ARTICOLO DEL BLOG:

ROMPERE LA MENTALITA’
A SILOS

In questo articolo andremo a vedere come rompere la mentalità a silos in azienda sostituendola con il pensiero sistemico.

Un’organizzazione a silos è un modello di gestione aziendale in cui le informazioni e le attività sono suddivise in compartimenti separati e isolati tra loro. In questo modello, ogni reparto o funzione dell’organizzazione lavora in modo indipendente e non comunica in modo efficace con gli altri.
In questo articolo andremo a vedere come rompere la mentalità a silos in azienda sostituendola con il pensiero sistemico.

Un silo è un sistema che separa le diverse tipologie di dipendenti, solitamente in base al reparto in cui lavorano. Ne conseguono barriere che ostacolano la collaborazione e la comunicazione tra i membri del team, riducono l’efficienza e ostruiscono il flusso delle informazioni. Un esempio di mentalità a silos potrebbe essere una grande azienda con diversi dipartimenti, ognuno dei quali lavora in modo indipendente dagli altri. Il dipartimento vendite potrebbe concentrarsi solo sulla vendita di prodotti, senza considerare la qualità dei prodotti stessi o il servizio post-vendita. Allo stesso modo, il dipartimento marketing potrebbe concentrarsi solo sulla promozione dei prodotti, senza considerare le esigenze dei clienti o il feedback dei dipartimenti vendite o servizio clienti.

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GLI SVANTAGGI DI UNA MODALITÀ A SILOS

Quando i confini tra i vari reparti sono impenetrabili possono nascere alcuni rischi per l’azienda. I principali svantaggi possono essere:

  • La mancanza di comunicazione: la mentalità a silos può creare un clima in cui i dipendenti non comunicano con gli altri reparti dell’organizzazione. Ciò può comportare problemi di collaborazione, coordinamento e condivisione delle informazioni tra gli uffici, il che può rallentare la velocità e l’efficacia dell’organizzazione nel raggiungere i propri obiettivi.

     Inoltre, può portare a una mancanza di trasparenza e di responsabilità, poiché ogni dipartimento lavora in modo isolato e non è consapevole di ciò che accade in altre parti dell’organizzazione.


  • La perdita di innovazione: la mancanza di comunicazione tra i dipartimenti può portare a una perdita di innovazione e creatività all’interno dell’organizzazione. Quando i dipartimenti lavorano in modo isolato, la condivisione di informazioni, idee e risorse diventa difficile.
    Ciò può portare a una mancanza di collaborazione e coordinamento tra i reparti, rallentando i processi e limitando l’efficacia dell’organizzazione.


  • La riduzione dell’efficacia: la mentalità a silos può anche portare a una riduzione dell’efficacia complessiva dell’organizzazione. Quando ogni dipartimento si concentra solo sui propri obiettivi, senza considerare l’impatto delle proprie attività su altri reparti, possono sorgere conflitti di interesse.
    Ad esempio, se il reparto produzione si concentra solo sulla produzione di quantità elevate, senza considerare la qualità, il reparto controllo qualità potrebbe essere costretto a rifiutare molte di queste produzioni, creando in questo modo una situazione di conflitto tra i due reparti.


  • La mancanza di efficienza: la mentalità a silos può compromettere la capacità dell’organizzazione di raggiungere i propri obiettivi. Quando ogni ufficio lavora in modo isolato, possono sorgere attività ripetitive o sovrapposte che non solo aumentano i costi, ma anche rallentano i processi.
    Ad esempio, se il reparto contabilità e il reparto acquisti hanno procedure separate per la gestione delle fatture, ci può essere una sovrapposizione di attività che rallenta il processo e aumenta i costi complessivi dell’organizzazione.


  • Mancanza di trasparenza: la mancanza di comunicazione tra i reparti può portare a una mancanza di trasparenza all’interno dell’organizzazione. I dipendenti potrebbero non essere consapevoli delle attività e delle informazioni che si verificano in altri reparti, il che può portare a malintesi, conflitti e problemi di coordinamento.

    Ad esempio, se il reparto risorse umane assume un dipendente senza informare il reparto operativo, potrebbe crearsi una situazione in cui il nuovo dipendente non dispone delle informazioni necessarie per svolgere il proprio lavoro.

