ARTICOLO DEL BLOG:

TEAM FLOW:
L'ARMONIA CHE FA LA DIFFERENZA

Quando la collaborazione diventa la chiave per un team in perfetto flow

Hai mai vissuto un momento sul lavoro in cui nessuno controlla l’orologio, la chat aziendale è stranamente silenziosa (ma non perché siete tutti su LinkedIn), e le idee viaggiano come palline di ping pong tra colleghi sorridenti?


Ecco: benvenuto nel Team Flow, quel raro ma potentissimo stato in cui il tuo gruppo lavora così bene che potrebbe tranquillamente scrivere un album da Grammy… anche se state facendo una relazione su Excel.

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Ma cos’è davvero il Team Flow (senza Wikipedia)

Immagina una jam session. Non c’è un solista che fa tutto: ognuno suona il proprio strumento, ascolta gli altri, si adatta al ritmo e insieme nasce qualcosa di più grande della somma delle parti.
Non ci sono stecche, non c’è ego, c’è solo… flow. Collettivo. E senza dover accordare 7 volte la stampante.

Il Team Flow è quella condizione in cui tutti i membri di un gruppo sono completamente immersi, sincronizzati e gratificati dall’attività comune. E no, non succede per caso. Ma si può creare, se si conoscono gli ingredienti giusti.

E adesso… vai di checklist! 🎸

I 10 Ingredienti del Flow (versione “Team Edition”)

1. Obiettivi chiari come l’acqua (frizzante)
In team flow, tutti sanno dove si va.
Se uno punta a fare una presentazione, un altro a scalare l’Everest, e un terzo a ordinare la pizza… non funziona.
Serve una direzione condivisa, concreta, motivante.
E sì: “Dare il massimo” non è un obiettivo. “Consegnare il report senza fare nottata” lo è.

2. Feedback immediato (e umano)
Il bello del team flow è che non servono riunioni post-mortem.
Ci si parla mentre si lavora, ci si corregge al volo, ci si aiuta.
Tipo: “Ehi, questa slide è un po’ un labirinto… la semplifichiamo?”
(Tono amichevole obbligatorio. No caps lock. No sarcasmo passivo-aggressivo.)

3. Sfida giusta, non un tentativo di sopravvivenza
Se il compito è troppo semplice, si sbadiglia. Se è troppo difficile, si finge un guasto al Wi-Fi.
Nel team flow, invece, la sfida è stimolante, ma gestibile.
Tutti si sentono all’altezza, ma non seduti sul divano.
È quel “brivido positivo” che ti fa pensare: “Dai, ce la facciamo… insieme!”

4. Concentrazione totale (e niente multitasking selvaggio)
Niente notifiche, niente mille tab aperti, niente “intanto rispondo a questa mail”.
Nel team flow, si è dentro al compito, con testa e cuore.
È come una danza: se uno si distrae, si pesta i piedi.
Ma se tutti sono presenti… si vola.

5. Unione tra azione e consapevolezza (quella magia del “sono proprio qui”)
In flow, non stai solo facendo qualcosa: sei consapevole di farla bene, proprio mentre la fai.
È come suonare in orchestra: ogni musicista sa cosa fa, lo fa con precisione, e percepisce in tempo reale l’effetto di ogni nota sull’insieme.
Non è automatismo, non è controllo forzato: è presenza.
Una sincronia tra “ciò che sto facendo” e “io che lo sto vivendo”, senza sforzo.

6. Fusione tra sé e il gruppo
La magia vera accade quando non c’è più “io ho fatto” e “tu non hai fatto”, ma solo un grande, armonico “abbiamo fatto”.
Non si lavora “insieme”, si è insieme.
Tipo quei momenti in cui uno inizia una frase e l’altro la finisce (senza essere una coppia sposata).

7. Perdita della consapevolezza di sé (niente pose, niente ansie)
In flow, non stai pensando a come appari, a se stai facendo bella figura, o se la tua voce è troppo acuta in riunione.
Sei dentro al compito, e basta.
E vale anche per i gruppi: niente giochi di potere, niente gare a chi parla di più.
Solo il lavoro, l’obiettivo… e magari qualche battuta tra un task e l’altro.

