ARTICOLO DEL BLOG:

LEZIONI DI LEADERSHIP
SOTTO L'OMBRELLONE

Riflessioni serie tra un mojito e una partita a beach volley

Caro leader,

sei quasi arrivato.
Ancora un paio di riunioni, una manciata di email, l’ultimo sprint per chiudere tutto… e poi si parte.
Destinazione: vacanza.

Hai già detto a tutti che “anche in ferie butti un occhio”, che “tanto il telefono lo tieni acceso” e magari ti sei pure infilato in valigia tre libri sul management, uno sulla leadership trasformazionale e… la solita agenda, non si sa mai.

Ma sai una cosa una cosa?
Se vuoi, quest’estate puoi imparare più cose sulla leadership di quante ne apprendi in un master.
Sul serio.

Perché la vacanza è uno dei luoghi più sottovalutati per allenare la tua consapevolezza come guida.
È lì che, togliendoti il badge e mettendoti le infradito, puoi vedere aspetti di te che di solito non noti.

Ecco cosa intendiamo.

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🌴 PRIMA LEZIONE: MOLLARE IL CONTROLLO (SENZA ANDARE IN CRISI)

Il primo giorno di ferie è spesso uno shock.
Ti svegli presto anche se non devi, cerchi il Wi-Fi come un naufrago, rispondi a una mail “tanto è veloce”, poi un’altra, e un’altra ancora…

È come se non riuscissi a respirare senza sentirti utile.

Ecco: già qui c’è una lezione.
Per guidare davvero, non serve sempre agire.
A volte serve lasciare spazio.

Staccarsi da tutto — anche solo per qualche giorno — è un modo per vedere se il tuo team può camminare senza che tu tenga sempre il volante.
E se non ci riesce, forse non è colpa loro.
Forse è perché non li hai mai davvero lasciati provare.

🐢 SECONDA LEZIONE: IL TEMPO LENTO RIMETTE IN ORDINE LE IDEE

Poi succede qualcosa. Dopo il crash iniziale, cominci ad abituarti a ritmi più umani.
Ti accorgi che puoi leggere per il gusto di leggere, fare una passeggiata senza sapere dove andare, pensare… senza una scadenza.

Ed ecco che, dal nulla, arriva un’idea. Magari mentre stai mangiando un gelato o guardando le onde. Una soluzione a un problema che ti portavi dietro da mesi. Un’intuizione sul futuro. Un nuovo modo per parlare con il tuo team.

Perché succede?
Perché la creatività ha bisogno di spazio. E il pensiero strategico non nasce sotto pressione, ma nel vuoto fertile del non-fare.

Portati un taccuino in vacanza. Segna tutto quello che arriva, senza giudicare. Anche le idee più assurde.
Chissà: a settembre potrebbero rivelarsi geniali.

🧍‍♂️ TERZA LEZIONE: LA LEADERSHIP È ANCHE UNA QUESTIONE DI PRESENZA

Un altro effetto collaterale della vacanza è che, finalmente, incontri davvero le persone.
Non nei corridoi, non durante i briefing, ma a colazione, al mare, in silenzio, senza dover fare.

Ti ritrovi a parlare per ore con tua figlia, o a ridere con il tuo compagno su una sciocchezza. E ti accorgi che è lì che si crea il legame. Nel tempo gratuito. Nel tempo “inutile”.

La leadership relazionale si allena così. Ascoltando senza fretta. Non per fare qualcosa, ma per esserci davvero.

Domanda utile: quanto spazio dai, durante l’anno, a questo tipo di relazione?
E se provassi a portarla anche al lavoro?

😂 QUARTA LEZIONE: SBAGLIARE FA RIDERE (E AVVICINA)

Vacanza vuol dire anche piccole disavventure. Ti scotti, sbagli strada, prenoti il ristorante per il giorno sbagliato.
Succede.

E lì puoi scegliere: arrabbiarti o riderci su.

Scegliere l’ironia, anche nei pasticci, è una forma di intelligenza emotiva. Ti umanizza. Ti rende accessibile.
Fa capire che sei sì un leader, ma anche una persona.

E indovina? I team seguono più volentieri chi sa essere vero, non chi finge di essere perfetto.

🌊 QUINTA LEZIONE: IL NON FARE È UNA COMPETENZA

Sappiamo che ti piace “fare”. Decidere, pianificare, risolvere. È così che hai costruito la tua autorevolezza.

Ma la verità è che un leader non è solo ciò che fa. È anche come ci sta.

In vacanza hai un’occasione rara: non fare nulla. E scoprire che, in quel vuoto, il corpo si rilassa, la mente si apre e la presenza si fa più piena.

Allenati così: un’ora senza telefono. Senza scroll. Solo tu, il panorama, il respiro. All’inizio ti sembrerà strano. Poi… ti sembrerà giusto.

🎁 E INFINE: NON TORNARE COME SE NIENTE FOSSE

La vacanza finisce, certo. Ma quello che hai imparato, no.

Non lasciare tutto lì. Porta con te un’abitudine nuova, un piccolo rituale, uno sguardo più morbido.
Forse la tua azienda non cambierà. Ma tu sì. E questo fa tutta la differenza.

Le vacanze non sono una fuga. Sono una palestra invisibile in cui alleni ciò che conta davvero:

👉 La capacità di lasciar andare
👉 Il coraggio di fidarti
👉 L’umiltà di non sapere tutto
👉 L’intelligenza di rigenerarti

Perché nessuno si ispira a chi è sempre di corsa.
Ci si ispira a chi sa fermarsi, respirare, sorridere…
E poi ripartire con lo sguardo pieno di cose viste davvero.

Buone ferie, leader.

Ci vediamo al ritorno. Più leggeri, ma molto, molto più forti.

Quando sarai fresco e riposato, ricordati di partecipare al nostro prossimo evento delle Pillole di Flow: l’11 settembre dalle 18 alle 19 su Zoom

Un’ora per approfondire insieme come guidare il cambiamento attraverso il Flow.

Se vuoi capire come allenare concretamente il cambiamento attraverso esperienze immersive non perderti il prossimo appuntamento con le pillole di gamification, mercoledì  17 settembre dalle 12.30 alle 13.15.
Ti racconteremo come funziona un percorso collettivo di Change Management attraverso la realtà virtuale.

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IL FLOW PER LA FELICITA' E IL SUCCESSO

LA LEADERSHIP NELLA VITA E NEL LAVORO.

IL LIBRO DI STEFANO SELVINI

“Si legge in un soffio: è un romanzo, ma è anche una guida assistita al lavoro per arrivare a padroneggiarlo.”

“Questo romanzo unisce la teoria alla pratica, invitandoci a rispondere a una questione di fondo: quando il lavoro vale la pena di essere vissuto?”

“Pagina dopo pagina familiarizzerete – passo al voi, avendole già lette in anteprima – con Marco Riva, il protagonista, rispecchiandovi nella sua costante ricerca di felicità. Perché tutti, nessuno escluso, cerchiamo la piena realizzazione.”

