ARTICOLO DEL BLOG:

IMPARARE GIOCANDO:
LA NUOVA FRONTIERA DELLA LEADERSHIP

Perché il cervello si annoia con le slide ma si accende con le sfide. 🔥

Nel nostro Trattato semiserio sull’apprendimento, avevamo lasciato un punto fermo: il cervello non ama le lezioni frontali.
Non perché sia pigro (anche se a volte lo sembra), ma perché è programmato per imparare facendo, sperimentando, emozionandosi.

La verità è che la nostra mente si annoia con le slide ma si accende con le sfide.
Non memorizza formule astratte, ma ricorda esperienze vissute.
E qui entra in gioco — letteralmente — la gamification: l’arte di usare meccaniche di gioco per attivare apprendimento, motivazione e coinvolgimento.

Ti interessa questo argomento?

Non parliamo di giochini o premi digitali: parliamo di esperienze strutturate, pensate per trasformare concetti complessi in azioni concrete, dove ogni scelta ha un impatto e ogni errore è un’occasione per riflettere.
Ed è proprio lì che l’apprendimento smette di essere teorico e diventa vivo, memorabile e personale.

Del resto, la scienza è dalla nostra parte:
📊 Secondo la National Training Laboratory, la retention delle informazioni sale fino al 75% quando si apprende attraverso esperienze attive o simulate.
Con una lezione tradizionale, si ferma attorno al 10%.
Insomma, giocare non è un diversivo. È il modo più naturale per imparare come adulti — esattamente come facevamo da bambini, solo con strumenti un po’ più evoluti.

Vediamolo con tre esempi concreti dei nostri percorsi esperienziali.

FLIGBY: LA LEADERSHIP COME NON L’HAI MAI GIOCATA

Cominciamo con Fligby, il serious game sulla leadership e le soft skill che ti catapulta a gestire una cantina vinicola californiana.
Hai un team di collaboratori con personalità molto diverse (e, diciamolo, qualche ego in fermento più del vino).
A un certo punto devi decidere se delegare un compito importante o occupartene tu.
Sembra banale, ma ogni scelta genera conseguenze: se fai tutto da solo, la produttività resta alta ma il morale del team scende; se deleghi male, ti ritrovi con un pasticcio da gestire.

Il bello è che Fligby non ti giudica, ma ti mostra cosa accade nel sistema: come reagiscono le persone, quanto cala la motivazione, come cambia il clima.
E poi ti dà feedback puntuali, mostrandoti i tuoi livelli di empatia, comunicazione, gestione dello stress e capacità di ispirare flow.
Così scopri, giocando, che la leadership non è una teoria da manuale ma una danza continua tra decisioni e conseguenze.
E quando sbagli, impari davvero — perché l’errore l’hai vissuto, non solo ascoltato.

FRIDAY NIGHT AT THE ER: QUANDO IL GIOCO TI FA INNOVARE

Poi c’è Friday Night at the ER, un gioco da tavolo che simula la gestione di un ospedale il venerdì notte.
Se ti sembra stressante… hai capito bene.

All’inizio, ognuno dei giocatori gestisce il proprio reparto cercando di sopravvivere alla marea di pazienti in arrivo.
Poi arriva il momento critico: hai la sala d’attesa piena, le risorse al limite e la pressione alle stelle.
Senti davvero l’ansia crescere — proprio come nella vita reale.

È in quel momento che scatta la scintilla: inizi a parlare con gli altri “colleghi” dei reparti vicini.
Confrontandovi, trovate insieme una soluzione fuori dagli schemi, che probabilmente non avresti mai pensato da solo, e che cambia completamente il risultato.

Ecco la forza del gioco: ti fa provare il potere della collaborazione e dell’innovazione condivisa, non solo capirlo a parole.
Quando vivi quell’esperienza, non dimentichi più la sensazione di passare dal caos alla cooperazione — e ti porti quella consapevolezza nel tuo modo di lavorare, per davvero.

LA REALTÀ VIRTUALE: AFFRONTARE I DRAGHI (DEI CONFLITTI)

E poi arriviamo alla realtà virtuale, il terreno dove l’esperienza diventa ancora più immersiva e trasformativa.
Indossi il visore e, in pochi secondi, ti ritrovi davanti a un drago.
Non è un drago qualunque: rappresenta il tuo conflitto — magari con un collega, un capo, una situazione che ti pesa.

Durante l’esperienza, impari ad affrontarlo con calma, respirando, osservando, trovando risorse interiori.
Quando togli il visore, la metafora resta: il drago non è più un nemico, ma un simbolo.
E il momento del debriefing è altrettanto potente: ogni partecipante riceve un piccolo drago di peluche, e si parla del proprio conflitto tenendolo in mano.