Per rompere la mentalità a silos è necessario cambiare prospettiva focalizzandosi sul pensiero sistemico.
Il pensiero sistemico è un modo di pensare che si concentra sulla comprensione dei sistemi complessi e delle interazioni tra i vari elementi dell’organizzazione.

Si basa sulla comprensione del fatto che ogni funzione e ogni attività aziendale sia interdipendente e che qualsiasi cambiamento in un’area dell’organizzazione possa influenzare l’intero sistema.

L’obiettivo è quello di creare un ambiente di lavoro collaborativo, dove tutti i dipartimenti lavorino insieme per il successo dell’organizzazione. Ciò richiede una cultura aziendale aperta e trasparente, dove la comunicazione e la collaborazione siano incoraggiate e incentivate per il raggiungimento degli obiettivi comuni.

Il pensiero sistemico consente all’azienda di rimanere competitiva sul mercato e di raggiungere i propri obiettivi a lungo termine grazie a:

  • una miglior comprensione dei processi aziendali nella loro interezza,
  • aiutando a individuare eventuali inefficienze o problemi e a trovare soluzioni più efficaci, riducendo gli sprechi, i costi e i colli di bottiglia,
  • incoraggiando l’innovazione e la creatività e portando a nuove soluzioni, promuovendo la comunicazione e la collaborazione tra le diverse funzioni e team dell’azienda, creando un ambiente di lavoro più collaborativo e produttivo,permettendo di valutare l’intera catena di valore dell’azienda, compresa l’esperienza del cliente.

    Questo aiuta a individuare eventuali punti deboli e a migliorare l’esperienza complessiva del cliente
  • aiutando a gestire il cambiamento all’interno dell’azienda in modo più efficace, identificando le interazioni tra le diverse funzioni e valutando gli effetti del cambiamento sull’intero sistema

In CapoLeader incontriamo sempre più aziende alla ricerca di strumenti utili per efficientare i propri processi e rompere la mentalità a silos, in cui ogni reparto si interessa solo “al proprio orticello”, passando ad un approccio sistemico, in cui ogni funzione è strettamente interconnessa con le altre.


Per questo motivo stiamo stiamo lavorando ad una novità molto interessante, ovviamente utilizzando la gamification.

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ARTICOLI DEL BLOG

DALLA SPIAGGIA ALL’UFFICIO: SUPERARE IL POST-HOLIDAY BLUES CON ENERGIA

Eccoci qui: settembre, l’agenda che torna a riempirsi, la casella mail che sembra esplodere e la sveglia che non perdona. Dopo giornate di mare, montagna o semplicemente di divano e relax, il ritorno al lavoro può sembrare un po’… traumatico.

Se in questi giorni ti senti rallentato, malinconico o con la testa ancora sotto l’ombrellone, non preoccuparti: non è pigrizia, non è “perdita di motivazione” e non sei l’unico. È il famoso post-holiday blues.

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SOPRAVVIVERE ALLA CORSA PRE-FERIE SENZA STRAMAZZARE

C’è una corsa che tutti conosciamo molto bene, anche se non ci alleniamo da anni.
È la corsa finale prima delle ferie:
quella in cui pensi di chiudere tutto, incastrare ogni task, rispondere a tutte le mail e magari salvare anche il mondo… entro venerdì a mezzogiorno.

Risultato?

To do list infinita, energia a zero, e un senso di colpa latente per “non aver fatto abbastanza”.

Respira.
Hai bisogno di un nuovo punto di vista (e di una metafora che ti aiuti a rallentare con dignità).

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LEZIONI DI LEADERSHIP SOTTO L’OMBRELLONE

Caro leader,

sei quasi arrivato.
Ancora un paio di riunioni, una manciata di email, l’ultimo sprint per chiudere tutto… e poi si parte.
Destinazione: vacanza.

Hai già detto a tutti che “anche in ferie butti un occhio”, che “tanto il telefono lo tieni acceso” e magari ti sei pure infilato in valigia tre libri sul management, uno sulla leadership trasformazionale e… la solita agenda, non si sa mai.

Ma sai una cosa una cosa?
Se vuoi, quest’estate puoi imparare più cose sulla leadership di quante ne apprendi in un master.
Sul serio.

Perché la vacanza è uno dei luoghi più sottovalutati per allenare la tua consapevolezza come guida.
È lì che, togliendoti il badge e mettendoti le infradito, puoi vedere aspetti di te che di solito non noti.

Ecco cosa intendiamo.

