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BUON
BUSINESS

Il titolo completo del libro è “Buon Business – La leadership, il Flow e la creazione del significato” e l’unione di questi 3 elementi è la chiave per dare la possibilità al mondo aziendale di contribuire al miglioramento della società attraverso il raggiungimento della felicità personale

È davvero una bella notizia, una notizia che farà felici gli appassionati di leadership e chiunque voglia intraprendere un business etico e sostenibile. La versione in italiano del libro Buon Business del prof. Csikszentmihalyi è nelle librerie dal 27 Luglio scorso.

Per il sottoscritto e per il team di CapoLeader è il coronamento di un progetto che ci ha impegnati a fondo, che ci darà la possibilità di diffondere la filosofia nella quale crediamo ad una platea molto più importante. Con questo articolo vorrei condividere con te la storia di come Buon Business sia diventato realtà. Prima di farlo però ti voglio spiegare perché, per me e per gli altri membri di CapoLeader, il libro sia così importante.

Il titolo completo del libro è “Buon Business – La leadership, il Flow e la creazione del significato” e l’unione di questi 3 elementi è la chiave per dare la possibilità al mondo aziendale di contribuire al miglioramento della società attraverso il raggiungimento della felicità personale. Comprendere il concetto di Flow ci permette di raggiungere la piena realizzazione del nostro potenziale e di dare significato alla nostra vita.

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Buon Business

LA SCOPERTA DEL FLOW

Personalmente ho scoperto e formalizzato il concetto di Flow all’interno del mio percorso di formazione nel coaching, anche se dal lato pratico la mia vita ne era già molto ricca. Sport, hobby e gioco mi avevano esercitato a sperimentarlo. Era però una conoscenza non consapevole, sapevo viverlo e raggiungerlo, ma mai mi ero fermato a formalizzarlo a livello teorico/scientifico. Per approfondire mi sono soffermato sulla lettura di “Flow. Psicologia dell’esperienza ottimale” e ho colto qualcosa di geniale e arricchente, ma che ancora non sapevo declinare in ambito Business. In questo mi ha aiutato il secondo contatto con il Flow qualche anno più tardi. Nel corso della mia certificazione in qualità di Facilitatore Lego Serious Play mi è stato presentato come teoria scientifica alla base del metodo. “Quando le persone costruiscono con i mattoncini, entrano facilmente nello stato di Flow e questo le porta ad essere più coinvolte, presenti, creative e produttive”. In questa spiegazione avevo catturato il collegamento tra Flow e Business. Vuoi liberare il potenziale di un gruppo di lavoro? Metti le persone in Flow e lasciale agire. Il terzo e definitivo contatto, quello che ha completato la mia visione è avvenuto proprio leggendo Buon Business. Era appena iniziata l’emergenza sanitaria e tutti i miei progetti in presenza erano stati bloccati o posticipati, ero alla ricerca di uno strumento da poter utilizzare durante la pandemia e ho preso contatti con Zad Vecsey uno dei fondatori di Aleas Simulation per valutare Fligby. Zad mi ha suggerito di leggere Buon Business per comprendere la filosofia che stava alla base del gioco. Ovviamente ho provveduto con la versione in inglese e sono rimasto completamente sedotto dalla potenza del contenuto del libro. Si univano i puntini: leadership, flow e creazione del significato; si delineava un modello di leadership completamente innovativo basato su pieno coinvolgimento, sviluppo del potenziale umano, etica e sostenibilità aziendale. La leadership che promuove il Flow è un modello che fornisce un’alternativa al modo tradizionale di gestire gli affari e sposta il focus sulla qualità dell’esperienza lavorativa. Un buon leader deve principalmente preoccuparsi di rimuovere gli ostacoli al Flow e permettere alle proprie persone di esprimersi al meglio e trovare godimento interiore in quello che fanno.

LA STORIA DI UN BUON BUSINESS

Quando ci si innamora di un approccio filosofico e lo si trova vincente si vorrebbe urlarlo al mondo intero per permettere a chiunque abbia l’ambizione di essere leader di poterne trarre giovamento. Immediatamente ho deciso di cercare di mettere a disposizione dei miei clienti una versione in italiano. La cosa, tra l’altro, era possibile già nel 2008 quando il Sole 24 Ore aveva pubblicato la traduzione italiana. Mi sono messo in moto per recuperare quante più copie possibili da condividere con gli altri futuri membri di CapoLeader e con i clienti che apprezzavano l’approccio di Fligby. Le mie speranze sono state gelate velocemente, ho reperito 3 sole copie del formato cartaceo (non era prevista una copia formato Kindle). Ho preso il telefono in mano e ho cercato di sollecitare l’editore a fare qualcosa, ma tutto fu vano, “il libro non risulta di interesse per il pubblico italiano, non prevediamo di fare ristampe….”

