La realtà e il gioco
Nel suo libro “La realtà in gioco”, Jane McGonigall affronta un argomento estremamente interessante, la contrapposizione tra la realtà e il gioco e trova alcune illuminanti motivazioni del perché il gioco, che sia online o fisico, batte la realtà nel massimizzare la nostra felicità e soddisfazione. Probabilmente nella realtà c’è qualcosa che non va. Contrariamente agli ambienti virtuali progettati con cura, il mondo reale non ci motiva con altrettanta efficacia, non offre vere sfide, non è stato ideato per massimizzare il nostro potenziale o per renderci felici. La riflessione alla quale l’autrice ci spinge va proprio nel prendere spunto dalle dinamiche di gioco per migliorare il mondo reale.
Che cosa succederebbe se usassimo tutto quello che sappiamo sulla progettazione di giochi per sistemare quello che non va nella realtà? Se cominciassimo a vivere le nostre vite reali da giocatori, conducessimo le nostre attività economiche e le nostre comunità come progettisti di giochi e pensassimo alla risoluzione dei problemi reali come teorici dei videogame?
“I giochi soddisfano esigenze umane genuine che il mondo reale attualmente non è in grado di soddisfare. I giochi danno soddisfazioni che la realtà non dà. Ci insegnano, ci ispirano, ci impegnano come la realtà non fa. Ci fanno incontrare e riunire come la realtà non fa.” (McGonigall).
Il gioco è caratterizzato da 4 elementi fondamentali:
- Un obiettivo che genera il senso di scopo
- Le regole che liberano creatività e pensiero strategico
- Un sistema di feedback che produce motivazione e coinvolgimento
- La partecipazione volontaria che garantisce senso di controllo e libertà di iniziare e terminare quando lo si desidera.
Approfondiamo quindi le varie aree in cui la realtà e il gioco si contrappongono:
- Ostacoli non necessari. Rispetto ai giochi, la realtà è troppo facile. I giochi ci mettono alla prova con ostacoli volontari e ci aiutano a mettere meglio a frutto i nostri personali punti di forza. Il sistema di regole in questa area è determinante nel mettere alla prova le nostre capacità e sprigionare creatività e divertimento. Immaginiamo per esempio il gioco del golf. Senza il sistema di regole di gioco potremmo semplicemente prendere con le mani una pallina e posizionarla in buca. La bellezza del gioco è invece farlo colpendola con una mazza da centinaia di metri dalla buca.
- Attivazione emozionale. Rispetto ai giochi, la realtà è deprimente. I giochi si concentrano sulla nostra energia, con ottimismo incrollabile, su qualcosa in cui siamo bravi e che ci piace. Un buon gioco provoca una profonda attivazione neurochimica nel nostro cervello. Questo ci permette di sperimentare intensa concentrazione, forte motivazione, brillante creatività e ci spinge ai limiti estremi delle nostre capacità. Nel caso di giochi digitali tutto questo nell’arco di qualche minuto…. la magia del Flow facile e non dispendiosa.
- Lavoro più soddisfacente. Rispetto ai giochi, la realtà è improduttiva. I giochi ci danno missioni più chiare e lavoro pratico che dà maggiore soddisfazione. Un lavoro soddisfacente possiede due caratteristiche: un obiettivo chiaro e dei passi successivi effettivamente eseguibili per raggiungerlo. Nei giochi la vera ricompensa per il lavoro svolto consiste nell’essere premiati con ulteriori occasioni di lavoro. C’è una chiara progettazione del flusso di lavoro e si è spinti a provare qualcosa solo un poco più difficile di quello che si è appena fatto. C’è un costante bilanciamento tra sfida e capacità e il Flow è garantito. Molti di noi fanno un lavoro che sembra più surreale che reale. Lavorando in un ufficio, spesso risulta difficile vedere un risultato tangibile delle proprie fatiche. Che cosa esattamente si è ottenuto alla fine di una qualsiasi giornata? Dove la catena di causa ed effetto è opaca e la responsabilità è diffusa, l’esperienza del singolo agente può essere sfuggente.3
- Migliori speranze di successo. Rispetto ai giochi, la realtà è senza speranza. I giochi eliminano la nostra paura di fallire e migliorano le nostre chance di successo. In molti casi, la speranza di successo è più entusiasmante del successo stesso. Il successo dà piacere ma ci lascia il vuoto, il fallimento ci dà la possibilità di provarci di nuovo e tener vivo il divertimento. Il gioco in questo senso allena l’apprendimento e la capacità di restare fortemente ottimisti di fronte al fallimento e sviluppano la resistenza emotiva.
- Una connettività sociale più forte. Rispetto ai giochi, la realtà è disconnessa. I giochi costruiscono legami sociali più forti e portano a reti sociali più attive. Quanto più tempo passiamo interagendo nelle nostre reti sociali, tanto più è probabile che generiamo un sottoinsieme di emozioni positive, definite “emozioni parasociali”. Un gruppo di persone che gioca regolarmente insieme, avrà più occasioni di esprimere ammirazione reciproca, di dedicarsi ad un obiettivo comune, di esprimere simpatia per le perdite degli altri o, come per il caso di Jane McGonigall, addirittura di innamorarsi. Le due tipiche emozioni sociali da gioco sono l’imbarazzo felice di quando ci si prende in giro per i risultati del gioco e l’orgoglio per procura quando si apprezza il successo degli altri in quanto arrivato dopo suggerimenti o insegnamenti che abbiamo fornito.