FILIPPO POLETTITop Voice Linkedin e influencer del benessere al lavoro

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ARTICOLI DEL BLOG

ANTIFRAGILITÀ IN AZIONE: SCOPRI QUANTO SEI PRONTO PER IL MONDO VUCA

Nel precedente articolo abbiamo visto come il mondo VUCA – volatile, incerto, complesso e ambiguo – sia una vera palestra per l’antifragilità: non un nemico da combattere, ma un allenatore esigente che ci spinge a crescere.
Perché oggi non basta più resistere: serve saper trasformare l’imprevisto in opportunità.

Abbiamo parlato delle cinque capacità chiave che rendono antifragili: gestione del rischio, sperimentazione, consapevolezza di sé, apprendimento rapido e definizione delle priorità.
Ma la domanda è:
💭 Come si fa a capire quanto queste abilità siano davvero presenti nella nostra quotidianità professionale?

E soprattutto… si può farlo in modo coinvolgente e concreto?
Oggi entriamo nel vivo: perché è così importante allenare l’antifragilità per vivere — e non solo sopravvivere — nel mondo in cui ci troviamo immersi ogni giorno.
Quel mondo che tutti ormai chiamiamo VUCA, e che potremmo tranquillamente definire anche il regno dell’imprevisto:
Volatile, perché tutto cambia in un lampo.
Incerto, perché nessuno ha la sfera di cristallo.
Complesso, perché ogni scelta ne muove dieci altre.
Ambiguo, perché niente è mai solo bianco o nero.

Leggi l'articolo »

ANTIFRAGILITA’: COME ALLENARLA PER CRESCERE NEL MONDO VUCA

Negli articoli delle scorse settimane abbiamo capito cos’è l’antifragilità, abbiamo visto le differenze con resilienza e fragilità, e disegnato l’identikit della persona antifragile: quella che non si limita a incassare i colpi, ma li usa per diventare più forte.

Oggi entriamo nel vivo: perché è così importante allenare l’antifragilità per vivere — e non solo sopravvivere — nel mondo in cui ci troviamo immersi ogni giorno.
Quel mondo che tutti ormai chiamiamo VUCA, e che potremmo tranquillamente definire anche il regno dell’imprevisto:
Volatile, perché tutto cambia in un lampo.
Incerto, perché nessuno ha la sfera di cristallo.
Complesso, perché ogni scelta ne muove dieci altre.
Ambiguo, perché niente è mai solo bianco o nero.

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L’IDENTIKIT DELLA PERSONA ANTIFRAGILE

Ti è mai capitato di pensare: “Non ce la faccio più”?
E poi, dopo qualche giorno, accorgerti che proprio da quella situazione difficile hai tirato fuori una forza nuova?

Ecco, quella è una piccola forma di antifragilità in azione.
Non è solo resilienza. È qualcosa di più profondo: la capacità non solo di resistere agli urti, ma di crescere grazie a essi.

Nel primo articolo abbiamo visto la differenza tra fragile, resiliente e antifragile.
Oggi andiamo oltre: com’è fatta una persona antifragile?
Come pensa, come reagisce, e cosa fa di diverso dagli altri?
Spoiler: ha molto a che fare con il flow, quello stato di concentrazione fluida e naturale in cui tutto sembra scorrere al ritmo giusto.
Eppure, c’è un passo oltre. Un modo di stare nelle sfide che non si limita a resistere, ma che trasforma l’imprevisto in occasione di crescita. Questo livello ha un nome affascinante: antifragilità.

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ANTIFRAGILITÀ E FLOW: IL CORAGGIO DI CRESCERE ATTRAVERSO LE SFIDE

Si parla spesso di resilienza come della qualità fondamentale per affrontare le difficoltà: la capacità di non spezzarsi, di resistere agli urti della vita e tornare al proprio equilibrio. È una dote preziosa, che ci aiuta a sentirci stabili anche nei momenti complessi.

Eppure, c’è un passo oltre. Un modo di stare nelle sfide che non si limita a resistere, ma che trasforma l’imprevisto in occasione di crescita. Questo livello ha un nome affascinante: antifragilità.

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METTITI NEI PANNI DI UN DIRETTORE GENERALE: LA SFIDA CHE OGNI HR DOVREBBE PROVARE

Negli ultimi anni il ruolo delle Risorse Umane è stato rivoluzionato.
Non si tratta più soltanto di gestire selezione, contratti o pratiche amministrative: oggi gli HR sono chiamati a essere protagonisti del cambiamento all’interno delle organizzazioni.

Questo significa avere la responsabilità non solo di gestire le persone, ma di guidare processi trasformativi che toccano la cultura aziendale, l’engagement, la leadership e persino il benessere individuale.
Sono difficoltà reali, che un HR conosce bene: incidono sulla motivazione, sulla collaborazione e, alla fine, anche sui risultati.

La domanda è: come si possono affrontare in modo efficace e duraturo?

La nostra risposta è un percorso di change management con realtà virtuale.
Per ciascuna delle 9 sfide abbiamo creato un’esperienza immersiva: metafore potenti che permettono di allenare la competenza necessaria a superare quella specifica difficoltà. Non teoria, non slide: esperienze che rimangono impresse e che portano i partecipanti a riflettere su sé stessi in modo autentico.

E per capire meglio come funziona questo approccio, vogliamo raccontarti un esempio concreto con dei recenti clienti.

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BUSINESS CASE: LAVORARE SU INADEGUATEZZA E SOLITUDINE CON LA REALTA’ VIRTUALE

Nel nostro ultimo articolo abbiamo parlato delle 9 sfide della leadership: quei momenti che ogni manager si trova ad affrontare e che spesso diventano veri e propri blocchi. Tra queste: il senso di inadeguatezza, la solitudine professionale, raggiungere gli obiettivi, i conflitti gonfiati, il peso sulle spalle, il buco nero del tempo, il cuore congelato, le strade che si dividono, la diversità che arricchisce.

Sono difficoltà reali, che un HR conosce bene: incidono sulla motivazione, sulla collaborazione e, alla fine, anche sui risultati.

La domanda è: come si possono affrontare in modo efficace e duraturo?

La nostra risposta è un percorso di change management con realtà virtuale.
Per ciascuna delle 9 sfide abbiamo creato un’esperienza immersiva: metafore potenti che permettono di allenare la competenza necessaria a superare quella specifica difficoltà. Non teoria, non slide: esperienze che rimangono impresse e che portano i partecipanti a riflettere su sé stessi in modo autentico.

E per capire meglio come funziona questo approccio, vogliamo raccontarti un esempio concreto con dei recenti clienti.

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LA CONSAPEVOLEZZA NON RISOLVE TUTTO,
MA QUASI

Non cambia il mondo, ma evita che tu lo mandi a quel paese ogni lunedì

Hai presente quei momenti in cui ti sembra di sbattere sempre contro lo stesso muro?

Cambiano i contesti, cambiano le persone, ma certi problemi tornano puntuali come le pubblicità su YouTube.

👉 Sei sempre di corsa e finisci stremato.
👉 Provi a comunicare bene, ma ti capiscono peggio del correttore automatico.
👉 Cerchi di restare zen, ma ti parte l’embolo con la facilità di una notifica WhatsApp.

Quando succede, spesso scatta la missione: “devo trovare una soluzione”.
Spoiler: a volte non ti serve una soluzione, ma una lente di ingrandimento.
E quella lente si chiama consapevolezza.

