ARTICOLO DEL BLOG:

LA RICETTA PER LA
FELICITÀ AL LAVORO

Ma cosa rende davvero felici i lavoratori? 

La ricerca della felicità sul posto di lavoro è diventata un argomento sempre più rilevante negli ultimi anni, supportata da una serie di studi scientifici che analizzano i fattori che contribuiscono al benessere lavorativo dei dipendenti.

Un’indagine condotta da Gallup ha rivelato che il 85% dei dipendenti in tutto il mondo non si sente impegnato o è attivamente disimpegnato dal proprio lavoro. Tuttavia, uno studio dell’Università di Oxford ha scoperto che i lavoratori felici sono il 13% più produttivi rispetto ai loro colleghi meno soddisfatti. Questo dimostra che investire nella felicità dei dipendenti può portare a benefici tangibili per le aziende.

Ma cosa rende davvero felici i lavoratori? Uno studio dell’Università della California, Riverside, ha scoperto che i dipendenti che si sentono apprezzati e riconosciuti sono più propensi a essere felici sul lavoro. Inoltre, la ricerca condotta dall’Università del Texas ha evidenziato che le aziende che promuovono una cultura basata sulla fiducia e sulla collaborazione vedono un aumento del 50% nella soddisfazione dei dipendenti.

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AFFRONTARE L’INFELICITÀ AL LAVORO

Nonostante gli sforzi per promuovere la felicità sul posto di lavoro, l’infelicità rimane purtroppo diffusa in molte organizzazioni. Uno studio condotto dall’Università di Warwick ha rivelato che i lavoratori stressati sono più propensi a prendersi dei giorni di malattia e hanno una probabilità maggiore del 27% di voler lasciare il proprio lavoro.

Le principali cause di infelicità sul lavoro includono:

  1. Mancanza di Supporto: Uno studio condotto dall’Università di Harvard ha scoperto che i dipendenti che hanno rapporti sociali positivi sul posto di lavoro sono più felici e più produttivi. Quando questa forma di supporto manca, si osserva un aumento del tasso di infelicità tra i lavoratori.
  2. Assenza di pause e recupero: Ricerche condotte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno evidenziato che lunghe ore lavorative e scarso riposo influenzano negativamente la salute mentale e fisica dei dipendenti.
  3. Mancaza di Crescita Professionale: Uno studio dell’Università di Manchester ha rilevato che la mancanza di opportunità di sviluppo professionale è una delle principali cause di insoddisfazione lavorativa.
  4. Scarso Adattamento Culturale: Ricerche condotte dall’Università di Yale hanno dimostrato che i dipendenti che si sentono incompatibili con la cultura aziendale sono più inclini a essere infelici e a lasciare il proprio lavoro.
 

GLI INGREDIENTI PER LA FELICITÀ AL LAVORO

Investire nella felicità dei dipendenti non è solo un’opzione etica, ma anche una mossa strategica per le aziende che desiderano massimizzare la produttività e la soddisfazione dei propri dipendenti. Quali sono i tre ingredienti per la felicità lavorativa?
  1. Rendere la felicità un obiettivo aziendale: La ricerca dimostra che la felicità dei dipendenti non è solo un desiderio, ma una necessità per il successo e il benessere aziendale. Un’organizzazione che valorizza la felicità dei suoi dipendenti gode di maggior produttività, maggiore retention e una cultura aziendale più positiva. La felicità deve trovare posto nei KPI monitorati dalle organizzazioni.
  2. Equilibrio vita-lavoro: Un elemento fondamentale per la felicità sul lavoro è il corretto equilibrio tra vita personale e professionale. Trovare tempo per hobby, famiglia e relax non solo migliora il benessere generale, ma aumenta anche la soddisfazione e l’impegno sul posto di lavoro.
  3. Job crafting: Questo concetto, sviluppato dagli psicologi Amy Wrzesniewski e Jane Dutton, si concentra sulla capacità dei dipendenti di ridefinire e riconfigurare i propri compiti e responsabilità per adattarli meglio alle proprie preferenze, abilità e valori. Sperimentare il job crafting può aumentare il senso di significato e realizzazione sul lavoro, contribuendo così alla felicità lavorativa.