8. Alterazione della percezione del tempo (sì, anche in ufficio)
Mai capitato di dire “Ma sono già le sei??”
In team flow, il tempo… scivola.
Non perché il lavoro non sia intenso, ma perché la mente è talmente impegnata e appagata da dimenticare l’orologio.
Spoiler: a volte vi scordate anche la pausa caffè.
(Ok, raramente.)

9. Gratificazione intrinseca (cioè, ve lo godete)
Il premio non è solo il risultato finale.
È proprio fare la cosa insieme.
Quando il gruppo è in flow, c’è soddisfazione a ogni passo. Anche se ci si arrovella. Anche se si riformatta la tabella per la settima volta.
Perché c’è senso. E perché, anche se non c’è una medaglia alla fine, vi sentite dei campioni.

10. Collaborazione: il superpotere del Team Flow
Se nel flow individuale puoi anche fare il solista, nel Team Flow senza collaborazione sei come un’orchestra senza direttore: confusione totale! Scambiarsi idee, darsi una mano, costruire insieme… è questo il segreto per far partire il flow di squadra. Senza collaborazione vera, il flow non parte neanche col turbo. Meglio mettersi in sintonia e suonare all’unisono!

Il Team Flow è serio. Ma non serioso.

La bellezza del team flow è che porta risultati concreti: più efficienza, più creatività, più benessere.
Ma lo fa in modo leggero. Non perché il lavoro sia facile, ma perché ci si sente parte di qualcosa che funziona.

E – diciamolo – quando tutto gira, quando si ride anche un po’, quando si alza lo sguardo e si pensa “che figata lavorare con queste persone”…
… è lì che succede la magia.

 METTITI ALL’OPERA

Prendi il tuo team (anche virtualmente), un caffè (facoltativo ma consigliato) e fate questo mini-check insieme. Serve solo una mezz’oretta, sincerità, e voglia di migliorare senza prendersi troppo sul serio.

Step 1 – Accendiamo la musica (ma metaforicamente)

Stampate o proiettate i 10 ingredienti del team flow. Leggeteli uno a uno e, per ciascuno, fatevi queste domande:

  • Da 1 a 5, quanto ci riconosciamo in questo punto?

  • In quale occasione recente abbiamo vissuto davvero questo elemento?

  • Cosa potremmo fare per viverlo più spesso?

Annotate spunti, battute, esempi. No giudizio, solo osservazione.

Step 2 – Scegliete uno strumento da accordare

Scegliete 1 solo ingrediente su cui lavorare insieme nelle prossime 2 settimane. Non tutto, non subito: basta un piccolo accordo per suonare meglio insieme.
Può essere: “Diamo feedback al volo ogni giorno” oppure “Definiamo meglio i ruoli nei progetti” o anche solo “Evitiamo le riunioni con 87 obiettivi”.

Step 3 – Fate il bis

Dopo due settimane, ripetete il check.
Notate differenze? Qualcosa è cambiato nel ritmo? C’è stato più flow?
Festeggiate i passi avanti, anche piccoli. Come ogni buona orchestra, si migliora suonando… insieme.


🎵 Bonus Track:
Se siete già a un buon livello e volete osare, chiedetevi:

“Quando ci capita di perdere la cognizione del tempo, lavorando insieme?”
Spesso lì si nasconde il vostro flow signature: quel modo tutto vostro, unico, di funzionare bene come team.

Morale della storia?

Il Team Flow non è una formula magica.
Ma si può favorire, a patto che ci si ascolti, ci si rispetti e si condivida un vero obiettivo.
Un po’ come una band senza frontman: ognuno suona al meglio, ma nessuno suona da solo.

E quando accade… il lavoro non sembra più solo lavoro.
Sembra quasi… musica.

Vuoi approfondire il tema della creatività e come potenziarla attraverso il Flow? Iscriviti per partecipare alle Pillole di Flow giovedì 26 giugno ore 18-19.

L’argomento è Flow e creatività

Vuoi conoscere come funziona un Laboratorio Friday Night at the ER e scoprire come la Gamification può aiutare la collaborazione?