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COSA SI INTENDE PER “CONSAPEVOLEZZA”?

È tipo Google Maps, ma per la tua testa (e il tuo fegato).
È la capacità di notare cosa ti succede, mentre ti succede.
Non il giorno dopo, quando ormai ti sei pentito, ma lì, sul momento.

È accorgerti che:

  • -stai trattenendo il respiro mentre leggi quella mail passivo-aggressiva,

  • -stai stringendo la mascella come se stessi aprendo un barattolo di sugo,

  • -stai per rispondere male solo perché quella frase ti ha toccato un nervo scoperto.

Essere consapevoli non vuol dire essere perfetti, ma semplicemente rendersi conto.
E già questo… fa miracoli.

ECCO DUE CASI DA MANUALE 

1. QUANDO LO STRESS TI PORTA A SPASSO COME UN GOLDEN RETRIEVER ARRABBIATO

Il problema: sei sempre indaffarato, sempre in modalità “urgenza”.
Hai l’agenda che sembra un Tetris, il caffè che ti scorre nelle vene, e la sensazione costante di essere in ritardo per qualcosa che non ricordi.

Senza consapevolezza: lo stress prende il volante e ti guida lui.
Tu re-agisci, risolvi, spingi, corri, sbuffi… e la sera ti chiedi perché ti senti come se ti avessero passato con lo schiacciasassi.

Con consapevolezza: ti accorgi quando parte l’onda.
Tipo: ricevi un messaggio con scritto “Hai un minuto?” e parte subito l’allarme interno.
Fiato corto, stomaco in tensione, pensieri in stile “oddio cosa ho sbagliato?”.

La svolta? Notare che sta succedendo. Non devi risolvere subito. Basta accorgertene.

Cosa puoi fare nel concreto?

  • -Tre respiri prima di rispondere (no, non quelli a metà mentre sbuffi).

  • -Un check veloce: “Dove lo sento questo stress? Petto? Pancia? Dietro la nuca come sempre?”

  • -Un pensiero utile: “Ok, è solo attivazione. Respiro e poi decido.”

La consapevolezza non spegne lo stress, ma ti permette di non farti tirare dentro come un calzino in lavatrice.

2. IL CONFLITTO RIPETUTO (CHE POTEVI ANCHE RISPARMIARTI)

Il problema: ci sono discussioni che si ripetono come un disco rotto.
Stesse dinamiche, stessi toni, stessi finali. Roba che ormai potresti scrivere il copione in anticipo.

Senza consapevolezza: reagisci. Ti scatta l’orgoglio, la difesa, il fastidio.
Poi magari ti penti. O peggio, fai finta di niente ma dentro cova il rancorino passivo.

Con consapevolezza: ti fermi e ti chiedi:

  • “Perché questa cosa mi manda in tilt?”

  • “Quale nervo ha toccato?”

  • “Cosa avevo bisogno che l’altro non ha visto?”

  • Dietro ogni scatto c’è un bisogno. Tipo: rispetto, ascolto, autonomia, considerazione.

Ma se non lo noti, finisce che litighi per la forma… e non risolvi la sostanza.

Esempio reale:
Un collega ti interrompe in riunione (di nuovo).
Senti montare il fastidio e stai già immaginando la vendetta verbale.
Con un pizzico di consapevolezza ti fermi: “Ok, mi sento ignorato. Io ho bisogno di essere ascoltato, non di vincere una gara a chi parla sopra.”
E magari dici: “Aspetta, fammi finire il pensiero. Mi aiuta a sentirmi considerato.”
Boom. Cambi energia, e forse anche la relazione.

Strumenti pratici?

  • Dopo ogni conflitto, fai un replay. Tipo VAR emozionale: cosa ho provato? perché? cosa c’era sotto?

  • Se noti che certe cose ti infastidiscono SEMPRE… magari non è solo colpa degli altri.

  • Allenati a chiederti: “Cosa sto cercando davvero in questo momento?”

METTITI ALL’OPERA: ALLENARE LA CONSAPEVOLEZZA (NO, NON SERVE ANDARE IN UN MONASTERO)

Allenare la consapevolezza non richiede incensi, mantra tibetani né abbandonare tutto per coltivare riso in Indonesia.
Non ti serve una vita nuova, ti basta guardare meglio quella che hai.

Sì, anche mentre sei in fila alla posta o chiudi l’ennesima call su Teams.
Perché la consapevolezza non è una pratica da “momenti speciali”: è una palestra quotidiana, fatta di piccole cose che puoi fare ovunque (tranne forse mentre litighi per l’aria condizionata in ufficio… lì serve un miracolo).

Ecco qualche esercizio “a misura di essere umano impegnato”:

1. Il micro-check del mattino

Appena ti svegli, prima di lanciarti sulle notifiche, prova a chiederti:
“Che aria tira oggi dentro di me?”
Un minuto, occhi ancora mezzi chiusi, ma cervello acceso.
Che emozione c’è? Stanchezza? Ansia? Curiosità? Pizza avanzata?
Allenarsi a dare un nome a come stai, ogni giorno, ti aiuta a non essere travolto da come ti sentirai dopo.

2. Il semaforo della reattività

Immagina di avere un semaforo interno:

  • 🟥 Rosso: quando senti che stai per reagire male.

  • 🟡 Giallo: quando senti che qualcosa ti tocca.

  • 🟩 Verde: quando sei lucido e centrato.

Allenati a notare i segnali gialli, prima di esplodere al rosso.
Più ti eserciti a dire “aspetta un attimo”, più diventi bravo a scegliere invece che scattare.

3. Il respiro salva-viaggi mentali

Hai presente quando stai facendo qualcosa e ti ritrovi a pensare a tutt’altro?
Tipo stai scrivendo una mail e all’improvviso sei mentalmente in ferie, ma in ritardo per il check-in?

Fermati. Fai tre respiri profondi, contando fino a 4 mentre inspiri, e fino a 6 mentre espiri.
Semplice, ma potentissimo.
Il respiro è tipo il Wi-Fi del corpo: ti riconnette subito al presente (quando funziona, ovviamente).

La consapevolezza non ti trasforma in un monaco zen.
Ma ti evita un sacco di errori, risposte di pancia, pentimenti da messaggi inviati troppo in fretta.

È il superpotere tranquillo.
La pausa prima di parlare.
Il respiro prima del click.
La possibilità di scegliere chi vuoi essere anche nei momenti storti.

E, tra noi, è pure più economica dello psicodramma settimanale.

Se questo articolo ti ha fatto riflettere su quanto sia fondamentale la consapevolezza per guidare davvero gli altri, non perdere il prossimo appuntamento con le Pillole di Flow: il 21 luglio dalle 18 alle 19 su Zoom

Un’ora per approfondire insieme come allenare la consapevolezza, competenza chiave nella leadership, partendo proprio da te.

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LA LEADERSHIP NELLA VITA E NEL LAVORO.

IL LIBRO DI STEFANO SELVINI

“Si legge in un soffio: è un romanzo, ma è anche una guida assistita al lavoro per arrivare a padroneggiarlo.”

“Questo romanzo unisce la teoria alla pratica, invitandoci a rispondere a una questione di fondo: quando il lavoro vale la pena di essere vissuto?”

