Pubblicati da Sara Cascio

LA NOBILE ARTE DEL FEEDBACK

ARTICOLO DEL BLOG:

LA NOBILE ARTE DEL
FEEDBACK

Come darlo, riceverlo, sopravvivere e magari anche evolvere

Eccoci arrivati all’ultima soft skill del nostro trattato semiserio sulle soft skills.
Nel vasto e rumoroso regno delle interazioni umane sul luogo di lavoro – popolato da mail passive-aggressive, riunioni che potrebbero essere una gif e KPI che cambiano più spesso delle mutande – esiste una pratica tanto temuta quanto celebrata: il feedback.

Dare e ricevere feedback è un po’ come danzare il tango bendati sopra un tavolo Ikea traballante: richiede equilibrio, ascolto e una certa inclinazione all’autolesionismo costruttivo

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Partiamo da un’ovvietà: tutti dicono di voler ricevere feedback. Ma spesso ciò che intendiamo davvero è:
“Dammi un feedback che confermi che sono fantastico, con parole dolci e magari un tocco di poesia.”

Il feedback autentico, però, è uno specchio. E, ammettiamolo, nessuno è entusiasta di scoprire, nel riflesso, quella riunione condotta come un karaoke stonato o quella mail inviata “per sbaglio a tutti”.

Dare un buon feedback è un’arte, una scienza e un esercizio zen.

🔸 Il panino emotivo: elogio – critica – elogio. Funziona, ma attenzione: alcuni imparano a masticare solo il pane e sputare via la parte nutriente.

“Ottimo lavoro sul progetto!” (tanto entusiasmo)
“Forse dovresti evitare di farlo esplodere la prossima volta.” (ops)
“Ma l’hai fatto con grande stile.” (eh beh)

🔸 Il tempo è tutto: dare un feedback sei mesi dopo è come urlare “attento!” dopo che è già scivolato sulla buccia di banana.

🔸 La precisione conta: “Fai schifo” non è un feedback, è uno sfogo.
Meglio: “Quando hai interrotto Marta sette volte in tre minuti, il suo sguardo assassino ha parlato per tutti.”

Ricevere feedback: uno sport estremo (ma utile)

Ricevere feedback richiede cuore, coraggio e, a volte, una camomilla forte.

🧘‍♂️ Sii zen: Non tutto è un attacco personale. A volte lo è, certo… ma manteniamo comunque la postura da professionista.

🎧 Ascolta tutto, difenditi dopo: Evita il classico “Sì ma io…” al minuto uno. Aspetta almeno il minuto tre, respira, prendi nota.

🪞 Rifletti, non rifugiarti: Il feedback è uno specchio. Guardalo. Anche se a volte mostra che hai le sopracciglia arruffate e la cravatta storta. È così che si migliora.

I feedback mitologici (che hai sicuramente già incontrato)

Ci sono creature leggendarie nel mondo del feedback. Alcune sono buffe, altre pericolose, tutte riconoscibilissime:

🌀 Il feedback vaghissimo:

“Dovresti essere più strategico.”
Ah, certo. Tipo… a colazione? Con il caffè? Una mappa potrebbe aiutare.

🔁 Il feedback boomerang:
Lo dai con gentilezza e torna indietro con una risposta passivo-aggressiva.

“Ok, terrò conto… anche se penso che sia più un tuo problema.”

🥷 Il feedback ninja:
Arriva mascherato da battuta ma colpisce con precisione.

“Ahah sei sempre così caotico, tipo ieri quando hai dimenticato la call con il CEO, ahah!”

Questi feedback esistono. Meglio saperli riconoscere per disinnescarli con ironia… o con un piano d’azione concreto.

Un buon feedback è come un buon alleato per entrare nel Flow: calibrato, chiaro, costruttivo. Né troppo severo, né troppo piatto.

Quando il feedback è fatto bene, ci sentiamo sfidati al punto giusto, coinvolti, motivati. Quando è fatto male… il Flow evapora e arriva il Burnout, accompagnato da un’email con oggetto “URGENTE” alle 22:43.

METTITI ALL’OPERA

Obiettivo: riflettere su come reagisci al feedback e allenarti a darle un valore costruttivo.

🧠 1. Rispondi a queste 3 domande:

  • Cosa provo quando ricevo feedback? (es. frustrazione, curiosità, difesa)

  • Cosa mi aiuta a riceverlo meglio? (es. se è specifico, se arriva subito dopo l’evento)

  • Come posso dare feedback che aiuti davvero? (Pensa a come lo vorresti ricevere tu!)

✍️ 2. Feedback in una frase

Scrivi un feedback che daresti a te stesso/a su un comportamento recente che vuoi migliorare (es. come hai gestito una riunione o una comunicazione).

  • Usa una frase chiara e specifica.

  • Evita generalizzazioni e toni vaghi.

🏆 3. Prova subito!

Nei prossimi giorni, prova a dare un feedback genuino a una persona che conosci. Fai attenzione a come lo riceve e come ti senti a darlo.

In pochi minuti, puoi cominciare a costruire una pratica di feedback più consapevole! ✨

 

In un mondo ideale, il feedback sarebbe come il cioccolato fondente: intenso, benefico e, se ben dosato, pure piacevole.
Nel mondo reale somiglia di più allo sciroppo per la tosse: ti fa fare le smorfie, ma ti fa anche guarire.

