. È un flusso unico, senza interruzioni, e l’azione si sviluppa di pari passo con la consapevolezza di ciò che sta avvenendo.
  6. Il senso del tempo è alterato. In questi momenti i soggetti intervistati dichiaravano di avere una percezione del tempo completamente alterata. Un secondo può durare una vita e viceversa.
  7. Motivazione intrinseca. Ciò che motiva il soggetto durante l’esecuzione non è un riconoscimento esterno ma un piacere “intrinseco”, interiore, una sorta di beatitudine non dipendente dalle eventuali conferme esterne.
  8. Il senso del controllo è automatico e privo di sforzo. La tua padronanza della materia è tale da farti sentire perfettamente capace di controllare ciò che avviene, senza sforzi o timori.
  9. Vi è equilibrio tra le proprie capacità e il senso di difficoltà percepito. Sei bravo, preparato e capace in quella specifica attività. Hai interiorizzato la tecnica e senti di dover affrontare una sfida alla tua portata.

Proprio l’ultimo punto fa molto riflettere. Ottengo uno stato di Flow quando c’è bilanciamento tra le mie capacità e il livello di difficoltà dell’attività. Questo a prescindere dall’attività svolta, quindi qualsiasi attività che abbiamo di fronte a noi può permetterci di entrare in questo “stato di grazia”.

Se immaginiamo le nostre attività lavorative questo concetto assume un’alta rilevanza, non è la singola attività che ci provoca noia o stress ma è il contesto nel quale la affrontiamo. Se percepisco difficoltà o sfida dal compiere un lavoro probabilmente mi annoierò. Se percepisco il compito come troppo difficile proverò ansia o stress nel doverlo affrontare. Il segreto del successo sembrerebbe quindi essere legato a come vengono approcciate le situazioni lavorative. Dosando il livello di sfida intrinseco posso far diventare un’attività coinvolgente e pertanto affrontarla al massimo delle mie potenzialità. Affrontare il lavoro come fosse un gioco che ha lo scopo di ingaggiarmi e farmi divertire è la soluzione migliore per aumentare la nostra efficacia personale.

Porta il divertimento e il Flow nel tuo ambiente lavorativo!

La leadership non è questo!

E’ successo a tutti, prima o poi, di imbattersi nell’immagine che puoi vedere qui sopra. Ti hanno detto che il capo comanda dalle retrovie, mentre il leader è in prima fila a spingere lastre di pietra come i suoi collaboratori.

Rappresentare la leadership in questo modo è fuorviante e irrispettoso nei confronti di chi ogni giorno ricopre il ruolo di capo.

Io non vedo nulla di male a chiamarti in questo modo.

Capo nel mio vocabolario è:

Persona che dirige, che è posta al comando di altre persone.

Il capo, cioè la testa, è la parte principale e più nobile del corpo”

L’analogia con la testa del corpo umano permette di comprendere che funzione ha un capo in azienda o più semplicemente in un ufficio.

E’ la parte più nobile, che permette ai restanti organi del corpo di svolgere il proprio compito. Il cervello in quanto tale è importante perché tutti gli altri apparati sono collegati e necessitano di questo per lavorare in armonia e formare un sistema complesso ed efficiente. Il cervello, pur nella sua importanza, non può però sostituirsi allo stomaco, ai polmoni, alle braccia e alle gambe. Non è sostituto di altri organi, per sua natura non ha questa funzionalità. Esso può però studiare ed apprendere tante informazioni relative agli altri organi, può imparare come agevolarli nel loro compito, può dosare l’intensità del lavoro di ciascuno, farli riposare o aumentarne l’utilizzo se necessario. Va da sé che senza un organo periferico ben funzionante sono compromesse le prestazioni dell’intero sistema. Nel caso il cervello non funzioni l’intero sistema risulta completamente fermo e inutilizzabile.

Quanto sopra non vuole essere un elogio alla figura del capo in quanto tale. Semplicemente voglio ribadire l’importanza che ogni singolo componente di un team, capo compreso, deve svolgere il compito per il quale riesce a fornire il contributo più adeguato.

Il capo non è colui che tira il carro, quando, seduto ad una scrivania, può portare più valore organizzando, prendendo decisioni e pianificando efficientemente il lavoro dei propri collaboratori.

Hai ancora incertezze circa la validità di quanto sto affermando?

Possiamo portare l’argomento sotto un piano puramente economico.

Qual è il costo orario di una figura di responsabilità? Possiamo ipotizzare fino a 5 volte di più di un semplice collaboratore, a seconda del caso.

Ha senso che il carro venga tirato da una persona che costa molto di più degli altri addetti al traino? Se costa di più è perché deve dare un rendimento più alto degl’altri. Il ROI (Return on Investment cioè il ritorno sugli investimenti) dovrà essere elevato e per permetterlo il tempo del capo dovrà essere occupato da attività ad alto valore aggiunto.

Immagino già che potrebbe venirti in mente l’obiezione che nelle tue vicissitudini lavorative, hai visto molti capi poco competenti o poco preparati, che non hanno portato valore aggiunto nel loro ruolo.

Questo però è un problema di capacità, non del ruolo.

In quanto parte nobile del gruppo il capo dovrebbe essersi impegnato nell’imparare e padroneggiare le abilità manageriali che determinano il successo del suo team.

Se ancora non ti convince la parola Capo trasformala in CapoLeader, forse così riuscirai a immedesimarti meglio nel tuo ruolo di responsabilità.

Infine se vuoi capire meglio cos’è questo connubio puoi consultare un mio articolo che ne spiega il significato. (Cos’è un CapoLeader)

In definitiva sii fiero del tuo ruolo di CapoLeader, e in quanto parte nobile dell’azienda dai il meglio di te stesso, secondo le tue reali capacità e le aspettative della tua organizzazione.