ARTICOLO DEL BLOG:

TEAM BUILDING INNOVATIVO
CON FRIDAY NIGHT AT THE ER

“Si può scoprire di più di una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione”

“Si può scoprire di più di una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione”
Diceva Platone, già nel IV secolo a.C, ma la settimana scorsa lo abbiamo sperimentato anche noi di CapoLeader insieme a Confapi con il team building Friday Night at the ER.

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FRIDAY NIGHT AT THE ER

La mattinata è stata dedicata interamente a cercare di salvare più pazienti possibili in arrivo al Pronto Soccorso il venerdì notte.
Hai capito bene, salvare pazienti e gestire urgenze. Tutto questo nonostante i partecipanti non fossero medici. Non hanno fatto le “ore piccole”, le 24 ore erano simulate e sono state vissute in circa un’ora di gioco.

Dopo essere stati suddivisi in squadre, ciascuna delle quali rappresentava un ospedale, si sono sfidati in una competizione molto accesa. Queste condizioni hanno fatto emergere lo spirito di sfida anche a un gruppo che si definiva poco competitivo.
La mattinata si è conclusa con la proclamazione del vincitore: l’ospedale che ha avuto la miglior performance tenendo conto della qualità, dell’efficienza del servizio e anche dei costi. 

Nel pomeriggio, invece, siamo entrati nella modalità riflessione e condivisione di quanto emerso dal gioco. Abbiamo avviato una conversazione con tutte le persone di Confapi per far emergere la consapevolezza che siano un’unica entità. Esistono le suddivisioni interne per questioni organizzative, ma ogni reparto è interdipendente. Ottimizzare il reparto è necessario ma non è sufficiente. Collaborare nell’efficientare l’intero sistema organizzativo risulta la chiave per il successo, sia nel gioco che nella vita.

Se vuoi scoprire come è stata l’esperienza di Team Building Friday Night at the ER guarda il video.

BUSINESS CASE IN CONFAPI

I giochi di simulazione hanno questo potere nascosto: fanno vedere i risultati delle proprie decisioni, senza dover passare attraverso l’azione.
Con Friday Night at the ER le persone possono giocare e mettere in pratica i principi del pensiero sistemico, superando le suddivisioni in silos attraverso l’apprendimento esperienziale.

Non è stata una tradizionale giornata di Team Building – che può esser divertente, non lo mettiamo in dubbio – ma un modo di conoscersi e di andare oltre, prendendo consapevolezza ciascuno dei propri meccanismi, così da poter diventare un unico team.
Queste sono anche le ragioni per le quali abbiamo inserito nel nostro percorso di sviluppo della leadership positiva un apposito laboratorio Friday Night at the ER.

Cosa aspetti a metterti in gioco? 

Chiedi maggiori informazioni a contatta@capoleader.it

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ARTICOLI DEL BLOG

DALLA SPIAGGIA ALL’UFFICIO: SUPERARE IL POST-HOLIDAY BLUES CON ENERGIA

C’è una corsa che tutti conosciamo molto bene, anche se non ci alleniamo da anni.
È la corsa finale prima delle ferie:
quella in cui pensi di chiudere tutto, incastrare ogni task, rispondere a tutte le mail e magari salvare anche il mondo… entro venerdì a mezzogiorno.

Risultato?

To do list infinita, energia a zero, e un senso di colpa latente per “non aver fatto abbastanza”.

Respira.
Hai bisogno di un nuovo punto di vista (e di una metafora che ti aiuti a rallentare con dignità).

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SOPRAVVIVERE ALLA CORSA PRE-FERIE SENZA STRAMAZZARE

C’è una corsa che tutti conosciamo molto bene, anche se non ci alleniamo da anni.
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Risultato?

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Respira.
Hai bisogno di un nuovo punto di vista (e di una metafora che ti aiuti a rallentare con dignità).

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LEZIONI DI LEADERSHIP SOTTO L’OMBRELLONE

Caro leader,

sei quasi arrivato.
Ancora un paio di riunioni, una manciata di email, l’ultimo sprint per chiudere tutto… e poi si parte.
Destinazione: vacanza.

Hai già detto a tutti che “anche in ferie butti un occhio”, che “tanto il telefono lo tieni acceso” e magari ti sei pure infilato in valigia tre libri sul management, uno sulla leadership trasformazionale e… la solita agenda, non si sa mai.

Ma sai una cosa una cosa?
Se vuoi, quest’estate puoi imparare più cose sulla leadership di quante ne apprendi in un master.
Sul serio.