Quindi: osate, ascoltate, parlate, respirate.
E ricordate: la vera leadership non è non sbagliare mai, ma saper sorridere quando qualcuno ti aiuta a vedere dove migliorare… anche se avresti preferito non saperlo.

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IL FLOW PER LA FELICITA' E IL SUCCESSO

LA LEADERSHIP NELLA VITA E NEL LAVORO.


IL LIBRO DI STEFANO SELVINI

“Si legge in un soffio: è un romanzo, ma è anche una guida assistita al lavoro per arrivare a padroneggiarlo.”

“Questo romanzo unisce la teoria alla pratica, invitandoci a rispondere a una questione di fondo: quando il lavoro vale la pena di essere vissuto?”

“Pagina dopo pagina familiarizzerete – passo al voi, avendole già lette in anteprima – con Marco Riva, il protagonista, rispecchiandovi nella sua costante ricerca di felicità. Perché tutti, nessuno escluso, cerchiamo la piena realizzazione.”

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Ammettiamolo: riconoscere i nostri talenti e — ancora di più — quelli dei collaboratori non è un superpotere riservato agli eroi Marvel, ma quasi.
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PENSIERO STRATEGICO: TRASFORMARE IL CAOS IN UNA MAPPA BEN FATTA

Il pensiero strategico è per tutti, non solo per figure di spicco. Aiuta ad affrontare il caos quotidiano con un piano, trasformando le sfide in opportunità. Invece di improvvisare, impari a capire le ragioni delle tue decisioni e come realizzarle con successo, semplificando la vita e rendendola più appagante. È un’abilità allenabile per prendere il controllo e agire con consapevolezza.


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SFIDE VS ABILITA’: IL SEGRETO (NON TANTO SEGRETO) PER ENTRARE IN FLOW

C’erano una volta due manager:
uno sapeva tutto di budget, forecasting e KPI.
L’altro… anche.
Ma il secondo aveva una dote speciale: le persone volevano lavorare con lui.
Il motivo? Le soft skills. Quelle abilità misteriose, non misurabili in Excel, non certificate da master altisonanti, ma assolutamente decisive per non farsi odiare durante una riunione su Teams.


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TRATTATO SEMISERIO SULLE SOFT SKILLS

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L’ARTE (QUASI MAGICA) DI SCOVARE I TALENTI NASCOSTI

ARTICOLO DEL BLOG:

L'ARTE (QUASI MAGICA)
DI SCOVARE I TALENTI NASCOSTI

Perché riconoscere i talenti è più facile di quanto pensi… basta sapere dove guardare!

Oggi il nostro Trattato Semiserio ci porta a esplorare la terza Soft Skill fondamentale per il Flow:
🥁 rullo di tambuririconoscere i punti di forza!

Saper vedere i talenti veri è un po’ come fare birdwatching: devi avere pazienza, occhio allenato e, soprattutto, stare zitto mentre osservi, o il talento vola via spaventato.

Serve saper cogliere quei segnali minuscoli che gridano:
“Ehi, qui dentro c’è qualcosa che funziona benissimo!”
Ed è proprio lì, in quell’angolino nascosto di entusiasmo e naturalezza, che trovi i semi del Flow.

Chi padroneggia quest’arte non solo vede il meglio negli altri, ma riesce anche a creare magie di energia, motivazione e successo, senza bisogno di incantesimi o unicorni.

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Perché imparare questa (quasi) magia?

Perché il Flow — quello stato di concentrazione, entusiasmo e gratificazione che tutti vogliamo, ma che non arriva con un clic come Netflix — succede quando una persona fa qualcosa che:

  • -La sfida davvero (senza farla sentire come se dovesse risolvere il cubo di Rubik bendata),

  • -Ma allo stesso tempo è perfettamente in armonia con i suoi superpoteri segreti.

Chi sa vedere il meglio negli altri, e assegnare le sfide come un sarto esperto (ma senza la giacca a quadri), ha il potere di trasformare una giornata di lavoro nella versione lavorativa di un concerto rock: piena di energia, successo e sorrisi.

💬 In altre parole:
Se vuoi che il Flow sia il dessert del tuo team, smetti di cercare difetti da correggere e comincia a liberare i talenti nascosti (tipo quei calzini che trovi in fondo alla lavatrice).

Perché è così difficile?

Non è (solo) colpa nostra.
Cresciamo in un mondo dove viene premiato:

  • -Chi mostra i risultati come se avesse trovato l’elixir dell’immortalità,

    -Chi individua i problemi come se fossero indizi da risolvere con una lente d’ingrandimento.

Così, da adulti, siamo diventati esperti a cercare mancanze come se fossimo detective del “mistero del giorno”, ma non riusciamo mai a scoprire il vero talento.
Ma per attivare il Flow (e creare un team che non sembri l’ufficio di una sitcom triste), occorre cambiare occhiali:
passare dalla “lente dei difetti” alla “lente delle forze”.

Dove si nasconde il vero talento?

Spoiler: non è quello che urla di più (anzi, quello spesso è solo un po’ rumoroso).

