Prima di iniziare la costruzione di questo sito, mi sono domandato spesso perché sia così importante aiutare dei giovani talenti a diventare buoni leader. Questa domanda è ancor più importante, vista la tendenza, confermata da diversi studi, che gli impiegati non vogliono più diventare dei manager. Addio alla carriera, addio al mito del manager rampante, addio ai sogni di gloria aziendale.

Uno studio di Randstad in particolare rileva che il 50% degli intervistati non nutre alcun interesse verso una carriera da dirigente. Non fa alcuna differenza l’età e la seniority, personale sia giovane che esperto, donne e uomini, non ambiscono a raggiungere il vertice aziendale.

I motivi? Troppo stress, troppa burocrazia, documenti da compilare, problemi spinosi da risolvere e decisioni scomode da prendere. Soprattutto la crisi e la complessità crescente del business tendono a allontanare il personale da ruoli in cui si ha a che fare con decisioni di riduzioni del personale. L’esempio che si riceve dai propri capi non è del migliore: il 25% degli intervistati afferma di non avere un modello di riferimento a cui ispirarsi e il 52% ha detto che i capi del futuro dovranno avere caratteristiche professionali completamente diverse da quelle messe in mostra oggi.

Alla luce di questo quadro d’insieme capisco meglio perché è fondamentale creare dei leader di successo, perché è così importante diventare un buon leader. Nel contesto attuale in cui la figura del capo non ha le risorse e le caratteristiche idonee a prendere in mano la situazione, chi riuscirà ad acquisirle arricchirà il sistema e soprattutto avrà la strada spianata verso una carriera di successo. C’è una forte domanda di leader capaci e nel futuro sarà destinata a crescere a dismisura.

Cosa fare per diventare un buon leader?

Il viaggio parte sempre dallo schema mentale, dalla mentalità e dal carattere. Sempre meno le competenze specialistiche faranno la differenza, sempre di più la capacità di gestire se stessi e i propri collaboratori, permetteranno l’evoluzione del capo verso il CapoLeader.

Quindi inizia subito, mettiti in gioco, cambia il tuo mindset, doma il tuo ego, valorizza il tuo team.

Imparerai ciò che ti serve per fare carriera e diventare un buon leader.

La leadership non è questo!

E’ successo a tutti, prima o poi, di imbattersi nell’immagine che puoi vedere qui sopra. Ti hanno detto che il capo comanda dalle retrovie, mentre il leader è in prima fila a spingere lastre di pietra come i suoi collaboratori.

Rappresentare la leadership in questo modo è fuorviante e irrispettoso nei confronti di chi ogni giorno ricopre il ruolo di capo.

Io non vedo nulla di male a chiamarti in questo modo.

Capo nel mio vocabolario è:

Persona che dirige, che è posta al comando di altre persone.

Il capo, cioè la testa, è la parte principale e più nobile del corpo”

L’analogia con la testa del corpo umano permette di comprendere che funzione ha un capo in azienda o più semplicemente in un ufficio.

E’ la parte più nobile, che permette ai restanti organi del corpo di svolgere il proprio compito. Il cervello in quanto tale è importante perché tutti gli altri apparati sono collegati e necessitano di questo per lavorare in armonia e formare un sistema complesso ed efficiente. Il cervello, pur nella sua importanza, non può però sostituirsi allo stomaco, ai polmoni, alle braccia e alle gambe. Non è sostituto di altri organi, per sua natura non ha questa funzionalità. Esso può però studiare ed apprendere tante informazioni relative agli altri organi, può imparare come agevolarli nel loro compito, può dosare l’intensità del lavoro di ciascuno, farli riposare o aumentarne l’utilizzo se necessario. Va da sé che senza un organo periferico ben funzionante sono compromesse le prestazioni dell’intero sistema. Nel caso il cervello non funzioni l’intero sistema risulta completamente fermo e inutilizzabile.

Quanto sopra non vuole essere un elogio alla figura del capo in quanto tale. Semplicemente voglio ribadire l’importanza che ogni singolo componente di un team, capo compreso, deve svolgere il compito per il quale riesce a fornire il contributo più adeguato.

Il capo non è colui che tira il carro, quando, seduto ad una scrivania, può portare più valore organizzando, prendendo decisioni e pianificando efficientemente il lavoro dei propri collaboratori.

Hai ancora incertezze circa la validità di quanto sto affermando?

Possiamo portare l’argomento sotto un piano puramente economico.

Qual è il costo orario di una figura di responsabilità? Possiamo ipotizzare fino a 5 volte di più di un semplice collaboratore, a seconda del caso.

Ha senso che il carro venga tirato da una persona che costa molto di più degli altri addetti al traino? Se costa di più è perché deve dare un rendimento più alto degl’altri. Il ROI (Return on Investment cioè il ritorno sugli investimenti) dovrà essere elevato e per permetterlo il tempo del capo dovrà essere occupato da attività ad alto valore aggiunto.

Immagino già che potrebbe venirti in mente l’obiezione che nelle tue vicissitudini lavorative, hai visto molti capi poco competenti o poco preparati, che non hanno portato valore aggiunto nel loro ruolo.

Questo però è un problema di capacità, non del ruolo.

In quanto parte nobile del gruppo il capo dovrebbe essersi impegnato nell’imparare e padroneggiare le abilità manageriali che determinano il successo del suo team.

Se ancora non ti convince la parola Capo trasformala in CapoLeader, forse così riuscirai a immedesimarti meglio nel tuo ruolo di responsabilità.

Infine se vuoi capire meglio cos’è questo connubio puoi consultare un mio articolo che ne spiega il significato. (Cos’è un CapoLeader)

In definitiva sii fiero del tuo ruolo di CapoLeader, e in quanto parte nobile dell’azienda dai il meglio di te stesso, secondo le tue reali capacità e le aspettative della tua organizzazione.