Le mie speranze di condividere la leadership che promuove il Flow attraverso il libro sono state facilmente infrante. Dovevo trovare il modo per poterlo ripubblicare. Circa un anno fa è arrivata l’opportunità che stavo cercando. Insieme a Marco Diodato, un altro fervente entusiasta del Flow nel team di CapoLeader, abbiamo organizzato un evento sul Flow e, fornendo la bibliografia ai partecipanti, abbiamo citato Buon Business preavvisandoli che fosse disponibile solo in inglese. È stato così che Teresa Tardia, una coach che partecipava all’evento mi ha preannunciato: “Conosco la persona che fa al caso vostro…. so chi può far uscire il libro nella versione italiana è Michele Riva! Ti do il suo numero vedrai che è interessato”. Ecco ora posso dire; Grazie Teresa!

Michele Riva è il CEO di ROI Edizioni, e allora aveva da qualche mese pubblicato la versione italiana di “Flow psicologia della prestazione ottimale”, il libro che ha portato il Flow alla conoscenza delle masse. Ci ho messo veramente poco ad alzare il telefono e chiamarlo, con la chiara sensazione che ero vicino al tanto ambito risultato. Michele è stato veramente gentilissimo e ha dovuto contenere il mio entusiasmo, “sai Stefano, io nel 2008 lavoravo per il precedente editore e ho curato la precedente edizione, però devo verificare lo stato dei diritti del libro, non so se qualcuno detiene ancora l’esclusiva per l’Italia. Ti faccio sapere.”

Sono rimasto in sospeso una settimana prima di sentirmi dire “ok Stefano, possiamo pubblicarlo! Visto che ci tieni così tanto e che sei così coinvolto con il contenuto del libro potrebbe anche valer la pena che ne scrivessi la prefazione,,,, che ne dici?” Ero completamente in estasi, non stavo nella pelle per l’entusiasmo, non solo ero riuscito a riportarlo in Italia, ma ne avrei scritto la prefazione…. WOW! Ora posso dire grazie Michele! Quando ho comunicato la notizia agli altri membri di CapoLeader il mio entusiasmo è stato veramente contagioso e il morale è andato alle stelle.

Mi sono preso un mese per scrivere la prefazione, in attesa della conferma ufficiale dell’acquisto dei diritti da parte di Roi Edizioni. Questa effettivamente tardava ad arrivare, ma si trattava solo di una formalità, perché avrebbero dovuto rifiutare?  È stato così che, dopo aver ricevuto l’ok da numerosi amici al quale avevo chiesto una mano per scriverla, ho inviato a Michele la prefazione in attesa di conferma. Era il 18 di ottobre, esattamente tre giorni prima che il Prof. Csikszentmihalyi mancasse. La notizia mi ha colpito profondamente. Ora era ancora più importante diffondere in Italia il suo approccio e dare rilevanza al suo ultimo libro, il suo testamento: definire come il mondo degli affari possa contribuire al miglioramento del genere umano e alla felicità individuale.

Ci siamo confrontati subito con Michele ed abbiamo capito perché la conferma alla vendita dei diritti tardava ad arrivare. Ora dovrà darci l’ok uno degli eredi, i tempi potrebbero dilatare. Ed in effetti c’è stato silenzio per diversi mesi….

Mi ero quasi rassegnato a dover aspettare a lungo ed invece nei primi giorni di giugno è arrivata la chiamata di Michele, “ci hanno dato i diritti! Noi ci siamo anche portati avanti, partiamo con la stampa a brevissimo, saremo nelle librerie a Luglio”

Il 27 luglio è uscito in Italia Buon Business e credo che il professore da lassù sia orgoglioso di noi!

Se ti è piaciuta la storia di come siamo riusciti a far uscire Buon Business? ora non ti resta che leggerlo!

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ARTICOLI DEL BLOG

ANTIFRAGILITÀ IN AZIONE: SCOPRI QUANTO SEI PRONTO PER IL MONDO VUCA

Nel precedente articolo abbiamo visto come il mondo VUCA – volatile, incerto, complesso e ambiguo – sia una vera palestra per l’antifragilità: non un nemico da combattere, ma un allenatore esigente che ci spinge a crescere.
Perché oggi non basta più resistere: serve saper trasformare l’imprevisto in opportunità.

Abbiamo parlato delle cinque capacità chiave che rendono antifragili: gestione del rischio, sperimentazione, consapevolezza di sé, apprendimento rapido e definizione delle priorità.
Ma la domanda è:
💭 Come si fa a capire quanto queste abilità siano davvero presenti nella nostra quotidianità professionale?