Il talento si nasconde nei posti più inaspettati e silenziosi, come un ninja sotto la scrivania:

  • -Entusiasmo sincero: Quella scintilla negli occhi quando qualcuno parla di un progetto come se fosse il miglior film dell’anno.

  • -Resistenza alla fatica: Quando una persona non solo regge il peso del lavoro, ma lo fa con un sorriso (e con la stessa energia che ha quando arriva al primo giorno di vacanza).

  • -Creatività nelle soluzioni: Quando qualcuno trova una via alternativa dove gli altri vedono solo muri.

  • Questi sono i supereroi senza mantello del mondo del lavoro.

(Nota bene: lamentarsi con creatività non conta come talento. Quello è solo un’arte per aggiungere salse al piatto della frustrazione.)

Come allenare l’occhio magico (senza entrare a Hogwarts)

Prima buona notizia: non ti serve una bacchetta magica (e nemmeno un diploma da mago).
Seconda buona notizia: ti basta usare tre strumenti da supereroe che hai già a disposizione.

Ascolto attivo:
Smetti di ascoltare solo per rispondere con la frase più brillante (lo so, la tentazione è forte, tipo pizza con doppio formaggio).
Ascolta davvero, senza interrompere come se fossi in una gara di “chi parla più veloce”.
Spoiler: se ti ritrovi a ascoltare senza pensare già alla risposta, e annuire come se stessi davvero seguendo il discorso, sei quasi arrivato!

Occhio da esploratore:
Non fermarti alle vetrine luccicanti (tipo LinkedIn con i suoi titoli altisonanti).
Guarda nei piccoli dettagli: chi sorride davvero? Chi lavora senza che gli venga chiesto? Chi è sempre pronto a mettersi in gioco con un entusiasmo che non può essere contenuto?

No giudizio, grazie:
Lascia il berretto da critico d’arte nel cassetto (quello che usi per fare recensioni di film da 1 stellina).
Quando osservi qualcuno in azione, non incasellarlo subito con etichette tipo “bravo”, “meh” o “potenziale non sfruttato”.
I migliori talenti a volte crescono come un cactus che prima sembra una pianta sbagliata, ma poi esplode in fiori spettacolari.

💬 Allenare l’occhio magico significa diventare cacciatori di meraviglie, non giudici severi con la lente di ingrandimento.

E i benefici?

Riconoscere i talenti fa miracoli (senza esagerare):

  • -Aumenta la motivazione: chi si sente apprezzato, lavora con una marcia in più (e non si lamenta durante le riunioni).

  • -Rafforza la collaborazione: chi si sente visto, lavora con il sorriso (e magari anche con un caffè in più).

  • -Costruisce ambienti di lavoro dove il Flow diventa la norma (e non la rarità).

In più, il riconoscimento è contagioso: più vedi il talento negli altri, più gli altri vedranno anche il tuo (e probabilmente ti inviteranno a pranzare insieme).

METTITI ALL’OPERA

Pronto per diventare un “cacciatore di talenti” super? 🕵️‍♀️ Non serve una lente d’ingrandimento, né un radar avanzato: basta un po’ di attenzione e il giusto spirito! In questo esercizio, metterai alla prova il tuo occhio magico per scoprire i punti di forza delle persone intorno a te. È più facile di quanto sembri, e ti assicuro che sarà divertente! 🌟

  • 1-Scegli una persona: Può essere un collega, un amico, un membro della tua famiglia o qualcuno con cui lavori. L’importante è che sia una persona con cui interagisci regolarmente.

  • 2-Osserva senza giudicare: Prenditi qualche minuto per osservare quella persona mentre è impegnata in attività quotidiane, sia professionali che personali. Se possibile, osserva come si comporta in un contesto di lavoro, ma anche durante una conversazione informale o un’attività extra-lavorativa.

  • 3-Focalizzati sui dettagli: Cerca segnali che possano indicare un punto di forza nascosto. Non concentrarti sui “difetti” o su cosa potrebbe fare meglio, ma cerca i piccoli segnali di successo, entusiasmo, resistenza, creatività o iniziativa.

    • -Esempi di segnali da cercare:

      • Un sorriso spontaneo durante un’attività.

      • La velocità con cui risolve un problema.

      • La pazienza nel gestire una discussione.

      • La capacità di motivare gli altri in modo naturale.

  • 4-Fermati e rifletti: Dopo l’osservazione, prendi un momento per riflettere sui punti di forza che hai individuato. Fai una lista mentale di queste qualità e pensa a come queste contribuiscono al successo della persona in quella specifica attività.

  • 5-Dai un feedback positivo (facoltativo): Se lo ritieni opportuno, puoi anche fare un breve commento positivo alla persona, evidenziando uno dei punti di forza che hai notato. Ad esempio: “Ho notato che quando ti capita un imprevisto, riesci a mantenere calma e a risolverlo velocemente. È una qualità davvero utile!”

Riconoscere i punti di forza non è un lusso da guru del business.
È uno strumento potentissimo per costruire motivazione, Flow e successi, senza bisogno di superpoteri… o quasi.

Quindi, la prossima volta che entri in ufficio, metti via la lente dei difetti.
Accendi il radar dei talenti nascosti.
Potresti scoprire che sei circondato da supereroi del lavoro e da magie nascoste.