“Pagina dopo pagina familiarizzerete – passo al voi, avendole già lette in anteprima – con Marco Riva, il protagonista, rispecchiandovi nella sua costante ricerca di felicità. Perché tutti, nessuno escluso, cerchiamo la piena realizzazione.”

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ANTIFRAGILITÀ IN AZIONE: SCOPRI QUANTO SEI PRONTO PER IL MONDO VUCA

Nel precedente articolo abbiamo visto come il mondo VUCA – volatile, incerto, complesso e ambiguo – sia una vera palestra per l’antifragilità: non un nemico da combattere, ma un allenatore esigente che ci spinge a crescere.
Perché oggi non basta più resistere: serve saper trasformare l’imprevisto in opportunità.

Abbiamo parlato delle cinque capacità chiave che rendono antifragili: gestione del rischio, sperimentazione, consapevolezza di sé, apprendimento rapido e definizione delle priorità.
Ma la domanda è:
💭 Come si fa a capire quanto queste abilità siano davvero presenti nella nostra quotidianità professionale?

E soprattutto… si può farlo in modo coinvolgente e concreto?
Oggi entriamo nel vivo: perché è così importante allenare l’antifragilità per vivere — e non solo sopravvivere — nel mondo in cui ci troviamo immersi ogni giorno.
Quel mondo che tutti ormai chiamiamo VUCA, e che potremmo tranquillamente definire anche il regno dell’imprevisto:
Volatile, perché tutto cambia in un lampo.
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Quel mondo che tutti ormai chiamiamo VUCA, e che potremmo tranquillamente definire anche il regno dell’imprevisto:
Volatile, perché tutto cambia in un lampo.
Incerto, perché nessuno ha la sfera di cristallo.
Complesso, perché ogni scelta ne muove dieci altre.
Ambiguo, perché niente è mai solo bianco o nero.

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L’IDENTIKIT DELLA PERSONA ANTIFRAGILE

Ti è mai capitato di pensare: “Non ce la faccio più”?
E poi, dopo qualche giorno, accorgerti che proprio da quella situazione difficile hai tirato fuori una forza nuova?

Ecco, quella è una piccola forma di antifragilità in azione.
Non è solo resilienza. È qualcosa di più profondo: la capacità non solo di resistere agli urti, ma di crescere grazie a essi.

Nel primo articolo abbiamo visto la differenza tra fragile, resiliente e antifragile.
Oggi andiamo oltre: com’è fatta una persona antifragile?
Come pensa, come reagisce, e cosa fa di diverso dagli altri?
Spoiler: ha molto a che fare con il flow, quello stato di concentrazione fluida e naturale in cui tutto sembra scorrere al ritmo giusto.
Eppure, c’è un passo oltre. Un modo di stare nelle sfide che non si limita a resistere, ma che trasforma l’imprevisto in occasione di crescita. Questo livello ha un nome affascinante: antifragilità.

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ANTIFRAGILITÀ E FLOW: IL CORAGGIO DI CRESCERE ATTRAVERSO LE SFIDE

Si parla spesso di resilienza come della qualità fondamentale per affrontare le difficoltà: la capacità di non spezzarsi, di resistere agli urti della vita e tornare al proprio equilibrio. È una dote preziosa, che ci aiuta a sentirci stabili anche nei momenti complessi.

Eppure, c’è un passo oltre. Un modo di stare nelle sfide che non si limita a resistere, ma che trasforma l’imprevisto in occasione di crescita. Questo livello ha un nome affascinante: antifragilità.

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METTITI NEI PANNI DI UN DIRETTORE GENERALE: LA SFIDA CHE OGNI HR DOVREBBE PROVARE

Negli ultimi anni il ruolo delle Risorse Umane è stato rivoluzionato.
Non si tratta più soltanto di gestire selezione, contratti o pratiche amministrative: oggi gli HR sono chiamati a essere protagonisti del cambiamento all’interno delle organizzazioni.

Questo significa avere la responsabilità non solo di gestire le persone, ma di guidare processi trasformativi che toccano la cultura aziendale, l’engagement, la leadership e persino il benessere individuale.
Sono difficoltà reali, che un HR conosce bene: incidono sulla motivazione, sulla collaborazione e, alla fine, anche sui risultati.

La domanda è: come si possono affrontare in modo efficace e duraturo?

La nostra risposta è un percorso di change management con realtà virtuale.
Per ciascuna delle 9 sfide abbiamo creato un’esperienza immersiva: metafore potenti che permettono di allenare la competenza necessaria a superare quella specifica difficoltà. Non teoria, non slide: esperienze che rimangono impresse e che portano i partecipanti a riflettere su sé stessi in modo autentico.

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BUSINESS CASE: LAVORARE SU INADEGUATEZZA E SOLITUDINE CON LA REALTA’ VIRTUALE

Nel nostro ultimo articolo abbiamo parlato delle 9 sfide della leadership: quei momenti che ogni manager si trova ad affrontare e che spesso diventano veri e propri blocchi. Tra queste: il senso di inadeguatezza, la solitudine professionale, raggiungere gli obiettivi, i conflitti gonfiati, il peso sulle spalle, il buco nero del tempo, il cuore congelato, le strade che si dividono, la diversità che arricchisce.

Sono difficoltà reali, che un HR conosce bene: incidono sulla motivazione, sulla collaborazione e, alla fine, anche sui risultati.

La domanda è: come si possono affrontare in modo efficace e duraturo?

La nostra risposta è un percorso di change management con realtà virtuale.
Per ciascuna delle 9 sfide abbiamo creato un’esperienza immersiva: metafore potenti che permettono di allenare la competenza necessaria a superare quella specifica difficoltà. Non teoria, non slide: esperienze che rimangono impresse e che portano i partecipanti a riflettere su sé stessi in modo autentico.

E per capire meglio come funziona questo approccio, vogliamo raccontarti un esempio concreto con dei recenti clienti.

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GUIDA COMPLETA AL BUDGET FORMAZIONE 2026

PROGETTARE LA FORMAZIONE MANAGERIALE
CHE FA LA DIFFERENZA

HR e Training Manager alla costruzione di percorsi formativi efficaci?
Ecco cosa fa per voi!

Perché leggere questa pagina?

Perché se ti occupi di formazione in azienda, sai benissimo che “organizzare corsi” non basta più.
I tuoi manager non hanno bisogno di un’altra lezione teorica o di un formatore carismatico che li intrattenga per due giorni.

Quello che serve davvero è un percorso trasformativo, concreto e misurabile, che accompagni i leader a diventare migliori, durare di più, ottenere risultati con i team.

E questo articolo, ispirato alla guida “Progettare la Formazione Manageriale che Fa la Differenza”,è qui per mostrarti come farlo, passo dopo passo.

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Marketing a cura di

Il problema:
corsi che iniziano e finiscono, senza lasciare nulla

Ogni anno si investono migliaia di euro in corsi di leadership, comunicazione, gestione dei conflitti.
Ogni anno si ripete la stessa domanda: “Ma poi, è servito davvero?”

Nella maggior parte dei casi, no.