Sembra un gesto semplice, quasi tenero — ma cambia completamente la prospettiva.
Il conflitto si trasforma in qualcosa di gestibile, osservabile, non più minaccioso.
È l’apprendimento esperienziale nella sua forma più pura: un concetto emotivamente vissuto e fisicamente ancorato.

METTITI ALL’OPERA

Ora tocca a te.
Fermati un attimo e ripensa all’ultima volta che hai imparato qualcosa giocando o vivendo un’esperienza pratica — un corso esperienziale, un laboratorio, una simulazione, anche un gioco di squadra.

👉 Cosa ricordi di quell’esperienza?
👉 Quali emozioni hai provato?
👉 Cosa hai imparato che è rimasto con te, ancora oggi?

Scrivile tutte, anche le più piccole: spesso ti accorgerai che sono chiare, vive, presenti nella memoria — anche se è passato molto tempo.

Ora, prova a fare lo stesso con l’ultimo corso frontale che hai seguito.
Cosa ti ricordi davvero, a distanza di settimane o mesi?
Se la risposta è “poco” o “niente”, non è colpa tua.
È semplicemente il cervello che ha fatto il suo lavoro: ha scartato ciò che non ha vissuto.

Ecco perché la gamification funziona:
perché quando impari giocando, il cervello non studia, partecipa.
E ciò che vivi, non lo dimentichi.

🚀 QUALCOSA DI NUOVO STA ARRIVANDO

Proprio da questa visione nasce il nuovo Master in HR Learning & Development Transformation , in arrivo tra poche settimane:
un percorso dedicato a chi vuole capire come trasformare team e organizzazioni grazie all’apprendimento vero, quello che parte dalle esperienze e cambia i comportamenti.

Sarà un viaggio per HR curiosi, visionari e un po’ pionieri —
per chi crede che imparare non significhi “riempire teste”, ma accendere menti e cuori.

Resta connesso: presto sveleremo tutti i dettagli.
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IL FLOW PER LA FELICITA' E IL SUCCESSO

LA LEADERSHIP NELLA VITA E NEL LAVORO.

IL LIBRO DI STEFANO SELVINI

“Si legge in un soffio: è un romanzo, ma è anche una guida assistita al lavoro per arrivare a padroneggiarlo.”

“Questo romanzo unisce la teoria alla pratica, invitandoci a rispondere a una questione di fondo: quando il lavoro vale la pena di essere vissuto?”

“Pagina dopo pagina familiarizzerete – passo al voi, avendole già lette in anteprima – con Marco Riva, il protagonista, rispecchiandovi nella sua costante ricerca di felicità. Perché tutti, nessuno escluso, cerchiamo la piena realizzazione.”

FILIPPO POLETTITop Voice Linkedin e influencer del benessere al lavoro

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IMPARARE GIOCANDO: LA NUOVA FRONTIERA DELLA LEADERSHIP

Nel nostro Trattato semiserio sull’apprendimento, avevamo lasciato un punto fermo: il cervello non ama le lezioni frontali.
Non perché sia pigro (anche se a volte lo sembra), ma perché è programmato per imparare facendo, sperimentando, emozionandosi.

La verità è che la nostra mente si annoia con le slide ma si accende con le sfide.
Non memorizza formule astratte, ma ricorda esperienze vissute.
E qui entra in gioco — letteralmente — la gamification: l’arte di usare meccaniche di gioco per attivare apprendimento, motivazione e coinvolgimento.

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TRATTATO SEMISERIO SULL’APPRENDIMENTO

C’è un momento in cui tutti ci sentiamo dei fuoriclasse del momento.
Succede a metà corso: annuiamo convinti, prendiamo appunti come se stessimo scrivendo il manifesto del nostro futuro da manager stellare e pensiamo:

“Ok, questa la provo SUBITO lunedì in ufficio.”

Poi arriva lunedì.
E… puff. Tutto svanisce.
Ci resta solo un vago ricordo di slide colorate e il dubbio: “Ma cosa avevo detto di così geniale?”

Benvenuti nel magico mondo dell’apprendimento… e della sua misteriosa evaporazione.Perché oggi non basta più resistere: serve saper trasformare l’imprevisto in opportunità.

Abbiamo parlato delle cinque capacità chiave che rendono antifragili: gestione del rischio, sperimentazione, consapevolezza di sé, apprendimento rapido e definizione delle priorità.
Ma la domanda è:
💭 Come si fa a capire quanto queste abilità siano davvero presenti nella nostra quotidianità professionale?

