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I BENEFICI
DEL FLOW

Il Flow ha contribuito, grazie ai suoi importanti benefici, alla realizzazione di successi sia in campo sportivo che lavorativo. Abbiamo visto che il primo grande risultato del Flow è stato quello di portare alla vittoria i Dallas Cowboys, nel Super Bowl del 1993.

Il Flow ha contribuito, grazie ai suoi importanti benefici, alla realizzazione di successi sia in campo sportivo che lavorativo. Abbiamo visto che il primo grande risultato del Flow è stato quello di portare alla vittoria i Dallas Cowboys, nel Super Bowl del 1993. Dal punto di vista aziendale, invece, ha contribuito alla creazione della mission di Patagonia, generando un clima di pieno coinvolgimento, felicità e motivazione, in cui i dipendenti possono lavorare scalzi, fare surf se ci sono le onde “giuste”.

 

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benefici del flow

ECCO I BENEFICI 

Se volessimo riassumere in sette punti i principali benefici del Flow potremmo dire che:

 

1.Il Flow ti impedisce di concentrarti su cose non importanti
Quando sei nello stato di Flow non esistono distrazioni. I pensieri e le ruminazione mentali negative non ostacolano il corso delle tue azioni. Sei concentrato sul compito che stai svolgendo e lo trovi intrinsecamente gratificante. Non pensi alle inadeguatezze percepite, a cosa farai a cena o se pioverà quando uscirai dal lavoro. E’ importante solo il compito che stai svolgendo.

2. Il Flow migliora le performance
I ricercatori hanno scoperto che il flow può migliorare le prestazioni in un’ampia varietà di aree tra cui l’insegnamento, l’apprendimento, l’atletica e la creatività artistica. Con il Flow si possono raggiungere risultati migliori e più velocemente.

3. Il Flow migliora l’apprendimento e lo sviluppo delle competenze
L’atto di raggiungere il Flow indica una sostanziale padronanza di una certa abilità, di conseguenza l’individuo deve continuamente cercare nuove sfide e informazioni per mantenere questo stato.

4. Il Flow è un modo per raddoppiare la produttività
Le ricerche mostrano che l’uomo d’affari medio è nello stato di Flow solo per il 5% della giornata. Se riuscisse ad aumentare il tempo trascorso in questo stato, fino ad arrivare al 15%, la produttività raddoppierebbe.

5. Il Flow ti insegna a prendere rischi
La vita è complicata, difficile e caotica. Non c’è mai niente di facile e il tempismo è raramente dalla tua parte. Se ti trovi ad aspettare il momento perfetto o le circostanze migliori per fare un cambiamento, non sarai mai in grado di andare avanti.
Devi abituarti a prendere rischi, sia grandi che piccoli, se vuoi trovare il tuo perfetto stato di Flow. Questo può essere spaventoso e difficile, ma il rischio e le ricompense vanno di pari passo.

6. Il Flow aumenta la creatività e fornisce piacere e soddisfazione duratura
Il Flow non solo aumenta la creatività in quel momento, in realtà ci allena ad essere più creativi nel lungo periodo. Quando si è in Flow l’attività cerebrale aiuta il cervello della persona ad essere in grado di scivolare tra i pensieri rapidamente e combinare le vecchie idee con nuove informazioni, creando qualcosa di nuovo.
Quando sono in Flow, le persone sono molto meno critiche e molto più coraggiose.
Durante questo stato, il cervello rilascia sostanze chimiche che inducono piacere e migliorano le prestazioni che incidono sulla creatività. Queste sostanze chimiche aumentano anche le nostre possibilità immaginative, facendoci raccogliere maggiori informazioni. Inoltre, aumentiamo il nostro riconoscimento dei modelli e la nostra capacità di collegarli in modi nuovi.