❌ Perché non c’è follow-up
❌ Perché non si lavora su obiettivi reali
❌ Perché si sceglie in base al prezzo, non al valore
❌ Perché si pensa ancora a corsi, invece che a percorsi

La soluzione?
progettare veri percorsi di sviluppo manageriale

Ed è qui che entra in gioco questa guida (e questo articolo).
Per aiutarti a costruire percorsi formativi che funzionano.
Che durano nel tempo.
Che parlano la lingua del tuo business.
Che non si fermano all’aula, ma vivono nelle pratiche quotidiane.

Come? Con un approccio in aree fondamentali. 

Vuoi scoprirle tutte?

Scarica la guida completa!

Da corsi spot a percorsi strutturati

“L’efficacia si sviluppa nel tempo. Pianifica journey con tappe distribuite per assorbire, sperimentare, ricevere feedback e correggere la rotta.”

Se stai ancora organizzando un “corso manageriale di due giorni”, stai buttando via tempo e budget.
Il cambiamento richiede continuità, supporto, applicazione sul campo.
Nella guida troverai una mappa pratica per costruire il tuo primo vero percorso manageriale, con step, fasi e suggerimenti concreti.

👉 Vuoi sapere come progettare la roadmap perfetta?
Scarica la guida completa e trovi esempi, durata consigliata e struttura ideale.

La selezione fa la differenza

“Meglio 10 partecipanti motivati che 30 passivi. Seleziona chi è pronto davvero.”

Troppe aziende mandano “tutti” alla formazione, per non discriminare.
Ma il risultato è un’aula disomogenea, partecipanti distratti e poca applicazione.

Nella guida troverai un metodo dettagliato per selezionare i partecipanti ideali:

  • Colloqui individuali

  • Lettere motivazionali

  • Check con il diretto superiore

  • Analisi del potenziale di crescita

👉 Vuoi vedere il processo completo?
Scarica la guida: c’è una checklist pronta all’uso.

Non basta più formare. Serve trasformare.

Per troppo tempo, la formazione manageriale è stata trattata come un contenitore: un corso da riempire, una giornata da completare, un’aula da organizzare.

Ma oggi, nel pieno di contesti aziendali sempre più complessi e veloci, questo non è più sufficiente.

Un manager non ha bisogno di più concetti da imparare. Ha bisogno di cambiare il modo in cui guida, comunica, prende decisioni.
Ha bisogno di un percorso che lo accompagni nel tempo, con continuità, coaching, confronto, supporto.
Solo così la formazione diventa vera trasformazione: quando il sapere si trasforma in comportamento, e il comportamento genera risultati.

E allora smettiamo di “formare”.
Iniziamo a far crescere leader consapevoli, efficaci, umani.

Il tempo è parte dell’apprendimento. Non un lusso

“Proteggi il tempo per riflettere, sperimentare, ricevere feedback. È un investimento che si ripaga.”

Ogni volta che provi a ‘stringere’ un percorso per non disturbare il business, stai sabotando il cambiamento.
Il tempo serve a:

  • metabolizzare ciò che si impara

  • provare cose nuove

  • ricevere feedback (e correggere la rotta)

👉 Vuoi sapere come pianificare il tempo formativo in modo sostenibile? Lo trovi nella guida.

 

Misura il cambiamento (non solo la soddisfazione)

Il successo non si misura in ore d’aula. Si misura nei comportamenti che cambiano sul campo.

Se stai usando ancora solo i questionari “Ti è piaciuto?”, stai misurando l’intrattenimento, non l’efficacia.

La guida ti mostra:

  • Come definire 3-4 comportamenti chiave

  • Come misurarli a 3, 6, 12 mesi

  • Come collegare il cambiamento a risultati aziendali (performance, retention, clima)

    👉 Vuoi il modello completo di misurazione del cambiamento? È nella guida.
    Scaricala subito.

Il mindset: la vera radice della trasformazione

“Il successo non si costruisce con le tecniche, ma con il mindset giusto.”


Spesso, quando si parla di formazione, ci si concentra su strumenti, moduli, contenuti.
Ma il vero motore del cambiamento è invisibile all’occhio, eppure fondamentale: è il mindset.

Puoi avere il miglior programma formativo mai costruito.
Puoi avere docenti preparati, coaching individuale, simulazioni pratiche.
Ma se un manager non crede nel cambiamento… nulla accade davvero.

Perché tutto parte da dentro

Ecco perché la guida ti accompagna a lavorare su ciò che conta di più:

  • Le convinzioni profonde dei partecipanti (sul loro ruolo, sul potere, sul team)

  • Le resistenze al cambiamento (che spesso sono più culturali che tecniche)

  • Il commitment personale (quella scintilla che fa dire “io mi metto in gioco”)

Il vero leader non nasce da un manuale.
Nasce quando decide di cambiare se stesso prima ancora di voler cambiare gli altri.

La trasformazione segue un effetto domino. E inizia da uno solo.

Tutto inizia da lì.
Da un mindset evoluto, coraggioso, aperto all’apprendimento.
Perché il cambiamento non è (solo) questione di competenze. È una questione di visione personale.

Vuoi aiutare i tuoi manager a passare dal “fare il leader” all’“essere leader”?

Nella guida trovi strumenti, domande, framework e strategie per attivare un vero mindset evolutivo nei tuoi percorsi.
Scaricala subito, inserisci i tuoi dati nel form e la riceverai via mail immediatamente! 

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ARTICOLI DEL BLOG

ANTIFRAGILITÀ IN AZIONE: SCOPRI QUANTO SEI PRONTO PER IL MONDO VUCA

Nel precedente articolo abbiamo visto come il mondo VUCA – volatile, incerto, complesso e ambiguo – sia una vera palestra per l’antifragilità: non un nemico da combattere, ma un allenatore esigente che ci spinge a crescere.
Perché oggi non basta più resistere: serve saper trasformare l’imprevisto in opportunità.

Abbiamo parlato delle cinque capacità chiave che rendono antifragili: gestione del rischio, sperimentazione, consapevolezza di sé, apprendimento rapido e definizione delle priorità.
Ma la domanda è:
💭 Come si fa a capire quanto queste abilità siano davvero presenti nella nostra quotidianità professionale?

E soprattutto… si può farlo in modo coinvolgente e concreto?
Oggi entriamo nel vivo: perché è così importante allenare l’antifragilità per vivere — e non solo sopravvivere — nel mondo in cui ci troviamo immersi ogni giorno.
Quel mondo che tutti ormai chiamiamo VUCA, e che potremmo tranquillamente definire anche il regno dell’imprevisto:
Volatile, perché tutto cambia in un lampo.
Incerto, perché nessuno ha la sfera di cristallo.
Complesso, perché ogni scelta ne muove dieci altre.
Ambiguo, perché niente è mai solo bianco o nero.

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ANTIFRAGILITA’: COME ALLENARLA PER CRESCERE NEL MONDO VUCA

Negli articoli delle scorse settimane abbiamo capito cos’è l’antifragilità, abbiamo visto le differenze con resilienza e fragilità, e disegnato l’identikit della persona antifragile: quella che non si limita a incassare i colpi, ma li usa per diventare più forte.

