Pubblicati da Giuseppe Montanari

MISURARE IL COINVOLGIMENTO

ARTICOLO DEL BLOG:

MISURARE IL

COINVOLGIMENTO

Esistono 4 tecniche convenzionali per misurare il coinvolgimento dei dipendenti

L’obiettivo principale di un’organizzazione è che i propri membri siano coinvolti e ingaggiati in quella che è la mission aziendale.

La domanda che molti si fanno è se sia possibile misurare il livello di coinvolgimento dei propri collaboratori.

In questo articolo presentiamo un approccio per il calcolo del coinvolgimento dei dipendenti che fornisce anche informazioni su ciò che potrebbe causare picchi e cali nella felicità del personale.

Esistono 4 tecniche convenzionali per misurare il coinvolgimento dei dipendenti

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SURVEY PERIODICHE AI DIPENDENTI

Forse il metodo più comune per misurare il coinvolgimento dei dipendenti è sondare il livello di coinvolgimento in modo anonimo, ogni mese, trimestre o anno.

Questi sondaggi possono essere ottimi quando si cercano modelli nel feedback aperto. Possiamo anche porre le stesse domande chiuse per un certo periodo di tempo e cercare tendenze nelle risposte che riceviamo.

Tuttavia, per misurare il coinvolgimento attraverso i sondaggi, Gallup suggerisce di porre le seguenti dodici domande ai membri del tuo team:

  1. Sai cosa ci si aspetta da te al lavoro?
  2. Hai i materiali e le attrezzature per svolgere bene il tuo lavoro?
  3. Al lavoro, hai l’opportunità di fare ciò che sai fare meglio ogni giorno?
  4. Negli ultimi sette giorni, hai ricevuto riconoscimenti o lodi per aver svolto un buon lavoro?
  5. Il tuo supervisore, o qualcuno al lavoro, sembra preoccuparsi per te come persona?
  6. C’è qualcuno al lavoro che incoraggia il tuo sviluppo?
  7. Al lavoro, le tue opinioni sembrano contare?
  8. La missione/scopo della tua azienda ti fa sentire importante il tuo lavoro?
  9. I tuoi collaboratori (compagni di lavoro) si impegnano a svolgere un lavoro di qualità?
  10. Hai un migliore amico al lavoro?
  11. Negli ultimi sei mesi, qualcuno al lavoro ti ha parlato dei tuoi progressi?
  12. Nell’ultimo anno, hai avuto opportunità di imparare e crescere?

Queste domande forniscono utili spunti, soprattutto se teniamo traccia di come le risposte a ciascuna domanda cambiano nel tempo.  Ma dovremmo porci la stessa lunga lista di domande, mese dopo mese?

No. Questo di per sé è semplicistico e spesso si vogliono scoprire e testare nuove aree tematiche. Tuttavia, se cambiamo le nostre domande, alla fine stiamo cambiando la nostra metrica, quindi non possiamo monitorarla per un lungo periodo di tempo e individuare le tendenze.

EMPLOYEE NET PROMOTER SCORE (ENPS)

Ciò implica porre periodicamente ai dipendenti una semplice domanda: “Su una scala da 1 a 10, quanto è probabile che consiglieresti il ​​tuo datore di lavoro a un amico”.

Dovresti quindi utilizzare il seguente calcolo per creare un punteggio percentuale: i detrattori sono coloro che hanno dato un punteggio compreso tra 1 e 6 e i promotori sono i dipendenti che hanno risposto con un 8, 9 o 10.

Formula del punteggio del promotore netto dei dipendenti

Poiché questo è un modo così semplice per misurare il coinvolgimento dei dipendenti, è facile sondare regolarmente il team e tenere traccia della risposta complessiva alle modifiche.

Inoltre, possiamo dividere i risultati tra i diversi team per scoprire come variano i tassi di coinvolgimento all’interno del contact center.

Ma mentre questo ci dà un punteggio metrico facile da confrontare, poiché è una domanda così semplice, non otteniamo così tante informazioni utili come con alcuni degli altri metodi.

INCONTRO INDIVIDUALE

Gli one-to-one sono un ottimo metodo per ottenere feedback aperti e cercare tendenze. Ci consentono inoltre di avere un’idea del coinvolgimento dei dipendenti a livello individuale, se li facciamo sentire  a proprio agio in un ambiente sicuro.

Le conversazioni informali forniscono un senso reale di ciò che conta davvero per gli individui e possiamo scavare più a fondo quando il collaboratore dice qualcosa di veramente perspicace.

