ARTICOLO DEL BLOG:

UN VIAGGIO NELLE
COMPETENZE CHIAVE PER IL SUCCESSO

Come dieci manager hanno sviluppato le soft skills per portare il Flow in azienda

Ogni percorso di crescita organizzativa è un viaggio fatto di tappe, scoperte e trasformazioni. Recentemente, abbiamo accompagnato un gruppo di dieci manager di un’azienda, provenienti da diverse sedi, in un percorso di sviluppo. Alcuni con anni di esperienza, altri alle prime sfide nel ruolo, ma tutti accomunati dalla volontà di crescere insieme.

L’obiettivo condiviso era chiaro: portare il Flow in azienda, ovvero quello stato in cui le persone lavorano con motivazione, equilibrio e senso di efficacia. Per farlo, abbiamo costruito un percorso centrato sulle quattro soft skill fondamentali: feedback, riconoscimento dei punti di forza, bilanciamento tra sfide e abilità, e pensiero strategico.

Ecco come è andata.

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🎯 Feedback: da zona critica a leva di sviluppo

Nel primo modulo ci siamo concentrati sulla comunicazione efficace, lavorando sulla capacità di dare feedback in modo costruttivo e utile. Per farlo abbiamo utilizzato Fligby, il serious game che simula la gestione di un team e aiuta a osservare in azione – e con un pizzico di realismo virtuale – le proprie competenze relazionali.

Dopo il gioco, è nata la Palestra del Feedback: una serie di incontri pratici dove abbiamo allenato insieme le modalità più efficaci per dare feedback, partendo dalle scene di Fligby per poi arrivare a situazioni reali. Il focus è stato su tono, contenuto, intenzione e contesto, con l’obiettivo di rendere il feedback uno strumento di sviluppo reciproco, non solo un momento valutativo.

💡 Perché è importante: Dare (e ricevere) feedback di qualità migliora la comunicazione, rafforza la fiducia e alimenta la crescita personale e professionale.

Come è stato vissuto dai partecipanti: “Sia Fligby che la Palestra del Feedback ci hanno aiutato a capire come dare un feedback in modo oggettivo, strutturato e davvero utile. Il sistema di feedback del gioco è molto ben fatto e rende subito visibili gli effetti delle scelte che si fanno. Questo, unito al lavoro pratico fatto negli incontri successivi, ci ha permesso di portare nel nostro contesto lavorativo un approccio più consapevole e concreto al feedback, con vantaggi evidenti per il team e per la qualità del lavoro.”

💡 Riconoscere i punti di forza e bilanciare sfide e abilità: la mappa per orientarsi

Un momento centrale del percorso è stato quello dedicato alla Mappa del Flow, uno strumento visivo che aiuta a riconoscere lo stato emotivo delle persone in relazione al proprio lavoro. Ogni manager ha esplorato la propria posizione sulla mappa – e quella dei membri del proprio team – comprendendo meglio le emozioni vissute, come ansia, noia, sfida o controllo.

Da lì, siamo passati a individuare dove si collocava il disequilibrio tra sfide e abilità. Insieme abbiamo definito strategie specifiche per riequilibrarlo, scegliendo di volta in volta se aumentare le competenze, ridefinire le priorità, delegare o ristrutturare le attività.

In parallelo, abbiamo lavorato sul riconoscere e valorizzare i punti di forza, sia propri che altrui: un passaggio fondamentale per aumentare la consapevolezza e attivare le risorse già presenti nei team.

💡 Perché è importante: Saper leggere il proprio stato emotivo e agire sul bilanciamento tra sfide e abilità aiuta a creare le condizioni ideali per il Flow, migliorando sia il benessere che la performance.

Come è stato vissuto dai partecipanti: “La Mappa del Flow ci ha aiutato a prendere maggiore consapevolezza dello stato emotivo nostro e dei nostri collaboratori, legandolo in modo chiaro alle dinamiche di lavoro. È uno strumento molto pratico, che permette di leggere il livello di coinvolgimento e capire dove agire, non solo per colmare dei gap ma anche per valorizzare i talenti già presenti. Ci è sembrato da subito applicabile e infatti abbiamo iniziato a usarlo concretamente nel nostro contesto, come base per conversazioni più efficaci e scelte più mirate nella gestione dei team.”

🧠 Pensiero strategico: dal proprio ruolo al sistema

Per allenare il pensiero strategico abbiamo scelto Friday Night at the ER, un laboratorio esperienziale che simula la gestione di un ospedale in un momento critico. I partecipanti si sono trovati a prendere decisioni rapide, a gestire risorse condivise e – soprattutto – a collaborare per il bene del sistema, non solo del proprio reparto.