Oggi entriamo nel vivo: perché è così importante allenare l’antifragilità per vivere — e non solo sopravvivere — nel mondo in cui ci troviamo immersi ogni giorno.
Quel mondo che tutti ormai chiamiamo VUCA, e che potremmo tranquillamente definire anche il regno dell’imprevisto:
Volatile, perché tutto cambia in un lampo.
Incerto, perché nessuno ha la sfera di cristallo.
Complesso, perché ogni scelta ne muove dieci altre.
Ambiguo, perché niente è mai solo bianco o nero.

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L’IDENTIKIT DELLA PERSONA ANTIFRAGILE

Ti è mai capitato di pensare: “Non ce la faccio più”?
E poi, dopo qualche giorno, accorgerti che proprio da quella situazione difficile hai tirato fuori una forza nuova?

Ecco, quella è una piccola forma di antifragilità in azione.
Non è solo resilienza. È qualcosa di più profondo: la capacità non solo di resistere agli urti, ma di crescere grazie a essi.

Nel primo articolo abbiamo visto la differenza tra fragile, resiliente e antifragile.
Oggi andiamo oltre: com’è fatta una persona antifragile?
Come pensa, come reagisce, e cosa fa di diverso dagli altri?
Spoiler: ha molto a che fare con il flow, quello stato di concentrazione fluida e naturale in cui tutto sembra scorrere al ritmo giusto.
Eppure, c’è un passo oltre. Un modo di stare nelle sfide che non si limita a resistere, ma che trasforma l’imprevisto in occasione di crescita. Questo livello ha un nome affascinante: antifragilità.

Leggi l'articolo »

ANTIFRAGILITÀ E FLOW: IL CORAGGIO DI CRESCERE ATTRAVERSO LE SFIDE

Si parla spesso di resilienza come della qualità fondamentale per affrontare le difficoltà: la capacità di non spezzarsi, di resistere agli urti della vita e tornare al proprio equilibrio. È una dote preziosa, che ci aiuta a sentirci stabili anche nei momenti complessi.

Eppure, c’è un passo oltre. Un modo di stare nelle sfide che non si limita a resistere, ma che trasforma l’imprevisto in occasione di crescita. Questo livello ha un nome affascinante: antifragilità.

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METTITI NEI PANNI DI UN DIRETTORE GENERALE: LA SFIDA CHE OGNI HR DOVREBBE PROVARE

Negli ultimi anni il ruolo delle Risorse Umane è stato rivoluzionato.
Non si tratta più soltanto di gestire selezione, contratti o pratiche amministrative: oggi gli HR sono chiamati a essere protagonisti del cambiamento all’interno delle organizzazioni.

Questo significa avere la responsabilità non solo di gestire le persone, ma di guidare processi trasformativi che toccano la cultura aziendale, l’engagement, la leadership e persino il benessere individuale.
Sono difficoltà reali, che un HR conosce bene: incidono sulla motivazione, sulla collaborazione e, alla fine, anche sui risultati.

La domanda è: come si possono affrontare in modo efficace e duraturo?

La nostra risposta è un percorso di change management con realtà virtuale.
Per ciascuna delle 9 sfide abbiamo creato un’esperienza immersiva: metafore potenti che permettono di allenare la competenza necessaria a superare quella specifica difficoltà. Non teoria, non slide: esperienze che rimangono impresse e che portano i partecipanti a riflettere su sé stessi in modo autentico.

E per capire meglio come funziona questo approccio, vogliamo raccontarti un esempio concreto con dei recenti clienti.

Leggi l'articolo »

BUSINESS CASE: LAVORARE SU INADEGUATEZZA E SOLITUDINE CON LA REALTA’ VIRTUALE

Nel nostro ultimo articolo abbiamo parlato delle 9 sfide della leadership: quei momenti che ogni manager si trova ad affrontare e che spesso diventano veri e propri blocchi. Tra queste: il senso di inadeguatezza, la solitudine professionale, raggiungere gli obiettivi, i conflitti gonfiati, il peso sulle spalle, il buco nero del tempo, il cuore congelato, le strade che si dividono, la diversità che arricchisce.

Sono difficoltà reali, che un HR conosce bene: incidono sulla motivazione, sulla collaborazione e, alla fine, anche sui risultati.

La domanda è: come si possono affrontare in modo efficace e duraturo?

La nostra risposta è un percorso di change management con realtà virtuale.
Per ciascuna delle 9 sfide abbiamo creato un’esperienza immersiva: metafore potenti che permettono di allenare la competenza necessaria a superare quella specifica difficoltà. Non teoria, non slide: esperienze che rimangono impresse e che portano i partecipanti a riflettere su sé stessi in modo autentico.

E per capire meglio come funziona questo approccio, vogliamo raccontarti un esempio concreto con dei recenti clienti.

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ARTICOLO DEL BLOG:

TRATTATO SEMISERIO
SULLA CONSAPEVOLEZZA

Per chi ogni tanto si chiede “ma cosa sto facendo davvero?” tra una call e un caffè

La consapevolezza è una di quelle parole che fanno un figurone nei workshop, su LinkedIn e nelle frasi motivazionali con tramonti di sfondo.
Poi però ti ritrovi a rispondere “tutto bene!” mentre nella tua testa si scatena l’apocalisse, e ti rendi conto che forse… non sei proprio così consapevole.

Nel lavoro, succede spesso: vai in automatico, macini attività, partecipi a riunioni, dici “sì certo, ci penso io” anche quando vorresti solo scappare in Alaska a fare il pastore di renne. Eppure non ti fermi.
Perché “c’è da fare”.
Perché “è così che si lavora”.
Perché “ormai ci siamo dentro”.

Ma fermarsi (anche solo un minuto) per capire dove sei, come stai, e cosa stai facendo davvero… è già un atto rivoluzionario.
E sì, si chiama consapevolezza.

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Mettiamo subito in chiaro una cosa: essere consapevoli non significa diventare guru zen che lavorano in lotus position davanti al PC, sorseggiando tisane all’anice.
Consapevolezza, nel concreto, è accorgerti che:

  • -stai dicendo “sì” a tutto solo per non deludere nessuno;

  • -ti innervosisci sempre con quella collega, e forse c’è qualcosa sotto;

  • -ti stai spegnendo piano piano, ma sorridi lo stesso in videochiamata.

È accorgerti mentre succede, non dopo. È fare spazio tra il “mi viene da reagire così” e il “aspetta, ma perché?”.
È diventare un po’ più registi, e un po’ meno attori nel copione scritto da altri.

QUANDO IL PILOTA AUTOMATICO GUIDA LA TUA CARRIERA

Facci caso: quante cose fai senza pensarci?
Mail scritte in modalità zombie, frasi come “nessun problema!” dette con le mascelle serrate, progetti accettati senza entusiasmo ma con un bel “wow, che bella sfida!”.
Il pilota automatico è comodo. Ti fa andare avanti. Ma ti fa anche allontanare da te.

La consapevolezza è quella vocina (gentile, eh) che ogni tanto ti sussurra:

“Ma questa cosa… ti rappresenta? O la fai perché ormai è un’abitudine?”

È fastidiosa, lo so. Ma necessaria. Perché ci salva da carriere costruite a caso, da team che non funzionano, da quella strana sensazione del “sto facendo tanto… ma non mi sento soddisfatto”.