Un altro vantaggio è che le conversazioni informali forniscono un senso reale di ciò che conta davvero per le persone e possiamo scavare più a fondo quando il partecipante dice qualcosa di veramente perspicace o con molta passione.

Tuttavia, non possiamo fare affidamento esclusivamente su questo metodo, poiché può essere molto difficile creare uno “spazio sicuro” in cui i dipendenti possano condividere apertamente le informazioni su quanto sono coinvolti.

Inoltre, poiché questo metodo si basa su conversazioni informali, non possiamo fornire dati significativi da monitorare nel tempo, quindi non possiamo creare una metrica affidabile da monitorare.

ANALISI DEL TASSO DI ABBANDONO

I dipendenti coinvolti hanno meno probabilità di lasciare la tua organizzazione. Pertanto, i tassi di abbandono possono essere un buon indicatore di coinvolgimento. E, in misura minore, anche il tasso di assenteismo.

Tuttavia, il problema con l’utilizzo del tasso di abbandono è che rappresenta un  “indicatore di ritardo”. Ciò significa che quando abbiamo scoperto che alcuni membri del team si sono disimpegnati, è troppo tardi per fare qualcosa al riguardo, poiché hanno lasciato l’organizzazione.

Misurare i tassi di abbandono è un modo per analizzare i nostri errori e imparare da essi in modo da non ripeterli nel futuro.

Inoltre, se osserviamo i tassi di abbandono in alcune parti del percorso dei dipendenti, ad esempio le fasi della formazione introduttiva, possiamo costantemente evolvere il nostro piano di formazione per diventare più coinvolgenti…

PERIODICITÀ

Bene, queste quattro tecniche rappresentano le basi per misurare il coinvolgimento, altro tema interessante è la periodicità delle misurazioni. Come minimo, per ottenere una buona gestione del coinvolgimento dei dipendenti e garantire di avere l’opportunità di affrontare gli aspetti negativi, dobbiamo misurarlo trimestralmente. In parole povere, misurare il coinvolgimento come parte di un sondaggio annuale non ha senso per l’organizzazione, in quanto non aiuta i leader a gestire il coinvolgimento in modo corretto. Data l’alta complessità e le diverse situazioni che si verificano all’interno di un anno risulterebbe non tempestivo individuare una misurazione insoddisfacente solo alla fine del periodo.

Ovviamente, come tutte le misurazioni, anche per quella del livello di coinvolgimento dei dipendenti diventa fondamentale la fase successiva. Possiamo utilizzare qualsiasi metodo di misurazione, ma il passo successivo è indagare e prendere delle iniziative volte a correggere le cause del mancato coinvolgimento.

Avere i dati corretti è importante, lo è ancor di più aver a cuore il benessere e la motivazione dei tuoi collaboratori.

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NAVIGA VERSO IL TUO BENESSERE: LA METAFORA DELLA BARCA A VELA

Negli articoli precedenti, abbiamo esplorato il vasto campo della psicologia positiva e la ricerca del benessere, analizzando strategie e approcci per migliorare la qualità della vita.

Oggi, desideriamo approfondire ulteriormente questo argomento attraverso una metafora evocativa: la  barca a vela. Questa rappresentazione ci offre un modo innovativo per comprendere come diversi elementi della nostra vita interagiscano e influenzino il nostro benessere complessivo, permettendoci di navigare con maggiore consapevolezza e

Oggi, desideriamo approfondire ulteriormente questo argomento attraverso una metafora evocativa: la  barca a vela. Questa rappresentazione ci offre un modo innovativo per comprendere come diversi elementi della nostra vita interagiscano e influenzino il nostro benessere complessivo, permettendoci di navigare con maggiore consapevolezza e determinazione verso una vita più soddisfacente.


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UN VIAGGIO VERSO LA FELICITA’: IN RICORDO DI MIHALY CSIKSZENTMIHALY

Il 20 ottobre ricorre l’anniversario della scomparsa del professor Mihaly Csikszentmihalyi, uno dei più grandi psicologi del nostro tempo e il padre della Teoria del Flow.

In occasione di questo importante momento di riflessione, nella nostra newsletter di mercoledì vogliamo celebrare il suo straordinario lavoro con una selezione di contenuti speciali. Condivideremo alcuni video che affrontano i temi cardine dei suoi studi.

Sarà un’occasione per rivivere il suo pensiero rivoluzionario e riscoprire l’impatto profondo delle sue idee su come viviamo, lavoriamo e creiamo significato nella nostra vita.