E alla fine, chissà… un po’ di magia vera c’è sempre. ✨

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Il pensiero strategico è per tutti, non solo per figure di spicco. Aiuta ad affrontare il caos quotidiano con un piano, trasformando le sfide in opportunità. Invece di improvvisare, impari a capire le ragioni delle tue decisioni e come realizzarle con successo, semplificando la vita e rendendola più appagante. È un’abilità allenabile per prendere il controllo e agire con consapevolezza.


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PENSIERO STRATEGICO: TRASFORMARE IL CAOS IN UNA MAPPA BEN FATTA

ARTICOLO DEL BLOG:

PENSIERO STRATEGICO:
TRASFORMARE IL CAOS IN UNA MAPPA BEN FATTA

Pensare strategicamente è vedere oltre l’orizzonte, anche quando tutti gli altri guardano il prossimo ostacolo

Nell’articolo di oggi andremo ad esplorare la seconda importantissima soft skill, utile per allenare il Flow, di cui abbiamo parlato nel Trattato semiserio sulle soft skills.

Chi non ha mai pronunciato, con sguardo profondo e voce da film epico: “Dobbiamo pensare strategicamente!”?

Ecco. Di solito questa frase viene detta quando:

  • -nessuno sa più cosa fare,

  • -ci si trova in ritardo su tutto,

  • oppure qualcuno ha appena prenotato la sala riunioni per la quinta volta nella stessa giornata (grande classico).

Ma cos’è davvero il pensiero strategico?

Spoiler: non è solo roba da CEO o da giocatori di scacchi professionisti. È una soft skill preziosa, trasversale e – notizia bomba – si può allenare! Anche senza indossare il mantello da Napoleone.

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Pensare strategicamente significa stare ben piantati nel presente, ma con lo sguardo lungo e le antenne dritte sul futuro.
È come dire al tuo “io di domani”: “Tranquillo, ci sto già pensando”.

Non si tratta solo di sapere cosa fare adesso, ma di capire perché lo stai facendo, che direzione stai prendendo, e se per caso il piano A va in tilt… come trasformare il piano B in qualcosa di geniale (o almeno vivibile, magari con vista mare e camper attrezzato).

In fondo, è come fare il tetris con le decisioni: ogni mossa conta, ma se riesci a incastrarle bene, costruisci qualcosa che dura. E sì, ogni tanto tocca schivare i pezzi che piovono dall’alto… ma fa parte del gioco.

 

Rotta tracciata, occhi sull’orizzonte

Immagina di essere il capitano di una nave dei pirati (ma di quelli buoni, eh!). Il pensiero strategico è la tua mappa del tesoro, non quella disegnata in fretta su un tovagliolo, ma quella fatta bene, con bussola, venti da sfruttare, correnti da evitare e isole misteriose da esplorare.

Non ti accontenti di sapere dove sei ora (quello lo fa il pensiero operativo), ma vuoi capire dove vuoi arrivare e come arrivarci nel miglior modo possibile.

Ecco cosa fa chi pensa in modo strategico:

  • 🔭 Guarda lontano: non si ferma all’onda che ha davanti, ma punta all’orizzonte.
  • 🧩 Collega i puntini: capisce che ogni azione oggi ha un impatto domani.
  • 🎯 Si fa buone domande: tipo “Cosa vogliamo ottenere davvero?” e “Qual è il miglior modo per arrivarci, senza girare in tondo?”
  • 🧬 Tiene conto del contesto: mercato, persone, clima (non solo quello meteorologico), risorse.
  • 🛠️ Crea soluzioni intelligenti: che non siano solo brillanti, ma anche sostenibili nel tempo.

Insomma, è il tipo che in un gioco di scacchi non si concentra solo sul pezzo da muovere… ma ha già in mente il finale.

Pensiero strategico e Flow: quando la mente gioca d’anticipo

Rimanendo proprio su questo argomento, hai mai osservato un vero giocatore di scacchi all’opera?
Non uno che gioca “alla buona” mentre mangia i cracker, ma uno di quelli che sembra sapere esattamente cosa succederà tra dieci mosse, con la calma di chi ha già previsto tutto.

Lì c’è pensiero strategico puro: non reagisce al gioco dell’avversario, lo crea.
Ogni mossa è studiata per orientare la partita nella direzione voluta, costringendo l’altro a inseguire.
In pratica, decide il ritmo, imposta la danza e l’altro deve ballare.

Ed è proprio in questo spazio di visione e controllo che succede qualcosa di magico: entra in flow.

Quel flusso mentale dove:

  • -ha un obiettivo nitido (vincere, ovvio, ma con stile),

  • -ogni azione ha senso e direzione,

  • -pensiero e azione si fondono, senza esitazioni.

Quando c’è pensiero strategico, non c’è confusione, non c’è quel “oddio, e adesso che faccio?” che blocca le energie.
C’è allineamento. C’è focus. C’è flow.

Ecco perché chi pensa strategicamente è spesso anche più sereno, più lucido, più efficace: perché ha disegnato una traiettoria e la sta seguendo, con la mente che scivola sulla rotta come una barca col vento in poppa.