CONSAPEVOLEZZA È ANCHE OSSERVARE GLI ALTRI (E NON SOLO TE STESSO)

Non si tratta solo di guardarsi dentro come se fossimo in un reality introspettivo.
Consapevolezza è anche accorgersi che:

  • -il tuo team è spento da settimane, ma nessuno lo dice;

  • -stai monopolizzando la riunione senza volerlo;

  • -il nuovo collega è in difficoltà, ma sta sorridendo troppo.

È leggere l’aria, ascoltare tra le righe, notare i silenzi.
E scegliere di fare qualcosa.

Essere consapevoli non è facile. Ti costringe a guardare cose che preferiresti ignorare.
Magari ti rendi conto che quel lavoro non ti appassiona più.
Che stai facendo il ruolo del “bravo soldato” ma dentro vorresti dire la tua.
Che sei sempre gentile… ma mai autentico.

Non è piacevole. Ma è lì che si apre lo spazio per cambiare.
Non cambiare tutto, eh. Ma almeno qualcosa. Qualcosa che sia più tuo.

METTITI ALL’OPERA

Per allenare la consapevolezza serve pratica. Quindi ecco un esercizio semplice, veloce, ma super potente.
Puoi farlo da solo, in team, all’inizio della giornata o prima di una riunione importante.

✨ CHECK-IN CONSAPEVOLE

  1. Come sto adesso, davvero?
    (Stanco, motivato, ansioso, scocciato, carico… scegli una parola vera)

  2. Da 1 a 10, quanta energia ho?
    (E se è bassa: cosa potrei fare per alzarla un po’? Anche solo alzarmi 2 minuti?)

  3. Cosa porto oggi, in questo incontro o attività?
    (Una tensione? Un’intenzione? Un’idea? Un bisogno?)

  4. Quale parte di me voglio attivare oggi?
    (Quella centrata? Quella coraggiosa? Quella ironica?)

  5. Cosa potrei osservare meglio oggi?
    (Il mio tono? Le reazioni del team? I miei automatismi?)

Se lo fai ogni giorno per una settimana, inizierai a notare cose. Piccole cose. Ma che fanno una grande differenza.

E ora?

Ora che hai letto fino a qui, probabilmente dentro di te c’è già una piccola vocina che si è risvegliata.
Magari ti sta dicendo:

“Caspita, questa cosa mi riguarda.”
O magari:
“In effetti, dovrei fermarmi un attimo e ascoltarmi.”

Bene. Non serve altro, per iniziare.
Solo questo: accorgerti.
Il resto verrà.
Magari con un cracker alla mano e una buona domanda da farti.

Essere consapevoli non vuol dire diventare saggi come un monaco tibetano o sentire ogni respiro con la grazia di un maestro zen.
Vuol dire, molto più semplicemente, riaccendersi un attimo.

Accorgersi di come stai mentre lo stai facendo.
Notare dove sei davvero mentre dici “tutto bene”.
Riconoscere che il pilota automatico serve, ma ogni tanto va disattivato.
E che dietro a ogni “sono solo stanco” c’è spesso una voce che chiede attenzione.

La consapevolezza non è una meta.
È un’abitudine gentile, che inizia con una domanda e continua con un po’ di onestà.
Quella che ci fa dire:

“Aspetta un attimo. Io, adesso, cosa sto davvero vivendo?”

Se lo facciamo anche solo una volta al giorno, abbiamo già cominciato.
Il resto – sì, anche la serenità – arriva col tempo. E col coraggio di non correre sempre.

Se questo articolo ti ha fatto riflettere su quanto sia fondamentale la consapevolezza per guidare davvero gli altri, non perdere il prossimo appuntamento con le Pillole di Flow: il 21 luglio dalle 18 alle 19 su Zoom

Un’ora per approfondire insieme come allenare la consapevolezza, competenza chiave nella leadership, partendo proprio da te.

Se vuoi capire come allenare concretamente il cambiamento attraverso esperienze immersive non perderti il prossimo appuntamento con le pillole di gamification, mercoledì  17 settembre dalle 12.30 alle 13.15.
Ti racconteremo come funziona un percorso collettivo di Change Management attraverso la realtà virtuale.

Vuoi avere più informazioni? Chatta con Mr. Fligby il nostro Assistente Virtuale

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IL FLOW PER LA FELICITA' E IL SUCCESSO

LA LEADERSHIP NELLA VITA E NEL LAVORO.

IL LIBRO DI STEFANO SELVINI

“Si legge in un soffio: è un romanzo, ma è anche una guida assistita al lavoro per arrivare a padroneggiarlo.”

“Questo romanzo unisce la teoria alla pratica, invitandoci a rispondere a una questione di fondo: quando il lavoro vale la pena di essere vissuto?”

“Pagina dopo pagina familiarizzerete – passo al voi, avendole già lette in anteprima – con Marco Riva, il protagonista, rispecchiandovi nella sua costante ricerca di felicità. Perché tutti, nessuno escluso, cerchiamo la piena realizzazione.”

FILIPPO POLETTITop Voice Linkedin e influencer del benessere al lavoro

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Quel mondo che tutti ormai chiamiamo VUCA, e che potremmo tranquillamente definire anche il regno dell’imprevisto:
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L’IDENTIKIT DELLA PERSONA ANTIFRAGILE

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Oggi andiamo oltre: com’è fatta una persona antifragile?
Come pensa, come reagisce, e cosa fa di diverso dagli altri?
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Si parla spesso di resilienza come della qualità fondamentale per affrontare le difficoltà: la capacità di non spezzarsi, di resistere agli urti della vita e tornare al proprio equilibrio. È una dote preziosa, che ci aiuta a sentirci stabili anche nei momenti complessi.

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BUSINESS CASE: LAVORARE SU INADEGUATEZZA E SOLITUDINE CON LA REALTA’ VIRTUALE

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E per capire meglio come funziona questo approccio, vogliamo raccontarti un esempio concreto con dei recenti clienti.

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ARTICOLO DEL BLOG:

QUANDO LA CONSAPEVOLEZZA
INCONTRA IL FLOW

La chiave per una leadership autentica che ispira e trasforma

Ci sono leader che sanno tutto: strategie, numeri, strumenti. Ma quando si tratta di guidare le persone, spesso inciampano su qualcosa di molto più semplice — e molto più profondo: la consapevolezza di sé.

Perché diciamocelo: non si può guidare davvero gli altri se prima non si è consapevoli di come si guida se stessi.

Essere consapevoli significa fermarsi un attimo e chiedersi:

  • Come sto?

  • Perché sto reagendo così?

  • Che impatto ha il mio comportamento sugli altri?

Non è introspezione fine a sé stessa. È la base invisibile di ogni buona leadership.
Un leader consapevole sa quando è centrato e quando è fuori fase. Sa cosa lo motiva, cosa lo fa perdere la bussola, e cosa lo riporta al timone. E solo da lì, può davvero mettersi al servizio del team.

Ti interessa questo argomento?

IL FLOW COME SPECCHIO

E uno dei modi più naturali per diventare più consapevoli… è osservare quando entriamo in flow.

Il flow non è solo una parola da psicologi. È qualcosa che tutti abbiamo vissuto, anche senza chiamarlo così:
quando siamo immersi in un’attività che ci piace, quando perdiamo la cognizione del tempo leggendo, cucinando, andando in bici.
In quei momenti non siamo distratti, non stiamo recitando, siamo presenti. Siamo noi, al meglio.