Oggi, desideriamo approfondire ulteriormente questo argomento attraverso una metafora evocativa: la  barca a vela. Questa rappresentazione ci offre un modo innovativo per comprendere come diversi elementi della nostra vita interagiscano e influenzino il nostro benessere complessivo, permettendoci di navigare con maggiore consapevolezza e

Oggi, desideriamo approfondire ulteriormente questo argomento attraverso una metafora evocativa: la  barca a vela. Questa rappresentazione ci offre un modo innovativo per comprendere come diversi elementi della nostra vita interagiscano e influenzino il nostro benessere complessivo, permettendoci di navigare con maggiore consapevolezza e determinazione verso una vita più soddisfacente.


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COSTRUISCI IL TUO BENESSERE CON IL MODELLO PERMA

Nell’articolo di questa settimana andremo ad approfondire alcuni aspetti della psicologia positiva che abbiamo già anticipato nell’articolo della scorsa settimana. Abbiamo visto come questo approccio cerchi di potenziare il benessere delle persone, aiutandole a vivere una vita piena e significativa. Ma come possiamo trasformare queste idee in pratiche concrete nella nostra quotidianità?


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CONCENTRARSI SULLA POSITIVITA’

La psicologia positiva è un ramo della psicologia relativamente giovane, che ha rivoluzionato il modo in cui pensiamo al benessere e alla felicità. 

Fondata ufficialmente negli anni ’90 dallo psicologo Martin Seligman, e successivamente arricchita dal Professor Mihály Csíkszentmihályi, con il concetto di Flow, si è sviluppata come una risposta all’approccio tradizionale della psicologia, che fino ad allora si era concentrata soprattutto sulla malattia mentale e sulla sofferenza. Ma la psicologia positiva propone una nuova domanda: perché limitarci a curare ciò che non va quando possiamo coltivare ciò che funziona?


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REGOLARE L’ENERGIA PER ENTRARE IN FLOW

Nell’articolo di questa settimana della Palestra del Flow, ci concentreremo su una strategia particolarmente efficace per entrare in uno stato di Flow: la regolazione dell’energia, uno dei pilastri del modello SFERA.

Qualche mese fa abbiamo introdotto il modello SFERA, spiegando come possa essere utilizzato per facilitare l’ingresso nel Flow. Per ricapitolare brevemente, SFERA è un acronimo che racchiude i cinque fattori essenziali per massimizzare la performance: Sincronia, Punti di Forza, Energia, Ritmo e Attivazione. 

Questi elementi, lavorando insieme, aiutano a raggiungere il nostro pieno potenziale.


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LA RICERCA DEL COINVOLGIMENTO

ARTICOLO DEL BLOG:

LA RICERCA

DEL COINVOLGIMENTO

I sette fattori che guidano il coinvolgimento dei dipendenti.

All’interno della letteratura di consulenza, e in una certa misura la letteratura accademica, viene suggerita una moltitudine di diversi fattori del coinvolgimento. Questi includono avere uno stile di gestione collaborativa, dimostrare un impegno per la responsabilità sociale, creare una cultura ricca di significato e garantire ai dipendenti buoni rapporti con i loro colleghi e i manager. In collaborazione con una ricerca condotta dall’Università dell’Hertfordshire – Thomas international ha identificato sette fattori che guidano il coinvolgimento dei dipendenti.

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I FATTORI DEL COINVOLGIMENTO

Sfida: assegnare compiti impegnativi ma raggiungibili ai dipendenti, consentendo loro di esercitare i loro punti di forza e consentendo loro di sentire un maggiore senso di realizzazione al termine dei compiti.

 Libertà – garantire ai dipendenti la flessibilità di scegliere e prendere decisioni su come svolgere il loro ruolo. I manager dovrebbero autorizzare i loro subordinati a incoraggiare l’autonomia a creare una cultura della fiducia.

Chiarezza: chiarire ai dipendenti quali sono i loro obiettivi e garantire che i questi comprendano i loro ruoli individuali e il modo in cui questi si inseriscono nello scopo più ampio dell’organizzazione.

Riconoscimento – garantire che vi siano meccanismi formali e informali attraverso i quali sia i manager che i colleghi possono riconoscere e apprezzare il contributo degli altri.

Insieme – promuovere lo sviluppo di relazioni interpersonali positive tra i manager e i loro collaboratori nonché garantire l’esistenza di positive condizioni di lavoro. Si dovrebbe promuovere una cultura solidale.

Voce– consentire ai dipendenti di parlare e di essere ascoltati quando hanno qualcosa da dire. Le idee e le opinioni dei dipendenti devono essere rispettate. Ognuno dovrebbero avere la possibilità di apportare modifiche al proprio ambiente di lavoro attraverso questi canali di comunicazione.