METTITI ALL’OPERA

Dopo tante mappe, bussole e metafore piratesche, arriva il momento di fare un po’ di pratica. Perché il pensiero strategico non si allena solo con discorsi ispirati e sguardi intensi nel vuoto: serve esercizio, ogni giorno, anche in piccole cose.

Scegli una situazione concreta della tua vita lavorativa (o personale): una decisione da prendere, un progetto da far partire, una scelta che rimandi da un po’.

  1. Visuale dall’alto: prova a “sorvolare” la situazione. Non fermarti a ciò che accade ora: chiediti dove vuoi essere tra qualche mese, o a fine anno.

  2. La domanda potente: scrivi su un foglio: “Che cosa voglio davvero ottenere da questa situazione?”

  3. Piani alternativi (senza ansia): immagina almeno due opzioni “di riserva”. Non come piani fallimentari, ma come alternative creative.

  4. Indizi strategici: quali piccoli segnali oggi ti fanno capire se stai andando nella direzione giusta? (Es. reazioni delle persone, piccoli progressi, feedback ricevuti).

  5. Una mossa al giorno: scegli una singola azione concreta che puoi fare subito, che abbia senso oggi e valore anche domani.

Ricorda: ogni buona strategia inizia da un piccolo passo. E anche se non hai una nave da comandare, puoi sempre allenare la tua rotta. Magari iniziando da qui.

Il pensiero strategico non è roba da supereroi in giacca e cravatta, né un potere magico riservato a chi ha fatto MBA in cima a una montagna. È una soft skill viva, utile, allenabile… e sì, anche divertente, se la prendi con il giusto spirito.

Pensare strategicamente significa uscire dalla modalità “spegni-incendi” e iniziare a costruire con intenzione. È come passare dal “dove siamo finiti?” al “dove vogliamo andare?”—con tanto di bussola, mappa, snack per il viaggio e playlist motivazionale.

Quindi, la prossima volta che ti senti nel bel mezzo di una tempesta (reale o metaforica), prova a fare un passo indietro, guardare l’orizzonte e chiederti:
“Qual è la mia prossima mossa intelligente?”

E se ti viene voglia di indossare un cappello da capitano… beh, nessuno ti giudicherà. Anzi, potrebbe aiutare.

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SFIDE VS ABILITA’: IL SEGRETO (NON TANTO SEGRETO) PER ENTRARE IN FLOW

ARTICOLO DEL BLOG:

SFIDA VS ABILITA':
IL SEGRETO (NON TANTO SEGRETO) PER ENTRARE IN FLOW

La raffinata arte del bilanciamento tra le sfide e le abilità

Vi abbiamo presentato le 4 soft skills che promuovono il Flow nel nostro Trattato semiserio sulle Soft Skills. Oggi approfondiamo la prima.

Hai presente quando fai qualcosa e il tempo vola, sei concentrato, ti senti bravo… e quasi quasi ti diverti pure? Benvenuto nel Flow, quella magica zona in cui sfida e abilità danzano insieme come se fossero a Ballando con le Stelle.

Ma… attenzione attenzione, perché se sbagli il bilanciamento, non entri nel Flow. Anzi: o ti annoi a morte, o ti viene l’ansia da prestazione.

Ecco perché oggi ti parlo della raffinata arte del bilanciare sfida e abilità – sia per te, che per il tuo team – con due scale simpatiche (ma utili!) da incrociare.

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I 5 livelli di competenza

Prima di tuffarti nei livelli qui sotto, sappi che non stai per leggere una pagella, ma una mappa per orientarti nelle tue attività.
Questi livelli ti aiutano a capire a che punto sei nelle tue competenze, con un pizzico di ironia e tanta voglia di crescere.

Usali per fare il punto sui livelli di competenza nelle tue attività di oggi: quali competenze sono adeguate e quali invece devi migliorare?
Ogni descrizione è pensata per farti riflettere… e magari sorridere! 😄

Pronto a scoprirti? Scorri e trova il tuo livello! 🚀👇

  1. “Sto imparando l’ABC” 🤓
    → Ho appena iniziato. Ogni cosa è nuova, ogni passo è un’avventura… e ogni errore una lezione!
  2. “Ce l’ho quasi, ma ho ancora bisogno delle rotelle” 🚲
    → Capisco cosa devo fare, ma ho bisogno di pratica. A volte inciampo, ma sto andando!

  3. “Vado tranquillo, ma controllo sempre due volte” 👀
    → Sono competente, sicuro, ma vigile. Non dormo sugli allori.

  4. “Questa è casa mia!” 🏡
    → So cosa fare, mi muovo agile. Se qualcosa va storto? Tranquillo, gestisco.

  5. “Maestro Jedi della situazione” 🧘‍♂️✨
    → Competenza altissima, sono fluido, creativo, e potrei pure insegnarlo. Flow? Ci entro a occhi chiusi.

I 5 livelli di difficoltà

Prima abbiamo visto come valuti le tue capacità in un certo contesto.
Ora vediamo quanto è grande la sfida, in termini di concentrazione e fatica.

Alcune cose sono facili come bere un bicchier d’acqua, altre richiedono un po’ più di impegno! 💪

Pensa alle attività attuali e valuta quanto ti sfidano davvero. 👇

  1. “Come bere un bicchier d’acqua” 💧
    → Facile, automatico. Non serve sforzo mentale.