7. Il Flow è “l’ultima esperienza di eustress”
Il Flow e lo stress negativo, detto anche distress, sono esperienze reciprocamente esclusive, tuttavia il Flow può essere descritto come “esperienza finale di eustress”.
L’eustress, ovvero la risposta cognitiva positiva agli stressor, permette alla persona di sperimentare la sensazione di realizzazione, senso di significato o speranza. L’eustress è descritto come la capacità di essere focalizzati su una sfida, pienamente presenti ed euforici. Questa definizione rispecchia quasi esattamente la definizione di Flow.
Il Flow è considerato un’esperienza di picco o “il momento più gioioso, più felice, più beato della tua vita.”

Sperimentare lo stato di Flow nella vita e nel lavoro è un modo per raggiungere prestazioni ottimali e allo stesso tempo essere felici, motivati e soddisfatti di quello che si sta facendo.
I percorsi formativi che offriamo per le aziende hanno come obiettivo quello di portare il Flow nell’organizzazione, migliorando il benessere delle persone, la qualità della performance e la cultura aziendale. Implementare una leadership basata sul Flow permette ai lavoratori di crescere, bilanciando sfide e abilità e trovando un senso e un significato a quello che si fa.

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ARTICOLI DEL BLOG

GUIDA- Progettare la Formazione Manageriale che Fa la Differenza

La consapevolezza è una di quelle parole che fanno un figurone nei workshop, su LinkedIn e nelle frasi motivazionali con tramonti di sfondo.
Poi però ti ritrovi a rispondere “tutto bene!” mentre nella tua testa si scatena l’apocalisse, e ti rendi conto che forse… non sei proprio così consapevole.

Nel lavoro, succede spesso: vai in automatico, macini attività, partecipi a riunioni, dici “sì certo, ci penso io” anche quando vorresti solo scappare in Alaska a fare il pastore di renne. Eppure non ti fermi.
Perché “c’è da fare”.
Perché “è così che si lavora”.
Perché “ormai ci siamo dentro”.

Ma fermarsi (anche solo un minuto) per capire dove sei, come stai, e cosa stai facendo davvero… è già un atto rivoluzionario.
E sì, si chiama consapevolezza.
Perché diciamocelo: non si può guidare davvero gli altri se prima non si è consapevoli di come si guida se stessi.

Essere consapevoli significa fermarsi un attimo e chiedersi:

Come sto?

Perché sto reagendo così?

Che impatto ha il mio comportamento sugli altri?

Non è introspezione fine a sé stessa. È la base invisibile di ogni buona leadership.
Un leader consapevole sa quando è centrato e quando è fuori fase. Sa cosa lo motiva, cosa lo fa perdere la bussola, e cosa lo riporta al timone. E solo da lì, può davvero mettersi al servizio del team.
Abbiamo parlato di ascolto, fiducia, confronto autentico.
Ma oggi facciamo un salto in avanti: cosa succede quando questa collaborazione funziona davvero?
Succede che si crea spazio. Spazio per dire cose nuove, per provare strade non battute, per giocare con le idee.
In una parola: creatività.

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TRATTATO SEMISERIO SULLA CONSAPEVOLEZZA

La consapevolezza è una di quelle parole che fanno un figurone nei workshop, su LinkedIn e nelle frasi motivazionali con tramonti di sfondo.
Poi però ti ritrovi a rispondere “tutto bene!” mentre nella tua testa si scatena l’apocalisse, e ti rendi conto che forse… non sei proprio così consapevole.

Nel lavoro, succede spesso: vai in automatico, macini attività, partecipi a riunioni, dici “sì certo, ci penso io” anche quando vorresti solo scappare in Alaska a fare il pastore di renne. Eppure non ti fermi.
Perché “c’è da fare”.
Perché “è così che si lavora”.
Perché “ormai ci siamo dentro”.

Ma fermarsi (anche solo un minuto) per capire dove sei, come stai, e cosa stai facendo davvero… è già un atto rivoluzionario.
E sì, si chiama consapevolezza.
Perché diciamocelo: non si può guidare davvero gli altri se prima non si è consapevoli di come si guida se stessi.

Essere consapevoli significa fermarsi un attimo e chiedersi:

Come sto?

Perché sto reagendo così?

Che impatto ha il mio comportamento sugli altri?