Crescita – garantire che i dipendenti siano dotati di adeguate opportunità di sviluppo all’interno del loro ruolo. I dipendenti devono essere consapevoli che stanno migliorando continuamente e capire come stanno procedendo nelle loro carriere.

#traintheleadership #imparadivertendoti #capoleader

Scarica qui la guida al coinvolgimento tramite i valori

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UN VIAGGIO VERSO LA FELICITA’: IN RICORDO DI MIHALY CSIKSZENTMIHALY

Il 20 ottobre ricorre l’anniversario della scomparsa del professor Mihaly Csikszentmihalyi, uno dei più grandi psicologi del nostro tempo e il padre della Teoria del Flow.

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La psicologia positiva è un ramo della psicologia relativamente giovane, che ha rivoluzionato il modo in cui pensiamo al benessere e alla felicità. 

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ROMPERE LA MENTALITA’ A SILOS

ARTICOLO DEL BLOG:

ROMPERE LA MENTALITA’

A SILOS

In questo articolo andremo a vedere come rompere la mentalità a silos in azienda sostituendola con il pensiero sistemico.

Un’organizzazione a silos è un modello di gestione aziendale in cui le informazioni e le attività sono suddivise in compartimenti separati e isolati tra loro. In questo modello, ogni reparto o funzione dell’organizzazione lavora in modo indipendente e non comunica in modo efficace con gli altri.
In questo articolo andremo a vedere come rompere la mentalità a silos in azienda sostituendola con il pensiero sistemico.

Un silo è un sistema che separa le diverse tipologie di dipendenti, solitamente in base al reparto in cui lavorano. Ne conseguono barriere che ostacolano la collaborazione e la comunicazione tra i membri del team, riducono l’efficienza e ostruiscono il flusso delle informazioni. Un esempio di mentalità a silos potrebbe essere una grande azienda con diversi dipartimenti, ognuno dei quali lavora in modo indipendente dagli altri. Il dipartimento vendite potrebbe concentrarsi solo sulla vendita di prodotti, senza considerare la qualità dei prodotti stessi o il servizio post-vendita. Allo stesso modo, il dipartimento marketing potrebbe concentrarsi solo sulla promozione dei prodotti, senza considerare le esigenze dei clienti o il feedback dei dipartimenti vendite o servizio clienti.

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GLI SVANTAGGI DI UNA MODALITÀ A SILOS

Quando i confini tra i vari reparti sono impenetrabili possono nascere alcuni rischi per l’azienda. I principali svantaggi possono essere:

  • La mancanza di comunicazione: la mentalità a silos può creare un clima in cui i dipendenti non comunicano con gli altri reparti dell’organizzazione. Ciò può comportare problemi di collaborazione, coordinamento e condivisione delle informazioni tra gli uffici, il che può rallentare la velocità e l’efficacia dell’organizzazione nel raggiungere i propri obiettivi.

     Inoltre, può portare a una mancanza di trasparenza e di responsabilità, poiché ogni dipartimento lavora in modo isolato e non è consapevole di ciò che accade in altre parti dell’organizzazione.

  • La perdita di innovazione: la mancanza di comunicazione tra i dipartimenti può portare a una perdita di innovazione e creatività all’interno dell’organizzazione. Quando i dipartimenti lavorano in modo isolato, la condivisione di informazioni, idee e risorse diventa difficile.
    Ciò può portare a una mancanza di collaborazione e coordinamento tra i reparti, rallentando i processi e limitando l’efficacia dell’organizzazione.

  • La riduzione dell’efficacia: la mentalità a silos può anche portare a una riduzione dell’efficacia complessiva dell’organizzazione. Quando ogni dipartimento si concentra solo sui propri obiettivi, senza considerare l’impatto delle proprie attività su altri reparti, possono sorgere conflitti di interesse.
    Ad esempio, se il reparto produzione si concentra solo sulla produzione di quantità elevate, senza considerare la qualità, il reparto controllo qualità potrebbe essere costretto a rifiutare molte di queste produzioni, creando in questo modo una situazione di conflitto tra i due reparti.

  • La mancanza di efficienza: la mentalità a silos può compromettere la capacità dell’organizzazione di raggiungere i propri obiettivi. Quando ogni ufficio lavora in modo isolato, possono sorgere attività ripetitive o sovrapposte che non solo aumentano i costi, ma anche rallentano i processi.
    Ad esempio, se il reparto contabilità e il reparto acquisti hanno procedure separate per la gestione delle fatture, ci può essere una sovrapposizione di attività che rallenta il processo e aumenta i costi complessivi dell’organizzazione.