Questo gioco ha reso evidente quanto le scelte locali influenzino il risultato collettivo, e quanto il pensiero a silos possa limitare l’efficacia complessiva. Ne sono emersi spunti preziosi per trasferire questa visione nel contesto aziendale, favorendo una cultura di responsabilità condivisa e visione d’insieme.

💡 Perché è importante: Il pensiero strategico aiuta i manager a uscire dalla logica del breve termine e del “mio pezzetto” per contribuire agli obiettivi comuni in modo più consapevole.

Come è stato vissuto dai partecipanti: “Questa esperienza ha messo in crisi il mio modo di lavorare, troppo focalizzato sul singolo albero anziché sull’intera foresta. Ho capito che per ottenere risultati veri serve lavorare in sinergia con gli altri, così da prendere decisioni più efficaci e migliorare davvero il sistema. È un approccio che sto già applicando ogni giorno.”

🔁 Follow-up e coaching: consolidare il cambiamento

A distanza di alcune settimane, abbiamo realizzato un follow-up per rileggere insieme i temi trattati. È stato uno spazio di confronto sincero, dove i manager hanno condiviso applicazioni concrete, difficoltà incontrate e nuove consapevolezze.

Con alcuni di loro abbiamo anche avviato incontri individuali di coaching, per supportare il raggiungimento di obiettivi specifici, consolidare l’apprendimento e accompagnare il cambiamento nel tempo, in modo mirato.

💡 Perché è importante: Il follow-up è fondamentale per consolidare l’apprendimento, condividere esperienze concrete e supportare il cambiamento attraverso un confronto continuo e mirato.

Come è stato vissuto dai partecipanti: “Fare un refresh su quegli argomenti dopo qualche settimana è stato molto utile per riallinearsi e ritrovare la giusta direzione. Inoltre, lavorare in buddying con un collega, come ci avete suggerito, si è rivelato prezioso: ci ha permesso di sostenerci a vicenda, prendere in mano la situazione e agire con più concretezza sugli obiettivi.”

Portare il Flow in azienda richiede tempo, consapevolezza e una direzione chiara. Noi ci occupiamo di percorsi strutturati pensati per aiutare le organizzazioni a compiere un passo alla volta, creando le condizioni per un reale benessere nelle persone e maggiore efficacia nei processi.

👉 Se vuoi sapere come potrebbe funzionare nella tua azienda, fissa una call conoscitiva con Daniela: ti darà tutte le informazioni utili per capire se è il momento giusto per iniziare questo percorso.

Vuoi approfondire il tema della collaborazione e come potenziarla attraverso il Flow? Sei ancora in tempo per partecipare alle Pillole di Flow stasera ore 18-19.

L’argomento è Quando il Team suona all’unisono: Flow e Collaborazione

Vuoi avere più informazioni? Chatta con Mr. Fligby il nostro Assistente Virtuale

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IL FLOW PER LA FELICITA' E IL SUCCESSO

LA LEADERSHIP NELLA VITA E NEL LAVORO.

IL LIBRO DI STEFANO SELVINI

“Si legge in un soffio: è un romanzo, ma è anche una guida assistita al lavoro per arrivare a padroneggiarlo.”

“Questo romanzo unisce la teoria alla pratica, invitandoci a rispondere a una questione di fondo: quando il lavoro vale la pena di essere vissuto?”

“Pagina dopo pagina familiarizzerete – passo al voi, avendole già lette in anteprima – con Marco Riva, il protagonista, rispecchiandovi nella sua costante ricerca di felicità. Perché tutti, nessuno escluso, cerchiamo la piena realizzazione.”

FILIPPO POLETTITop Voice Linkedin e influencer del benessere al lavoro

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ARTICOLI DEL BLOG

OLTRE L’AULA: GLI STRUMENTI CHE STANNO RISCRIVENDO LA FORMAZIONE AZIENDALE

La classica formazione d’aula—slide, coffee break, “domande?”—non basta più.
Non perché sia sbagliata, ma perché è solo una fetta del modo in cui realmente impariamo.

E qui arriva la parte interessante: il 70% delle competenze nasce fuori dall’aula, nel lavoro quotidiano, nei problemi da risolvere, nelle relazioni, negli errori e negli aggiustamenti continui. Quel 70% che nessun corso frontale può replicare da solo.

Oggi stiamo vivendo una piccola rivoluzione silenziosa: la formazione non è più un evento, è un ecosistema.