E soprattutto… si può farlo in modo coinvolgente e concreto?
Oggi entriamo nel vivo: perché è così importante allenare l’antifragilità per vivere — e non solo sopravvivere — nel mondo in cui ci troviamo immersi ogni giorno.
Quel mondo che tutti ormai chiamiamo VUCA, e che potremmo tranquillamente definire anche il regno dell’imprevisto:
Volatile, perché tutto cambia in un lampo.
Incerto, perché nessuno ha la sfera di cristallo.
Complesso, perché ogni scelta ne muove dieci altre.
Ambiguo, perché niente è mai solo bianco o nero.

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ANTIFRAGILITÀ IN AZIONE: SCOPRI QUANTO SEI PRONTO PER IL MONDO VUCA

Nel precedente articolo abbiamo visto come il mondo VUCA – volatile, incerto, complesso e ambiguo – sia una vera palestra per l’antifragilità: non un nemico da combattere, ma un allenatore esigente che ci spinge a crescere.
Perché oggi non basta più resistere: serve saper trasformare l’imprevisto in opportunità.

Abbiamo parlato delle cinque capacità chiave che rendono antifragili: gestione del rischio, sperimentazione, consapevolezza di sé, apprendimento rapido e definizione delle priorità.
Ma la domanda è:
💭 Come si fa a capire quanto queste abilità siano davvero presenti nella nostra quotidianità professionale?

E soprattutto… si può farlo in modo coinvolgente e concreto?
Oggi entriamo nel vivo: perché è così importante allenare l’antifragilità per vivere — e non solo sopravvivere — nel mondo in cui ci troviamo immersi ogni giorno.
Quel mondo che tutti ormai chiamiamo VUCA, e che potremmo tranquillamente definire anche il regno dell’imprevisto:
Volatile, perché tutto cambia in un lampo.
Incerto, perché nessuno ha la sfera di cristallo.
Complesso, perché ogni scelta ne muove dieci altre.
Ambiguo, perché niente è mai solo bianco o nero.

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ANTIFRAGILITA’: COME ALLENARLA PER CRESCERE NEL MONDO VUCA

Negli articoli delle scorse settimane abbiamo capito cos’è l’antifragilità, abbiamo visto le differenze con resilienza e fragilità, e disegnato l’identikit della persona antifragile: quella che non si limita a incassare i colpi, ma li usa per diventare più forte.

Oggi entriamo nel vivo: perché è così importante allenare l’antifragilità per vivere — e non solo sopravvivere — nel mondo in cui ci troviamo immersi ogni giorno.
Quel mondo che tutti ormai chiamiamo VUCA, e che potremmo tranquillamente definire anche il regno dell’imprevisto:
Volatile, perché tutto cambia in un lampo.
Incerto, perché nessuno ha la sfera di cristallo.
Complesso, perché ogni scelta ne muove dieci altre.
Ambiguo, perché niente è mai solo bianco o nero.

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L’IDENTIKIT DELLA PERSONA ANTIFRAGILE

Ti è mai capitato di pensare: “Non ce la faccio più”?
E poi, dopo qualche giorno, accorgerti che proprio da quella situazione difficile hai tirato fuori una forza nuova?

Ecco, quella è una piccola forma di antifragilità in azione.
Non è solo resilienza. È qualcosa di più profondo: la capacità non solo di resistere agli urti, ma di crescere grazie a essi.

Nel primo articolo abbiamo visto la differenza tra fragile, resiliente e antifragile.
Oggi andiamo oltre: com’è fatta una persona antifragile?
Come pensa, come reagisce, e cosa fa di diverso dagli altri?
Spoiler: ha molto a che fare con il flow, quello stato di concentrazione fluida e naturale in cui tutto sembra scorrere al ritmo giusto.
Eppure, c’è un passo oltre. Un modo di stare nelle sfide che non si limita a resistere, ma che trasforma l’imprevisto in occasione di crescita. Questo livello ha un nome affascinante: antifragilità.

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ANTIFRAGILITÀ E FLOW: IL CORAGGIO DI CRESCERE ATTRAVERSO LE SFIDE

Si parla spesso di resilienza come della qualità fondamentale per affrontare le difficoltà: la capacità di non spezzarsi, di resistere agli urti della vita e tornare al proprio equilibrio. È una dote preziosa, che ci aiuta a sentirci stabili anche nei momenti complessi.

Eppure, c’è un passo oltre. Un modo di stare nelle sfide che non si limita a resistere, ma che trasforma l’imprevisto in occasione di crescita. Questo livello ha un nome affascinante: antifragilità.

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