  • Mancanza di trasparenza: la mancanza di comunicazione tra i reparti può portare a una mancanza di trasparenza all’interno dell’organizzazione. I dipendenti potrebbero non essere consapevoli delle attività e delle informazioni che si verificano in altri reparti, il che può portare a malintesi, conflitti e problemi di coordinamento.

    Ad esempio, se il reparto risorse umane assume un dipendente senza informare il reparto operativo, potrebbe crearsi una situazione in cui il nuovo dipendente non dispone delle informazioni necessarie per svolgere il proprio lavoro.

Per rompere la mentalità a silos è necessario cambiare prospettiva focalizzandosi sul pensiero sistemico.
Il pensiero sistemico è un modo di pensare che si concentra sulla comprensione dei sistemi complessi e delle interazioni tra i vari elementi dell’organizzazione.

Si basa sulla comprensione del fatto che ogni funzione e ogni attività aziendale sia interdipendente e che qualsiasi cambiamento in un’area dell’organizzazione possa influenzare l’intero sistema.

L’obiettivo è quello di creare un ambiente di lavoro collaborativo, dove tutti i dipartimenti lavorino insieme per il successo dell’organizzazione. Ciò richiede una cultura aziendale aperta e trasparente, dove la comunicazione e la collaborazione siano incoraggiate e incentivate per il raggiungimento degli obiettivi comuni.

Il pensiero sistemico consente all’azienda di rimanere competitiva sul mercato e di raggiungere i propri obiettivi a lungo termine grazie a:

  • una miglior comprensione dei processi aziendali nella loro interezza,
  • aiutando a individuare eventuali inefficienze o problemi e a trovare soluzioni più efficaci, riducendo gli sprechi, i costi e i colli di bottiglia,
  • incoraggiando l’innovazione e la creatività e portando a nuove soluzioni, promuovendo la comunicazione e la collaborazione tra le diverse funzioni e team dell’azienda, creando un ambiente di lavoro più collaborativo e produttivo,permettendo di valutare l’intera catena di valore dell’azienda, compresa l’esperienza del cliente.

    Questo aiuta a individuare eventuali punti deboli e a migliorare l’esperienza complessiva del cliente

  • aiutando a gestire il cambiamento all’interno dell’azienda in modo più efficace, identificando le interazioni tra le diverse funzioni e valutando gli effetti del cambiamento sull’intero sistema

In CapoLeader incontriamo sempre più aziende alla ricerca di strumenti utili per efficientare i propri processi e rompere la mentalità a silos, in cui ogni reparto si interessa solo “al proprio orticello”, passando ad un approccio sistemico, in cui ogni funzione è strettamente interconnessa con le altre.

Per questo motivo stiamo stiamo lavorando ad una novità molto interessante, ovviamente utilizzando la gamification.

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COME CAPIRE SE LE PERSONE SONO DEMOTIVATE

ARTICOLO DEL BLOG:

COME CAPIRE SE LE PERSONE

SONO DEMOTIVATE

Come facciamo a capire se le persone sono demotivate al lavoro?

Ci troviamo nel periodo delle Grandi Dimissioni, o Great Resignation, in cui il 45% degli occupati dichiara di aver cambiato lavoro nell’ultimo anno o di avere intenzione di farlo da qui a 18 mesi. Molte persone hanno deciso di lasciare il proprio posto di lavoro perché non rispecchia più i propri valori, non si sentono più motivati e di conseguenza non sono felici. Come facciamo a capire se le persone sono demotivate al lavoro?

Il ruolo degli HR è fondamentale in questi casi, perché si trovano nella posizione privilegiata di poter aiutare le persone a capire cosa manca e cosa modificare per ritrovare la motivazione e la soddisfazione persa con il tempo.

Quali sono le domande che ogni HR dovrebbe farsi per valutare la situazione e intercettare i sintomi che facciano capire che le persone sono demotivate?

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COME FACCIAMO A CAPIRE CHE LE PERSONE SONO DEMOTIVATE?

Quali sono le domande che ogni HR dovrebbe farsi per valutare la situazione e intercettare i sintomi che facciano capire che le persone sono demotivate?

  • La persona ha obiettivi chiari?

È fondamentale per ogni lavoratore avere chiara la direzione da prendere. Questo non vuol solo dire sapere quale sia la meta, ma anche quali strumenti utilizzare durante il percorso.

Una persona che non sente di aver chiaro il proprio obiettivo lavorativo risulterà demotivata e sarà più incline a diventare inefficace e poco produttiva.