Iscriviti alle Pillole di Gamification mercoledì 18 giugno dalle 12.30 alle 13.15.

Vuoi avere più informazioni? Chatta con Mr. Fligby il nostro Assistente Virtuale

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IL FLOW PER LA FELICITA' E IL SUCCESSO

LA LEADERSHIP NELLA VITA E NEL LAVORO.

IL LIBRO DI STEFANO SELVINI

“Si legge in un soffio: è un romanzo, ma è anche una guida assistita al lavoro per arrivare a padroneggiarlo.”

“Questo romanzo unisce la teoria alla pratica, invitandoci a rispondere a una questione di fondo: quando il lavoro vale la pena di essere vissuto?”

“Pagina dopo pagina familiarizzerete – passo al voi, avendole già lette in anteprima – con Marco Riva, il protagonista, rispecchiandovi nella sua costante ricerca di felicità. Perché tutti, nessuno escluso, cerchiamo la piena realizzazione.”

FILIPPO POLETTITop Voice Linkedin e influencer del benessere al lavoro

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ARTICOLI DEL BLOG

SOPRAVVIVERE ALLA CORSA PRE-FERIE SENZA STRAMAZZARE

C’è una corsa che tutti conosciamo molto bene, anche se non ci alleniamo da anni.
È la corsa finale prima delle ferie:
quella in cui pensi di chiudere tutto, incastrare ogni task, rispondere a tutte le mail e magari salvare anche il mondo… entro venerdì a mezzogiorno.

Risultato?

To do list infinita, energia a zero, e un senso di colpa latente per “non aver fatto abbastanza”.

Respira.
Hai bisogno di un nuovo punto di vista (e di una metafora che ti aiuti a rallentare con dignità).

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LEZIONI DI LEADERSHIP SOTTO L’OMBRELLONE

Caro leader,

sei quasi arrivato.
Ancora un paio di riunioni, una manciata di email, l’ultimo sprint per chiudere tutto… e poi si parte.
Destinazione: vacanza.

Hai già detto a tutti che “anche in ferie butti un occhio”, che “tanto il telefono lo tieni acceso” e magari ti sei pure infilato in valigia tre libri sul management, uno sulla leadership trasformazionale e… la solita agenda, non si sa mai.

Ma sai una cosa una cosa?
Se vuoi, quest’estate puoi imparare più cose sulla leadership di quante ne apprendi in un master.
Sul serio.

Perché la vacanza è uno dei luoghi più sottovalutati per allenare la tua consapevolezza come guida.
È lì che, togliendoti il badge e mettendoti le infradito, puoi vedere aspetti di te che di solito non noti.

Ecco cosa intendiamo.

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LA CONSAPEVOLEZZA NON RISOLVE TUTTO, MA QUASI

Hai presente quei momenti in cui ti sembra di sbattere sempre contro lo stesso muro?

Cambiano i contesti, cambiano le persone, ma certi problemi tornano puntuali come le pubblicità su YouTube.

👉 Sei sempre di corsa e finisci stremato.
👉 Provi a comunicare bene, ma ti capiscono peggio del correttore automatico.
👉 Cerchi di restare zen, ma ti parte l’embolo con la facilità di una notifica WhatsApp.

Quando succede, spesso scatta la missione: “devo trovare una soluzione”.
Spoiler: a volte non ti serve una soluzione, ma una lente di ingrandimento.
E quella lente si chiama consapevolezza.

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GUIDA- Progettare la Formazione Manageriale che Fa la Differenza

La consapevolezza è una di quelle parole che fanno un figurone nei workshop, su LinkedIn e nelle frasi motivazionali con tramonti di sfondo.
Poi però ti ritrovi a rispondere “tutto bene!” mentre nella tua testa si scatena l’apocalisse, e ti rendi conto che forse… non sei proprio così consapevole.

Nel lavoro, succede spesso: vai in automatico, macini attività, partecipi a riunioni, dici “sì certo, ci penso io” anche quando vorresti solo scappare in Alaska a fare il pastore di renne. Eppure non ti fermi.
Perché “c’è da fare”.
Perché “è così che si lavora”.
Perché “ormai ci siamo dentro”.