E soprattutto… si può farlo in modo coinvolgente e concreto?
Oggi entriamo nel vivo: perché è così importante allenare l’antifragilità per vivere — e non solo sopravvivere — nel mondo in cui ci troviamo immersi ogni giorno.
Quel mondo che tutti ormai chiamiamo VUCA, e che potremmo tranquillamente definire anche il regno dell’imprevisto:
Volatile, perché tutto cambia in un lampo.
Incerto, perché nessuno ha la sfera di cristallo.
Complesso, perché ogni scelta ne muove dieci altre.
Ambiguo, perché niente è mai solo bianco o nero.

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ANTIFRAGILITA’: COME ALLENARLA PER CRESCERE NEL MONDO VUCA

Negli articoli delle scorse settimane abbiamo capito cos’è l’antifragilità, abbiamo visto le differenze con resilienza e fragilità, e disegnato l’identikit della persona antifragile: quella che non si limita a incassare i colpi, ma li usa per diventare più forte.

Oggi entriamo nel vivo: perché è così importante allenare l’antifragilità per vivere — e non solo sopravvivere — nel mondo in cui ci troviamo immersi ogni giorno.
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L’IDENTIKIT DELLA PERSONA ANTIFRAGILE

Ti è mai capitato di pensare: “Non ce la faccio più”?
E poi, dopo qualche giorno, accorgerti che proprio da quella situazione difficile hai tirato fuori una forza nuova?

Ecco, quella è una piccola forma di antifragilità in azione.
Non è solo resilienza. È qualcosa di più profondo: la capacità non solo di resistere agli urti, ma di crescere grazie a essi.

Nel primo articolo abbiamo visto la differenza tra fragile, resiliente e antifragile.
Oggi andiamo oltre: com’è fatta una persona antifragile?
Come pensa, come reagisce, e cosa fa di diverso dagli altri?
Spoiler: ha molto a che fare con il flow, quello stato di concentrazione fluida e naturale in cui tutto sembra scorrere al ritmo giusto.
Eppure, c’è un passo oltre. Un modo di stare nelle sfide che non si limita a resistere, ma che trasforma l’imprevisto in occasione di crescita. Questo livello ha un nome affascinante: antifragilità.

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ANTIFRAGILITÀ E FLOW: IL CORAGGIO DI CRESCERE ATTRAVERSO LE SFIDE

Si parla spesso di resilienza come della qualità fondamentale per affrontare le difficoltà: la capacità di non spezzarsi, di resistere agli urti della vita e tornare al proprio equilibrio. È una dote preziosa, che ci aiuta a sentirci stabili anche nei momenti complessi.

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METTITI NEI PANNI DI UN DIRETTORE GENERALE: LA SFIDA CHE OGNI HR DOVREBBE PROVARE

Negli ultimi anni il ruolo delle Risorse Umane è stato rivoluzionato.
Non si tratta più soltanto di gestire selezione, contratti o pratiche amministrative: oggi gli HR sono chiamati a essere protagonisti del cambiamento all’interno delle organizzazioni.

Questo significa avere la responsabilità non solo di gestire le persone, ma di guidare processi trasformativi che toccano la cultura aziendale, l’engagement, la leadership e persino il benessere individuale.
Sono difficoltà reali, che un HR conosce bene: incidono sulla motivazione, sulla collaborazione e, alla fine, anche sui risultati.

La domanda è: come si possono affrontare in modo efficace e duraturo?

La nostra risposta è un percorso di change management con realtà virtuale.
Per ciascuna delle 9 sfide abbiamo creato un’esperienza immersiva: metafore potenti che permettono di allenare la competenza necessaria a superare quella specifica difficoltà. Non teoria, non slide: esperienze che rimangono impresse e che portano i partecipanti a riflettere su sé stessi in modo autentico.

E per capire meglio come funziona questo approccio, vogliamo raccontarti un esempio concreto con dei recenti clienti.

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BUSINESS CASE: LAVORARE SU INADEGUATEZZA E SOLITUDINE CON LA REALTA’ VIRTUALE

Nel nostro ultimo articolo abbiamo parlato delle 9 sfide della leadership: quei momenti che ogni manager si trova ad affrontare e che spesso diventano veri e propri blocchi. Tra queste: il senso di inadeguatezza, la solitudine professionale, raggiungere gli obiettivi, i conflitti gonfiati, il peso sulle spalle, il buco nero del tempo, il cuore congelato, le strade che si dividono, la diversità che arricchisce.

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