  • Le sue abilità sono bilanciate al livello di sfida del compito?

Quando viene assegnato un compito è importante capire se le competenze della persona siano superiori, inferiori o in equilibrio con il livello di difficoltà. Se il lavoratore avrà competenze superiori al livello di sfida percepita probabilmente si annoierà e quindi non troverà soddisfazione in quello che fa. Al contrario, se la sfida è superiore alle sue abilità proverà uno stato di ansia e di stress. Quando c’è equilibrio tra abilità e difficoltà la persona entrerà in Flow, sarà quindi piacevolmente assorto in quello che sta facendo e la sua motivazione e soddisfazione lavorativa aumenteranno.

  • Riceve feedback adeguati?

Il feedback è uno strumento prezioso per capire se si sta andando nella giusta direzione. Per essere efficace deve essere dato subito dopo aver svolto un compito e deve essere molto specifico. Se le persone non ricevono un feedback rischiano di allontanarsi dalla meta desiderata senza accorgersene. È importante anche dare feedback di apprezzamento, per riconoscere l’impegno e celebrare un successo al fine di creare un buon clima lavorativo.

  • Ci sono troppe distrazioni?

Il principale ostacolo per entrare in Flow riguarda le distrazioni. Assicurarsi che le persone lavorino in ambienti tranquilli in cui non ci siano troppi rumori e continue interruzioni può facilitare la concentrazione. Se la mia attenzione viene continuamente dirottata verso elementi di disturbo come le mail e le notifiche del cellulare sarà difficile mantenere alta la concentrazione. Silenziare lo smartphone o programmare un orario per rispondere a tutte le mail può essere una semplice soluzione per rimanere focalizzati sul compito.

  • Lavora in multitasking?

Il multitasking non esiste! Se la persona svolge più compiti contemporaneamente vuole semplicemente dire che il suo cervello passerà continuamente da un compito all’altro a ritmi sostenuti, in questo modo la qualità del lavoro sarà inferiore perché non si riuscirà ad entrare nel flow, si impiegherà più tempo per terminare i compiti e la persona, alla fine, sarà molto più stanca e demotivata.

Se la persona non si identifica nel suo lavoro o se i suoi valori non sono gli stessi dell’azienda, difficilmente riuscirà ad essere motivata. Trovare un senso, uno scopo più grande al proprio lavoro è importante per entrare in Flow. Ognuno di noi lavora molto meglio quando sa che quello che sta facendo è utile e farà la differenza nel mondo. Il senso di significato che attribuiamo al nostro lavoro è uno dei presupposti per provare grande coinvolgimento, benessere e alta produttività nella propria attività.

 

Queste semplici domande possono aiutare, chi gestisce le persone dell’azienda, a capire se ci sono degli ostacoli al benessere lavorativo. Il passo successivo sarà quello costruire percorsi di sviluppo in grado di restituire motivazione e coinvolgimento ai lavoratori. Inserire nel piano formativo annuale iniziative legate al Flow e alla gamification aiuta i dipendenti a sviluppare un approccio basato sul connubio di apprendimento e divertimento.

Noi di CapoLeader proponiamo la soluzione che permette di approfondire gli interrogativi generati dalle precedenti domande e capire quando le persone sono demotivate. Ogni partecipante imparerà a lavorare su obiettivi chiari, bilanciamento abilità sfida, feedback, attenzione focalizzata e senso di significato. Come?

Attraverso un simulatore di leadership, Fligby, ogni persona diventa Direttore Generale di un’azienda e si allena a gestire un team di 7 persone sfiduciate e poco motivate, aiutandole a ritrovare la motivazione, la soddisfazione lavorativa e il Flow. Ogni persona può mettersi alla prova, testare le proprie emozioni, fare scelte diverse e vedere come reagiscono i propri collaboratori virtuali.

Il vantaggio di un simulatore di leadership è quello di poter sperimentare situazioni reali senza fare danni, perché ci troviamo in un contesto sicuro dove dall’errore si può imparare. I partecipanti potranno capire se le proprie persone sono demotivate e avranno strategie pronte per accompagnarle verso il pieno coinvolgimento e soddisfazione.

 

Vuoi avere qualche informazione in più su Fligby? Manda una mail a contatta@capoleader.com

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L’ebook “Scopri il Flow” di CapoLeader offre un’introduzione dettagliata a questo stato di immersione totale, con strategie pratiche per coltivarlo nelle attività quotidiane.
Attraverso esempi concreti e consigli pratici, imparerai a raggiungere il massimo rendimento in ogni ambito della tua vita.