Perché la vacanza è uno dei luoghi più sottovalutati per allenare la tua consapevolezza come guida.
È lì che, togliendoti il badge e mettendoti le infradito, puoi vedere aspetti di te che di solito non noti.

Ecco cosa intendiamo.

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LA CONSAPEVOLEZZA NON RISOLVE TUTTO, MA QUASI

Hai presente quei momenti in cui ti sembra di sbattere sempre contro lo stesso muro?

Cambiano i contesti, cambiano le persone, ma certi problemi tornano puntuali come le pubblicità su YouTube.

👉 Sei sempre di corsa e finisci stremato.
👉 Provi a comunicare bene, ma ti capiscono peggio del correttore automatico.
👉 Cerchi di restare zen, ma ti parte l’embolo con la facilità di una notifica WhatsApp.

Quando succede, spesso scatta la missione: “devo trovare una soluzione”.
Spoiler: a volte non ti serve una soluzione, ma una lente di ingrandimento.
E quella lente si chiama consapevolezza.

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GUIDA- Progettare la Formazione Manageriale che Fa la Differenza

La consapevolezza è una di quelle parole che fanno un figurone nei workshop, su LinkedIn e nelle frasi motivazionali con tramonti di sfondo.
Poi però ti ritrovi a rispondere “tutto bene!” mentre nella tua testa si scatena l’apocalisse, e ti rendi conto che forse… non sei proprio così consapevole.

Nel lavoro, succede spesso: vai in automatico, macini attività, partecipi a riunioni, dici “sì certo, ci penso io” anche quando vorresti solo scappare in Alaska a fare il pastore di renne. Eppure non ti fermi.
Perché “c’è da fare”.
Perché “è così che si lavora”.
Perché “ormai ci siamo dentro”.

Ma fermarsi (anche solo un minuto) per capire dove sei, come stai, e cosa stai facendo davvero… è già un atto rivoluzionario.
E sì, si chiama consapevolezza.
Perché diciamocelo: non si può guidare davvero gli altri se prima non si è consapevoli di come si guida se stessi.

Essere consapevoli significa fermarsi un attimo e chiedersi:

Come sto?

Perché sto reagendo così?

Che impatto ha il mio comportamento sugli altri?

Non è introspezione fine a sé stessa. È la base invisibile di ogni buona leadership.
Un leader consapevole sa quando è centrato e quando è fuori fase. Sa cosa lo motiva, cosa lo fa perdere la bussola, e cosa lo riporta al timone. E solo da lì, può davvero mettersi al servizio del team.
Abbiamo parlato di ascolto, fiducia, confronto autentico.
Ma oggi facciamo un salto in avanti: cosa succede quando questa collaborazione funziona davvero?
Succede che si crea spazio. Spazio per dire cose nuove, per provare strade non battute, per giocare con le idee.
In una parola: creatività.

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TRATTATO SEMISERIO SULLA CONSAPEVOLEZZA

La consapevolezza è una di quelle parole che fanno un figurone nei workshop, su LinkedIn e nelle frasi motivazionali con tramonti di sfondo.
Poi però ti ritrovi a rispondere “tutto bene!” mentre nella tua testa si scatena l’apocalisse, e ti rendi conto che forse… non sei proprio così consapevole.

Nel lavoro, succede spesso: vai in automatico, macini attività, partecipi a riunioni, dici “sì certo, ci penso io” anche quando vorresti solo scappare in Alaska a fare il pastore di renne. Eppure non ti fermi.
Perché “c’è da fare”.
Perché “è così che si lavora”.
Perché “ormai ci siamo dentro”.

Ma fermarsi (anche solo un minuto) per capire dove sei, come stai, e cosa stai facendo davvero… è già un atto rivoluzionario.
E sì, si chiama consapevolezza.
Perché diciamocelo: non si può guidare davvero gli altri se prima non si è consapevoli di come si guida se stessi.

Essere consapevoli significa fermarsi un attimo e chiedersi:

Come sto?

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Non è introspezione fine a sé stessa. È la base invisibile di ogni buona leadership.
Un leader consapevole sa quando è centrato e quando è fuori fase. Sa cosa lo motiva, cosa lo fa perdere la bussola, e cosa lo riporta al timone. E solo da lì, può davvero mettersi al servizio del team.
Abbiamo parlato di ascolto, fiducia, confronto autentico.
Ma oggi facciamo un salto in avanti: cosa succede quando questa collaborazione funziona davvero?
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In una parola: creatività.

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