ARTICOLO DEL BLOG:

DALLA SPIAGGIA ALL’UFFICIO:
SUPERARE IL POST-HOLIDAY BLUES CON ENERGIA

Ritrova energia e motivazione trasformando il rientro in micro-Flow

Eccoci qui: settembre, l’agenda che torna a riempirsi, la casella mail che sembra esplodere e la sveglia che non perdona. Dopo giornate di mare, montagna o semplicemente di divano e relax, il ritorno al lavoro può sembrare un po’… traumatico.

Se in questi giorni ti senti rallentato, malinconico o con la testa ancora sotto l’ombrellone, non preoccuparti: non è pigrizia, non è “perdita di motivazione” e non sei l’unico. È il famoso post-holiday blues.

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COS’È IL POST-HOLIDAY BLUES (E PERCHÉ CI COLPISCE)

Il termine inglese rende bene l’idea: è una sorta di “malinconia da rientro” che ci prende quando le ferie finiscono e ci ritroviamo catapultati di nuovo tra riunioni, scadenze e to-do list infinite.

Non è un’invenzione né una moda passeggera: diverse ricerche (ad esempio, un sondaggio condotto dall’American Psychological Association) mostrano che più del 60% delle persone sperimenta una calo dell’umore e della motivazione al rientro dalle vacanze, e circa 1 persona su 3 ammette di sentirsi “giù” già dalla sera prima del ritorno in ufficio. In Italia, un’indagine di In a Bottle ha stimato che 7 italiani su 10 soffrono di almeno uno dei sintomi del post-holiday blues: irritabilità, nostalgia, difficoltà di concentrazione.

La ragione è semplice: in vacanza il nostro corpo si abitua a ritmi più lenti, a sonni regolari e a un maggiore spazio per attività che ci piacciono. Ci alziamo quando vogliamo, mangiamo con calma, passiamo più tempo all’aperto e con le persone a cui vogliamo bene. Poi, all’improvviso, lo scenario cambia: sveglia presto, traffico, notifiche, riunioni a catena.

Questo sbalzo di abitudini crea un piccolo shock, sia fisico che mentale. Il cervello, che in ferie si era “disintossicato” dallo stress, fatica a riadattarsi a ritmi più intensi. In più, il confronto tra la libertà delle vacanze e le regole della routine amplifica la percezione di fatica. Risultato? Quella tipica sensazione di “ma davvero sono finite le ferie?” che, se non gestita, rischia di spegnere l’entusiasmo già dai primi giorni.

Ma non temere: il post-holiday blues non è una condanna a mesi di tristezza e sbadigli davanti al monitor. Con qualche piccolo accorgimento e un po’ di strategia, si può trasformare quel senso di lentezza in energia, curiosità e… Flow! 🎯

DALLA STANCHEZZA AL FLOW

Il post-holiday blues ti fa sentire lento, svogliato e un po’ perso tra riunioni e to-do list? Tranquillo, è normale. La chiave per superarlo non è forzarti a correre più veloce o a fare tutto subito, ma riprendere il controllo della tua energia.

Ma cosa significa, in pratica? Significa imparare a riconoscere i momenti della giornata in cui sei più concentrato, creativo o motivato, e usarli per le attività che contano davvero. Significa anche capire quali compiti ti prosciugano energia e quali, invece, ti ricaricano, in modo da gestire il tuo tempo in modo più intelligente e piacevole. Non si tratta di moltiplicare le ore, ma di scegliere dove mettere la tua energia, così da sentirti più vivo, motivato e soddisfatto, anche nei giorni più pieni di impegni.

E qui entra in gioco il Flow: quello stato in cui sei totalmente immerso in ciò che fai, il tempo vola e ti senti davvero soddisfatto. Non serve aspettare grandi progetti: basta imparare a creare micro-Flow durante la giornata, quei piccoli momenti di concentrazione e piacere che ti permettono di ripartire con energia senza stress.