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ARTICOLI DEL BLOG


NAVIGA VERSO IL TUO BENESSERE: LA METAFORA DELLA BARCA A VELA

Negli articoli precedenti, abbiamo esplorato il vasto campo della psicologia positiva e la ricerca del benessere, analizzando strategie e approcci per migliorare la qualità della vita.

Oggi, desideriamo approfondire ulteriormente questo argomento attraverso una metafora evocativa: la  barca a vela. Questa rappresentazione ci offre un modo innovativo per comprendere come diversi elementi della nostra vita interagiscano e influenzino il nostro benessere complessivo, permettendoci di navigare con maggiore consapevolezza e

Oggi, desideriamo approfondire ulteriormente questo argomento attraverso una metafora evocativa: la  barca a vela. Questa rappresentazione ci offre un modo innovativo per comprendere come diversi elementi della nostra vita interagiscano e influenzino il nostro benessere complessivo, permettendoci di navigare con maggiore consapevolezza e determinazione verso una vita più soddisfacente.


Leggi l'articolo »


UN VIAGGIO VERSO LA FELICITA’: IN RICORDO DI MIHALY CSIKSZENTMIHALY

Il 20 ottobre ricorre l’anniversario della scomparsa del professor Mihaly Csikszentmihalyi, uno dei più grandi psicologi del nostro tempo e il padre della Teoria del Flow.

In occasione di questo importante momento di riflessione, nella nostra newsletter di mercoledì vogliamo celebrare il suo straordinario lavoro con una selezione di contenuti speciali. Condivideremo alcuni video che affrontano i temi cardine dei suoi studi.

Sarà un’occasione per rivivere il suo pensiero rivoluzionario e riscoprire l’impatto profondo delle sue idee su come viviamo, lavoriamo e creiamo significato nella nostra vita.

Oggi, desideriamo approfondire ulteriormente questo argomento attraverso una metafora evocativa: la  barca a vela. Questa rappresentazione ci offre un modo innovativo per comprendere come diversi elementi della nostra vita interagiscano e influenzino il nostro benessere complessivo, permettendoci di navigare con maggiore consapevolezza e

Oggi, desideriamo approfondire ulteriormente questo argomento attraverso una metafora evocativa: la  barca a vela. Questa rappresentazione ci offre un modo innovativo per comprendere come diversi elementi della nostra vita interagiscano e influenzino il nostro benessere complessivo, permettendoci di navigare con maggiore consapevolezza e determinazione verso una vita più soddisfacente.


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COSTRUISCI IL TUO BENESSERE CON IL MODELLO PERMA

Nell’articolo di questa settimana andremo ad approfondire alcuni aspetti della psicologia positiva che abbiamo già anticipato nell’articolo della scorsa settimana. Abbiamo visto come questo approccio cerchi di potenziare il benessere delle persone, aiutandole a vivere una vita piena e significativa. Ma come possiamo trasformare queste idee in pratiche concrete nella nostra quotidianità?


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CONCENTRARSI SULLA POSITIVITA’

La psicologia positiva è un ramo della psicologia relativamente giovane, che ha rivoluzionato il modo in cui pensiamo al benessere e alla felicità. 

Fondata ufficialmente negli anni ’90 dallo psicologo Martin Seligman, e successivamente arricchita dal Professor Mihály Csíkszentmihályi, con il concetto di Flow, si è sviluppata come una risposta all’approccio tradizionale della psicologia, che fino ad allora si era concentrata soprattutto sulla malattia mentale e sulla sofferenza. Ma la psicologia positiva propone una nuova domanda: perché limitarci a curare ciò che non va quando possiamo coltivare ciò che funziona?


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REGOLARE L’ENERGIA PER ENTRARE IN FLOW

Nell’articolo di questa settimana della Palestra del Flow, ci concentreremo su una strategia particolarmente efficace per entrare in uno stato di Flow: la regolazione dell’energia, uno dei pilastri del modello SFERA.

Qualche mese fa abbiamo introdotto il modello SFERA, spiegando come possa essere utilizzato per facilitare l’ingresso nel Flow. Per ricapitolare brevemente, SFERA è un acronimo che racchiude i cinque fattori essenziali per massimizzare la performance: Sincronia, Punti di Forza, Energia, Ritmo e Attivazione. 

Questi elementi, lavorando insieme, aiutano a raggiungere il nostro pieno potenziale.


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SEI INSODDISFATTO DEL TUO LAVORO?

ARTICOLO DEL BLOG:

SEI INSODDISFATTO

DEL TUO LAVORO?