Non è introspezione fine a sé stessa. È la base invisibile di ogni buona leadership.
Un leader consapevole sa quando è centrato e quando è fuori fase. Sa cosa lo motiva, cosa lo fa perdere la bussola, e cosa lo riporta al timone. E solo da lì, può davvero mettersi al servizio del team.
Abbiamo parlato di ascolto, fiducia, confronto autentico.
Ma oggi facciamo un salto in avanti: cosa succede quando questa collaborazione funziona davvero?
Succede che si crea spazio. Spazio per dire cose nuove, per provare strade non battute, per giocare con le idee.
In una parola: creatività.

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QUANDO LA CONSAPEVOLEZZA INCONTRA IL FLOW

Ci sono leader che sanno tutto: strategie, numeri, strumenti. Ma quando si tratta di guidare le persone, spesso inciampano su qualcosa di molto più semplice — e molto più profondo: la consapevolezza di sé.

Perché diciamocelo: non si può guidare davvero gli altri se prima non si è consapevoli di come si guida se stessi.

Essere consapevoli significa fermarsi un attimo e chiedersi:

Come sto?

Perché sto reagendo così?

Che impatto ha il mio comportamento sugli altri?

Non è introspezione fine a sé stessa. È la base invisibile di ogni buona leadership.
Un leader consapevole sa quando è centrato e quando è fuori fase. Sa cosa lo motiva, cosa lo fa perdere la bussola, e cosa lo riporta al timone. E solo da lì, può davvero mettersi al servizio del team.
Abbiamo parlato di ascolto, fiducia, confronto autentico.
Ma oggi facciamo un salto in avanti: cosa succede quando questa collaborazione funziona davvero?
Succede che si crea spazio. Spazio per dire cose nuove, per provare strade non battute, per giocare con le idee.
In una parola: creatività.

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ESSERE CREATIVI CON IL FLOW

Negli scorsi articoli ci siamo immersi nel mondo della collaborazione: abbiamo visto com’è fatta, cosa la nutre, come si distingue da quella versione “tutti amici in pausa caffè” che spesso viene confusa con il vero lavoro di squadra.

Abbiamo parlato di ascolto, fiducia, confronto autentico.
Ma oggi facciamo un salto in avanti: cosa succede quando questa collaborazione funziona davvero?
Succede che si crea spazio. Spazio per dire cose nuove, per provare strade non battute, per giocare con le idee.
In una parola: creatività.

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I 5 NEMICI INVISIBILI DELLA COLLABORAZIONE

Tutti parlano di collaborazione. È sulla bocca dei manager, sulle pareti degli open space, nei valori aziendali e perfino nei badge dei convegni: “teamwork”, “co-creazione”, “insieme si va più lontano”.

Poi entri davvero in azienda, e spesso scopri che si lavora affiancati, ma non insieme. Che la comunicazione è un ping pong di mail in copia conoscenza. Che si fa prima a farsi le cose da soli che coinvolgere altri. E che le “riunioni collaborative” assomigliano a un monologo sotto anestesia.

La verità è che la collaborazione – quella vera – è fragile.
E ci sono nemici invisibili che, giorno dopo giorno, la logorano. Non si presentano alla porta, ma agiscono in silenzio, in profondità.
Ecco i cinque più pericolosi.

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COLLABORAZIONE ASSENTE? ECCO IL SUO COSTO

Parlare di collaborazione può sembrare una questione “soft”. Una di quelle cose belle da avere, ma non proprio vitali, come la ciliegina sulla torta.
Eppure… quando manca, non è solo la ciliegina a saltare, ma tutta la torta rischia di sbriciolarsi.

Perché quando un team non collabora, l’azienda comincia a perdere. Soldi veri.
E la cosa peggiore è che non si vede subito. Non c’è una fattura con scritto:

“Mese di maggio: -3.000€ per conflitti e silenzi in riunione”
ma il costo c’è. Eccome se c’è.

Vediamo i principali danni che si innescano quando la collaborazione va in crisi, con qualche dato preso da ricerche e fonti autorevoli.

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