E se imparassimo a portare quella qualità di presenza anche al lavoro?

Un leader consapevole sa riconoscere cosa lo fa entrare in flow, e prova a ricreare quelle condizioni anche nella quotidianità lavorativa.
Ma fa anche di più: aiuta le persone del proprio team a fare lo stesso.
Perché guidare non significa solo “portare avanti le attività”, ma creare le condizioni perché le persone diano il meglio.

LA CONSAPEVOLEZZA SI PUO’ ALLENARE: FLIGBY

“Ok, ma allora… come faccio a diventare più consapevole?
Ci si può allenare?”


Sì. Ma non basta pensarci su a fine giornata o leggere un paio di articoli.
Serve un’esperienza che ti metta davvero alla prova: che renda visibili le tue scelte, il tuo stile di leadership, l’impatto che hai sugli altri.
E come si fa, concretamente?
Con un simulatore di leadership come Fligby, che ti permette di osservarti in azione e sviluppare una consapevolezza solida e applicabile.
Perché essere leader non significa solo sapere cosa fare, ma anche come lo si sta facendo.

 Serve un’esperienza che ti metta di fronte a te stesso, con uno specchio chiaro e senza giudizio.

Ed è proprio questo che fa Fligby.

In Fligby interpreti il general manager di un’azienda vinicola. Prendi decisioni, ascolti il team, gestisci situazioni reali.
Ma la vera forza del gioco è che ti mostra, passo dopo passo, come stai guidando: cosa funziona nel tuo stile, dove perdi lucidità, quali leve motivazionali sai usare… e quali tendi a ignorare.

È come giocare davanti a uno specchio. Solo che al posto del riflesso, vedi chi sei davvero come leader.

Vuoi capire meglio in che modo possa aiutarti a diventare un leader più consapevole e preparato? Guarda la recensione di Massimo Negro, in cui racconta la sua esperienza con Fligby.

Nelle prossime pillole di gamification, martedì 8 luglio dalle 12.30 alle 13.15, entreremo nel vivo di Fligby.
Ti racconteremo come funziona un percorso individuale basato su questo strumento: un’esperienza immersiva, personalizzata, in cui la consapevolezza prende forma in modo concreto, attraverso il gioco.

Se vuoi capire meglio chi sei come leader, quali sono le tue leve e come attivare quelle degli altri… iscriviti subito al webinar gratuito!

 

Se questo articolo ti ha fatto riflettere su quanto sia fondamentale la consapevolezza per guidare davvero gli altri, non perdere il prossimo appuntamento con le Pillole di Flow: il 21 luglio dalle 18 alle 19 su Zoom

Un’ora per approfondire insieme come allenare la consapevolezza, competenza chiave nella leadership, partendo proprio da te.

Vuoi avere più informazioni? Chatta con Mr. Fligby il nostro Assistente Virtuale

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IL FLOW PER LA FELICITA' E IL SUCCESSO

LA LEADERSHIP NELLA VITA E NEL LAVORO.

IL LIBRO DI STEFANO SELVINI

“Si legge in un soffio: è un romanzo, ma è anche una guida assistita al lavoro per arrivare a padroneggiarlo.”

“Questo romanzo unisce la teoria alla pratica, invitandoci a rispondere a una questione di fondo: quando il lavoro vale la pena di essere vissuto?”

“Pagina dopo pagina familiarizzerete – passo al voi, avendole già lette in anteprima – con Marco Riva, il protagonista, rispecchiandovi nella sua costante ricerca di felicità. Perché tutti, nessuno escluso, cerchiamo la piena realizzazione.”

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L’IDENTIKIT DELLA PERSONA ANTIFRAGILE

Ti è mai capitato di pensare: “Non ce la faccio più”?
E poi, dopo qualche giorno, accorgerti che proprio da quella situazione difficile hai tirato fuori una forza nuova?

Ecco, quella è una piccola forma di antifragilità in azione.
Non è solo resilienza. È qualcosa di più profondo: la capacità non solo di resistere agli urti, ma di crescere grazie a essi.

Nel primo articolo abbiamo visto la differenza tra fragile, resiliente e antifragile.
Oggi andiamo oltre: com’è fatta una persona antifragile?
Come pensa, come reagisce, e cosa fa di diverso dagli altri?
Spoiler: ha molto a che fare con il flow, quello stato di concentrazione fluida e naturale in cui tutto sembra scorrere al ritmo giusto.
Eppure, c’è un passo oltre. Un modo di stare nelle sfide che non si limita a resistere, ma che trasforma l’imprevisto in occasione di crescita. Questo livello ha un nome affascinante: antifragilità.

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Si parla spesso di resilienza come della qualità fondamentale per affrontare le difficoltà: la capacità di non spezzarsi, di resistere agli urti della vita e tornare al proprio equilibrio. È una dote preziosa, che ci aiuta a sentirci stabili anche nei momenti complessi.

Eppure, c’è un passo oltre. Un modo di stare nelle sfide che non si limita a resistere, ma che trasforma l’imprevisto in occasione di crescita. Questo livello ha un nome affascinante: antifragilità.

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Questo significa avere la responsabilità non solo di gestire le persone, ma di guidare processi trasformativi che toccano la cultura aziendale, l’engagement, la leadership e persino il benessere individuale.
Sono difficoltà reali, che un HR conosce bene: incidono sulla motivazione, sulla collaborazione e, alla fine, anche sui risultati.

La domanda è: come si possono affrontare in modo efficace e duraturo?

La nostra risposta è un percorso di change management con realtà virtuale.
Per ciascuna delle 9 sfide abbiamo creato un’esperienza immersiva: metafore potenti che permettono di allenare la competenza necessaria a superare quella specifica difficoltà. Non teoria, non slide: esperienze che rimangono impresse e che portano i partecipanti a riflettere su sé stessi in modo autentico.

E per capire meglio come funziona questo approccio, vogliamo raccontarti un esempio concreto con dei recenti clienti.

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BUSINESS CASE: LAVORARE SU INADEGUATEZZA E SOLITUDINE CON LA REALTA’ VIRTUALE

Nel nostro ultimo articolo abbiamo parlato delle 9 sfide della leadership: quei momenti che ogni manager si trova ad affrontare e che spesso diventano veri e propri blocchi. Tra queste: il senso di inadeguatezza, la solitudine professionale, raggiungere gli obiettivi, i conflitti gonfiati, il peso sulle spalle, il buco nero del tempo, il cuore congelato, le strade che si dividono, la diversità che arricchisce.

Sono difficoltà reali, che un HR conosce bene: incidono sulla motivazione, sulla collaborazione e, alla fine, anche sui risultati.

La domanda è: come si possono affrontare in modo efficace e duraturo?

La nostra risposta è un percorso di change management con realtà virtuale.
Per ciascuna delle 9 sfide abbiamo creato un’esperienza immersiva: metafore potenti che permettono di allenare la competenza necessaria a superare quella specifica difficoltà. Non teoria, non slide: esperienze che rimangono impresse e che portano i partecipanti a riflettere su sé stessi in modo autentico.

E per capire meglio come funziona questo approccio, vogliamo raccontarti un esempio concreto con dei recenti clienti.

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