- Scala epica. A confronto con i giochi, la realtà è banale. I giochi ci rendono parte di qualcosa di più grande e danno un significato epico alle nostre azioni. Percepire senso di significato per quello che si sta facendo non implica che il nostro contributo abbia un valore reale, è necessario darci l’occasione per contribuire a qualcosa di più grande. In questo modo ci connettiamo con altri che hanno a cuore lo stesso nostro obiettivo su scala più grande. La denominazione di questo stato è quello di riverenza, cioè lo stato che proviamo quando ci troviamo di fronte a qualcosa di più grande di noi stessi. Tipicamente avviene in presenza di spiritualità, amore, gratitudine e, aspetto più importante, desiderio di servire.
- Partecipazione incondizionata. Rispetto ai giochi, è difficile entrare nella realtà. I giochi ci motivano a partecipare più pienamente a quello che facciamo. Partecipare incondizionatamente a qualcosa significa essere automotivati e autodiretti, intensamente interessati e genuinamente entusiasti. Se siamo costretti a fare qualcosa, o se la facciamo contro voglia, non partecipiamo davvero. Se non ci importa come va a finire, non partecipiamo davvero. Se aspettiamo passivamente che finisca, non partecipiamo davvero. E quanto meno partecipiamo alla nostra vita quotidiana tante meno occasioni abbiamo di essere felici. Ogni gratificazione emotiva richiede partecipazione.
- Ricompense significative quando ne abbiamo più bisogno. Rispetto ai giochi, la realtà è senza scopo e non gratificante. I giochi ci aiutano a sentirci gratificati quando facciamo i nostri sforzi migliori. Come ci si sentirebbe ad avere nelle nostre vite reali un feedback costante, positivo, in tempo reale ogni volta che affrontiamo degli ostacoli e ci impegniamo seriamente? Saremmo più motivati? Ci sentiremmo più gratificati? Ci impegneremmo di più?
- Più divertimento con gli estranei. Rispetto ai giochi, la realtà è solitaria e isola. I giochi ci aiutano a fare squadra e a creare da zero comunità potenti. Creare una comunità da la sensazione di appartenenza, di inserimento, di attenzione e cura attiva di qualcosa insieme. I due elementi principali per trasformare un gruppo in comunità sono in prima istanza l’interesse condiviso da coltivare e in seconda battuta l’occasione e i mezzi per interagire relativamente a quell’interesse.
Jane McGonigall nel sottolineare queste 9 aree che rendono i giochi più coinvolgenti e adatti per renderci felici mette anche le basi per creare una realtà diversa. Fattore ancor più fondamentale è dato dal trend sulle giovani generazioni. Si stima che un ragazzo di 25 anni circa due o tremila ore a leggere libri contro circa diecimila giocando con il computer o con i videogiochi. Ci sono buone possibilità che abbia passato nell’ambito ludico lo stesso tempo che ha dedicato per imparare a leggere, scrivere, fare di conto e imparare nuove lingue. L’ambiente lavorativo che andranno a frequentare potrebbe risultare completamente distonico dal suo habitat naturale. Se non si farà in modo che gli stimoli e le sfide che riceverà siano adeguati al suo modo d’essere facilmente sarà preda di ansia e frustrazione.
I leader che dovranno guidare le nuove generazione in ambito lavorativo dovranno essere coscienti di quanto potrebbe diventare difficile attrarre e incentivare il loro coinvolgimento. Ricordiamo i 4 elementi del gioco, obiettivi chiari, regole, sistema di feedback e partecipazione volontaria e come sono declinati nei 9 fattori di successo del gioco.
Se seguiamo questo filo logico il leader dovrà:
- Introdurre regole e consuetudini che garantiscano creatività e divertimento
- Migliorare l’esperienza emotiva e la generazione di stati mentali di profonda attenzione
- Rendere chiaro e comprensibile l’obiettivo e determinare un percorso lineare per raggiungerlo
- Sostenere l’ottimismo nei confronti del fallimento e la capacità di apprendere da esso.
- Condividere e celebrare i risultati del team sia che siano positivi che negativi
- Fare uno storytelling più adeguato e far percepire un livello più alto di mission aziendale
- Garantire la partecipazione volontaria e il senso di ownership dei risultati
- Dare risalto alle prestazioni con un costante rinforzo tramite un sistema di feedback immediato
- Aprire il singolo al networking e al senso di community sviluppando interessi comuni
Semplice? Direi di no!
Come iniziare questo percorso?
La cosa a nostro avviso più semplice è iniziare a formare i leader attraverso il gioco. Fargli apprendere direttamente dal gioco quali siano le linee guida per trasformare la realtà lavorativa utilizzando i punti di forza sopramenzionati. Giocare a fare il leader può insegnare molto di più di manuali o di ore d’aula. E’ necessario modificare la realtà e il gioco è lo strumento essenziale per renderla più soddisfacente e felice.
Vuoi sapere di più sui nostri percorsi di sviluppo della leadership attraverso la gamification? Scrivi a contatta@capoleader.com
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