Incorporare questi elementi all’interno della cultura aziendale può portare a una maggiore felicità e soddisfazione tra i dipendenti, promuovendo nel contempo il successo a lungo termine dell’organizzazione. Nelle prossime settimane approfondiremo questi tre ingredienti, per scoprire la ricetta perfetta della felicità lavorativa.

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QUANDO LA CONSAPEVOLEZZA INCONTRA IL FLOW

Ci sono leader che sanno tutto: strategie, numeri, strumenti. Ma quando si tratta di guidare le persone, spesso inciampano su qualcosa di molto più semplice — e molto più profondo: la consapevolezza di sé.

Perché diciamocelo: non si può guidare davvero gli altri se prima non si è consapevoli di come si guida se stessi.

Essere consapevoli significa fermarsi un attimo e chiedersi:

Come sto?

Perché sto reagendo così?

Che impatto ha il mio comportamento sugli altri?

Non è introspezione fine a sé stessa. È la base invisibile di ogni buona leadership.
Un leader consapevole sa quando è centrato e quando è fuori fase. Sa cosa lo motiva, cosa lo fa perdere la bussola, e cosa lo riporta al timone. E solo da lì, può davvero mettersi al servizio del team.
Abbiamo parlato di ascolto, fiducia, confronto autentico.
Ma oggi facciamo un salto in avanti: cosa succede quando questa collaborazione funziona davvero?
Succede che si crea spazio. Spazio per dire cose nuove, per provare strade non battute, per giocare con le idee.
In una parola: creatività.

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ESSERE CREATIVI CON IL FLOW

Negli scorsi articoli ci siamo immersi nel mondo della collaborazione: abbiamo visto com’è fatta, cosa la nutre, come si distingue da quella versione “tutti amici in pausa caffè” che spesso viene confusa con il vero lavoro di squadra.

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I 5 NEMICI INVISIBILI DELLA COLLABORAZIONE

Tutti parlano di collaborazione. È sulla bocca dei manager, sulle pareti degli open space, nei valori aziendali e perfino nei badge dei convegni: “teamwork”, “co-creazione”, “insieme si va più lontano”.

Poi entri davvero in azienda, e spesso scopri che si lavora affiancati, ma non insieme. Che la comunicazione è un ping pong di mail in copia conoscenza. Che si fa prima a farsi le cose da soli che coinvolgere altri. E che le “riunioni collaborative” assomigliano a un monologo sotto anestesia.

La verità è che la collaborazione – quella vera – è fragile.
E ci sono nemici invisibili che, giorno dopo giorno, la logorano. Non si presentano alla porta, ma agiscono in silenzio, in profondità.
Ecco i cinque più pericolosi.

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COLLABORAZIONE ASSENTE? ECCO IL SUO COSTO

Parlare di collaborazione può sembrare una questione “soft”. Una di quelle cose belle da avere, ma non proprio vitali, come la ciliegina sulla torta.
Eppure… quando manca, non è solo la ciliegina a saltare, ma tutta la torta rischia di sbriciolarsi.

Perché quando un team non collabora, l’azienda comincia a perdere. Soldi veri.
E la cosa peggiore è che non si vede subito. Non c’è una fattura con scritto:

“Mese di maggio: -3.000€ per conflitti e silenzi in riunione”
ma il costo c’è. Eccome se c’è.

Vediamo i principali danni che si innescano quando la collaborazione va in crisi, con qualche dato preso da ricerche e fonti autorevoli.

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CAPOLEADER SOSTIENE MAKE-A-WISH

CapoLeader crede che il benessere, la motivazione e il senso profondo di realizzazione – ciò che chiamiamo Flow – non debbano essere un privilegio per pochi.

Per questo abbiamo deciso di donare l’1% del nostro fatturato a Make-A-Wish Italia, l’organizzazione che ogni giorno realizza i desideri di bambini affetti da gravi malattie, restituendo loro speranza, forza e gioia.

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TEAM FLOW: L’ARMONIA CHE FA LA DIFFERENZA

Hai mai vissuto un momento sul lavoro in cui nessuno controlla l’orologio, la chat aziendale è stranamente silenziosa (ma non perché siete tutti su LinkedIn), e le idee viaggiano come palline di ping pong tra colleghi sorridenti?

Ecco: benvenuto nel Team Flow, quel raro ma potentissimo stato in cui il tuo gruppo lavora così bene che potrebbe tranquillamente scrivere un album da Grammy… anche se state facendo una relazione su Excel.

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