Secondo un sondaggio condotto da Gallup solo il 4% degli italiani si sente appagato e felice del proprio lavoro

Secondo un sondaggio condotto da Gallup solo il 4% degli italiani si sente appagato e felice del proprio lavoro. Questo vuol dire che 96 persone su 100 si sentono insoddisfatte, demotivate o infelici al lavoro. Infatti, se ci guardiamo intorno il mattino in metropolitana o in treno, possiamo notare che la maggior parte delle persone non sembrano felici o entusiaste per la giornata lavorativa che li aspetta. Spesso non è facile definire i fattori precisi che ci rendono infelici, così abbiamo preparato un elenco di possibili cause di insoddisfazione.
E tu sei insoddisfatto del tuo lavoro?

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insoddisfatto al lavoro

E TU SEI INSODDISFATTO DEL TUO LAVORO?

  1. Mancanza di sfide: le persone possono sentirsi annoiate e sotto-utilizzate se il lavoro diventa monotono e privo di sfide, il che può portare a una perdita di interesse e motivazione.
  2. Assenza di riconoscimento: La mancanza di feedback positivo e di ricompense per i risultati ottenuti può far sentire ai dipendenti che i loro sforzi non sono apprezzati o riconosciuti.
  3. Scarso equilibrio tra sforzo e ricompensa: Se i dipendenti sentono di investire più energia e impegno di quanto ricevano in termini di salario, opportunità di crescita o riconoscimento, possono diventare demotivati.
  4. Assenza di significato: se i lavoratori non riescono a vedere il significato o l’importanza della loro attività all’interno dell’organizzazione, possono perdere la motivazione a impegnarsi.
  5. Ambiente di lavoro tossico: Un ambiente di lavoro caratterizzato da conflitti, discriminazione, bullismo o mancanza di collaborazione può avere un impatto negativo sulla motivazione e sul benessere dei dipendenti.
  6. Mancanza di controllo: quando i dipendenti non hanno la possibilità di influenzare le decisioni che riguardano il proprio lavoro o non possono prendere decisioni autonome, possono sentirsi privi di potere e poco motivati.
  7. Difficoltà nella gestione vita-lavoro: una delle cause di demotivazione può essere la difficoltà nel definire i confini tra il lavoro e la vita personale o una corretta pianificazione delle proprie attività.
  8. Obiettivi irraggiungibili: L’assegnazione di obiettivi troppo ambiziosi o irrealistici può portare a sensazioni di frustrazione e demotivazione quando i dipendenti non riescono a raggiungerli.
  9. Paura del fallimento: spesso nelle aziende è diffusa una cultura di non tolleranza del fallimento e dell’errore, considerandoli come insuccesso invece che come opportunità di apprendimento e crescita.
  10. Paura del cambiamento: il lavoro è spesso considerato come una delle fonti principali di sicurezza, poichè garantisce una stabilità economica e un riconoscimento sociale. Ma quando non ci sentiamo più allineati ad esso, a volte, può risultare difficile prendere coraggio e lasciarlo per trovarne uno che ci appaghi maggiormente. Rimaniamo ancorati ad una situazione che non ci fa stare bene solo per paura di quello che potrebbe succedere cambiando.

insoddisfatto del proprio lavoro

PER RIASSUMERE

Per riassumere, possiamo dire che queste 10 cause di insoddisfazione lavorativa possono essere categorizzate in tre aree:

  • Cause personali: comprendono tutte le situazioni in cui siamo noi stessi che ci sabotiamo o interpretiamo in un certo modo quello che capita in base alle nostre convinzioni.
  • Cause relazionali: rappresentano tutte quelle situazioni in cui il problema nasce dalla relazione diretta con i colleghi o con i superiori
  • Cause culturali: ovvero quelle dinamiche disfunzionali che fanno parte della cultura dell’azienda da molto tempo e che diventano difficili da modificare.

Alla luce di quanto emerso, sei insoddisfatto del tuo lavoro? Ti rivedi in alcune di queste situazioni?

La domanda che sorge spontanea è “C’è una responsabilità della leadership dietro queste cause di insoddisfazione?“.
Ovviamente la risposta è si!

Probabilmente ci sono delle abilità necessarie per andare incontro a questi gap che non sono state abbastanza sviluppate (le abbiamo viste nel nostro articolo sulla “nuova leadership“) e che necessitano di uno specifico allenamento. Insomma capi “incompetenti” sono causa di molte delle insoddisfazioni dei collaboratori. Approfondiremo alcune interessanti riflessioni su questo punto nelle prossime puntate della newsletter… quindi stay tuned!

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