  2. “Un piccolo puzzle da 10 pezzi” 🧩
    → Serve un po’ di concentrazione, ma niente sudore.

  3. “Scalare una collinetta (con scarpe comode)” 🥾
    → Richiede impegno e costanza. Stimola senza stressare.

  4. “Un labirinto con enigmi” 🧠
    → Sfida vera. Serve problem solving, concentrazione e determinazione.

  5. “Scalare l’Everest… sotto una tempesta di idee” 🧗‍♀️🌪️
    → Altissima complessità. Tante competenze, tanta energia, tanta testa.

Metti insieme queste due scale. Se la difficoltà dell’attività supera troppo le abilità → ansia.
Se invece è troppo sotto le abilità → noia.

✨ Ma quando combaciano… puff! ✨
Flow mode attivato.

Facciamo un esempio per capire meglio.

Immagina che io e Jannik Sinner giochiamo una partita di tennis insieme.

Io (Abilità: ABC, sfida Everest):
Per me, la sfida è molto più alta della mia abilità. Ogni colpo che tento finisce fuori, mi sento sopraffatto e provo ansia. La fatica mentale è enorme e ogni errore mi fa sembrare che non ce la farò mai. 🎾😬

Jannik Sinner (abilità Jedi,  sfida: bicchier d’acqua):
Per lui, la partita è facilissima: ha un’abilità molto superiore alla sfida. Ogni colpo è naturale, e la partita non richiede nemmeno troppa concentrazione. Si annoia, perché la sfida è praticamente inesistente. 🎾😌

Questo esempio dimostra quanto il bilanciamento tra abilità e sfida influenzi la nostra esperienza. Dove per me c’è ansia, per lui c’è noia. È interessante notare come il livello di abilità e la sfida possano trasformare la stessa attività in esperienze completamente diverse. La chiave sta nel trovare il giusto equilibrio, dove sfida e abilità si incontrano per creare un’esperienza coinvolgente e stimolante! 🚀 (può avere senso far giocare Sinner con una racchetta da ping pong ?)

🎯 Anche i leader hanno bisogno del loro Flow

Spesso si pensa che chi guida debba solo “tenere insieme i pezzi”, risolvere problemi e gestire le crisi. Ma la verità è che anche i leader, manager, coach o team leader hanno un bisogno vitale di sentirsi nel Flow. Non solo per lavorare meglio, ma per stare bene, crescere e continuare a ispirare.

Ti è mai capitato di vivere giornate in cui tutto è sotto controllo, ma ti senti spento, poco coinvolto? Come se stessi girando in folle?
Oppure il contrario: giornate in cui la lista delle responsabilità sembra una montagna russa lanciata a 200 all’ora… e tu sei senza cintura?

Ecco, queste sensazioni sono i segnali che ti sta mancando il giusto bilanciamento tra sfida e abilità.

Perché anche per te vale la regola:

  • Troppo facile → ti spegni, ti annoi, perdi motivazione.

  • Troppo difficile → ti stressi, ti logori, rischi il burnout.

  • Giusta → ti attivi, cresci, ritrovi entusiasmo e direzione.

Allenare questo equilibrio per te stesso è un atto di leadership consapevole. Significa imparare a scegliere attività che ti mettono alla prova, ma che sono ancora dentro il tuo raggio d’azione. Significa anche chiedere supporto quando serve (sì, anche tu puoi farlo!) e dire qualche “no” strategico per evitare il sovraccarico.

E, cosa ancora più potente, significa diventare un modello per gli altri: se tu riesci a restare nel Flow, è molto più probabile che anche il tuo team ti segua con energia e fiducia.

🛠️ Come si allena questa abilità?

Allenare il bilanciamento tra sfida e abilità è un po’ come allenare i muscoli: serve consapevolezza, costanza e qualche buon esercizio (qui sotto ne troverai uno!). Ecco da dove puoi partire:

🔍 Osservazione attiva
Fermati un attimo e chiediti: come sto io con questa attività? E i miei collaboratori? Che espressione hanno quando gliela affido? Curiosi o già stressati?

🗣️ Feedback, sempre
Chiedi come si sono trovati dopo un compito. Troppo semplice? Troppo tosto? Le risposte ti aiuteranno a dosare meglio la prossima volta.

🎯 Micro-regolazioni
Non serve stravolgere tutto. A volte basta aggiungere un po’ di autonomia, o un pizzico di supporto in più, per trovare l’equilibrio perfetto.

📈 Allenamento graduale
Proprio come in palestra, aumenta la difficoltà solo quando le abilità crescono. La curva di apprendimento è la tua mappa: seguila, non forzarla.

🤝 Affidati al gioco di squadra
Spesso chi ti aiuta a calibrare meglio è… chi lavora con te! Coinvolgi il team nel costruire un ambiente in cui tutti si sentano sfidati il giusto, senza andare fuori giri.

Ogni persona del tuo team ha un suo livello di competenza e una sua soglia di sfida. Il tuo compito?

👀 Osserva.
👂 Ascolta.
🎯 Bilancia.

  • Dai a Luca una sfida stimolante, ma non da infarto.