Nel prossimo esercizio ti mostreremo come individuarli e allenarti a farli diventare parte della tua routine, così il rientro al lavoro smette di pesare e diventa un’esperienza energizzante.

METTITI ALL’OPERA

Ora che abbiamo capito come funziona il post-holiday blues e quanto può aiutarci il Flow, è il momento di passare ai fatti: creare micro-Flow nella tua giornata lavorativa. L’idea è semplice: scegliere piccole attività che ti piacciono o ti stimolano e dedicarle la giusta attenzione, trasformandole in momenti in cui sei completamente immerso e soddisfatto.

Ecco un esercizio pratico da provare subito:

Esercizio dei 3 Micro-Flow

  1. Al mattino, scrivi tre attività della giornata che ti potrebbero dare energia. Non devono essere grandi o importanti: basta che ti interessino o ti divertano un po’.

  2. Durante la giornata, scegli una di queste attività e affrontala con attenzione totale: niente multitasking, niente distrazioni. Immergiti completamente in ciò che fai, anche se è solo sistemare la scrivania o rispondere a una mail stimolante.

  3. Alla sera, dedica 2 minuti a riflettere: quali momenti ti hanno fatto sentire più concentrato e soddisfatto? Cosa ti ha dato più energia?

Ripetendo l’esercizio ogni giorno, il cervello si abitua a riconoscere e creare micro-Flow, trasformando il ritorno dalle ferie in un’esperienza positiva e motivante. In questo modo, la ripresa non è più un peso, ma una serie di piccoli successi che ti ricaricano passo dopo passo.

Il ritorno dalle ferie non deve essere una “tragedia da lunedì mattina”: può diventare una vera occasione per ripartire con energia, curiosità e soddisfazione. Il segreto? cogliere i piccoli momenti in cui puoi immergerti completamente in ciò che fai e trasformarli in micro-Flow.

Non serve stravolgere tutto: basta iniziare da un piccolo gesto, una mail, una call o anche solo sistemare la scrivania come ti piace. Ogni micro-momento che scegli di vivere pienamente è un passo verso una routine più energica, appagante e… sorprendentemente divertente!

Le ferie sono finite, ma il flow continua! Riprendiamo con energia: ti aspettiamo l’11 settembre dalle 18 alle 19 su Zoom per le Pillole di Flow.

Un’ora per approfondire insieme come guidare il cambiamento attraverso il Flow.

Se vuoi capire come allenare concretamente il cambiamento attraverso esperienze immersive non perderti il prossimo appuntamento con le pillole di gamification, mercoledì  17 settembre dalle 12.30 alle 13.15.
Ti racconteremo come funziona un percorso collettivo di Change Management attraverso la realtà virtuale.

Vuoi avere più informazioni? Chatta con Mr. Fligby il nostro Assistente Virtuale

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IL FLOW PER LA FELICITA' E IL SUCCESSO

LA LEADERSHIP NELLA VITA E NEL LAVORO.

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“Si legge in un soffio: è un romanzo, ma è anche una guida assistita al lavoro per arrivare a padroneggiarlo.”

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“Pagina dopo pagina familiarizzerete – passo al voi, avendole già lette in anteprima – con Marco Riva, il protagonista, rispecchiandovi nella sua costante ricerca di felicità. Perché tutti, nessuno escluso, cerchiamo la piena realizzazione.”

FILIPPO POLETTITop Voice Linkedin e influencer del benessere al lavoro

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ARTICOLI DEL BLOG

L’IDENTIKIT DELLA PERSONA ANTIFRAGILE

Ti è mai capitato di pensare: “Non ce la faccio più”?
E poi, dopo qualche giorno, accorgerti che proprio da quella situazione difficile hai tirato fuori una forza nuova?

Ecco, quella è una piccola forma di antifragilità in azione.
Non è solo resilienza. È qualcosa di più profondo: la capacità non solo di resistere agli urti, ma di crescere grazie a essi.