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LA CONSAPEVOLEZZA NON RISOLVE TUTTO, MA QUASI

Hai presente quei momenti in cui ti sembra di sbattere sempre contro lo stesso muro?

Cambiano i contesti, cambiano le persone, ma certi problemi tornano puntuali come le pubblicità su YouTube.

👉 Sei sempre di corsa e finisci stremato.
👉 Provi a comunicare bene, ma ti capiscono peggio del correttore automatico.
👉 Cerchi di restare zen, ma ti parte l’embolo con la facilità di una notifica WhatsApp.

Quando succede, spesso scatta la missione: “devo trovare una soluzione”.
Spoiler: a volte non ti serve una soluzione, ma una lente di ingrandimento.
E quella lente si chiama consapevolezza.

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GUIDA- Progettare la Formazione Manageriale che Fa la Differenza

La consapevolezza è una di quelle parole che fanno un figurone nei workshop, su LinkedIn e nelle frasi motivazionali con tramonti di sfondo.
Poi però ti ritrovi a rispondere “tutto bene!” mentre nella tua testa si scatena l’apocalisse, e ti rendi conto che forse… non sei proprio così consapevole.

Nel lavoro, succede spesso: vai in automatico, macini attività, partecipi a riunioni, dici “sì certo, ci penso io” anche quando vorresti solo scappare in Alaska a fare il pastore di renne. Eppure non ti fermi.
Perché “c’è da fare”.
Perché “è così che si lavora”.
Perché “ormai ci siamo dentro”.

Ma fermarsi (anche solo un minuto) per capire dove sei, come stai, e cosa stai facendo davvero… è già un atto rivoluzionario.
E sì, si chiama consapevolezza.
Perché diciamocelo: non si può guidare davvero gli altri se prima non si è consapevoli di come si guida se stessi.

Essere consapevoli significa fermarsi un attimo e chiedersi:

Come sto?

Perché sto reagendo così?

Che impatto ha il mio comportamento sugli altri?

Non è introspezione fine a sé stessa. È la base invisibile di ogni buona leadership.
Un leader consapevole sa quando è centrato e quando è fuori fase. Sa cosa lo motiva, cosa lo fa perdere la bussola, e cosa lo riporta al timone. E solo da lì, può davvero mettersi al servizio del team.
Abbiamo parlato di ascolto, fiducia, confronto autentico.
Ma oggi facciamo un salto in avanti: cosa succede quando questa collaborazione funziona davvero?
Succede che si crea spazio. Spazio per dire cose nuove, per provare strade non battute, per giocare con le idee.
In una parola: creatività.

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TRATTATO SEMISERIO SULLA CONSAPEVOLEZZA

La consapevolezza è una di quelle parole che fanno un figurone nei workshop, su LinkedIn e nelle frasi motivazionali con tramonti di sfondo.
Poi però ti ritrovi a rispondere “tutto bene!” mentre nella tua testa si scatena l’apocalisse, e ti rendi conto che forse… non sei proprio così consapevole.

Nel lavoro, succede spesso: vai in automatico, macini attività, partecipi a riunioni, dici “sì certo, ci penso io” anche quando vorresti solo scappare in Alaska a fare il pastore di renne. Eppure non ti fermi.
Perché “c’è da fare”.
Perché “è così che si lavora”.
Perché “ormai ci siamo dentro”.

Ma fermarsi (anche solo un minuto) per capire dove sei, come stai, e cosa stai facendo davvero… è già un atto rivoluzionario.
E sì, si chiama consapevolezza.
Perché diciamocelo: non si può guidare davvero gli altri se prima non si è consapevoli di come si guida se stessi.

Essere consapevoli significa fermarsi un attimo e chiedersi:

Come sto?

Perché sto reagendo così?

Che impatto ha il mio comportamento sugli altri?

Non è introspezione fine a sé stessa. È la base invisibile di ogni buona leadership.
Un leader consapevole sa quando è centrato e quando è fuori fase. Sa cosa lo motiva, cosa lo fa perdere la bussola, e cosa lo riporta al timone. E solo da lì, può davvero mettersi al servizio del team.
Abbiamo parlato di ascolto, fiducia, confronto autentico.
Ma oggi facciamo un salto in avanti: cosa succede quando questa collaborazione funziona davvero?
Succede che si crea spazio. Spazio per dire cose nuove, per provare strade non battute, per giocare con le idee.
In una parola: creatività.

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