  • Con Silvia, alza l’asticella: è pronta!

  • A Federico, proponi una sfida tosta, ma con il tuo supporto. Farà magie.

🎨 Il tuo lavoro non è solo “assegnare task”. È creare le condizioni giuste per il Flow. Come uno chef col pepe: un pizzico in più può esaltare, troppo può far scappare tutti da tavola.

METTITI ALL’OPERA

🎯 Obiettivo:

Allenare la consapevolezza nel valutare il giusto livello di sfida in relazione alle proprie abilità (e a quelle dei collaboratori), per favorire l’ingresso nel flow ed evitare zone di noia o ansia.


1. Disegna la tua mappa personale

Su un foglio (o slide, o Miro, o anche un tovagliolo da bar), disegna un semplice grafico con due assi:

  • Asse X (orizzontale): Livello di abilità (da “basso” a “alto”)
  • Asse Y (verticale): Livello di sfida (da “bassa” a “alta”)

Puoi aiutarti con i 5 livelli che ti abbiamo presentato in precedenza (ABC-Jedi; Bicchier d’acqua- Everest)

Otterrai quattro aree principali:

  Alta sfida
Alta abilità Flow! 🚀
Bassa abilità Ansia 😰
Alta abilità (ma sfida bassa) Noia 😴
Bassa abilità + sfida bassa Apatia 🤷‍♂️

Ora pensa ai 3 task o progetti principali che stai affrontando in questo periodo e posizionali sul grafico, in base a:

  • quanto ti senti capace rispetto al compito,
  • quanto è sfidante per te.

👉 Riflessione: quali di questi compiti ti tengono attivo e motivato? Quali ti stressano o ti annoiano?


2. Ripeti per il tuo team

Fai lo stesso esercizio per ogni collaboratore chiave, mettendoti nei loro panni.

Per ciascuno, scegli un’attività o progetto attuale e chiediti:

  • Quanto è sfidante per lui/lei?
  • Quanto si sente competente per affrontarlo?

👉 Riflessione: Stai dando loro attività nella zona di flow, o sei troppo basso/alto su uno dei due assi?


3. Piccoli aggiustamenti, grande impatto

Ora che hai la tua mappa:

  • Sposta una delle tue attività leggermente più in alto (più sfidante), o più a destra (aumenta competenze con formazione o confronto).
  • Scegli una sola persona del tuo team per cui puoi fare un aggiustamento (es. affiancarla, cambiare il livello della sfida, proporre un mini obiettivo intermedio).

🧠 Bonus: da ripetere ogni mese

Questo esercizio non serve solo a “mappare”, ma a monitorare nel tempo il bilanciamento tra sfida e abilità.
Rifarlo ogni mese può diventare una bussola preziosa per la leadership.

N.B.  Per questo esercizio non è prevista la “lettura della mente” ma è consigliato fare domande per comprendere meglio i livelli di abilità e di sfida percepita.

Allenare la capacità di bilanciare sfida e abilità è una delle chiavi più potenti per far fiorire le persone e i team. Non servono superpoteri, ma attenzione, ascolto e voglia di sperimentare. Il Flow non è un colpo di fortuna: è una condizione che si può costruire, coltivare e… allenare insieme.
Da dove iniziare? Da una buona domanda, da un piccolo aggiustamento, da un’attività che ti fa battere il cuore.
E se vuoi farlo con noi, Capoleader è qui per accompagnarti in questo viaggio.

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IL FLOW PER LA FELICITA' E IL SUCCESSO

LA LEADERSHIP NELLA VITA E NEL LAVORO.


IL LIBRO DI STEFANO SELVINI

“Si legge in un soffio: è un romanzo, ma è anche una guida assistita al lavoro per arrivare a padroneggiarlo.”

“Questo romanzo unisce la teoria alla pratica, invitandoci a rispondere a una questione di fondo: quando il lavoro vale la pena di essere vissuto?”

“Pagina dopo pagina familiarizzerete – passo al voi, avendole già lette in anteprima – con Marco Riva, il protagonista, rispecchiandovi nella sua costante ricerca di felicità. Perché tutti, nessuno escluso, cerchiamo la piena realizzazione.”

FILIPPO POLETTITop Voice Linkedin e influencer del benessere al lavoro

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TRATTATO SEMISERIO SULLE SOFT SKILLS

ARTICOLO DEL BLOG:

TRATTATO SEMISERIO SULLE
SOFT SKILLS

Ovvero: tutto quello che non c’è scritto nel tuo contratto… ma fa la differenza tra “capo” e “leader”

C’erano una volta due manager: uno sapeva tutto di budget, forecasting e KPI.
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Il motivo? Le soft skills.
Quelle abilità misteriose, non misurabili in Excel, non certificate da master altisonanti, ma assolutamente decisive per non farsi odiare durante una riunione su Teams.

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Cosa sono, dunque, queste soft skills?

Immagina un manager che comunica bene, ascolta sul serio, sa motivare un team e affronta i problemi senza lanciare penne (o peggio).
Ecco, non è un unicorno. È solo uno che ha sviluppato quelle competenze “soft” che rendono la convivenza lavorativa un po’ più… umana.

Quali sono le principali soft skills?