Nel primo articolo abbiamo visto la differenza tra fragile, resiliente e antifragile.
Oggi andiamo oltre: com’è fatta una persona antifragile?
Come pensa, come reagisce, e cosa fa di diverso dagli altri?
Spoiler: ha molto a che fare con il flow, quello stato di concentrazione fluida e naturale in cui tutto sembra scorrere al ritmo giusto.
Eppure, c’è un passo oltre. Un modo di stare nelle sfide che non si limita a resistere, ma che trasforma l’imprevisto in occasione di crescita. Questo livello ha un nome affascinante: antifragilità.

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ANTIFRAGILITÀ E FLOW: IL CORAGGIO DI CRESCERE ATTRAVERSO LE SFIDE

Si parla spesso di resilienza come della qualità fondamentale per affrontare le difficoltà: la capacità di non spezzarsi, di resistere agli urti della vita e tornare al proprio equilibrio. È una dote preziosa, che ci aiuta a sentirci stabili anche nei momenti complessi.

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METTITI NEI PANNI DI UN DIRETTORE GENERALE: LA SFIDA CHE OGNI HR DOVREBBE PROVARE

Negli ultimi anni il ruolo delle Risorse Umane è stato rivoluzionato.
Non si tratta più soltanto di gestire selezione, contratti o pratiche amministrative: oggi gli HR sono chiamati a essere protagonisti del cambiamento all’interno delle organizzazioni.

Questo significa avere la responsabilità non solo di gestire le persone, ma di guidare processi trasformativi che toccano la cultura aziendale, l’engagement, la leadership e persino il benessere individuale.
Sono difficoltà reali, che un HR conosce bene: incidono sulla motivazione, sulla collaborazione e, alla fine, anche sui risultati.

La domanda è: come si possono affrontare in modo efficace e duraturo?

La nostra risposta è un percorso di change management con realtà virtuale.
Per ciascuna delle 9 sfide abbiamo creato un’esperienza immersiva: metafore potenti che permettono di allenare la competenza necessaria a superare quella specifica difficoltà. Non teoria, non slide: esperienze che rimangono impresse e che portano i partecipanti a riflettere su sé stessi in modo autentico.

E per capire meglio come funziona questo approccio, vogliamo raccontarti un esempio concreto con dei recenti clienti.

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BUSINESS CASE: LAVORARE SU INADEGUATEZZA E SOLITUDINE CON LA REALTA’ VIRTUALE

Nel nostro ultimo articolo abbiamo parlato delle 9 sfide della leadership: quei momenti che ogni manager si trova ad affrontare e che spesso diventano veri e propri blocchi. Tra queste: il senso di inadeguatezza, la solitudine professionale, raggiungere gli obiettivi, i conflitti gonfiati, il peso sulle spalle, il buco nero del tempo, il cuore congelato, le strade che si dividono, la diversità che arricchisce.

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SEI LEADER O SEI SOLO CAPO? 9 SFIDE

Il cambiamento non bussa alla porta chiedendo permesso: entra, si siede e spesso ribalta pure qualche sedia. Non lo scegliamo noi, ma lui sceglie noi, mettendoci davanti a prove che sembrano sempre un po’ troppo grandi. In realtà, sono opportunità travestite da sfide

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IL CAMBIAMENTO È L’ONDA. IL FLOW È LA TAVOLA DA SURF

Il cambiamento: a sentirlo nominare, molti di noi si irrigidiscono.
C’è chi lo vive come una minaccia, chi come un fastidio, chi addirittura come un terremoto che arriva a scompigliare tutte le certezze. È normale: siamo programmati per cercare stabilità, e il nostro cervello ama le abitudini perché le associa a sicurezza.

Il problema è che la vita non chiede mai il permesso. Cambia e basta. Cambia il contesto, cambiano le persone attorno a noi, cambiano i nostri bisogni, cambiamo noi stessi. Possiamo scegliere se restare ancorati alla riva o se provare a cavalcare l’onda.

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