Ti portiamo dentro questo cambiamento.

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HR CHE VENDONO: IL SEGRETO PER HR STRATEGICI

Nel mondo HR c’è un grande equivoco che resiste da anni: “Io non vendo”.

Eppure, ogni giorno, ogni professionista HR — dal recruiting alla formazione, dal people development al welfare — vende qualcosa. Solo che non sono prodotti fisici: vendono idee, progetti, cambiamento, investimenti nelle persone.

Quando manca la preparazione alla vendita, i risultati sono evidenti: le iniziative HR faticano a partire, la direzione rimanda, i manager non si ingaggiano e il budget si assottiglia.

Tranquillo, non si tratta di vendere stile porta a porta, con l’HR che spinge il manager a comprare tutto subito o — con rispetto per i venditori di aspirapolvere — a dire “sì” senza pensarci.

Perché, allora, la vendita è così importante anche per chi non “vende” prodotti?

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NON IMPARIAMO PIÙ COME UNA VOLTA:IL VERO OSTACOLO NON SEI TU

Dire che “le persone non imparano più” è una scorciatoia che non racconta tutta la verità. Il problema non è la motivazione, né le capacità individuali: è il contesto che non è progettato per far emergere le competenze già presenti.

Anche professionisti brillanti, motivati ed esperti faticano ad apprendere qualcosa di nuovo, non perché non ne siano capaci, ma perché non hanno spazio mentale sufficiente.

È il grande paradosso dell’apprendimento negli adulti: pieni di possibilità, ma poveri di energie cognitive.

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NOVITA’: MASTER IN HR LEARNING AND DEVELOPMENT

Nel nostro Trattato semiserio sull’apprendimento, avevamo lasciato un punto fermo: il cervello non ama le lezioni frontali.
Non perché sia pigro (anche se a volte lo sembra), ma perché è programmato per imparare facendo, sperimentando, emozionandosi.

La verità è che la nostra mente si annoia con le slide ma si accende con le sfide.
Non memorizza formule astratte, ma ricorda esperienze vissute.
E qui entra in gioco — letteralmente — la gamification: l’arte di usare meccaniche di gioco per attivare apprendimento, motivazione e coinvolgimento.

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IMPARARE GIOCANDO: LA NUOVA FRONTIERA DELLA LEADERSHIP

Nel nostro Trattato semiserio sull’apprendimento, avevamo lasciato un punto fermo: il cervello non ama le lezioni frontali.
Non perché sia pigro (anche se a volte lo sembra), ma perché è programmato per imparare facendo, sperimentando, emozionandosi.

La verità è che la nostra mente si annoia con le slide ma si accende con le sfide.
Non memorizza formule astratte, ma ricorda esperienze vissute.
E qui entra in gioco — letteralmente — la gamification: l’arte di usare meccaniche di gioco per attivare apprendimento, motivazione e coinvolgimento.

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TRATTATO SEMISERIO SULL’APPRENDIMENTO

C’è un momento in cui tutti ci sentiamo dei fuoriclasse del momento.
Succede a metà corso: annuiamo convinti, prendiamo appunti come se stessimo scrivendo il manifesto del nostro futuro da manager stellare e pensiamo:

“Ok, questa la provo SUBITO lunedì in ufficio.”

Poi arriva lunedì.
E… puff. Tutto svanisce.
Ci resta solo un vago ricordo di slide colorate e il dubbio: “Ma cosa avevo detto di così geniale?”

Benvenuti nel magico mondo dell’apprendimento… e della sua misteriosa evaporazione.Perché oggi non basta più resistere: serve saper trasformare l’imprevisto in opportunità.

Abbiamo parlato delle cinque capacità chiave che rendono antifragili: gestione del rischio, sperimentazione, consapevolezza di sé, apprendimento rapido e definizione delle priorità.
Ma la domanda è:
💭 Come si fa a capire quanto queste abilità siano davvero presenti nella nostra quotidianità professionale?

E soprattutto… si può farlo in modo coinvolgente e concreto?
Oggi entriamo nel vivo: perché è così importante allenare l’antifragilità per vivere — e non solo sopravvivere — nel mondo in cui ci troviamo immersi ogni giorno.
Quel mondo che tutti ormai chiamiamo VUCA, e che potremmo tranquillamente definire anche il regno dell’imprevisto:
Volatile, perché tutto cambia in un lampo.
Incerto, perché nessuno ha la sfera di cristallo.
Complesso, perché ogni scelta ne muove dieci altre.
Ambiguo, perché niente è mai solo bianco o nero.

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