🧠 Intelligenza emotiva
Capire le emozioni altrui, senza dover leggere i sottotitoli.
(Es: se ti guardano con odio mentre parli, forse c’è un problema.)

🗣️ Comunicazione efficace
Dire cose complicate in modo semplice, senza far addormentare la platea.
(Es: “ristrutturazione agile dei processi interfunzionali” può diventare: “ci parliamo meglio e ci capiamo di più”.)

👂 Ascolto attivo
Annuisce. Ripete l’ultima frase detta. Fa una domanda. No, non è un attore. È un collega che ti ascolta davvero.

🔥 Gestione dello stress
Quando il progetto va in fiamme e lui/lei ha ancora il coraggio di sorridere (senza sembrare pazzo).

🧩 Problem solving
Traduzione: trova soluzioni, senza citare sempre la frase “si è sempre fatto così”.

🚀Motivazione
Non guida solo un team. Lo accende, lo ispira, lo fa crescere. E magari offre anche un caffè ogni tanto.

Ma servono davvero?

Domanda legittima.
Risposta semplice: Se lavori da solo in un faro, forse no. Ma se hai anche solo un collega (o un cliente)… sì, servono eccome.

In un mondo dove la tecnologia cambia ogni sei mesi, le soft skills sono la vera costante. Quelle che ti aiutano a navigare nel cambiamento, a motivare chi ti sta intorno, e a non rovinarti lo stomaco ogni volta che apri Outlook.

E qui entra in scena Capoleader (e FLIGBY)

Noi di Capoleader crediamo che le soft skills non si insegnino con le slide
ma si scoprano, si sperimentino e si allenino ogni giorno, proprio come si fa nello sport (ma con meno sudore e più flow).

Ecco perché abbiamo scelto di portare in Italia FLIGBY – la Leadership Simulation Experience: l’unico strumento al mondo che ti fa allenare 29 soft skills… giocando.

Sì, giocando. Ma mica per finta:

  • -Alla fine riceverai un report dettagliatissimo sulle tue competenze, confrontate con un benchmark di oltre 30.000 giocatori Fligby nel mondo,

  • -E sessioni di coaching con i nostri coach per fare un vero salto di qualità.

👉 Se vuoi lavorare sulla leadership con un team, abbiamo un percorso dedicato: clicca qui
👉 Se vuoi farlo individualmente, c’è la FLE – Fligby Leadership Experience: clicca qui 

Le 4 soft skills fondamentali per entrare in Flow (e aiutare gli altri a farlo)

Fligby allena tante competenze, ma ce ne sono 4 che fanno davvero la differenza quando si parla di Flow:

⚖️ Bilanciamento sfide-abilità
La magica arte di trovare il livello giusto di difficoltà: non troppo facile da annoiarti, non troppo difficile da farti venire voglia di cambiare mestiere. Quando le sfide incontrano le tue abilità al punto giusto… entra il Flow, esce il panico.

🧠 Pensiero strategico
Vedere il quadro generale senza perdersi nei post-it. Pensare un passo avanti, come se giocassi a scacchi… ma al lavoro.

💡 Riconoscimento dei punti di forza
Accorgersi che nel team c’è chi è un mago dell’ascolto, chi ha il radar per i dettagli, e smettere di trattarli tutti come cloni.

📣 Feedback
Dire le cose. Bene. Anche quelle scomode. (Es: “Questo progetto è migliorabile” suona meglio di “È una ciofeca totale”.)

🎯 Queste quattro soft skills sono il cuore pulsante del Flow, e fanno davvero la differenza tra un leader che guida… e uno che guida bene.


Nei prossimi articoli le esploreremo una ad una, con esempi pratici, riflessioni semiserie e qualche dritta per allenarle anche nel caos quotidiano da ufficio.
Spoiler: niente teorie astratte, solo cose che ti fanno dire “Ah, ecco perché ogni lunedì mi viene l’orticaria!”

Conclusione (seria, stavolta)

Le soft skills non sono un “di più”. Non sono il contorno. Non sono opzionali. Sono la differenza tra sopravvivere e prosperare nel mondo del lavoro (e nella vita, diciamolo).

Puoi avere tutte le competenze tecniche del mondo, conoscere ogni singola funzione di Excel,
ma se non sai comunicare, ascoltare, gestire lo stress o motivare chi ti circonda… rischi di restare solo un bravo tecnico.
E non un vero leader.

La buona notizia?
Le soft skills si possono allenare. E si possono allenare senza annoiarsi a morte, senza corsi infiniti o slide con font minuscoli.

Con gli strumenti giusti – come FLIGBY – e il supporto di chi ha fatto della formazione un’esperienza viva, concreta e anche un po’ divertente, puoi fare davvero un salto di qualità.

🎮 Vieni a scoprire cosa possiamo fare insieme: che tu sia un team, un’organizzazione o un singolo leader in evoluzione, il percorso giusto esiste. E può iniziare anche oggi.

Perché anche la leadership, quando scorre in stato di Flow, è tutta un’altra storia. Una storia in cui si lavora meglio. Insieme. E con un bel po’ di soddisfazione in più. 

Il 2 Aprile abbiamo fatto una puntata speciale delle Pillole di Gamification dedicata proprio a Fligby. Vuoi scoprire come è andata?

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