Ma fermarsi (anche solo un minuto) per capire dove sei, come stai, e cosa stai facendo davvero… è già un atto rivoluzionario.
E sì, si chiama consapevolezza.
Perché diciamocelo: non si può guidare davvero gli altri se prima non si è consapevoli di come si guida se stessi.

Essere consapevoli significa fermarsi un attimo e chiedersi:

Come sto?

Perché sto reagendo così?

Che impatto ha il mio comportamento sugli altri?

Non è introspezione fine a sé stessa. È la base invisibile di ogni buona leadership.
Un leader consapevole sa quando è centrato e quando è fuori fase. Sa cosa lo motiva, cosa lo fa perdere la bussola, e cosa lo riporta al timone. E solo da lì, può davvero mettersi al servizio del team.
Abbiamo parlato di ascolto, fiducia, confronto autentico.
Ma oggi facciamo un salto in avanti: cosa succede quando questa collaborazione funziona davvero?
Succede che si crea spazio. Spazio per dire cose nuove, per provare strade non battute, per giocare con le idee.
In una parola: creatività.

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TRATTATO SEMISERIO SULLA CONSAPEVOLEZZA

La consapevolezza è una di quelle parole che fanno un figurone nei workshop, su LinkedIn e nelle frasi motivazionali con tramonti di sfondo.
Poi però ti ritrovi a rispondere “tutto bene!” mentre nella tua testa si scatena l’apocalisse, e ti rendi conto che forse… non sei proprio così consapevole.

Nel lavoro, succede spesso: vai in automatico, macini attività, partecipi a riunioni, dici “sì certo, ci penso io” anche quando vorresti solo scappare in Alaska a fare il pastore di renne. Eppure non ti fermi.
Perché “c’è da fare”.
Perché “è così che si lavora”.
Perché “ormai ci siamo dentro”.

Ma fermarsi (anche solo un minuto) per capire dove sei, come stai, e cosa stai facendo davvero… è già un atto rivoluzionario.
E sì, si chiama consapevolezza.
Perché diciamocelo: non si può guidare davvero gli altri se prima non si è consapevoli di come si guida se stessi.

Essere consapevoli significa fermarsi un attimo e chiedersi:

Come sto?

Perché sto reagendo così?

Che impatto ha il mio comportamento sugli altri?

Non è introspezione fine a sé stessa. È la base invisibile di ogni buona leadership.
Un leader consapevole sa quando è centrato e quando è fuori fase. Sa cosa lo motiva, cosa lo fa perdere la bussola, e cosa lo riporta al timone. E solo da lì, può davvero mettersi al servizio del team.
Abbiamo parlato di ascolto, fiducia, confronto autentico.
Ma oggi facciamo un salto in avanti: cosa succede quando questa collaborazione funziona davvero?
Succede che si crea spazio. Spazio per dire cose nuove, per provare strade non battute, per giocare con le idee.
In una parola: creatività.

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QUANDO LA CONSAPEVOLEZZA INCONTRA IL FLOW

Ci sono leader che sanno tutto: strategie, numeri, strumenti. Ma quando si tratta di guidare le persone, spesso inciampano su qualcosa di molto più semplice — e molto più profondo: la consapevolezza di sé.

Perché diciamocelo: non si può guidare davvero gli altri se prima non si è consapevoli di come si guida se stessi.

Essere consapevoli significa fermarsi un attimo e chiedersi:

Come sto?

Perché sto reagendo così?

Che impatto ha il mio comportamento sugli altri?

Non è introspezione fine a sé stessa. È la base invisibile di ogni buona leadership.
Un leader consapevole sa quando è centrato e quando è fuori fase. Sa cosa lo motiva, cosa lo fa perdere la bussola, e cosa lo riporta al timone. E solo da lì, può davvero mettersi al servizio del team.
Abbiamo parlato di ascolto, fiducia, confronto autentico.
Ma oggi facciamo un salto in avanti: cosa succede quando questa collaborazione funziona davvero?
Succede che si crea spazio. Spazio per dire cose nuove, per provare strade non battute, per giocare con le idee.
In una parola: creatività.

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